vissi d'arte, vissi d'amore #10: il brutto
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#10: il Bruttoa cura di Isabella Ciotti
22/04/2015
Il parlare comune evidenzia che, mentre per tutti i sinonimi di bello si può concepire una reazione di apprezzamento
disinteressato, per il brutto è sempre implicata una reazione di disgusto, se non di violenta repulsione, di orrore e di spavento.
Una definizione
«Nel bello l’uomo pone se stesso come norma della perfezione.
[…] si adora in esso, l’uomo in fondo si rispecchia nelle cose, considera bello tutto ciò che gli rimanda la sua immagine… il brutto viene compreso come un accenno e un sintomo della degenerescenza. Ogni sintomo di esaurimento, pesantezza, senilità, stanchezza, ogni specie di non libertà come convulsione o paralisi, soprattutto l’odore, il colore, la forma della dissoluzione, della decomposizione… tutto ciò evoca un’identica reazione, il giudizio di valore «brutto»… che cosa odia ora l’uomo? Non c’è dubbio: odia il tramonto di se stesso.»
F. Nietzsche, Crepuscolo degli idoli
Hans Holbein, Ritratto di Enrico VIII, 1534-1536
Il denaro, in quanto possiede la proprietà di comprar tutto, di appropriarsi di tutti gli oggetti, è dunque l' oggetto in senso eminente.
Ciò ch'io sono e posso non è dunque affatto determinato dalla mia individualità. Io sono brutto, ma posso comprarmi la più bella fra le donne. Dunque non sono
brutto, in quanto l'effetto della bruttezza, il suo potere scoraggiante, è annullato dal denaro. Io sono, come individuo storpio, ma il denaro mi dà 24 gambe: non sono
dunque storpio.
Io sono un uomo malvagio, infame, senza coscienza, senza ingegno, ma il denaro è onorato, dunque lo è anche il suo possessore. […]
Io, che mediante il denaro posso tutto ciò che un cuore umano desidera, non possiedo io tutti i poteri umani? Il mio denaro non tramuta tutte le mie deficienze
nel loro contrario?
Karl Marx, Manoscritti economico filosofici del '44
Hans Grien, La morte e le età dell’uomo, 1540
Bartolomeo Passerotti, Caricatura, XVI
Giorgione, la Vecchia, 1506
Fussil, La follia di Kate, 1806
Bernardo Strozzi, Vanitas, 1630
Quentin Metsys, Donna grottesca, 1525-1530
Hans Memling, Trittico col giudizio universale, 1467
Il Diabolus in musica
«Il diabolus è il Tritono, per il quale si distanziano di tre toni due note. Questo tipo di intervallo, estremamente dissonante, ricco di
tensione e difficilissimo da intonare fu, nel Medioevo, espressamente vietato per la musica sacra, sia per l'appunto per il suono derivato, sia per la presenza del Tre, numero della Trinità, in tal caso visto come stridente e quindi come verso al divino, sia
per la caratteristica di specularità che mantiene in ogni suo rivolto. Per tale motivo, al tritono, venne assegnato, niente poco
di meno che il nome di Diabolus in Musica.»Liszt- Sinfonia Dante
Hendrix – Purple Haze
Slayer – Bitter Peace
King Crimson - The Devil's Triangle
Rembrandt , Lezione di anatomia del dottor Tulp, 1632
http://www.massimilianotripoli.it/
Trucco carnevalesco