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Capitolo 1: L’italiano oggi: modelli e varietà
L’italiano deve essere considerato come un sistema linguistico sottoposto ad un grande regime di
variazione interna e in forte trasformazione.
1. Storia e aspetti epistemologici della disciplina
1.1. Lingua e società
La sociolinguistica si pone come oggetto di studio il regime di variazione di una lingua all’interno
della società, le infinite possibilità di realizzazione concreta di una lingua attraverso gli “atti
linguistici” Compiuti quotidianamente dai parlanti.
1.2. La sociolinguistica come “linguistica della parole”
Ferdinand de Saussure distingue due livelli della lingua: langue e parole.
La langue È l’insieme delle relazioni strutturali e di funzionamento che trovano posto in una
grammatica descrittiva di quella lingua (il codice). La parole invece è il corpus delle realizzazioni
individuali e concrete di quella stessa lingua, l’insieme degli atti linguistici prodotti concretamente.
De Saussure sostiene che l’indagine linguistica “strutturale” È di pertinenza esclusiva della langue:
solo questo può essere ridotta sistema. In un certo senso possiamo dire che la sociolinguistica
rappresenta realmente l’attuazione scientifica della “linguistica della parole “preconizzata da
Saussure.
1.2.2. Langue e parole: alcuni esempi di opposizione
Vi sono tre assunti epistemologici che caratterizzano la prospettiva sociolinguistica il rapporto ad
altri approcci possibili di descrizione della lingua.
- riconoscimento della pluralità dei codici linguistici.
- superamento del concetto puro e semplice di “errore“. L’atteggiamento descrittivo della
sociolinguistica tende a prescindere dalla nozione di errore.
- approccio sistematico ai fattori di variabilità linguistica. La sociolinguistica cerca di individuare e
sistematizzare le variabili concrete, capaci di determinare la pluralità dei codici concorrenti
all’interno di un dominio linguistico.
1.3. La linguistica in “situazione”
La linguistica tradizionale tende a sottovalutare degli aspetti connessi con i protagonisti (chi parla e
chi ascolta) e con il contesto della comunicazione, da intendersi contemporaneamente come
situazione psicologica e come situazione cognitiva.
Roman Jakobson progetta il modello a sei elementi in cui l’atto comunicativo è descritto come il
passaggio attraverso un canale, da un’emittente al ricevente, di un messaggio formulato attraverso
un codice e basato sul contesto.
Fishman spiega la modulazione della lingua reinterpretando quattro celebri W che, rappresentano le
domande cardine che deve porsi buon giornalista: Who speaks, what language, to whom and when.
2. I concetti strumentali della sociolinguistica
2.1 Concetti sociologici
Vi sono alcune variabili: due con dimensioni collettiva, ovvero:
Classe: partizione della società di tipo orizzontale (a strati), basata prevalentemente su fattori
economici e di attività professionale;
Gruppo: partizione della società in senso verticale che disegna settori della società affini per
motivazioni indipendenti dei fattori economici. I fattori aggreganti possono essere di tipo naturale,
come la provenienza geografica, l’età o il sesso, oppure culturale come il credo religioso,
l’ideologia eccetera.
E tre con dimensione individuale:
Status: insieme degli attributi individuali determinati sulla base della posizione di un individuo
all’interno della società.
Ruolo: insieme dei comportamenti esibiti sulla base del proprio status. L’assunzione del ruolo da
parte dell’individuo può essere conforme a quello atteso rispetto allo status, oppure non conforme.
Sfera: la situazione sociale in cui l’individuo si trova ad agire. Una bipartizione a livello generale
può distinguere, ad esempio, una sfera pubblica da una sfera privata.
2.2 Concetti linguistici
2.2.1. Il repertorio
Con il termine di repertorio in sociolinguistica si indica“ l’insieme è composto dai sistemi
linguistici a disposizione di una comunità di parlanti“. L’espressione sistema linguistico è usata e
linguistica come termine inclusivo che comprende al suo interno sia la nozione comune di lingua sia
quella di dialetto.
Con varietà linguistica intendiamo invece la gamma dei livelli linguistici entro cui un sistema
linguistico può essere modulato.
Con comunità di parlanti può intendersi sia la collettività di una nazione sia porzione di essa
delimitate su scala regionale o locale.
Numero di sistemi linguistici rapporti reciproci relativamente all’uso.
Il repertorio di una comunità può definirsi in termini di monolinguismo, quando esista un solo
sistema linguistico in uso, oppure di bilinguismo quando sistemi compresenti siano due o
molteplici. Il concetto di bilinguismo implica che le due lingue coinvolte vengano utilizzate
indifferentemente nella comunicazione parlata come quella scritta, nella comunicazione formale
come quella informale, e via dicendo. Sarà più utile intendere la nozione di
bilinguismo/plurilinguismo in senso più debole, semplicemente come indicazione della
compresenza di repertorio di due o più sistemi linguistici. La situazione di bilinguismo diglottico è
quella in cui i due sistemi linguistici coesistono in maniera tale che ad uno dei due sistemi è
riservata la funzione relativa alla conversazione ordinaria e alla socializzazione primaria, mentre
l’altro svolge funzione di codice comunicativo “alto“.
La dilalia con nota i casi di bilinguismo il cui il sistema “basso“ e quello “alto“ vengono utilizzati
contemporaneamente come codici della comunicazione orale quotidiana.
2.2.2. Competenza
In certi contesti specialistici della linguistica il termine tende a coincidere con l’attività cognitiva
preposta a governare le funzioni di comprensione e produzione linguistica. In questo senso essa
corrisponde alla nozione di grammatica interna.
La funzione della competenza è generalmente suddivisa nei due aspetti della competenza passiva
(ciò che di una lingua io comprendo) E della competenza attiva (quello che in una lingua sono in
grado di riprodurre).
In contesti come quello italiano, la competenza deve esplicarsi all’interno di un repertorio
complesso, in cui diversi codici interagiscono. Generalmente è una competenza plurilingue.
Estensioni applicative del concetto di competenza
Possiamo distinguere una competenza pragmatica è una competenza semiologica. La competenza
pragmatica include la capacità di saper cogliere gli “impliciti “insiti nella comunicazione, ovvero
quegli aspetti che sono capaci di completare l’informazione trasmessa dal codice linguistico pur
senza venire espressi esplicitamente. Fa inoltre parte della competenza pragmatica la capacità di
adattare la produzione linguistica al contesto comunicativo ed alla situazione sociale in cui ci si
trova.
La competenza semiologica accostare il problema della comunicazione linguistica dal punto di vista
della “pienezza” comunicativa, E include anche quei sistemi di segni che esulano dal campo del
codice linguistico e che rientrano nel più vasto campo della semiologia. I principali settori in cui si è
soliti suddividere l’universo dei sistemi comunicativi paraverbali, Ovvero quei sistemi di segni che
accompagnano costantemente la produzione linguistica orale, sono due: la competenza prosodica,
che si riferisce alla padronanza dei meccanismi di intonazione e al ritmo della comunicazione, E la
competenza cinesica, Che riguarda la componente motoria della comunicazione, che include le
espressioni facciali e la gestualità, sia quella semi volontaria di accompagnamento (gestualità
batonica) che quella volontaria, espressiva e significante (gestualità semiotica) ma anche la distanza
fisica tra gli interlocutori (competenza prossemica).
2.2.3. Prestigio
All’interno delle società plurilingue, è raro che tutte le varietà linguistica compresenti godono del
medesimo prestigio. Adesso empio l’italiano viene considerato più prestigioso rispetto ai dialetti,
ma ciò avviene anche tra gli eletti, per esempio i dialetti settentrionali vengono considerati i più
prestigiosi rispetta quelli meridionali.
3. L’italiano come “gamma di varietà”
Vi sono fattori capaci di determinare la varietà di registri e livelli di lingua che contraddistinguono
italiano di oggi. Prima di me capita fattore di variazione è il tempo: la lingua cambia continuamente.
Crediamo risulta evidente che l’italiano di oggi è un insieme di varietà che nell’uso concreto della
lingua sfumano l’una dell’altra e che sono determinate da fattori contestuali e sociologici.
3.1. Le dimensioni della variazione linguistica
3.1.1. Variazione diatopica
La variazione diatopica è la variazione della lingua determinata dall’influenza esercitata dal
contesto linguistico di provenienza del parlante in relazione all’ambito geografico.
3.1.2. La variazione diastratica
La variazione diastratica è la variazione della lingua determinata dalle variabili connesse con la
stratificazione della società E con la posizione sociale dei parlanti, in relazione alle nozioni di
appartenenza a classi o gruppi.
3.1.3. La variazione diafasica
La variazione diafasica è la variazione della lingua registrabile sulla base del contesto della
situazione entro cui ha luogo l’atto linguistici in relazione soprattutto con livello di formalità del
contesto, connesse al concetto di sfera sociale dell’agire linguistico.
3.1.4. La variazione diamesica
La variazione diamesica è livello di variazione connesso con il mezzo che veicola l’atto linguistico.
3.2. L’architettura dell’italiano contemporaneo
3.3. Definizione di una varietà
Le etichettature valgono come estrazioni strumentali all’analisi sociolinguistica, difficilmente nella
realtà troveremo produzioni linguistiche che possono essere classificate interamente come “italiano
colloquiale“, italiano popolare“, “italiano aulico“. Si noterà piuttosto come ciascuna di queste tende
naturalmente a sfumare in quella confinante.
3.3.1. Continuum linguistici e tratti linguistici
Il concetto di continuum in linguistica Evidenzia come la variazione nello spazio avvenga entro una
dimensione sfumata, Per cui, prese come riferimento alle caratteristiche interne dei dialetti di un
certo numero di punti geografici, il dialetto di B risulta simile a quello di A, quello di C a quello di
B, ma quello di C risulta differente da quello di A.
Le caratteristiche di una varietà prendere il nome di Tratti linguistici. Con la nozione di tratti
Linguistici ci si riferisce alle realizzazioni concrete, osservabili all’interno delle produzioni
linguistiche, degli elementi che compongono il sistema di una lingua.
3.3.2. Marcatezza e addensamento dei tratti
Le varietà inserite sono individuate da una serie di tratti caratterizzanti, o tratti marcati. La
marcatezza dei tratti è definita dalla posizione in cui essi si trovano rispetto ai tratti che
caratterizzano l’italiano standard.
Queste varietà sono definibili sulla base della co-occorrenza io numero rilevante di tratti marcati,
fenomeno che si definisce addensamento dei tratti.
4. Aspetti applicativi e descrittivi
4.1. Le varietà diatopiche
4.2.1. Italiano/i e dialetto
Italiano contemporaneo si trova in una fase di marcata ridefinizione dei suoi parametri normativi.
Questo equilibrio instabile È una situazione ben conosciuta da tutte le lingue contemporanea in
un’era contrassegnata dalla “globalizzazione“. L’italiano si caratterizza come “lingua giovane“.
Ciò che caratterizza in maniera spiccata la situazione italiana è la forte presenza sul territorio dei
dialetti ovvero di varietà linguistica di matrice più o meno differente dalla lingua nazionale.
Importanza della presenza dialettale in Italia può essere valutata secondo tre parametri:
1. La vitalità dei dialetti: la lunga durata della vita dei dialetti ha permesso la formazione di varietà
regionali formatesi a partire vai dialetti propri dei grandi centri urbani del territorio italiano.
2. La grande frammentazione dialettale, infatti I dialetti italiani sono “tanti“.
3. La forte distanza linguistica che separa le varietà collocate agli estremi della penisola. È una
distanza che dipende da un fenomeno del tutto particolare: è infatti in territorio italiano che passa il
confine linguistico che separa in modo distinto le varietà neolatine occidentali com’è il portoghese,
il catalano, i dialetti italiani settentrionale, dalle varietà neolatine orientali come il sardo, l’italiano, i
dialetti italiani centro meridionali.
4.2.2. L’italiano regionale
Italiano regionale può essere descritto come un italiano caratterizzato dalla presenza maggiore o
minore i tratti linguistici non del tutto italiani, ovvero non di tutto il territorio. La presenza
dell’aggettivo regionale nell’etichettatura alternativa della varietà centrale del repertorio definita
come italiano neo standard segnala la sua connotazione marcata dal punto di vista diatopico; tanto
che in un certo senso è possibile affermare che certi livelli descrittivi della lingua non esistono
italiano lo standard unico e valido per tutte le regioni italiane.
4.2.3. Alcuni tratti degli italiani regionali
Italiani regionali sono marcati a livello lessicale, morfosintattico, fonetico e prosodico.
Si possono distinguere tratti fonetici sovra regionali (ad es. Propri di tutte le parlate settentrionali) E
tratti fonetici locali, specifici di una regione o di un’area regionale.
4.2. Le varietà diastratiche
4.2.1. Le interferenze con gli altri assi della variazione
Spesso le caratteristiche interne di alcune varietà di astratti che hanno una relazione diretta anche
con le dimensioni diacronica e quella diatopica.
Rispetta la dimensione diacronica della lingua evidente che tratti arcaici della lingua sopravvivono
nella contemporaneità connotando si come tratti diastraticamente differenziati.
Anche I tratti che caratterizzano la lingua in dimensione diatopica sono suscettibili di essere assunti
come tratti connotati in senso diastratico, qualora la loro diffusione si collega a strati bassi del
contesto sociale.
Manifestazioni generali interferenza si verificano però anche rispetto agli assi che descrivono la
variazione sincronica e sintopica della lingua. Rispetto all’asse diamesico la dialettica tra questo
aspetto e la dimensione diastratica è probabilmente più evidente e sostanziale, e deriva per un verso
dal fatto che le manifestazioni di inadeguatezza dei repertori individuale risaltano molto
maggiormente quando ci si confronti con la scrittura.
Infine, anche la dimensione diafasica si trova ad essere interessata varietà con una forte componente
diastratica. Molte delle varietà linguistiche tradizionalmente ascritte alla variazione diafasica
potrebbero essere interpretate anche come varietà diastratiche, in quanto collegate a gruppi sociali
piuttosto ben definiti, anche se effimeri.
4.2.2. Varietà di classe e varietà di gruppo
4.2.3. L’italiano popolare
L’italiano popolare rappresenta il primo e più tradizionale oggetto di studio delle indagini e delle
analisi sociolinguistiche. Secondo De Mauro Italiano popolare“ la parlata degli incolti di
aspirazione sopra dialettale e unitaria “, secondo Cortelazzo Esso è definibile piuttosto come “il tipo
di italiano imperfettamente acquisito da chi ha per madrelingua Il dialetto “. Italiano popolare
appare come una varietà pienamente orientata sul versante “italiano” o un frutto dell’interferenza in
fase di apprendimento dei differenti substrati dialettali. Questa polarità determina il maggior rilievo
dato ai tratti unificanti degli italiani popolari delle varie aree regionali.
In De Mauro si mette maggiormente rilievo l’intenzionalità del processo che porta e parlanti alle
produzioni italiano popolare, per Cortelazzo, Invece, il problema si lega alla foce
dell’apprendimento dell’italiano come lingua seconda. Certi caratteri e tratti del tutto italiani
tenderebbero a dimostrare proprio questo carattere unitario dell’italiano popolare rispetto alla
dimensione geografica del paese, e a caratterizzarlo fortemente in senso diastratico.
Italiano popolare è stato caratterizzato più frequentemente come varietà propria del codice scritto. È
in effetti proprio non l’ho scritto che diviene più evidente quel carattere di difficile rapporto con la
norma linguistica.
4.2.5. Varietà di gruppo marcate “culturalmente”: il linguaggio giovanile
Al confine del mondo gergale sta la varietà linguistica definibile come gergo giovanile, O più
semplicemente linguaggio giovanile, che caratterizza fortemente il panorama linguistico
contemporaneo.
La lingua è il modo di comunicare hanno rappresentato fin dall’inizio uno degli elementi distintivi
del mondo giovanile, con l’adozione di uno stile informale di interrelazione che trova nel parlato il
suo territorio naturale di azione è che nella contemporaneità più vicino annoi trova nelle varietà
trasmesse un potentissimo canale di diffusione. Le componenti formali del linguaggio giovanile
sono state individuate in:
-Una base di italiano colloquiale caratterizzato in diafasia verso il polo dell’informalità;
- la creazione di neologismi;
-L’adozione di modi di espressione ugualmente monogenerazionali, cui si affianca una grande
permeabilità ai forestierismi;
-Uno strato cerebrale o para gergale composito, che attinge sia ai gerghi tradizionali sia a quello di
nuovi gruppi marginali.
4.2.6. Varietà di gruppo marcate “naturalmente”: italiano maschile vs. Femminile
Sulla differenza di genere nella lingua si è cominciato da alcuni decenni a scrivere qualcosa. Era
opinione comune che la varietà dialettale parlata dalle donne fosse in genere più arcaica e
conservativa di quella degli uomini. Ma è evidente che la ragione non è connessa al genere ma alla
struttura e ai ruoli sociali economici, infatti, si è osservato come al mutare delle condizioni
strutturali siano proprio le donne a mostrare una maggiore plasticità linguistica.
4.3. Le varietà diafasiche
Le varietà di registro e le lingue speciali o sotto codici.
4.3.2. Contesto e funzioni comunicative
La variazione diafasica è in diretta relazione con gli aspetti pragmatici della lingua, cioè quelli che
definiscono il rapporto fra le potenzialità della lingua e il loro esplicarsi nelle situazioni concrete
della comunicazione quotidiana. Il contesto può essere inteso come “situazione comunicativa”,
determinata dal luogo e dai rapporti di relazione Esistenti fra gli interlocutori. Questo aspetto
contestuale determina le varietà diafasiche di registro.
Rientrano nel concetto di contesto anche gli aspetti connessi con l’argomento oggetto della
comunicazione, spesso l’argomento è capace di sollecitare l’utilizzo di un sotto codice specifico o
di una lingua speciale punto secondo l’ultima prospettiva è una componente del contesto anche la
funzione comunicativa che caratterizza l’atto linguistico. Nell’atto linguistico, il mutamento di
funzione può infatti determinare una variazione sull’asse diafasico.
4.4.3. L’italiano colloquiale
Italiano colloquiale costituisce il nucleo principale dell’italiano su standard. Non è collegato alla
variabile sociologica della provenienza sociale. È Il livello lessicale a connotare prevalentemente
l’italiano colloquiale, attraverso l’adozione di elementi lessicali che coesistono sinonimicamente
con uno o più corrispondenti dell’italiano standard, il cui utilizzo da parte del parlante determina
immediatamente il passaggio al livello dell’italiano colloquiale. Anche la variabilità di atopica può
entrare in gioco, nel senso che in una certa misura gli elementi che compongono il repertorio
lessicale colloquiale possono risentire del substrato del dialetto o dell’italiano regionale.
Capitolo 3: Linguistica acquisizionale: tappe di apprendimento dell’italiano L2 in contesto naturale
Un’Inter lingua si può definire uno stadio intermedio nel progressivo avvicinamento ad una L2, che
presenta errori caratteristici.
1. Morfologia del nome
In italiano L1
Per poter formulare delle strutture nominali corrette in italiano la prendente deve aver capito:
- In italiano ogni nome appartiene a una classe flessibile e ad un genere;
- In molti contesti è necessario far precedere il nome da un articolo che marchi o meno la
definitezza del nome;
- È necessario concordare in genere è in
numero alcuni elementi che si riferiscono il nome;
- Esistono vari paradigmi di forme flessive a cui fa riferimento nell’accordo degli elementi che si
riferiscono a nome;
Questo compito è reso più complicato da alcune caratteristiche della morfologia italiana che
conviene tenere presenti:
-relativa arbitrarietà dell’assegnazione del genere;
- Scarsa salienza percettiva della desinenza di genere e di numero e degli articoli;
- Carattere flessivo-fusivo Della morfologia nominale, per cui in molti casi morfemi flessivi che si
aggiungono la radice lessicale cumulano più valori.
- l’omonimia
Nei bambini appare precocemente la derivazione di genere, che permette di produrre nomi di esseri
della stessa specie ma di sesso diverso ed è quindi dotata di una chiara ma se semantica.
Le forme del plurale compaiono dopo il singolare, e non mi plurali sono i primi a comparire verso i
due anni, ma si affermano rapidamente.
L’accordo di genere e numero è visibile prestissimo in L1. I bambini commettono pochi errori di
sovraestensione.
IN ITALIANO L2
Mentre bambini apprendono prestissimo la prima posizione di genere è molto frequente in stranieri
che imparano l’italiano lo studio unica forma basica per maschile e femminile. È frequente
l’evitamento della difficoltà opposta dal genere attraverso la lessicalizzazione (per es. Figlio
femmina). Tipica dell’italiano L2 e anche la difficoltà nell’acquisizione dell’articolo, evitato o
sostituito a lungo con questo o quello.
2. Il sistema di tempo, modo e aspetto
IN ITALIANO L1
In una lingua flessi va come l’italiano una desinenza verbale realizza contemporaneamente un’idea
di tempo e di aspetto, pertanto il bambino italiano è costretto alla scelta di un morso una finale. Le
prime forme a comparire sembrano quelle del presente. La prima forma che compare dopo il
presente e si oppone ad esso è il participio passato, che indicherebbe un’azione compiuta: ciò
starebbe dimostrare la presidenza dell’aspetto rispetto al tempo. Nell’acquisizione il futuro compare
prima con valore epistemico: “dove sarà la palla?” E solo più tardi con valore proprio.
Il primo modo che appare è indicativo e simultaneamente l’imperativo. Interessante è la precoce
comparsa della lingua dei bambini di un infinito non retto da alcun verbo: appare con una funzione
modale richiestivo-iussiva. Il congiuntivo entra piuttosto tardi ed è caratterizzato da variabilità
maggiore di altre forme. Il condizionale: compaiono prima i condizionali non analizzati e quelli
indotti da domande e infine quelli spontanei.
IN ITALIANO L2
Per quanto riguarda l’aspetto, il perfettivo precede l’imperfettivo; Per il tempo, il presente presso
del passato. Per il modo, il modo fattuale precede i modi non fattuali. Tuttavia la differenza e nella
durata delle diverse fasi: mentre nei bambini la fase dell’unica forma basica dura pochissimo, in L2
essa si protrae a lungo.
Da segnalare in L2 anche l’uso quasi inesistente del trapassato indicativo e l’ampio uso dell’infinito
come forma base, specie con valori modali.
3. Sintassi della frase
IN ITALIANO L1
Nelle frasi iniziali di apprendimento l’organizzazione dell’enunciato si articola piuttosto in accordo
con funzioni pragmatiche legate alla sua struttura informativa. A volte un bambino” cancella “uno
degli elementi necessari, come “mamma ape” ovvero la mamma apre. Quello che gli preme Di più
esprimere l’informazione nuova, quello che per lui è più rilevante. In qualche caso si nota invece il
fenomeno opposto: c’è un’ espansione del numero degli argomenti in gioco mediante un dativo
pronominale.
IN ITALIANO L2
Anche gli stranieri che imparano l’italiano omettono frequentemente degli argomenti necessari
recuperabili dal contesto, Mentre più frequenti che nei bambini sono negli stranieri le omissioni di
argomenti che sono stati appena nominati o stanno per esserlo. Anche negli stranieri si noterà
espansione del numero degli argomenti mediante un dativo pronominale.
Sintassi del periodo
IN ITALIANO L1
Nell’apprendimento ordinati appaiono prima di quelli subordinati inoltre sarebbe documentata nei
bambini una sequenza di acquisizione che abbiate emergere prima le avverbiali causali e dopo le
frasi relative e le completive dirette.
Sì anche notato che i bambini producono più facilmente la relativa introdotte da te è soggetto
rispetto quelle introdotte da te oggetto. Nei bambini appaiono più frequentemente le frasi esplicite
perché più semplice da gestire.
IN ITALIANO L2
Anche nella varietà iniziali di apprendimento dell’italiano L2 si registra l’assenza di subordinazione
coordinazione. Dopo questa fase iniziale comincia ad apparire la coordinazione, che precede di
solito la subordinazione. Per quanto riguarda la subordinazione, come nei bambini, anche degli
stranieri compaiono sicuramente prima di avverbiali. Si conferma per gli stranieri la strategia
acquisizione male che vede prima lo sviluppo di forme esplicite e successivamente di forme
implicite.
Capitolo 4: Gli errori: individuazione, valutazione, correzione
L’errore
Un errore è uno “scarto rispetto alla norma riconosciuto e codificata dalla comunità linguistica “.
Crystal Mettere errore in relazione con la capacità, da parte di chiuso una lingua, di conformarsi alle
norme, siano esse reali o semplicemente percepite, che regolano L’espressione linguistica. Si
distingue fra errori di esecuzioni ed errori di competenza. Gli errori di esecuzione sono lapsus,
errori percorso momentanei. Gli errori di competenza, invece, sono dovuti non coscienza di una
regola. Per quanto riguarda l’italiano parlato da stranieri, il confine fra sbagli ovvero errori di
esecuzione Ed errori ovvero di competenza, non è sempre facile da individuare. In termini di
Interlingua, gli errori possono nascere dall’interferenza tra diversi sistemi linguistici e si parla in
questo caso di errori Interlinguistici.
Quando gli errori, invece, sono interni un sistema linguistico e nascono dall’interferenza tra le
diverse strutture di una lingua, si parla di errori intra linguistici. All’interno degli errori Inter
linguistici ed intralinguistici, poi, si possono distinguere quelle che riguardano la fonologia, quelli
che riguardano la morfosintassi e quelli che riguardano il lessico.
Gli errori si individua una seconda dei diversi contesti è la stessa parola, la stessa produzione
linguistica, può essere giusta sbagliata se inserita in contesti diversi.
Valutazione degli errori
Il relativismo che applichiamo nell’individuare gli errori si deve applicare anche la loro valutazione:
un errore può per peso in un contesto e non in un altro, pur rimanendo errore. Il primo criterio che si
deve applicare nel valutare il peso o la “gravità” di un errore è basato sulla comprensione: se un
errore compromette la comprensione di un discorso è “grave”.
Nel valutare un errore bisognerà tener presenti le diverse possibili varianti della lingua e guardare
gli errori nel contesto della varietà usata, anche se lui senza di una certa varietà potrebbe essere un
errore.
Correzione degli errori
Esistono due scuole di pensiero riguardo alla correzione degli errori. Secondo modo di vedere gli
errori non devono essere corretti perché la correzione generanti a e frustrazione, secondo un altro
modo di vedere la correzione degli errori è utile perché fornisce a chi li ha commessi informazioni
che possono essere sfruttate per far evolvere il sistema dell’Inter lingua e perciò avanzare
dell’apprendimento della lingua.
Per quanto riguarda i tempi della correzione, bisogna notare che le correzioni risultano tanto più
efficace quanto sono più vicine al momento in cui l’errore è stato commesso, ma esiste una regola
ferrea: non si interrompe ti sta parlando a meno che quello che vuol dire Non risulti
incomprensibile. Per evitare frustrazione demotivazione, la correzione deve essere fatta senza
sarcasmo e cercando di eliminare la comparsa di ogni giudizio negativo.
Esistono due modi di correggere: il modo esplicito è il modo implicito. Il modo esplicito consiste
nel Far notare l’errore in modo esplicito, appunto, con commenti del tipo “hai sbagliato: “.
Il modo implicito è più produttivo e assume forme diverse forme: ripetere in forma corretta quanto è
stato detto, invitare all’autocorrezione, formulare una domanda completa che invita la ripetizione,
invitare a ricordare una regola.
Per quanto riguarda lo scritto sarà invece necessario correggere tutti gli errori. Esistono diversi
modi di correggere uno scritto: evidenziare l’errore senza fornire la forma corretta, evidenziare
l’errore è fornire la forma corretta, fornire una spiegazione, più o meno esplicita, della regola che
non è stata rispettata.
Parte II
Capitolo 1: la preparazione del sillabo:selezione di materiali, forme linguistiche e testi
Il sillabo:
La programmazione tu sei italiano per stranieri richiede la costruzione strutturata di un sillabò. Il
sillabò rappresenta la definizione del contenuto e degli obiettivi specifici del corso in termini di
argomenti da trattare.
Sulla base degli obiettivi specifici del corso si stabiliscono gli argomenti delle unità o delle lezioni
che costituiranno il corso stesso. Il sillabò sarà quindi diverso per ogni livello di corso, poiché
diversi sono gli obiettivi ad ogni livello.
La preparazione del sillabo prevede principalmente un processo di selezione: si dovranno scegliere
il tipo di materiale linguistico, le forme e le strutture linguistiche e quindi i testi in cui siano
rappresentate. La selezione si baserà in primo luogo sugli obiettivi del corso, ma dovrà tenere conto
anche di altri fattori per così dire “esterni “alla lingua, sulla base delle necessità dell’esigenza di
aiutanti e delle eventuali limitazioni imposte dalla situazione in cui si dovrà operare.
Il primo fattore da prendere in considerazione è livello di conoscenza dell’italiano da parte del
singolo apprendente o del gruppo. In secondo luogo si deve prendere in considerazione il tempo: si
dovranno considerare tanto il tempo disposizione per il corso quanto il tempo che gli apprendenti
potranno dedicare allo studio individuale.
Altri fattori esterni di cui si dovrà tenere conto sono la lingua madre degli studenti, le altre lingue
eventualmente da loro conosciute, la loro età e il loro grado di istruzione o il tipo di scuola
frequentata.
La lingua madre degli studenti influenza soprattutto la scelta delle forme della struttura della lingua
che saranno selezionate tenendo conto delle somiglianze o differenze fra le due lingue e influiranno
sulla velocità di apprendimento.
Delle altre lingue conosciute si terrà conto in parte per le stesse ragioni, ma anche perché l’aver
appreso una o più lingue avrà, con ogni probabilità, porta allo sviluppo di specifiche strategie di
apprendimento che potranno facilitare anche l’acquisizione della nuova lingua.
L’età degli studenti condizionerà sia la scelta del tipo materiale linguistico che quella delle forme e
delle strutture in modo che siano adeguati allo sviluppo intellettivo e cognitivo degli studenti e ai
loro interessi.
Per quanto riguarda il grado di istruzione, sia il tipo di materiale linguistico che le forme struttura
della lingua dovranno essere compatibili con le conoscenze già possedute degli studenti.
Selezione del tipo di materiale linguistico
Fondamentale, nella selezione del tipo di materiale linguistico, è la considerazione che non esiste
una sola lingua. Pertanto nel selezionare il tipo di materiale linguistico da inserire nel sillabò
dovremmo considerare la diversità regionale, La diversità funzionale-contestuale, cioè registri, che
dipendono dal contesto, della situazione e dal destinatario della comunicazione e sotto codici, che
dipendono dall’argomento di cui si parla. La diversità che dipende dall’uso scritto o parlato della
lingua e infine la diversità legata al diverso uso nei diversi gruppi sociali.
In genere non si deciderà di inserire una varietà regionali e specifica del sillabò, ma bisognerà
comunque tenere conto delle variazioni regionali. Aldilà di casi particolari, la varietà regionale che
gli studenti apprenderanno sarà legata soprattutto al luogo in cui si svolge il corso e alla varietà
regionale parlata dagli insegnanti del corso stesso.
La soluzione di sotto codici è particolarmente importante per i corsi mirati di italiano settoriale. La
selezione dei sotto codici implica soprattutto scelta a livello lessicale, per esempio se si insegna
italiano ragazzi stranieri inseriti in una scuola, bisognerà selezionare come varietà diafasica
l’italiano per lo studio e porre attenzione anche al lessico specifico di ogni materia.
Anche l’uso del mezzo scritto o di quello parlato condizionata lingua che si impiega. Generalmente,
in un sillabò rientro tutte due le varietà. La selezione del materiale linguistico in base al mezzo che
discendi dovranno usare per esprimersi implica sia scelte lessicali che morfosintattiche.
Nella preparazione sillabò in genere non si tiene molto conto delle diverse varietà diastratiche e il
modello presentato nelle scuole è quello dell’italiano colto. Puó succedere, però, che un corso di
italiano per stranieri abbia l’obiettivo dell’inserimento degli studenti molto definito dal punto di
vista sociale: si prenderà in considerazione la varietà diastratiche richiesta dalle necessità
comunicative dei discendenti.
Selezione delle forme linguistiche
Lascia stare le forme linguistiche si è fatto sulla base del materiale linguistico selezionato, tenendo
conto dei fattori esterni già menzionati e, soprattutto, degli obiettivi del corso.
Lascio il telefono e linguistiche della venire a tre livelli: fonologico, morfosintattico e lessicale.
A livello fonologico la scelta Non si pone: il numero dei fonemi dell’italiano è ridotto è perso la
loro frequenza molto alta impedisce di escluderne alcuni dal sillabo.
La scelta sarà limitata anche a livello morfologico: i morfemi grammaticali sono in numero finito e
ricorrono con alta frequenza.
A livello sintattico, invece, sono presenti più elementi con diversa frequenza e sarà perciò più facile
selezionare la struttura di escludere.
A livello lessicale la scelta è molto più ampia: il lessico dell’italiano è costituito da moltissime
parole, alcune delle quali, usate raramente, potranno essere facilmente escluse dal sillabo.
Criteri di selezione
I principali criteri su cui si basa la selezione dei materiali e delle forme linguistiche sono:
-Frequenza: si scelgono gli elementi più frequenti nel contesto.
-Distribuzione: si scelgono gli elementi con distribuzione più uniforme in diversi contesti d’uso
-Disponibilità: si sciolgono elementi che, pur non essendo molto frequenti, servono comunque nelle
situazioni comunicative fondamentali.
-copertura: si scelgono elementi polivalenti che possono essere usati al posto di altri.
La selezione degli elementi da introdurre nel sillabò si basa anche su criteri psicologici di
apprendibilità e insegnabilità. L’apprendibilità Fa riferimento alla maggiore facilità con cui gli
studenti possono apprendere struttura semplice regolari o strutture simili a quelli della loro lingua
madre.
L’insegnabilità Si può vedere come “specchio” dell’apprendibile età. Accanto a questi criteri di
selezione non vanno dimenticati l’esperienza e l’intuito che devono sempre essere accompagnati dal
controllo con colleghi e altri parlanti nativi.
Selezione dei testi
I testi scelti dovranno rappresentare le diverse varietà di lingua e contenere gli elementi lessicali e
morfo sintattici che costituiscono il sillabò del corso. Esistono tre tipi di testi: testi Authentic ovvero
quelli che provengono da libri, giornali, film eccetera, testi Costruiti che riflettono esattamente gli
argomenti del sillabe e presti adattati che sono testi autentici che sono stati modificati per ridurne la
difficoltà in modo che riflettono gli argomenti del sillabo.
Capitolo 2: ascoltare e comprendere in italiano L2
La comprensione nell’apprendimento di una lingua straniera è alla base della competenza
comunicativa. Sviluppare le abilità di ascolto è il presupposto per poter seguire le lezioni,
socializzare con i compagni, partecipare alle attività che vengono svolte sia in classe che fuori dalla
classe. Permette di aumentare la capacità di concentrazione, difficile da mantenere a lungo quando
si ascoltano persona che si esprime in una lingua diversa la propria madre lingua.
È l’abitudine di tolleranza comprensione reciproca che dovrebbero raggiungere gli allievi stranieri,
non la comprensione totale che persino aldilà delle possibilità dell’ascoltatore nativo. L’insegnante
dovrà considerare che l’allievo straniero non può controllare la velocità con cui parlante si esprime,
dispone di un lessico limitato, ha difficoltà a riconoscere segnali discorsivi e poi incorrere in errori
di interpretazione per la scarsa familiarità con il contesto, pertanto dovrà anche creare occasioni
perché la lieve possa far pratica di conversazione, in modo da alternarsi nel ruolo di parlante di
ascoltato l’attivo, cioè che rimanda al parlante un feedback adeguato.
La realtà linguistica con cui si deve confrontare fuori dalla classe è spesso molto diversa da quella
che sperimenta in classe. La lingua siete degli insegnanti è una lingua corretta, sorvegliata, parlato
in modo chiaro. La comunicazione in classe rivolte all’arrivo straniero è regolata dalle sue esigenze
e dal suo livello di competenza linguistica.
Le persone adattano il discorso in funzione dell’interlocutore, e lo modificano in base alle sue
reazioni. Spesso ripetono i concetti, o fanno ricorso alla ridondanza per sottolineare idee ritenute
importanti o si correggono per il sopraggiungere di nuove idee. Seguire un discorso spontaneo
diventa sicuramente un grosso problema.
L’allievo straniero deve essere preparato ad utilizzare le stesse strategie di comprensione che usa
nella sua madrelingua, a superare il perfezionismo costituito dal voler capire ogni singola parola.
L’allievo devo ampliare la sua conoscenza del contesto culturale Poiché gli permette di attivare
nella memoria una serie di schemi a cui potrà far riferimento, che l’aiuteranno a comprendere, e
ricordare. Sicuramente la comunicazione insegnante-allievo ha un ruolo essenziale nello sviluppo
delle abilità dell’ascolto.