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VOCI DI CASA
PERIODICO DELLA
ONLUS VILLA GIOVANNI XXIII
Parole di spiritualità Pag. 2
Doni e “colori” d’amore Pag. 3
Momenti di allegria Pag. 4
Incontro con le alunne Pag. 7
Progetto anziani-bambini
(Scuola N.Fornelli, classi 1^ D-E-F-G)
Pag. 9
Il cinema e la lettura co-
me ponte tra generazioni
Pag. 10
Considerazioni su “Il bam-bino con il pigiama a righe”
Pag. 12
Cos’è la musica? Pag. 13
L’angolo della poesia Pag. 14
Favoleggiando... Pag. 17
Gli animali ci parlano Pag. 18
Tipi coriacei: le tartarughe
di terra
Pag. 20
Auto-mutuo-aiuto Pag. 21
Pasqua a tavola Pag. 22
SOMMARIO
BUONA PASQUA
Uscire da se stessi per andare incontro a chi ha bisogno;
specialmente a chi è debole e indifeso.
Questo è l’invito che ha fatto Papa Francesco ed è
questo l’invito che faccio a tutti voi nella ricorrenza
della celebrazione della S. Pasqua.
Sono gli anziani, che avete al vostro fianco, che hanno
bisogno di una parola di conforto ed un sorriso di
speranza.
Siate gioiosi della vostra generosità e vivrete felici
questa S. Pasqua.
Sentiti auguri da parte mia e del Consiglio di
Amministrazione.
Il Presidente
Michele Giorgio
N. 7
Aprile 2013
Anno III
VOCI DI CASA
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PAROLE DI SPIRITUALITA’
Ogni anno celebriamo la Pasqua.
Non è il ricordo di un avvenimento passato, la morte e la resurrezione di Gesù ,
che ci dà l’occasione di vivere alcuni giorni in modo diverso, di creare un’atmosfera
di festa che ci aiuta a rilassarci dalla monotonia e dal peso della vita di ogni
giorno .
La celebrazione dei misteri della vita di Gesù, come il suo Natale, la sua morte, la
sua resurrezione, ogni anno è diversa perché non è un semplice ricordo ma un
avvenimento nuovo che accade nella nostra vita.
La nascita, la morte, la resurrezione di Gesù sono fatti accaduti in Palestina più di
duemila anni fa, ma hanno dato origine ad una forza, ad una energia che rimane
attiva attraverso i secoli per comunicare a ciascuno di noi la possibilità di
avanzare sempre nel nostro cammino verso Dio.
Noi non dobbiamo crescere solo negli anni, nella nostra vita umana, ma dobbiamo
crescere spiritualmente nel nostro rapporto di amore con Dio, senza mai giungere
al limite di una pienezza che avremo solo alla fine della nostra vita.
Quindi ogni anno, ogni Natale, ogni Pasqua che celebriamo deve segnare un passo
avanti in questo cammino e perciò ci troviamo sempre di fronte ad una novità da
realizzare.
D i o è f e d e l e
nell’accompagnarci con la
sua grazia, quella grazia
che, possiamo dire, si è
sprigionata dalla morte e
resurrezione di Gesù e
che provoca i suoi effetti
ancora oggi. Spetta a noi
accogl ier la, renderla
feconda nella nostra vita e
proseguire sempre sulla via
dell’amore che ci lega a Dio
e ai fratelli.
N . 7
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DONI E “COLORI” D’AMORE
“La grotta è stata il mio cielo.” Bernadette
Soubirous.
Un cielo che è indispensabile portare con se nel
proprio vissuto quotidiano. Per coloro a cui
l’immaginazione, sotto il peso degli anni inizia a
vacillare, i nostri nonni, la direzione della Casa
dell’Anziano “Villa Giovanni XXIII” pone rimedio.
Ha da poco posto, all'interno del suo giardino
una Sacra immagine della Vergine di Lourdes,
donata dal dottor Vacca, medico farmacista
socio della Sottosezione UNITALSI di Bitonto e
fatta arrivare proprio dal quel piccolo paesino
sui Pirenei. Proprio su quel treno bianco in
ritorno da Lourdes nell’agosto scorso. Sabato 9
Febbraio, una Celebrazione all'interno del giardino per la Benedizione Solenne
della suddetta Immagine. L’UNITALSI non poteva mancare.
Un’amicizia iniziata ormai quattro anni fa, quella tra l’UNITALSI e gli ospiti ed i
dipendenti di “Villa Giovanni XXIII”. I volontari dell’UNITALSI infatti, ogni
sabato riempiono di “colori” ed entusiasmo il pomeriggio dei nostri anziani,
animando la messa settimanale all’interno della Casa. All’inizio in pochi, poi
espandendo a macchia d’olio questa esperienza, ai propri amici ammalati,
proponendola ai gruppi di ragazzi di comunità parrocchiali bitontine, al gruppo
scout di Bitonto 2. Mantenendo sempre costante la propria presenza, gioendo in
maniera riflessa della gioia che non è difficile leggere negli occhi dei nonni della
casa di riposo, sempre più felici di aver scelto di fare della propria VITA un dono
d’amore. Quello stesso dono d’amore che 2000 anni fa un’altra Donna ha compiuto,
semplicemente con il suo incondizionato “Sì”. Diffuso da tutte quelle donne e
uomini di buona volontà e che hanno fatto del proprio servizio una catena d’Amore
che è arrivata fino a noi.
Ora anche Lei è lì ad accompagnare, mano a mano, le giornate dei nostri nonni. Lei,
il “colore” più bello che possa riempire le nostre Vite.
Gli amici dell’UNITALSI
VOCI DI CASA
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MOMENTI DI ALLEGRIA
Serata del 18 febbraio
Compleanno
Aurora Palmiotto
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Compleanno
Francesco Bonelli
Compleanno
Pasquale Marannino
Compleanno
Giacomo Zonno
Compleanno
Marco Fanfulla
VOCI DI CASA
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Festa della pentolaccia
Un bastone, una pentolaccia, tanta voglia di divertirsi
ed il gioco è fatto. Gli anziani ritrovano il bambino
che non li ha mai abbandonati e che riposava in un
posticino tranquillo all’interno dei loro corpi.
Sorridono ripensando a quei giorni lontani in cui
trascorrevano le feste con i propri genitori. I ricordi si fanno distanti, accanto a
immagini sbiadite, ma le emozioni non si affievoliscono, sono sempre le stesse, anzi
sono accentuate dalla presa di coscienza che nulla tornerà come prima perché il
tempo non restituisce, ma porta via. Allegri, raggianti, occhi felici che attendono
ansiosi il proprio turno. Con passi tentennanti danno il loro meglio nel colpire la
pentolaccia. Si disperano se il tentativo fallisce e si rincuorano dietro promessa di
una seconda possibilità. E’ un tripudio di colori al rompersi della pentolaccia. Una
cascata di caramelle, dolcetti e coriandoli.
Angelo è riuscito nell’intento e immediatamente è partito un applauso spontaneo.
Maria sperava che all’interno ci fosse un coniglio così com’era abitudine dei suoi
tempi.
Li vedi piegarsi per raccogliere il ricco “bottino” e nasconderlo in fretta prima che
qualcuno se ne accorga. Hanno le tasche e le bocche piene di leccornie, mentre i
tavoli si ricoprono di carte colorate.
Carnevale è la festa dei colori, dei suoni e della gioia. Anche se la pentolaccia
annuncia che il Carnevale ci sta lasciando, verrà un’altra festa e poi un’altra ancora
perché il solo vivere è motivo di far festa!
Le educatrici del Centro Diurno Alzheimer
Festa di Carnevale
Il 12 Febbraio, ultimo giorno di carnevale, noi
volontari in collaborazione con la dott.ssa Fal-
lacara, abbiamo festeggiato in allegria il Car-
nevale, con canzoni e balli. I veri protagonisti
della serata sono stati gli anziani della Casa,
con cui abbiamo gioito, ballato e anche gusta-
to i dolcetti che noi volontari abbiamo prepa-
rato con tanto amore. Il tutto è stato fatto con amore e dedizione per gli ospiti,
per far sì che avvertano sempre attenzione e accoglienza nei loro confronti .
Angela Schiavone, volontaria
Antonietta Maiorano
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INCONTRO CON LE ALUNNE
Giornata radiosa (14/03/2013) che mi lascerà un ricordo indelebile, quella vissuta
in compagnia di mie ex alunne dell’anno scolastico 1968-1969 conclusivo del corso
elementare. E’ stata una mia ex alunna Rita Mele, insegnante elementare di un
bimbo, figlio di Marianna che lavora qui in lavanderia, l’artefice di questo incontro
felicissimo tra me e tante bellissime, studiose e brave bimbe che civilmente e
professionalmente si sono realizzate qui e in altre città d’Italia. Sono venute a
trovarmi Anna Tassiello, l’organizzatrice dell’incontro, la telefonista, Damiana
Cardamone, Rosanna De Palo, Enza Sivo. Il rivederci dopo tanti anni (44 anni) è
stato emozionante e dopo una visita di circa 2 ore, c’è stata la promessa di
rivederci ancora a breve distanza e più numerose perché se ne potranno
rintracciare altre.
Il buon Dio ci è stato vicino! Che famiglia abbiamo formato!
Grazie.
Anna De Palo – Persano
VOCI DI CASA
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Oggi (23/2/2013), in occasione del compleanno di un
ospite, Anna Persano, sono stata motivata da una
forza interiore che mi ha indotto ad una riflessione:
alle volte è meglio esprimere in due righe quello che
si sente piuttosto che in mille parole dette solo per il
gusto di smancerie.
Sono poche settimane che mi trovo in questo reparto
nuovo, ho conosciuto nuovi ospiti, ma mi soffermo su
di lei, non perché è una donna ancora capace di esprimere concetti validi, ma perché
dentro di lei traspare una vitalità effervescente pronta al dialogo sensibile negli affetti,
commovente per la sua sensibilità, capace di essere riconoscente per qualsiasi contatto
che noi abbiamo per tutti i nostri anziani.
Voglio ringraziare lei a nome di tutti, augurando cento di questi giorni.
Auguri, ti voglio bene.
Lucia Lozito
Ricordi di bambina……
Lì come una mamma ti sei presentata, enorme come una mole ti sei affiancata a noi
piccoli pulcini spaventati, usciti da una covata di pargoli che cercavano con occhi
spaventati e pieni di timore il calore della famiglia, quella famiglia che pian piano in 5
anni stupendi hai saputo dare a tutti noi con consigli, fermezza d’animo e sapore ai tuoi
figli adottati.
Quanta franchezza nelle parole, quanta semplicità nei modi, quanta armonia hai saputo
regalare anche nel silenzio.
Occhi sorridenti e a volte imbronciati ti chiedevano quella mano che hai sempre porto
con tanta sicurezza.
Quanti ricordi affiorano nella mia mente, consuetudini di vita che hanno maturato chi
ti ha seguito.
Saggezza della cultura, animo buono che non ha mai chiesto.
Rimproveri ricostituenti di vitamine che hanno costruito bambini diventati adulti,
cresciuti nella fiducia e nell’umiltà che solo un cuore di donna e madre ha saputo far
germogliare.
Un grazie ad Anna Persano dalla tua alunna Rosaria Frascella, con tanta riconoscenza.
Rosaria Frascella
PROGETTO ANZIANI-BAMBINI
(Scuola N.Fornelli – Classi 1^ D-E-F-G)
Lo scambio intergenerazionale
continua...
Continua l’esperienza esilarante
che sta coinvolgendo, durante
questo anno scolastico, i piccoli
alunni del primo anno della scuola
primaria e gli ospiti della casa di
riposo Villa Giovanni XXIII.
I “ nonni adottivi”, il 26 gennaio
2013, sono stati accolti nell’aula
magna dal dirigente C. D’Aucelli,
dagli alunni di I D, E, F, G e dalle
rispettive insegnanti T.Mastro, M.Ruggiero, R.Fusari, N. Allegretta e per una
mattina sono ritornati(alcuni di loro sono stati insegnanti) ad insegnare.
Hanno risposto alle domande poste dagli alunni sulle tradizioni, le usanze e i
costumi del carnevale di quando erano bambini; in conclusione hanno raccontato
divertenti barzellette ed
indovinelli.
Il 2 febbraio 2013 sono stati i
nostri alunni, i “nipoti speciali”, a
recarsi presso la Casa vestiti in
costume per raccontare il
cambiamento nel tempo degli usi e
costumi del carnevale. Si è
festeggiato ballando insieme,
cantando e lanciando coriandoli e
stelle filanti.
Inseg. Teresa Mastro
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IL CINEMA E LA LETTURA
COME PONTE TRA GENERAZIONI
Uno dei temi più frequentemente dibattuti e che spesso finisce per giustificare
contrasti e incomprensioni spesso insanabili, è rappresentato dalle differenze
generazionali.
In nome di semplici date codificate sulla nostra carta d’identità si accettano
steccati e divisioni, in realtà semplici stereotipi che, rispondendo alla fretta con la
quale viviamo, ci permettono di trovare facili, ma superficiali risposte ai nostri
problemi relazionali.
Quante volte ci siamo sentiti dire dai giovani “Non potete capire. Siete vecchi.
Appartenete ad un’altra generazione”? Oppure quante altre volte la mia
generazione si è rifugiata nel comodo “eh, ai miei tempi tutto questo era
impossibile. I giovani di oggi sono senza valori”? Tutto scontato, tutto prevedibile,
tutto troppo facile, ma maledettamente superficiale ed errato!
Questa soluzione, così facile e a buon mercato, mostra tutti i suoi limiti quando
uscendo dagli stereotipi si tenta di verificare con pazienza e un po’ di tempo, la
veridicità del precedente assunto e la possibilità di confutarlo con l’empirismo
della vita quotidiana!
Allora ci si accorge che i punti di contatto, le convergenze, se non vere e proprie
unità di vedute sono non soltanto possibili, ma concrete e frequenti.
Sui grandi valori della libertà, del rispetto della dignità dell’uomo, sulla necessità,
anzi sul dovere morale, nell’affermare l’assoluta uguaglianza degli uomini
indipendentemente dalla loro razza, colore della pelle, appartenenza religiosa e
politica, credo sia facile trovare punti di spontanea convergenza che prescinde da
differenze di ogni genere.
Un tale momento di verifica mi è stato dato recentemente in uno degli incontri
che settimanalmente ho presso il Giovanni XXIII, durante i quali con alcuni ospiti
trascorro del tempo leggendo alcuni racconti, guardando alcuni film e tentando nel
contempo di commentare gli stessi e di attualizzare i contenuti appena visionati o
letti.
Per citare solo alcuni momenti, mi piace ricordare che insieme ai miei amici ospiti
Vito, Raffaele, Maria e tanti altri, abbiamo letto alcune fiabe di Oscar Wilde,
alcune pagine del mai sorpassato libro “Cuore”, altre tratte da “Viaggio al sud” di
Marcello Veneziani ed alcuni film, come “La vita è bella”, “Il bambino con il pigiama
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a righe”, “Quasi amici”, ecc.
Ebbene, chi non conosca a fondo la natura, la sensibilità, l’inesplorato potenziale di
umanità che i miei amici ospiti hanno e che sono pronti a dare gratuitamente solo
in cambio di un sorriso e di un po’ di calore umano, potrebbe pensare che
comunicare con persone la cui età media va oltre i sessanta o settanta anni sia
molto difficile. Poi commentare pagine di lettura o film, una vera e propria
chimera.
Tutto letteralmente falso! Questi momenti, lungi dall’essere mero riempitivo di
lunghe e talvolta noiose giornate, sono diventati gratificanti e fecondi momenti di
incontro tra la memoria di vite ricche di esperienze e sentimenti e la gioia di
riprovare quei sentimenti mai dimenticati, anche se talvolta soltanto sopiti.
Il sorridere per le gag di “ Quasi amici”, il sentire in alcune pagine di “ Viaggio al
sud” di Marcello Veneziani i profumi e le abitudini della nostra terra o
commuoversi per l’altruismo e il senso del sacrificio del “Piccolo Principe”, il
ritrovare nelle parole e nelle immagini pezzi di memoria comune o ampi spazi di
valori condivisi è stato non soltanto gratificante per me e per i miei amici, ma ha di
fatto abbattuto tutte quelle fragili barriere, quei preconcetti quegli stereotipi
che si fondono sul dogma della incomunicabilità tra generazioni diverse ed ancora
peggio tra chi sta percorrendo gli ultimi sentieri del proprio cammino e chi invece
è ancora impegnato nella vita del lavoro e dell’impegno quotidiano.
Quando Vito, stimolato dal senso di sacrificio e dall’altruismo dei racconti o del
film di Benigni, ripercorre i viali della propria memoria ritrovando tra quelle pieghe
momenti di accorata commozione che condivide con me e con i suoi amici, allora
tutti i luoghi comuni, tutte le false convinzioni cadono, spazzate via da teneri
sorrisi o da qualche dolce lacrima.
Quando Maria mi precede con le sue intuizioni e con i suoi giudizi critici allora – ed
ancora una volta – parlare di difficoltà di comunicazione tra generazioni o tra chi
vive talvolta la solitudine della propria esistenza è soltanto un mero, semplice,
ipocrita luogo comune.
Sui grandi valori e sui sentimenti che arricchiscono e danno senso alla nostra vita
non esistono barriere legate alla nostra carta d’identità!
Francesco Gaudimundo
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CONSIDERAZIONI SU
“IL BAMBINO CON IL PIGIAMA A RIGHE”
Tra i film proiettati all’interno della Casa in occasione delle celebrazioni della
Shoah, abbiamo visto “Il bambino con il pigiama a righe”, film che racconta la
storia di amicizia nata tra due bambini uno ebreo e l’altro figlio di un generale
nazista, il primo rinchiuso in un campo di concentramento e l’altro abitante in una
casa poco distante dal campo.
Il figlio del generale, nonostante i divieti imposti dalla famiglia, decide un giorno
di esplorare la zona circostante la casa e scopre il campo di concentramento.
Attraverso il filo spinato i due ragazzi cominciano a parlare e a fare amicizia. fino
a desiderare di incontrarsi per condividere uno la realtà dell’altro. Ma mentre
Shmu, il ragazzo ebreo, ha paura di uscire, Bruno il ragazzo tedesco, decide di
travestirsi da detenuto ed entrare nel campo per cercare il padre di Shmu.
I bambini cercano l’uomo, ma in quel momento, c’è una retata che li porta a morire
entrambi in una camera a gas.
Due sono le considerazioni che vorrei fare :
1. solo in base all’appartenenza etnica un bambino è ridotto a un numero e
gli viene negata la sua dignità umana;
2. l’incontro di Bruno con il ragazzo dal pigiama a righe lo porta
dall’innocenza a una consapevolezza del mondo degli adulti che li circonda
e gli incontri col bambino ebreo si trasformano in una amicizia dalle
conseguenze terribili.
Pina Terlizzi
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Marirosa Marzulli
COS’È LA MUSICA?
La musica è un’arte sonora, delicata, divertente, seria, che, vibrando, va dritta
all’anima penetrando anche i cuori più duri.
La musica è senza tempo, vive nel mondo, con la gente e ne riflette gli stati
d’animo.
Accomuna persone di qualsiasi età, che gioiscono nell’ascoltare musiche armoniose.
Accompagna gli eventi più importanti della vita.
Qui al centro Alzheimer, la musica è un comune denominatore per molte delle
nostre attività. È protagonista gradita degli anziani che con gratitudine l’accolgono
e attraverso lei si riconoscono.
E., insegnante di scuola elementare, ha vissuto gran parte della sua vita in
compagnia delle dolci note di un pianoforte. Ed è proprio per questo motivo che
spesso ella delizia tutti noi con l’esecuzione di soavi melodie eseguite con la
tastiera.
La musica aiuta a vivere, risolleva dalla tristezza, sorregge dalle situazioni avverse
della vita facilitando i rapporti umani.
La musica è amore. È con essa che si contempla il cielo, il mare, la Primavera. È lei
che invita due cuori ad unirsi e dopo tanti anni a sussurrarsi: “Ti ricordi amore? È
la nostra canzone”.
LE EDUCATRICI:
Barbara Bonasia, Concetta Margiotta,
Giorgia Aduasio, Maria Luisa Caldarola
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L’ANGOLO DELLA POESIA
La farfalla
Dopo il meriggio
d’agosto
osservo
di nascosto
una scena,
al di là
del meraviglioso
cespuglio
di rose
e di spine
che mi si
presenta
davanti.
Indisturbato
osservo
una donna
così bella
deliziosa
e antica .
Ella sorride
E dà un bacino
al suo nipotino
il quale
fugge via,
sereno
fugge lontano.
Ha un libro
sotto il braccio
e procede
con coraggio . . .
e sogna
un futuro
roseo
ma privo
di spine.
E corre,
corre
sull’erba,
corre
verso il sole,
sulla terra
riarsa.
D’un tratto
vede alcune farfalle
e ripensa alla sua nonna
bella,
bella nel suo scialle.
Una di esse
si posa sull’erba
Il ragazzo sorride
E pensa:
“ Sei proprio come lei
…
sei bella e fragile
proprio come lei…….
ma io amo
la mia nonna
e l’amerei
anche se vivesse solo
un dì”
Diana Taccogna
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Vento di primavera
Vento di primavera, quanto ti ho invocato!!
Con il caldo soffocante, eri un sollievo,
eri rinfrescante.
Tu hai un potere, ti fai sentire ma non vedere,
sei calmo, sei accogliente,
ma se t’infuri sei prepotente,
distruggi tutto quello che trovi,
case, monti e mari .
Hai distrutto il mio amore senza fine,
l’amore del passato, l’amore già vissuto.
Amore ti ho perduto !!
Il vento ti ha strappato dal mio cuore innamorato,
vento infuriato, tu porti via tutto,
il presente ed il passato,
ma, lascia i miei ricordi,
non distruggere il mio cuore innamorato.
Grazia Montanari
VOCI DI CASA
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Il sorriso di mio padre
Anche un sorriso
può tradire dolore
e il suo sorriso
era stato sempre una smorfia
di sofferenza
mai acquietato da un brivido
di contentezza
Il suo sorriso
si muoveva sempre
sul binario morto della stazione
non poteva partire
non viaggiava mai
Il sorriso di mio padre
arrivava dove non c’era più giorno
era pia illusione
che ti raggiunge
e ti disarma
si muove come un sussulto
e ti scava come un rimorso
persino si può pensare
che fosse una lacrima vestita a maschera
solo un pensiero
e fors’anche solo un gesto di pudore
Se anche adesso mi sorridesse in sogno
non lo riconoscerei
ma finalmente sarebbe un treno
che trovato il suo binario
parte
e come ogni treno, fischia
Frà Gilè
Rosaria Frascella
FAVOLEGGIANDO...
C’era una volta un seme tutto solo che si guardava con aria spaventata ora a de-
stra, ora in su, giù, intorno, ma mai nessuno lo notava o lo prendeva tra le mani e lui
sempre più solo rimaneva lì in quell’angolino angusto, nascosto alla vista di tutti.
“Mannaggia a quel giorno, che da quel sacchetto sono scivolato – pensava - Mentre
i miei fratelli vivono in case e ville piene di luci, dove sono curati e coccolati, io,
rammaricato, disperato, piango e spero che qualcuno mi noti”.
Passavano i giorni ed il seme si avvizziva sempre più, ormai conscio della sua sor-
te. Ma ecco che un uccellino entrò nella sua vita; il seme ebbe un sussulto di paura,
pensò “adesso divento un bocconcino per quell’esserino. Forse è meglio così, sarò
utile almeno per lui.” L’uccellino fissò il seme, con la testa faceva capolino e con il
suo piccolo becco, lo altalenava da una parte all’altra facendolo ballare come se
fosse il suo ultimo tango. All’improvviso la bocca dell’uccellino gli sembrò quella di
un leone perche’ lo afferrò facendolo volare. Che sensazione! Gli sembrava di eva-
dere da una cella, finalmente la luce, il sole, i colori, ma dove lo portava?
Ed ecco che dolcemente l’uccellino adagiò il seme su un vaso con del terriccio sec-
co, pensò che forse era caduto dalla padella alla brace, si sarebbe addormentato
li e non sarebbe più cresciuto. Che delusione !
Ma ecco che vicino a quel vaso c’era un secchiello pieno d’acqua e lì vicino, quasi a-
morfa, si intravedeva una figura barcollante china, consumata dal tempo, ma nello
stesso contesto visione eterea che con quella mano così esile lacerata da solchi di
fatica, ma così delicata. Lo sollevò, lo guardò con gli occhi della speranza, quella
speranza che pian piano cominciò a scaldargli l’anima. La signora lo coprì tenera-
mente di coltre come se fosse una soffice coperta, e poi lo nutrì, lo dissetò, re-
galandogli la sua compagnia. Il seme così rinacque.
Pian piano cominciò a spogliarsi da quel guscio che gli era sembrato una corazza
per tanto tempo, cominciò a crescere a luce viva; aprì gli occhi come per la prima
volta e per miracolo ecco che si abbelliva di piccole gemme e si vestiva di colori.
Lei sempre lì china su di lui a vegliarlo come se fosse un figlio nei suoi primi vagiti.
Tutto gli sembrava irreale; il piccolo seme si sentiva protetto, al sicuro, riscalda-
to da quel tenero calore ed era finalmente felice di essere li.
Tutti noi nella vita abbiamo alle volte la sensazione di essere delle persone inutili,
di essere invisibili agli occhi della gente, ma sbagliamo perché ogni essere è nato
per dare gioia e colore anche quando tutto sembra perduto.
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GLI ANIMALI CI PARLANO
- Qual è il suo nome?
- Mi chiamo Lilli, dal film “Lilli e il vagabondo”
- Come ha conosciuto la nostra struttura?
- Più di un anno fa vagabondavo per le campagne di Bitonto e ho incontrato due
vecchi amici a quattro zampe che mi hanno parlato della casa di riposo “Villa
Giovanni XXIII”
- Cosa le hanno detto in proposito?
- Mi hanno riferito di questo posto meraviglioso, dove gli umani anziani che hanno
difficoltà, sono aiutati. Mi hanno raccontato che sostengono chi non è in grado di
mangiare da solo, che curano chi è malato e adoperano delle sedie con rotelle per
chi non riesce a camminare. È un luogo dove si ascolta musica, si fanno passeggiate
e tante attività occupazionali.
- Lei ha creduto ai suoi amici a quattro zampe?
- I miei amici a quattro zampe mi hanno salutato dicendomi che andavano in questo
posto ed esortandomi a raggiungerli qualora non fossero tornati.
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- Sono tornati?
- Li ho attesi per giorni, mesi…poi ho deciso di tentare. Sa, ho tredici anni, sono un
cane anziano anch’io.
- Conferma quello che i suoi amici a quattro zampe le hanno detto?
- Confermo tutto. Nel mese di dicembre di un anno fa, io insieme al mio amico
d’avventura abbiamo varcato il cancello della casa di riposo. Già dal primo momento
il personale si è preso cura di noi. La mia amica da subito si è abbandonata tra le
braccia del personale; io ci ho impiegato un po’ più di tempo perché ho un
carattere diffidente.
- Adesso è soddisfatto della sua attuale vita?
- Sì, dopo le amorevoli cure del personale della casa di riposo, sono stata adottata
da un’educatrice. Ora vivo beatamente a casa sua. Dormo sul divano, ho un pasto
caldo tutti i giorni, mi cura e mi conforta nei momenti più duri, ho acciacchi anch’io
dovuti all’età.
- Vuol dire qualcosa per concludere l’intervista?
- Voglio solo dire che la parola d’ordine qui è l’AMORE ed è con questo “spirito”
che assistono tutti gli ospiti.
- Dobbiamo aspettarci qualche altro ospite a quattro zampe?
- Certo! Ho detto ai miei amici a quattro zampe che se non mi vedessero tornare,
devono raggiungermi. Questo è il segnale che questo posto favoloso esiste
davvero.
Margiotta Concetta
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TIPI CORIACEI:
LE TARTARUGHE DI TERRA
Con l'inizio della primavera si assiste al risveglio di
molti animali che hanno trascorso l'inverno in letargo
o comunque al riparo dalle temperature più fredde.
Formiche ed altri insetti riprendono il loro da fare,
piccoli e grandi mammiferi si preparano per l'arrivo
dei cuccioli, gli uccelli costruiscono i loro nidi per
iniziare la cova. Ed anche le nostre tartarughe di
terra si svegliano per salutare i primi raggi di sole. Inizia subito il corteggiamento
da parte del maschio, con un rituale che prevede inseguimenti, morsi e colpi di
carapace alla femmina.
La femmina può deporre le uova fecondate anche molti mesi dopo l'accoppiamento,
quando ritiene che le condizioni ambientali siano ideali per lo sviluppo dei piccoli.
Il tempo di incubazione, 2 o 3 mesi circa, e il sesso dei nascituri variano in
funzione della temperatura. Giunto il momento della schiusa, spesso agevolata da
una giornata di pioggia, il tartarughino per rompere il guscio si avvale del
cosiddetto "dente dell'uovo", un tubercolo corneo posto tra le narici e la mascella
superiore, destinato a sparire in pochi giorni.
Le tartarughe di terra vivono in habitat tipicamente mediterranei ed hanno
adattato la loro dieta alle scarse risorse alimentari del periodo estivo. Sono
animali prevalentemente vegetariani, ma gli esemplari selvatici, che vivono in
ambienti caratterizzati da lunghi periodi di aridità, si nutrono anche di erbe
secche integrando la loro dieta con artropodi e chiocciole, queste ultime utili per
l'apporto di calcio del guscio. Per gli esemplari che vivono in cattività il tarassaco,
la cicoria e il radicchio rosso sono alcune delle verdure più adatte alla loro
alimentazione per l'alto rapporto di calcio e per le fibre in esse contenute.
Evidente segno di una cattiva alimentazione è un carapace con gli scuti appuntiti e
scanalati nelle suture.
All'inizio dell'autunno, le tartarughe di terra, ci salutano, cercando riparo sotto le
foglie, tra le radici di un albero o scavando piccole buche nel terreno. Inizia un
lungo periodo di letargo, durante il quale la loro temperatura corporea si abbassa,
smettono di alimentarsi, pronte a risvegliarsi ai primi caldi dell'anno successivo.
Marirosa Marzulli
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AUTO-MUTUO-AIUTO
Da qualche mese, presso la nostra struttura è in atto il tentativo di supportare i
familiari degli ospiti malati di Alzheimer, nel difficile confronto quotidiano con la
malattia e le sue complesse sfaccettature assistenziali. Se infatti la famiglia
svolge una funzione protettiva nei confronti del familiare malato, dall’altro è essa
stessa portatrice di una forte istanza di tutela e aiuto.
Essere esposti quotidianamente ad una esperienza complessa come quella di una
malattia cronica e progressivamente invalidante, comporta un forte stress sia
fisico che emotivo. Il familiare necessita, per questo, giorno dopo giorno, di
trovare spazi di confronto e dialogo in cui poter esprimere i propri bisogni, le
proprie emozioni (disperazione, rabbia, paura, sensi di colpa), nonché ricevere
informazioni.
Per questo, riteniamo utile portare avanti il progetto di costituzione, all’interno
della Casa, di un gruppo di Auto-Mutuo-Aiuto che possa aiutare i familiari a
trovare risorse, a livello psicologico, per fronteggiare le situazioni di difficoltà
quotidiane, uscire dall’isolamento e superare il senso di frustrazione e i dolorosi
sensi di colpa legati all’esperienza di non essere “abbastanza” adeguati e forti di
fronte alla malattia.
Attraverso il nostro giornalino intendiamo coinvolgere anche la comunità locale in
tale progetto.
Se pertanto qualcuno ritiene utile aderire a questa esperienza, riconoscendosi in
qualcuna delle situazioni di impasse elencate in precedenza, può contattare la
nostra struttura e parlare direttamente con la Psicologa del Centro.
Parlare con altri e condividere delle problematiche comuni rinforza la propria
autostima, accresce il senso di efficacia personale e costituisce la premessa per
migliorare la propria qualità di vita.
“ Aiutateci ad aiutarvi”.
Vi aspettiamo .
Dott.ssa Antonia Fallacara - Psicologa
PASQUA A TAVOLA
Pasque, Pasque, viine cherrenne. Le peceninne vonne chiangenne. Vonne chiangenne che ttutte u core: Scarcedde che ll’ove, scarcedde che ll’ove!
Pasqua, Pasqua vieni presto. I bambini vanno implorando. I bambini vanno implorando di tutto cuore: scarcelle con l’uovo, scarcelle con l’uovo!
(Dal libro “La cucina pugliese. Sapori, colori e profumi del Mediterraneo” di
Giovanna Quaranta)
Cosa si trova sulle tavole pasquali in tutta la Puglia?
Sicuramente legata alla tradizione religiosa è la presenza in ogni menù pasquale
delle uova e dell’agnello: secondo riti antichissimi, le uova sono simbolo di
fecondità e di vita e in genere venivano consumate proprio per celebrare l’arrivo
della primavera, come simbolo di rinascita di una nuova vita. Successivamente i
primi Cristiani hanno trasposto questa tradizione associandola alla rinascita di
Cristo: l’uovo è diventato così simbolo di rinascita e quindi di Resurrezione. Da
quelle di cioccolato a quelle utilizzate in torte salate o nei dolci, l’uovo è
protagonista assoluto dei più tradizionali menù pasquali tipicamente pugliesi,
insieme all’agnello, che ricorda appunto sotto il profilo religioso il sacrificio di
Cristo, che diventa “agnello di Dio”.
Ma come si intuisce dalla filastrocca, sono i dolci i veri protagonisti delle tavole
pasquali: pensiamo alle Trecce Pasquali, Scarcedde o Scarcelle, un dolce semplice e
genuino, che ricorda i sapori e le tradizioni di una volta; oppure alle Pastatelle,
preparate solo con olio locale e marmellate fatte in case o ai Mostaccioli, tipici del
tarantino, biscotti a base di mandorle con una gustosa glassa al cioccolato.
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Le scarcelle pasquali possono assumere svariate forme: colomba, canestro,
galletto, cuore, paniere, pupa… ma tutte contengono l’uovo e, inoltre, mai in numero
pari perché secondo la tradizione il numero dispari ha virtù propiziatrici.
Cosa serve per la ricetta
500 gr. di farina "00"
100 gr. di zucchero
mezza bustina di lievito per dolci
la buccia di un limone
100 ml. di olio extra vergine di oliva dal sapore delicato
200 ml. di latte
2 uova
un pizzico di sale
zucchero in granella, qb
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Si sente l’odore dell’olio
Verde
Che muore in un morso di pane
Raffermo
Scaldato alla brace …………
Il tempo che corre
Ha portato via
Gli affetti
E il passato
Ti vela lo sguardo
Di lacrime
Che neanche hanno la forza
Di esprimersi
E si perdono all’angolo degli occhi
Mute carezze
Dell’anima
Si sente il bisogno
Di viversi un attimo
Accanto
Ai respiri perduti
Alle voci che ancora strapazzano
I silenzi
Quando i silenzi diventano
incontri …………
nel trambusto
di un compra compra
che ha solo il sapore di vendersi
dietro una capanna
di fronte a un pastore
nel tocco di una campana
nella melodia di una preghiera
in un Amen
che a Natale
non sia solo un così sia.
Come preparare la ricetta Scarcella di Pasqua
Disponete la farina a fontana su una spianatoia, unite lo zucchero, il lievito, il sale,
la buccia grattugiata e l'olio di oliva. Versate a filo l'olio, mescolando con una
forchetta. Unite a questo punto il latte tiepido poco per volta, fino a ottenere un
impasto liscio e uniforme. Dividete il panetto ottenuto in tre parti uguali
(lasciandone da parte un pezzetto), ricavate da ognuno un salsicciotto spesso
almeno 1 cm e mezzo. Formate una treccia e richiudetela a cerchio. Posizionate un
uovo crudo intero sul punto di congiunzione delle due estremità delle treccia e
"ingabbiatelo" con due striscioline di pasta incrociate. Posizionate la scarcella su
una teglia rivestita di carta da forno, spennellate la superficie con l'altro uovo
sbattuto con un goccio d'acqua. Distribuite la granella di zucchero sulla scarcella e
infornate a 180° per 30 minuti.
Nei giorni di festa i nutrizionisti invitano a "non chiudere sotto chiave la
dispensa", né vietano "di vivere la Pasqua anche a tavola". Il messaggio è
rispettare la tradizione a 360 gradi: l'usanza vuole che ci sia un periodo di digiuno
durante la Quaresima, a conclusione del quale ci si può concedere pasti prelibati,
coronati anche dai dolci tipici. Le abbuffate sono sempre bandite, ma pranzi o
cene un po’ sopra le righe no. "Basta che l'altro pasto della giornata sia frugale, a
base di frutta e verdura", consiglia Pietro Antonio Migliaccio, libero docente in
Scienza e alimentazione e specialista in gastroenterologia. Si possono bilanciare le
calorie in eccesso assunte con una cena abbondante, riducendo quelle dell'altro
pasto della giornata. O riducendo l'apporto calorico dei giorni immediatamente
successivi.
Per esempio, all'indomani della trasgressione, la dieta dovrebbe prevedere una
colazione a base di caffè, tè o cappuccino e due fette biscottate, tonno
sgocciolato con contorno di verdure (ma non legumi, né patate o mais) condite con
un cucchiaino di olio e poco pane, preferibilmente integrale. E nella seconda metà
della giornata un frutto a merenda e una sogliola o un petto di pollo, accompagnati
da verdura e poco pane, per cena.
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Ma se il richiamo dell'uovo di Pasqua diventa irresistibile, anche nei giorni dopo la
festa, occhio agli acquisti.
In tempo di crisi gli specialisti consigliano di non risparmiare sulla qualità dei cibi,
ma piuttosto di ridurre le quantità.
La crisi, spiegano, potrebbe diventare il motore di una rivoluzione a tavola. "In un
mondo che corre sempre più velocemente verso l'obesità", gli specialisti si
augurano che "la Santa Pasqua ai tempi della recessione diventi lo spunto per
ridurre la portata delle cene e i consumi alimentari". Si potrebbe cominciare
proprio dal simbolo di questa festa religiosa: l'uovo di Pasqua. La politica del
"tanto a prezzi stracciati" non premia, ribadiscono. Anzi, può rivelarsi un
attentato “a colpi di colesterolo”.
"In pochi sanno - riflette Migliaccio - che il cioccolato di alta qualità, soprattutto
fondente, fatto con il burro di cacao e non con altri intrugli, non contiene grassi
che aumentano i livelli di colesterolo. Chi compra prodotti low cost ad occhi chiusi
corre invece grossi rischi. In molti casi, infatti, il burro di cacao viene sostituito o
integrato con grassi scadenti che possono nuocere alla salute, facendo schizzare il
colesterolo alle stelle". Meglio allora puntare su mini-uova di Pasqua da 30-50
grammi.
C'è anche la prova scientifica di questo meccanismo. È stato infatti dimostrato
che non c'è differenza tra una o due fette di torta, la gratificazione è la stessa.
I nutrizionisti sostengono che bisogna recuperare il piacere della trasgressione:
se l'uovo di cioccolato è tipico della Pasqua, non lo si può mangiare tutto l'anno,
perché si perderebbe il senso del ‘peccato di gola'. L’ingrediente che rende unica
una tradizione, è il suo rispetto!
Marilù Perta - Dietologa
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