storia dell'architettura - dal tardo gotico al barocco
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Appunti del corso di Storia dell'architettura antica-medioevale del Prof. Patetta POLIMI A.A 2010/11TRANSCRIPT
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ARCHITETTURA TARDO-GOTICA (1300 circa)
L’architettura tardo-gotica corrisponde a un grande momento creativo, l’utilizzo di materiali
pregiati rendono lussureggianti i nuovi edifici. Santa Maria della Spina a Pisa è costruita
interamente in marmo bianco di Carrara: l’edificio doveva essere molto ricco perché la sua
funzione era contenere una spina della corona di Cristo che ha un valore inestimabile.
A Salisburgo a metà 1300 viene costruita un chiesa francescana: avviene una svolta ambiziosa
perché infatti viene costruito un coro con un deambulatorio molto più alto della parte più antica.
Questo coro è coperto da una volta a ragnatela sostenuta da 5 pilastri altissimi.
I pilastri sostiene queste piccole vele che formano una stella, sono fuori da ogni
tipo di proporzione.
In Germania vengono sviluppate facciate molto in altezza: si sviluppa un
virtuosismo strutturale che tende a complicare le volte; le membrature infatti
si incontrano prima di arrivare al centro e non finiscono su un pilastro ma nel peduccio, ossia si
incastrano nel muro. Gli elementi in aggetto sono meramente decorativi. Questo tipo di crociera
così complessa può essere più basse ma comunque molto resistenti. Grande elemento
fondamentale è il naturalismo: le membrature sono dei “rami”, non avviene
un’imitazione della natura ma viene realizzata. A Praga vengono
costruite membrature curve, la volta sembra così un bosco. C’è un
rifiuto dell’astrattezza architettonica. Ad Amburgo le membrature
sono ancora più realistiche: infatti ogni singola membratura supera il punto
d’incastro, quasi a sembrare un cespuglio.
Tra il 1500 e 1600 avviene uno sviluppo del gotico, gli edifici infatti mantengono
le pareti gotiche ma lo sviluppo strutturale interno cambia. A Bath dai pilastri
partono dei ventagli mentre a Wells i pilastri sembrano dei funghi: sono
strutture che poco hanno a che fare con il gotico precedente o col classico.
In Portogallo c’è un eccesso di decorazione: il gotico ormai è superato, infatti non
avrebbe mai arricchito strutture vere con strutture false come dei sottarchi.
Venezia è ancora oggi tardo gotica per il 90% delle architutture. Ruskin disse: “ un architetto che
non va almeno una volta ogni 2 anni a Venezia cambi mestiere”.
Palazzo Ducale vanta un vistoso virtuosismo. Si vede un muro pieno sopra e uno
svuotamento totale sotto: questo è tipico del gotico veneziano. La parte superiore è in
muratura piena oerchè costituisce il salone delle assemblee che doveva contenere
numerose persone che partecipavano alla vita politica veneziana. Si entrava dalla porta
della Corta, costruita tra il 1435-’40.
A Siviglia si verifica un decorativismo d’invenzione, un modo decorativo che verrà poi eliminato da
Brunelleschi poiché è una decorazione fine a se stessa che non ha nulla a che fare con
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l’architettura: tre finestre di tipologia differente, uno stemma, due figure, un cornice che muta la
forma; possiamo dire quindi che c’è un sovraccaricamento di decorazione.
In questo periodo avviene una grande diffusione dei dialetti, in Italia quindi c’è nu grande caos
linguistico. Il latino può essere considerato lingua dal momento che ha una sua grammatica e una
sua sintassi. Allo stesso modo si verifica questo sconvolgimento nell’arte: al tardogotico
provinciale si oppone la regolarità del mondo classico romano descritto da Vitruvio. Questo nuovo
movimento si ispira sì al classico ma al classico romano che era facile da conoscere. L’architettura
greca rimarrà in ombra fino al 1700 con la fine dell’occupazione turca.
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IL RINASCIMENTO
Brunelleschi
Brunelleschi è un rivoluzionario dell’architettura. Nasce nel 1387 e a 23 anni è già noto a Firenze
come orafo. A inizio 1400 è attivo nel cantiere di Santa Maria del Fiore, è sia artista
che ingegnere che inventore, scopre infatti tecniche e marchingegni: inventa il
“Bavalone” ossia un battello che potesse trasportare sull’Arno le merci anche
controvento. Importante è la scoperta e l’applicazione tecnica della prospettiva
architettonica (fatto conteso tra Brunelleschi, Uccello, Masaccio).
La teoria prospettica di Brunelleschi è ben visibile nella “Trinità” di Masaccio (1426):
Masaccio si occupa della pittura e Brunelleschi ha disegnato il telaio architettonico
retrostante. Questa impostazione la ritroviamo poi in una cappella progettata negli
ultimi anni della sua vita, qui però lo scorcio prospettico è vero.
Di grande rilevanza è l’amicizia con Donatello con il quale si reca a Roma più volte per studiare
l’architettura romana, Donatello infatti era interessato alla scultura (bassorilievi e sarcofagi) e alle
volte per riproporlo a Firenze. A Firenze l’architettura classica non era presente perché il mondo
medievale aveva cancellato ogni traccia di classicismo.
Il Rinascimento è un periodo di “rinascita dell’architettura degli antichi” ma anche una rinascita
politico-sociale: c’è un lento tramonto dei comuni (e quindi della democrazia) e l’avvento delle
signorie, dei ducati etc…, si formano così oligarchie. A Firenze la famiglia che detenne il potere
furono i De Medici: all’inizio (fino a Lorenzo) si mantenne una certa prudenza fingendo di
mantenere in un certo qual modo la democrazia; con Lorenzo Firenze si muta definitivamente in
Signoria.
L’Ospedale degli Innocenti
Tra il 1418 e il 1424 viene costruito l’Ospedale degli Innocenti su progetto di
Brunelleschi, ossia un ospedale per i trovatelli. Nel Rinascimento avviene
infatti una svolta civile: vengono costruiti numerosi luoghi di cura (ospedali,
lazzaretti etc..). L’Ospedale degli Innocenti presenta un portico pubblico che è diverso dal portico
medievale che apparteneva ai mercante. L’architettura è classicheggiante, vediamo
infatti una fuga d’archi, finestre tutte uguali con un timpano in mezzaria alla romana
antica. La struttura interna è regolare, non sono state apportate modifiche al disegno
iniziale che era già perfetto con tutti i locali proporzionati. Nei portici dei due cortili
vediamo una fila di colonne corinzie con le esatte proporzioni romani alle quali Brunelleschi
aggiunge un elemento che non è romano che è il pulvino. Viene abbandonata la crociera.
Lo stile di Brunelleschi consiste nel “meno possibile”. Vediamo una parasta
corinzia con un architrave tripartito, una decorazione a “s” tipica dei
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sarcofagi romani. Il Rinascimento non copia l’architettura romana ma la rileva: infatti vediamo
numerosi elementi che non appartengono all’architettura romana come il pulvino e l’archivolto.
L’incrocio fra due archivolti forma un triangolo che viene risolto con l’apposizione di un elemento
decorativo circolare.
Nella facciata dell’annunziata non c’è più quasi nulla di romano. La colonna è molto esile, è
presente l’archivolto e il pulvino. La chiesa di Santa Croce segue la tradizione.
San Lorenzo
San Lorenzo (commissionata da Cosimo De Medici) prende come modello Santa Croce. Vengono
poste cappelle intorno all’altare e la navata centrale è coperta a capriate lignee
perché è molto sviluppata in altezza. Nel 1428 Cosimo chiede la costruzione di una
cappella funeraria per Giovanni De Medici che diventerà poi la Sagrestia Vecchia. E’
sorretta da colonne sempre più alte e non pilastri, è presente una fuga d’archi, il
muro è molto alto per poterci mettere le finestre, tipico del gotico italiano. Il
pavimento è modulare. Le finestre sono simili a quelle di Santa Maria Novella e Santa Croce. Il
pilastro alla fine della fuga d’archi regge il pennacchio.
Sagrestia Vecchia
La Sagrestia Vecchia è composta da un grande spazio quadrato svuotato. Il cubo è coperto da una
semisfera . Al corpo principale è annesso un vano più piccolo, la scarsella. La cupola a creste vele è
un’invenzione del Brunelleschi ingegnere: alterna delle membrature a delle voltine. Le vele sono
state affrescate a posteriori.
Brunelleschi migliora con l’andare avanti nel tempo perché corregge gli errori delle sue
architetture passate.
Santo Spirito
San Lorenzo viene iniziata nel 1419 e finita intorno agli anni ’30. La chiesa di Santo Spirito invece è
un’opera più sfortunata perché a causa di una guerra non viene ultimata negli anni stabiliti: il
cantiere iniziato infatti negli anni ’30 si ferma e riprenderà solo negli anni ’40; Brunelleschi muore
nel 1446 non riuscendo così a veder concluso quello che lui considerava il perfezionamento di San
Lorenzo. San Lorenzo infatti contiene un’anomalia: attorno al transetto sono
presenti delle cappelle rettangolari lungo i fianchi; queste cappelle sono alte 3/5
dell’arcata della navata centrale ma nulla impediva che Brunelleschi scegliesse un
altro rapporto. Questa possibilità di variare non è tipica di Brunelleschi che adotta
proporzioni inequivocabili, che non danno spazio a varianti.
In Santo Spirito le proporzioni sono perfette, una purezza assoluta. Sono presenti
alcuni disturbi tipo l’altare barocco che blocca il punto di fuga
pensato da Brunelleschi, il soffitto e gli altari barocchi nelle
cappelle laterali. Una cappella lungo la navata costituisce un
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modulo che Brunelleschi ribadisce disegnando il modulo sul pavimento. Brunelleschi applica una
ripresa del romano ma non realizza un’architettura romana perché estrapola
elementi dal contesto nel quale si trovavano a Roma e li riadatta o ne aggiunge di
nuovi (es. archivolto). La pianta è stata disegnata e progettata perfettamente e nei
minimi dettagli. Le cappelle sono dei semicilindri coperti da un quarto di sfera. E’
tutto modulare: se una cappella corrisponde ad un modulo abbiamo una sequenza
orizzontale di 1-2-4-2-1 moduli. Le cappelle hanno la stessa altezza dell’arco della navata centrale,
non c’è possibilità di discussione o di variare. E’ un’architettura di membrature (colonne,
archivolti, capitelli etc..) in marmo pietra serena grigio, il resto è bianco perché non indispensabile
dal punto di vista strutturale quindi Brunelleschi lo rende con un colore neutro, che si annulli con
la luce. Non utilizza le crociere perché queste introducono delle diagonali di membrature che
Brunelleschi ritiene inutili. Aggiunge il peduccio anche dove non c’è nessun incrocio
semplicemente per sottolineare sempre un modulo. Il pulvino non è il pulvino introdotto dai
bizantini, che era un cestino rovesciato decorato spesso da agnelli o frutta, ma è una trabeazione
tagliata, l’arco non cade quindi direttamente sul capitello. Santo Spirito è un esempio di
architettura romana mescolata al sistema di membrature fiorentine di quel periodo. La facciata in
origine, come previsto anche in pianta, doveva avere 4 cappelle di 2 moduli ciascuna, in realtà
viene costruita dopo la morte dell’architetto e non viene così rispetto il progetto originario.
Cappella Pazzi
Tra il 1428 e gli anni ’30 Brunelleschi riceve un incarico dalla famiglia Pazzi di costruire la loro
cappella (nel secondo chiostro di Santa Croce). Non è stata e
non sarà mai cappella Pazzi perché questa famiglia viene
esiliata dopo la congiura dei Pazzi, dove viene assassinato
Guglielmo De’ Medici e che da’ vita allo scontro fra le 2 fazioni
che vede vincitrice la famiglia De’ Medici. La cappella Pazzi
diverrà la sala del capitolo francescana come si può capire dalla
panca posizionata lungo tutto il perimetro che permetteva ai
frati di sedersi. Brunelleschi sperimenta il rettangolo con
l’aggiunta di un modulo che costituisce la volta a botte (questo elemento sì che è ripreso pari pari
dall’architettura romana). Il sistema modulare espresso nel porticato viene ripreso anche dentro.
L’arco al centro del porticato, che segna l’ingresso, cade direttamente sull’architrave. Sono
presenti paraste e decorazioni a S (tipiche dei sarcofagi romani). Manca il timpano per questioni
economiche. La piccola ringhiera è un’ipotesi ottocentesca di chiusura. Rispetto alla Sagrestia
Vecchia viene aggiunta una volta a botte cassettonata. Sorge il problema della disposizione delle
paraste all’angolo: tutte le paraste hanno otto scalanature, la colonna all’angolo
dovrebbe dividersi a metà. Il problema è che da un lato la parasta regge l’arco e
quindi deve essere completa e intera, dall’altro lato non regge nulla quindi
posizionare un’altra parasta intera per compensare l’altra è inutile e poco piacevole
alla vista dal momento che si creerebbe un angolo forte. Brunelleschi decide quindi
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di posizionare una parasta completa sì da un lato per reggere l’arco e un ottavo di parasta
dall’altro lato. Le volte a botte laterali stanno in piedi anche senza i rispettivi muri, sono solo di
tamponamento. Viene schematizzato tutto in moduli.
Palazzo Pitti
Palazzo Pitti viene commissionato negli ultimi anni della vita di Brunelleschi,
infatti l’architetto non vedrà la sua conclusione. I Pitti erano una famiglia di
banchieri amica dei De’ Medici (anch’essi banchieri e anche mercanti,
inventano l’assegno). I banchieri prestano soldi a interessi altissimi. Il palazzo
non corrisponde agli ideali e canoni di Brunelleschi: è infatti un muraglione di
pietra con 3 finestroni, questo è un chiaro riferimento romano che non è però
nello stile di Brunelleschi. I Pitti falliscono e il palazzo viene riscosso dai De’
Medici che lo ampliano. Nel 1865 la capitale viene spostata da Torino a Firenze e
il palazzo diviene la sede di re Vittorio Emanuele II. L’appartamento del re è in stile ottocentesco .
Santa Maria degli Angeli
La pianta deriva dai martyria romani con l’aggiunta della cupola brunelleschiana.
Santa Maria del Fiore
Brunelleschi si trova nel cantiere già nel 1400 non come architetto ma come tecnico. Il progetto di
Arnolfo di Cambio è in stile gotico italiano, realizzato tra la fine del 1200 e
l’inizio del 1300. C’è l’idea di chiudere con una cupola una base ottagonale con
un prolungamento di 3 bracci (tribuna = transetto più un coro che non
formano una croce ma creano un volume). Il campanile probabilmente
appartiene a Giotto, ma l’attribuzione è dubbia. Per l’ambizione viene disfatta
la chiesa di Arnolfo già arrivata ai pilastri e viene ingigantita la pianta, l’ottagono diventa così di
dimensioni enormi (largo come il pantheon). Francesco Talenti prosegue i lavori. Nel 1377 nasce
Brunelleschi. Nel 1367 il “Consiglio della fabbrica” (simile a quello del Duomo di Milano) con un
capitolato stabilisce tutto soprattutto per quanto riguarda la cupola (disegno tratto da un quadro
di Bonaiuti in Santa Maria Novella). All’interno del capitolato sono presenti tutte le misure, in
braccia: la cupola misura in altezza 144 braccia e 72 braccia in larghezza. Il 144 è numero della
devozione, entrambe le misure richiamano il 9 e la numerologia greca ma soprattutto l’Apocalisse
di Giovanni (un angelo misura la Gerusalemme terrestre e riporta 144x72), inoltre il numero 8 (la
forma è un ottagono) è il numero della Madonna e la chiesa è dedicata a Santa Maria del Fiore
(Fiore = simbolo di Firenza > Florentia). La cupola dovrebbe poggiare sulla sommità del corpo, gli
absidi sono già stati costruiti. Nel 1408-09 viene costruito un tamburo che ha reso ancora più
difficile la costruzione della cupola per 2 motivi: indebolisce la struttura statica perché gli oculi
rendono alcuni punti fragilissimi e l’altezza della cupola aumenta. Nel 1418 viene indetto un
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concorso per costruire la cupola. Si presentano più che altro dilettanti con idee da scartare
principalmente, per esempio:
• Porre un pilastro al centro e formare una sorta di ombrello;
• Riempire tutto di terra bagnata e ricoprire poi la terra di calcestruzzo.
Il concorso viene vinto da Ghiberti e Brunelleschi. Costruiscono un modello in scala gigante (7-8
metri di altezza). Con la costruzione del tamburo il rapporto 144x72 salta, quindi la cupola va
costruita ancora più in alto. Sorgono 2 tipi di problema:
• Armatura (come per il Pantheon): il Pantheon è impostato su 21.5 metri dal suolo, a
Firenze è a 60 metri. Il problema è portare il materiale e operai così in alto dal momento
che le funi e le carrucole del tempo potevano trasportare materiale fino a meno di 40
metri.
• La forma è un ottagono
Il gotico sapeva costruire a più di 40 metri di altezza ma si costruiva a pezzi, qui è una cupola intera
gigantesca. L’armatura in legno non si poteva fare perché occupava troppo materiale ed era
troppo pesante, non si può affondare nel terreno perché si sarebbero dovute spostare le reliquie
di Santa Reparata. Brunelleschi decide di costruire la cupola senza le armature, dall’interno usando
ponti che vengono spostati costruiti come balconi tenuti con pali conficcati nelle pareti e dei
tiranti che tengono in piedi persone e materiale. I balconi non è detto che corressero lungo tutto il
perimetro. Brunelleschi prende le sue decisioni da solo, come unico responsabile e cambia il
capitolato del 1467, se non lo avesse cambiato la cupola sarebbe crollata. Molti lo prendono per
matto, un certo Gherardo da Prato lo porta persino in tribunale per aver cambiato il capitolato.
Manetti disse che se si fosse convocata l’assemblea ci sarebbero state discussioni di mesi e anni.
1. Prima decisione
Brunelleschi decise che la cupola dovesse essere a 2 calotte anziché compatta: il
capitolato non diceva nulla in proposito, si pensava quindi a una cupola piena che
è più resistente ma troppo pesante; la cupola a due calotte resiste un terzo di
meno ma pesa la metà. Alla fine la cupola sarà un cassettonato di elementi
orizzontali e verticali. Le 2 calotte sono legate fra loro ma distanti, infatti è
possibile camminare in mezzo e percorrere delle scale che conducono fino alla
base della lanterna che nel 1433 non era ancora stata costruita.
2. Seconda decisione
Durante il suo viaggio a Roma Brunelleschi ha visitato il Pantheon e decide di applicare il principio
della rastremazione della cupola anche alla cupola di Santa Maria del Fiore. Il problema però è che
il capitolato aveva stabilito una cupola sull’arco di quinto di sesto acuto ma la rastremazione vuole
che a un certo punto l’arco diventi di quarto di sesto acuto.
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3. Terza decisione
Divide la cupola almeno in 6 spicchi e il lavoro in altrettante squadre tutte indipendenti l’una
dall’altra che portano avanti la propria porzione di cupola; il contatto che ogni squadra ha l’una
con l’altra sono le correzioni: ogni squadra guarda il lavoro della squadra opposta e la corregge;
questa operazione è fondamentale perché la cupola se è imperfetta crolla, alla fine la cupola avrà
un difetto di soli pochi centimentri e millimetri. Le correzioni erano possibili grazie allo squadro
che era un apparecchio nel cui interno c’era metà specchio che permetteva di controllare gli angoli
retti. Un altro strumento molto usato perfezionato da Brunelleschi è la randa che lega fra di loro
movimenti diritti a un pennino che fa movimenti tondi: permetteva di dare ordini a distanza su
misure ai marmisti.
4. Quarta decisione
Stabilisce la curva molle, ossia posiziona i mattoni in modo curvo per ridurre al minimo il difetto
dell’ottagono rispetto al cerchio. I geometri non capiscono questa scelta e scioperano: quando poi
devono tornare al lavoro per avere la paga Brunelleschi gli chiede se rinunciano a prendere parte
alle decisioni pur di lavorare, loro acconsentono permettendo a Brunelleschi di pagarli come
operai e non come geometri, provocando uno scandalo.
5. Quinta decisione
Decide di fare la muratura a spina di pesce.
6. Sesta decisione
Introduce parti in più rispetto a quanto stabilito nel capitolato. Il primo elemento è il contrafforte
che era previsto solo agli angoli, Brunelleschi ne inserisce 2 nelle parti intermedie. Un secondo
elemento sono i cerchi di pietra a bocca di leone o a coda di rondine che Brunelleschi fa collocare
ogni tot metri di altezza e servivano per cerchiare la cupola.
7. Settima decisione
Brunelleschi imposta tutte le sue decisioni per alleggerire la cupola ma alla fine fa una scelta
contraria al suo filone iniziale, all’ultimo livello infatti decide di porre un anello di granito molto
alto che non faceva esplodere la cupola per rinforzare la chiusura che era un grande problema.
8. La lanterna
Nel 1433 viene indetto il concorso per la costruzione della lanterna che viene vinto
da Brunelleschi che propone una lanterna tutta in marmo senza mattoni, a pianta
centrale con grandi controventature in corrispondenza dei contrafforti esterni e
doveva essere il più pesante possibile perché la cupola panciuta tendeva a
esplodere. Riprende le curve gotiche con la novità che sono poste sopra una cupola.
Ci sono 4 punti debolissimi, lungo le diagonali dove non c’è materia che contrasta le
spinte laterali: Brunelleschi pensa al futuro, infatti questo a lungo andare avrebbe provocato
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gravissimi danni. Costruisce così delle tribune morte, fortemente rinascimentali (con conchiglie,
paraste etc…) che sono soltanto materia messa per contrastare le spinte, da dentro non si vedono.
Nel 1446 muore senza dare direttive sulla cornice esterna che rimane ristica; c’è solo un pezzo
costruito nel 1500 ma l’architettura è troppo moderna per la chiesa e il lavoro viene fermato.
Michelozzo
Nel 1433 Brunelleschi era famoso e celebrato in tutta Firenze. Cosimo De’ Medici però non chiama
Brunelleschi per la costruzione del suo palazzo a Firenze ma Michelozzo per due motivi:
• a titolo personale Cosimo faceva l’architetto dilettante, è la prima volta nella storia (con
l’eccezione di Adriano e Apollodoro di Damasco per il Pantheon e la villa adriana) che il
committente ha rapporti con l’architetto e prende parte alla realizzazione del progetto.
Brunelleschi con il suo caratteraccio dimostrato durante la costruzione della cupola di
Santa Maria del Fiore avrebbe costruito un palazzo di testa sua senza volere interferenze;
• il progetto di Brunelleschi prevedeva un palazzo enorme e troppo sontuoso di fronte a San
Lorenzo ma Cosimo è prudente e non vuole sfoggiare così palesemente la ricchezza dei De’
Medici.
Palazzo De’ Medici
È il primo esempio di palazzo rinascimentale. Collocato in origine su tre piani di 6 metri per piano
circa e un tetto sporgente di 3 metri, oggi lo vediamo più esteso a causa di un aggiunta successiva
commissionata dai Riccardi nel 1659. La facciata è ricoperta di bugnato, forte nello zoccolo,
abbastanza leggero al secondo piano e leggerissimo al terzo piano, forse qui è stato lavorato con
stucco o affreschi; lo zoccolo era la sede della trattazioni d’affari fra i De’ Medici e i loro mercanti,
il secondo piano era dedicato a grandi incontri con principi, ambasciatori etc…, il terzo piano era
dedicato alla famiglia allargata (Cosimo e famiglia, fratelli e famiglia, cugini etc…). Cosimo regala
alla gente di Firenze un porticato ad angolo per ripararsi da sole, pioggia, che viene chiuso nel
1500 da Michelangelo su commissione dei pronipoti di Cosimo. Il portale è in centro al cortile, le
finestre del piano dello zoccolo sono poste molto in alto e con le sbarre questo per motivi di
sicurezza: infatti erano presenti ancora le fazioni, la congiura Pazzi aveva ucciso Giuliano De’
Medici, quindi il palazzo doveva essere una sorta di fortezza. Il cortile funge da luogo di
ricevimento, è circondato da un portico con colonne classiche (molto vicino allo stile di
Brunelleschi), con arcate tonde e finestre che sono bifre con arco tondo e colonnina; le finestre dei
saloni danno sulla strada, le finestre delle gallerie danno sul cortile interno; è poco luminoso La
composizione è tipica brunelleschiana. Il pavimento ha una qualità estrema di ricchezza, sono sia
pavimenti medievali che romani che mette in contrasto la ricchezza dell’interno con la sobrietà
dell’esterno. All’ultimo piano c’è un loggiato per la famiglia.
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Le case di campagna
I De’ Medici investivano i guadagni del mercato in casali e castelletti del 1300 per l’agricoltura.
Michelozzo diventa l’architetto fisso dei De’ Medici, interviene anche sulle ville.
1. Cafaggiolo
A circa 40 km da Firenze, è un castelletto con un canale e i merli per gli arceri. Lo rende gradevole
all’interno, rispetto a un fortino diventa una villa di piacere. Vicino si trovano le case dei
dipendenti agricoli. La fortificazione serve come difesa dalle famiglie rivali e dal banditismo.
2. Careggi
È uno dei primi edifici ad avere una loggetta per guardare il panorama e riposarsi, è una svolta di
vita, non solo architettonica. Questa villa rappresenta l’apice della cultura umanistica di Cosimo il
quale la regala (non si sa se solo per la durata della sua vita o per sempre) a Marsilio Ficino, uno
dei massimi filosofi umanisti del periodo. Cosimo si recava in questa villa invitando persone di
grande cultura per coltivare l’otium letterario alla romana antica (la documentazione ci dice che è
erano presenti per la prima volta donne fiorentine invitate alla discussione).
3. Convento di San Marco
Cosimo si rifugia spesso in questo convento. Michelozzo sistema tutto il cortile e l’interno. Al piano
delle celle c’è la biblioteca, la prima: in precedenza c’era la camera foci, una stanza dove i più
anziani si riunivano con focolari e scrivevano e leggevano sullo scriptorum. La biblioteca è divisa in
3 navate con colonne ioniche e volte, si trova al primo piano per sicurezza contro i ladri e per
separarla dall’umidità del terreno. È posta tra sud e nord, in questo modo si hanno luci sia a
sinistra che a destra che è perfetto per leggere, scrivere e studiare. È il modello di biblioteca,
anche per il corridoio percorribile.
Michelozzo scultore
Michelozzo è anche scultore, ha una bottega dove lavora con Donatello. Lascia un documento
importantissimo perché ci mostra l’anticomania. La generazione da ora in poi per tutto il 1500 ha
un tale innamoramento per l’antichità che si cerca di comprare più cose possibili antiche. Per il
mercato e i guadagni nascono però i falsari: Michelozzo incide una lapide alla romana, la rompe e
la spaccia per antica.
Gli incisori - architetti
La Toscana diventa brunelleschiana, nascono 2 famiglia di architetti provenienti entrambe da
antiche botteghe medievali fondate dai loro predecessori: i Da Maiano (Benedetto e Giuliano) e i
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San Gallo (Antonio il Vecchio, Giuliano e Antonio il Giovane). Sono tutti allievi indiretti che
prendono gli insegnamenti di Brunelleschi e ne imitano lo stile. Ad Arezzo i Da Maiano appoggiano
alla chiesa gotica di Santa Maria delle Grazie un porticato: è tutto aperto, è un unicum, adatto a
grandi cerimonie, è brunelleschiano. La ricchezza sempre maggiore degli oligarchi fa sì che Palazzo
Strozzi sia molto più grande, ricco e imponente di palazzo De’ Medici. Filippo Strozzi è infatti molto
più ricco e ambizioso e per costruire il suo palazzo compra moltissime case e le distrugge, il suo
palazzo così si affaccia su 4 strade e occupa un intero isolato. Non si accontenta di un solo
architetto ma ne chiama 3: i Da Maiano, i San Gallo e un terzo.
I Sangallo e i Da Maiano
Il palazzo e la villa (dei potenti) sono due tipologie nuove del Rinascimento; la chiesa e la cappella
erano nuove dal punto di vista architettonico ma non certo tipologico. Palazzo Strozzi si trovava in
centro a Firenza, affacciava su 3 strade e una piazza nel cui angolo c’era un palazzo fatto a 3 fette
per i tre nipoti, chiamato ironicamente “Palazzo degli strozzini”. Filippo Strozzi convocò 3 gruppi di
architetti: i da Maiano (in particolare Benedetto), i Sangallo (Giuliano) e il Pollaiolo. Il palazzo è
simmetrico, di forma rettangolare per la forma del terreno; i locali sono armonici e ben disposti
ordinatamente , grandi portici in corrispondenza degli scaloni. Strozzi non è un politico che fa
grandi incontri, il palazzo quindi è eccessivo per la sua funzione. La caratteristica
del palazzo rinascimentale è il cortile porticato al piano terra che è invaso dal piano
alto che rende il cortile piccolissimo e senza luce (il problema del cortile piccolo e
infelice tipico del palazzo rinascimentale sarà risolto da Leonardo); i locali infatti
guardano sulla strada anche per ricevere luce e le gallerie sono disposte lungo il perimetro del
cortile. Il problema è porre un palazzo nuovo in un contesto antico perché ci troviamo sempre
all’interno delle mura medievali. Il modellino del palazzo fu fatto non per prendere decisioni sul
palazzo in sé ma sul suo coronamento: a Firenze i tetti sono molti sporgenti e questa è una
tradizione che il Rinascimento non può cancellare; il coronomento classico è in proporzione con
l’ultimo piano mentre nelle altre città è in proporzione con tutto il palazzo. Vince la proposta del
Pollaiolo che proponeva un coronamento di 6 metri. Palazzo Strozzi si sviluppa molto in altezza in
una città fitta e costipata; è alto infatti 22 metri con a fianco case alte 6 metri.
Il Brunelleschismo
È un fenomeno senza uguali nella storia e si diffonde in tutta Italia perché mentre nei secoli
precedenti l’architettura è basata sulla segretezza la cultura rinascimentale ha il fine di
pubblicizzare l’architettura antica; i De’ Medici usano l’architettura come prestifio da diffondere
mandando artisti dappertutto. I committenti partecipano attivamente al progetto, non conoscono
i dati logistico-costruttivi ma sono comunque competenti. Un esempio è Badia
Fiesolana che è un progetto di Cosimo De’ Medici con la realizzazione di Michelozzo; le
cappelle, le modanature, le pareti bianche sono tutti elementi ripresi da Brunelleschi
(Santo Spirito e San Lorenzo). I da Maiano e i Sangallo vengono usati in tutta la
Toscana.
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1. Santuario di Santa Maria alle carceri (Prato)
Il santuario è un edificio che viene costruito nel luogo dove avviene un
miracolo e a Prato avviene un miracolo da parte della Madonna vicino alle
carceri. Sono impegnati in questa costruzione a pianta centrale a croce greca
(evidente l’origine di Brunelleschi: pennacchio con tondo, cupola a creste
vele, membrature corinzie, trabeazione e pareti bianche di tamponamento
ma soprattutto la cupola) prima i da Maiano e successivamente i San Gallo dalla fine degli anni ’60
con la morte di Cosimo il Vecchio, la successiona dal figlio Piero (paralizzato dall’artrite) al nipote
Lorenzo. Alla fine come spesso è accaduto mancano i fondi necessari per finire l’opera che rimane
con facciata finita con marmi policromi e facciata rustica. In facciata troviamo coppie di paraste e
ordini evidenziato e un timpano, questi ultimi due elementi sono nuovi, mai presenti in
Brunelleschi. La porta è tipica romana, Giuliano l’ha vista in uno dei suoi numerosi viaggi a Roma
dove disegnava le architetture antiche (disegna Santa Maria degli Angeli vicino a un’architettura
romana come paragone).
Lorenzo il Magnifico
Lorenzo prosegue l’abitudine del nonno di partecipare e organizzare cenacoli intellettuali a Careggi
e si fa costruire una villa ex novo, non ristrutturando vecchi casali.
1. Villa a Poggio Caiano
È una villa-fortino, Lorenzo è appena reduce dalla congiura dei Pazzi grazie
che lo aveva ferito ma che soprattutto aveva ucciso il fratello; la ville quindi
per la sicurezza è cintata, agli angoli ha delle case dove probabilmente
vivevano delle persone armate e ha anche un fossato. Il progetto viene
affidato a Giuliano da Sangallo ma ci sono molte lettere dove Lorenzo parla di un “suo” progetto, si
può pensare che abbiano collaborato alla realizzazione della villa. È un progetto ideologico, ricco di
simboli e scelte significative; cita evidentemente l’antico con un tempio che funge da ingresso alla
casa e un portico sotto sul quale poggia la villa ma rimane sempre un’architettura moderna (il
tetto è molto sporgente, la disposizione delle finestre è irregolare tipica dell’edilizia toscana dei
casali volutamente irregolare (questo fa pensare che il progetto sia più di Lorenzo che di Giuliano
perché mai un architetto del Rinascimento avrebbe progettato un palazzo asimmetrico). La villa
poggia quindi su un portico “antico” fingendo di aver trovato qualcosa di
romano; il portico in realtà è costruito da Sangalo in stile etrusco e non romano
per motivi politici: la congiura dei Pazzi era stata commissionata da Papa Sisto
IV quindi Roma era nemica di Firenze, Roma è latina con il trattato di Vitruvio,
Firenze è etrusca e antiromana con il trattato di Leon Battista Alberti che parla di un ordine italo-
etrusco. Anche il tempio è etrusco, infatti gli interassi sono maggiori e il timpano è grande, la volta
a botte cassettonata ha decorazioni di Della Robbia. La villa è a forma di H: il salone centrale con
volta a botte è per le riunioni, le due parti laterali una è per il ricevimento e l’altra funge da
ingresso per gli ospiti. Una testimonianza della presenza di donne intellettuali ce la fornisce
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Botticelli nel “Ritratto di giovane donna” che ritrae una figura femminile che probabilmente
partecipava al circolo filosofico-letterario di Lorenzo.
2. Santa Maddalena dei Pazzi
Lorenzo commissiona a Giuliano da Sangallo la costruzione del convento di Santa Maddalena dei
Pazzi. Il chiostro è all’antica con un portico architravato, i capitelliin stile ionico antico
probabilmente visto a Roma su alcuni esemplari presi dai romani in Grecia. La chiesa ha il rigore
compositivo di Brunelleschi riprendendo le cappelle che girano in facciata come il disegno
originario di Santo Spirito; non è ad uso delle monache che essendo di clausura seguivano la messa
dietro a delle grate e entravano in chiesa solo quando la chiesa era chiusa ai fedeli.
3. Studio dell’arco di trionfo
Il sentimento dell’epoca non era apprezzare un monumento in rovina ma migliorarlo e
completarlo. Per questo Giuliano da Sangallo disegna numerosi studi come ad esempio quello
sull’arco di trionfo dove di vede una grande abilità prospettica.
4. Santa Maria in Loreto
Gli architetti vengono mandati in viaggio per diffondere l’architettura fiorentina. A Loreto i da
Maiano e i Sangallo lavorano insieme facendo i primi la parte sotto e i secondi la cupola. La pianta
permette di vedere ai devoti la casa di Nazareth (infatti si dice sia stata portata dagli angeli),
ricoperta da strutture prezione e posta dentro una grande basilica che può ospitare un gran
numero di fedeli. La cupola è molto simile a quella di Brunelleschi, solo che è più piccola.
5. Altre architetture importanti
• Chiostro vicino a San Lorenzo: di indiretta derivazione brunelleschiana perché Brunelleschi
in realtà non ha mai costruito un chiostro, il modello è il portico dell’ospedale degli
innocenti;
• Palazzo di Parte Guelfa: l’incarico viene affidato a Brunelleschi per la parte centrale, una
sorta di aggiornamento della struttura tardogotica;
• Palazzo Antinori: non è paragonabile agli altri palazzi fiorentini ma è anch’esso un
rinnovamento architettonico;
• Palazzo Dei: ha un loggiato che guarda verso la città (normalmente dava sul cortile).
Venezia
Venezia è una città di forti tradizioni. Ad esempio la scala a chiocciola di palazzo Cantorini è una
tipica invezione dell’architettura ancora tardogotica. Avviene però un miscuglio fra la tradizione
tardogotica (presenza a lungo dei tedeschi perché è un porto in diretto contatto con l’Oriente), la
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tradizione bizantina (Venezia ha sempre avuto il primato per i rapporti navali con la costa
orientale) e il Rinascimento: palazzon Dono (incompleto, forse di Pietro Lombardo) presenta sia
l’irregolarità tipica del tardogotico, sia gli archi tondi rinascimentali sia le decorazioni bizantine di
San Marco. Pietro Lombardo lavora negli anni ’70-’80 del 1400 a Venezia. Santa Maria dei Miracoli
ha una volta a botte ma la croce gemmata è un tipico elemento bizantino. Firenze e Roma
abbandonano le tradizioni antiche, Venezia e Milano no. Il primo grande architettetto che opera a
Venezia è Mauro Cadussi (bergamasco, Bergamo allora era parte della Repubblica di Venezia). Due
grandi realizzazioni sono San Giovanni Crisostomo che ha una pianta centrale a croce greca
inscritta con 5 cupolette e la cupola centrale (un edificio del genere non esiste a Roma o Firenze);
Palazzo Corner è l’emblema del Rinascimento ma il rifiuto di una distribuzione modulare e
regolare della facciata ma c’è ancora l’idea del palazzo tardogotico, ha inoltre lo zoccolo bugnato
non abitato tipico di Venezia che separa la casa dall’umidità.
Leon Battista Alberti
Contrariamente ad altri che si sono formati nelle colte botteghe rinnovate medievali ( es. i Da Maiano),
Leon Battista Alberti proviene da una famiglia ricca che esiliata si trasferisce a Genova e ritornerà a Firenze
20 anni dopo l’esilio. La ricchezza della famiglia gli permette di studiare in università importanti come
Padova e Bologna dopo apprende le conoscenze letterarie e il latino che parla meglio dell’italiano. Lo zio è
un grande matematico e intellettuale e il padre è una personalità di grande livello, seppellito a San Mignato
al Monte. Lazzaro Palazzi, architetto lombardo, si suppone fosse analfabeta e in un documento infatti firma
con una croce: la cultura di Alberti è sorprendente. Viaggia molto in Europa a seguito del cardinale grazie
alla sua profonda conoscenza del latino e al suo ritorno a Firenze scrive “Lode alla cupola di Brunelleschi” e
da qui inizia a scrivere numerosi trattati, non di architettura; i più importanti sono il De Pictura (1435-1436,
in latino e italiano) e il De Familia che esprime il concetto del livello medio della vita con un velo moralistico
ripreso da Cicerone. Nel 1437 va a Roma per la prima volta e si trasferirà definitivamente fino alla morte nel
1472 perché nominato consigliere, segretario e abbreviatore (stende il verbale per il papa durante gli
incontri, è colui che di fatto scrive le Bolle Papali) di ben tre Papi: Eugenio IV, Niccolò V e Pio II. Nel 1446 fa
un viaggio a Ferrara dal momento che è l’intellettuale numero 1 in tutta Italia. Inizia a scrivere il De Re
Aedificatoria che completa quasi nel 1452 (in verità non ha ancora costruito nulla), è il primo infatti a
scrivere una teoria prima di averla sperimentata, è una svolta: la teoria deve venire prima della pratica (in
Vitruvio andavano di pari passo). Alberti inoltre è il primo a ufficializzare la separazione tra la figura del
progettista e quella del direttore dei lavori: se Brunelleschi conservava la permanenza dell’architetto-
direttore del cantiere, tradizione che proveniva dal tardo medioevo, Alberti è anticipatore del
professionismo degli ultimi secoli dal momento che vivendo a Roma a servizio del Papa è “costretto” a
dirigere i lavori da lontano come progettista.
IL De re aedificatoria
Questo trattato, dedicato a Niccolò V è elitario, molto difficile senza immagini e scritto in latino; verrà
pubblicato nel 1455 su volontà di Lorenzo il Magnifico ed è simile a quello di Vitruvio con una novità: gli
altri trattatisti presentano il progetto di un palazzo ideale, Alberti sembra temere l’imitazione e fa discorsi
sempre generali evitando i disegni; parla delle tipologie antiche e non dice nulla sulle 3 tipi edilizi del
Rinascimento (palazzo, villa, chiesa cristiana), il suo intento è comunicare principi, non cose da imitare,
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l’atteggiamento opposto che assumeranno gli uomini del 1500 che cercano modelli da copiare. I temi nuovi
descritti nel suo scritto sono 5:
• restauro (libro IX-X): tutti distruggevano e rifacevano, non c’era sentimento di conservazione (es.
Adriano distrugge il Pantheon e lo fa ricostruire;
• conformità: non alterare il destino dell’edificio costruendo in modo diverso (es. una chiesa gotica
con una cappella rinascimentale), mostra i modi per attuarla;
• concinnitas: costruire un edificio così perfetto e compiuto che non c’è la possibilità né di aggiungere
né di togliere senza peggiorare;
• mediocritas;
• la figura dell’architetto: individua 2 strade, la prima quella del professionismo, ossia un architetto
che risponde alle esigenze del committente, la seconda l’essere architetto come forma d’essere,
una sorta di tautologia, fare architettura per architettura.
Le teorie di Alberti
Il disegno e il rilievo architettonico sono importanti nello studio per Alberti tanto che nel 1437 osserva e
studia confrontando l’architettura moderna con i resti dell’architettura romana. Il restauro allora era una
rarità (oggi l’85% del costruito è stato restaurato e solo il 15% è edilizia nuova): Alberti convince Niccolò V a
restaurare basiliche antiche (paleocristiane) che erano in rovina (es. S. Stefano Rotondo). L’opera maggiore
è Castel Sant’Angelo, che diventa residenza difensiva del Papa. Il restauro ha come protagonisti 3 figure: il
Papa è il committente, Alberti è il suggeritore (cosa restaurare, esempio suggerisce di restaurare il
Campidoglio) e Bernardo Rossellino è l’esecutore. La conservazione viene fuori quando Niccolò V di fronte a
San Pietro (costantiniana) capisce che è fatiscente, i muri si sono bombati, e vuole abbatterla
progressivamente e venire avanti con la basilica nuova, affidata a Rossellino; Alberti si oppone e vuole
sistemarla e conservarla, dal momento che è la prima basilica del Cristianesimo (testimoniato nel trattato).
Alberti affascina le persone che incontra tanto che diventano “albertiane”, viene invitato in tutte le corti
d’Italia, tranne che a Milano. A Ferrara è ospite di Lionello d’Este la cui passione per i cavalli spinge Alberti a
scrivere un poemetto scientifico sull’anatomia del cavallo dedicato a Lionello “De aequo animante”:
l’architetto si deve occupare delle stalle e nel suo poemetto spiega come l’umidità della paglia intrisa di pipì
di cavallo fa ammalare le unghie del cavallo.
Monumento equestre ad Ercole
Alberti propone come basamento un pezzo di archeologia, come se Ferrara avesse un passato
romano riproponendo un arco e colonne con trabeazione che spuntano da un palazzo. I lavori del
1400 sono caratterizzati da un pacco di documenti su un’opera con tutte le informazioni possibili
tranne il nome del progettista perché il rapporto con l’architetto non è concreto come quello con
il falegname o il marmista.
Chiare citazioni dell’antico
1. Loggia delle benedizioni
Pio II commissiona la costruzione della loggia delle benedizioni in San Pietro che è una chiara
citazione del Colosseo. Fu abbattuta per la costruzione della Basilica odierna.
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2. Palazzo Venezia
Su commissione di Paolo II viene costruita una loggia alla romana antica, diversa da
Brunelleschi che costruisce e progetta sempre in modo fiorentino.
Il tempio malatestiano
È il primo progetto di Alberti realizzato, commissionato da Sigismondo Malatesta di Rimini;
Alberti deve completare un lavoro, trasformare una chiesa gotica in un mausoleo per lui e la
famiglia. In questo progetto mette in atto l’idea di conformità, ossia avere un rapporto con
una costruzione preesistente che non si discosti troppo dallo stile originale. Propone quindi
di costruire attorno alla chiesa gotica una citazione alla romana, altri avrebbero distrutto e ricostruito: il
fianco è una citazione dell’acquedotto che una serie di arcate che contengono i sarcofagi, la facciata è un
arco di trionfo. Per la prima volta abbiamo una citazione chiara e subito riconoscibile del
romano. L’involucro è staccato 40 cm dalla chiesa, non rispetta il ritmo delle finestre che
non sono mai centrate nell’arco; questo per sottolineare l’affiancamento e non l’incastro.
Palazzo Rucellai
È la prima opera di Alberti a Firenze, il direttore dei lavori non sarà lui ma Rossellino. Non
avrà tanto successo fra i contemporanei, è l’opposto di Palazzo De’ Medici: lì le finetre
sono regolari, tutte poste a una certa distanza per mantenere un ritmo. Qui il telaio è
rigido dato dalle paraste che fanno in modo che le finestre possano essere collocate solo
in quel punto (ritmo ripreso dal Colosseo); viene costruito un edificio alla romana in una
tipologia che a Roma non è mai esistita, lo zoccolo è sì alla fiorentina con le finestre in alto ma sotto sono
posti elementi alla romana come una porta, una panca dove ci si può sedere sotto il murio reticolato
romano. La facciata non è liberamente distribuita nel bugnato ma è molto rigida. L’arcata della finestra è
tangente alle due paraste e la dimensione deriva dell’interasse delle due paraste stesse, la finestra quindi
non è casuale; l’ultimo piano è una citazione del coronamento del Colosseo. Giovanni Rucellai accetta
questa ipotesi e testimonia in un passo dell’Umanesimo la volontà di costruire una loggia aperta per i
cittadini: “Ho costruito una loggia per la gloria e onore della mia famiglia, per la città e cittadini che è la
città di Firenze che mi ha permesso di diventare un ricco mercante”.
Sacello Rucellai
È la tomba di famiglia, Alberti ridisegna il sepolcro di Cristo (già a Bologna); non si può andare a
Gerusalemme per la presenza dei saraceni. Gli elementi fondamentali del sacello sono il giglio fiorentino, la
scritta alla romana, le paraste e i preziosi intarsi marmorei.
Facciata di Santa Maria Novella
Santa Maria Novella è una chiesa gotica incompiuta. Anche qui mette in atto il suo concetto di conformità;
c’è uno zoccolo, che non smantella, che ospitava sarcofagi (infatti prima c’era un cimitero). Alberti mostra
due comportamenti opposti: in Palazzo Rucellai crea un telaio rigido; qui prende un ritmo preesistente
gotico e lo rispetta fino a metà facciata circa, sopra costruisce una tempio tetrastilo con timpano e una
doppia voluta per nascondere il tetto gotico. La facciata ha due caratteristiche: deve amalgamarsi al
preesistente ed è alla fiorentina con i marmi policromi e non alla romana (Alberti conosce la tradizione dei
marmi policromi toscani perché la famiglia possedeva S. Mignato al Monte). Alberti è disposto a rinnegare
Palazzo Rucellai. Le arcate hanno un rapporto inaccettabile secondo i canoni rinascimentali ma tipici gotici:
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applica il suo ideale di conformità risolvendo un problema di architettura e non di committenza. L’angolo è
un grosso pilastro con un capitello che chiude la trabeazione e la colonna corrisponde alle altre.
Santa Maria dell’Annunziata
L’ultimo, molto dubbio lavoro fiorentino, iniziato da Michelozzo e suggerito da Alberti, è Santa Maria
dell’Annunziata: già stata rinnovata di aggiunge un elemento alla romana, un coro rotondo con cupola
semisferica.
Mantova
Alberti nel 1459 accompagna Pio II a Mantova per il Concilio Vaticano. La città era in mano alla famiglia
Gonzaga (Ludovico) che ha una certa ammirazione per Alberti che terminerà la sua carriera qui con San
Sebastiano e Sant’Andrea. Ludovico Gonzaga legge una copia del trattato di Alberti e lo ritiene più
importante del trattato di Vitruvio: è un condottiero ma è il classico signore rinascimentale colto e
letterato.
1. San Sebastiano
Rimane incompiuta, succede spesso in questo periodo perché i committenti sono più ambiziosi che ricchi o
non sono sicuri che i posteri vogliano continuare le loro opere. La chiesa è sopraelevata anche perché il
terreno periferico di Mantova era fangoso e umido; questo permette di costruire un portico alla romana
sotto che serviva ai fedeli per raggiungere una fonte battesimale e forse miracolosa. La facciata è un tempio
in forma di casa, culto letterario della storia: dalla capanna si passa alla casa, alla casa degli dei, al tempio.
L’interno è costruito secondo i sistemi termali romani con crociere in mattoni: Alberti vede il sistema di
crociere delle terme di Massenzio complete fino al 1500 e crollate poi quando vengono svuotate delle
colonne che vengono distribuite nelle piazze di Roma. Le paraste vengono tolte e l’interno viene
abbandonato a se stesso.
2. Sant’Andrea
Alberti scrive a Ludovico Gonzaga, probabilmente in guerra, che ha visto un progetto e gli è piaciuto (frase
di cortesia, Gonzaga probabilmente aveva già fatto fare dei progetti): Alberti però non crede che il progetto
sia appropriato perché doveva accogliere numerose persone che vengono per vedere il sangue miracoloso
di Sant’Andrea. Gli manda così un suo progetto contrapposto a quello di Manetti, molto Brunelleschiano,
definendolo più grande, eterno ed economico:
• più grande: era una bugia in realtà perché lo spazio a disposizione era lo stesso a disposizione
anche di Manetti. In realtà Alberti oppone alle 3 navate dell’altro progetto un’unica grande navata
centrale molto più spaziosa;
• più economico: Manetti presupponeva affreschi e numerose decorazioni, Alberti non
presupponeva nulla di più;
• eterna: Alberti afferma che nulla appartenente all’uomo è eterno, qui allude al fatto che sarà un
progetto romano classico non soggetto alle mode e ai gusti.
All’interno voleva tre cappelle ad arco di trionfo, in realtà una viene completata, una rimane rustica e la
terza non viene realizzata. È una ripresa di Massenzio con le 3 cappelle coperte cassettonato e la
trabeazione che reggono la grande navata a botte cassettonata della navata centrale. I pilastri sono svuotati
con delle porte di accesso. Si vede ricostruito un’architettura che a Roma è un rudere. Oggi sono presenti
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decorazioni e un’altare che appartengono al 1800. La facciata è profonda e percorribile, replica di un arco di
trionfo romano (Costantino, archi perpendicolare, paraste, trabeazione, cassettonato con le rosette).
Corsignano
Durante il viaggio per Mantova Pio II decide di rinnovare il centro di Corsignaro, paese natio del Papa di
circa un migliaio di abitanti, per farne l’unica città ideale costruita realmente nel Rinascimento. Alberti
fornisce l’idea ma poi lascia la costruzione a Rossellino (fino al 1471). Alberti progetta la casa come se fosse
una casa, “la città è una casa grande e la casa è una piccola città”. Quattro sono gli elementi fondamentali:
• case a schiera;
• palazzo piccolomini;
• cattedrale;
• palazzo borgia.
1. Palazzo Piccolomini
Deriva da Palazzo Rucellai, ha 4 fronti e risulta un po’ goffo. C’è un muraglione che sorregge il palazzo
perché c’è una discesa repentina. Qui le finestre falleggiano, non sono inserite nel reticolo preciso di
Rucellai; le paraste corrispondono alle travi in legno il che costituisce una differenza fra Alberti che
costruisce l’architettura con le sue leggi e Rossellino che usa la tecnologia per dare forma all’architettura. Il
portone è molto grande perché deve adattarsi alla campata più grande. È colossale rispetto al piccolo
borgo. Impone un elemento architettonico mai esistito, un triplice loggiato per ammirare il paesaggio:
• piano terra: esce nel giardino pensile del cortile;
• primo piano: riservato al Papa;
• secondo piano: riservato alla famiglia.
È il primo palazzo urbano con un suo giardino (pensile, sorretto da 3 muri colossali e pilastri) e 2 piani di
loggiati. L’amore per il paesaggio è un sentimento nuovo, prima c’era l’interesse per i campi e la natura,
oggi non è una natura praticabile ma estetica.
2. Cattedrale
L’abside, costruita a sbalzo sul collle, con il tempo s’è spanciata ed è storta. La facciata è tipicamente
rinascimentale (tempio tetrastilo con timpano) mentre dietro è una chiesa gotica a sala, hallenkirke a 3
navate, voluta da Pio II in memoria della sua gioventù in Austria e Germania.
3. Case a schiera
Nuova tipologia su 2 piani che ha avuto un grande sviluppo fino ad oggi, assegnate a ufficiali e mercanti.
Possiedono una piccola rimessa per i cavalli, un ingresso rialzato con gradini e sul retro un orto.
Alberti e la città
Si è ormai lontani dalla città medievale che non ha disegno architettonico, esempio è San Gimignano nato
come accostamento di elementi, una sorta di costipato insieme di architettura. In pittura Lorenzetti mostra
chiaramente come la gente del 1300 giudicasse la propria città. Le 3 tavolette della città ideale sono
albertiane per la varietas delle soluzioni (mare, monumentale e tempio e chiesa): l’aspetto di Alberti però è
controcorrente perché non capisce che i fiorentini prendono come modello Palazzo de’ Medici per circa 100
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anni. Ci sono pilastri che reggono archi e colonne che reggono architravi e non il contrario, permane quindi
l’idea della varietà dei palazzi e della pavimentazione della città. Sono città ideali perché (tranne Venezia) se
la città era di terra il progetto era irrealizzabile: infatti per scaricare l’acqua piovana servono le fogne e i
tombini quindi non è possibile effettuare una pavimentazione completa ma bisognerebbe lasciare delle
parti in terra e sassi per assorbire l’acqua.
Urbino: Francesco Di Giorgio
Il Rinascimento si diffonde con periodi diversi in tutta Europa. A Roma arriva in ritardo per ragioni politiche,
infatti i Papi sono in esilio ad Avignone fino a inizio 1500, l’Inghilterra si arrende lentamente al
Rinascimento ma c’è un caso irripetibile nella storia: solo il 1400 intellettualistico di rapporto nuovo fra
architettura e cultura poteva vedere un caso del genere, Urbino (posizione geografica favorevole, il
committente è stato lo stesso per circa 40 anni, Federico di Montefeltro, grande condottiero a capo
dell’esercito papale). Federico da Montefeltro è un intellettuale, conosce le arti, le lettere e l’architettura;
la sua corte è rivale persino a Roma e a Firenze e la sua biblioteca era la più importante del tempo: quando
Urbino venne conquistata da Roma, venne portato a Roma il Codice Urbinate che è uno dei più importanti
della Biblioteca Vaticana. Alla corte del duca erano presenti numerosi intellettuali quali Giovanni Sorti, il
padre di Raffaello, Alberti e a Urbino nasce anche Bramante. Per il palazzo viene chiamato un architetto
dalla Dalmazia, Laurana, conosciuto in un convegno a Mantova nel 1459; Laurana conosceva bene l’antico
grazie ai numerosi resti presenti in Dalmazia.
Il palazzo di Urbino
Il palazzo è enorme rispetto al borgo, Castiglione scrisse: “un palazzo in forma di città”, accanto si trova il
Duomo. All’inizio i lavori sono seguiti direttamente dal Duca, successivamente subentra Laurana; esiste un
documento ufficiale con scritto “dovete ubbidire, seguire ciò che vi dice Laurana come se fossi ancora
presente io” che il Duca ha scritto affidando i lavori a Laurana perché doveva partire per la guerra. Il palazzo
è complicatissimo sia in pianta che in sezione, sta in cima a un colle, e c’era già un nucleo preesistente. Ha 2
affacci, in alto sulla piazzetta e strada, in basso sulla valle. Il cortile è il capolavoro del Rinascimento italiano,
la parte superiore è del 1500/1600. Il palazzo non è difendibile, è il contrario di tutti i palazzi e castelli:
Federico da Montefeltro applica una scelta di strategia militare, sposta le difese molto lontano dalla città,
ossia si difende dalle artiglierie che hanno un getto molto lungo. È incompiuto sulla piazza e l’ingresso. Il
Ducato è caduto e la Chiesa non ha né voglia né soldi per finire un palazzo non più ducale ma appartenente
ora a un governatore (vescovo o cardinale).
1. Il cortile
Palazzo de’ Medici e Strozzi sono vincolate dal reticolo fitto della città medievale, Urbino può realizzare un
progetto libero. Il rapporto tra la lunghezza e l’altezza è di 2:1 in modo tale da lasciare in luce sempre
almeno i 2/3 del cortile, a differenza di Palazzo Strozzi che ha un rapporto di 1.5:3 e che ha quindi un cortile
buio. Leonardo nel 1502 con l’assedio e la conquista da parte di Valentino parla del Palazzo e lo analizza.
C’è un portico classico su tutti i lati con l’ordine delle paraste (Laurana ha conosciuto Alberti a Mantova),
l’angolo è forte e le finestre sono ampie. L’eleganza è giustificata dalla presenza di marmo bianco nelle
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membrature, dalle finestre architravate classiche, da una trabeazione alla romana con la scritta in carattere
maiuscolo.
2. L’angolo forte (cortile)
Michelozzo e Da Maiano progettavano un angolo con colonna, fragile, che sopportava il doppio delle altre,
si annulla il capitello coperto dai 2 archi d’angolo. Qui vengono poste 2 paraste separate, in questo modo il
disegno non viene spezzato e le due facciate sono composte e complete.
3. La facciata (cortile)
I capitelli sono stati realizzati probabilmente con disegni o modelli perché sono degni del tempio di Adriano,
con una qualità più attenta di quella di Brunelleschi. La finestra è alla romana antica, non è la bifora alla
fiorentina albertiana e il tondo è memoria di Brunelleschi.
4. La facciata
La fronte più sorprendente è quella verso la valle, c’è un tentativo di guardare il paesaggio (già con Pienza e
logge dei de’ Medici). Questo nuovo interesse scaturisce da ragioni militare e da questo nuovo sentimento
di amore per il paesaggio. Le torri non sono difensive, al loro interno hanno una scala a chiocciola (come la
colonna traiana). Le due torri svettano: non si sa il motivo, ma si vedono da molto lontano, forse si pensa su
esempio dei minareti ma è un’ipotesi poco probabile.
5. Le loggette
Hanno il massimo della qualità dell’architettura e decirazione, con la colonna libera, la parasta angolare e la
volta a botte cassettonata (non può avere visto S.Andrea dell’Alberti perché ancora non era stato costruito,
le opere di Mantova Laurana non le vedrà mai perché nel 1471-72 va a Napoli). Sono le uscite domestiche
degli appartamenti del Duca.
6. Interno
All’interno il palazzo è ricchissimo, come quello de’ Medici con affreschi di Gozzoli e i pavimenti
d’antiquariato, qui i pavimenti sono delle basiliche paleocristiane. Lo studiolo ha intarsi lignei che
riproducono un’architettura prospettica e gli affreschi sono opera di artisti fiamminghi. Francesco di Giorgio
subentra nel 1472 e rimarrà fino agli anni ’90 e si occupa della finitura interna del palazzo (su disegni altrui
prima e su disegni propri dopo). Sono mano di Francesco di Giorgio lo scalone con le decorazioni, le finestre
e il grande corrimano, incassato, in pietra e con la forma della mano.
7. La cappella
Costruita per le orazioni è ricca di preziosi intarsi, è tarda (prima esperienza architettonica di Bramante). È
una piccola chiesa con volte a botte, un gusto ricco e prezioso per i tabernacoli e le cappelle.
8. Lo scalone
Francesco di Giorgio è ingengnere, costruisce una scala percorribile a cavallo da piazza del mercato a
Urbino fino al primo livello del palazzo. Il Duca aveva 2/3 cavalli: uno forte per la guerra, uno veloce per la
caccia e uno per cavalcare in città.
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9. Le mura
Federico da Montefeltro muore nel 1484 e Francesco di Giorgio prosegue con il figlio. Mette in crisi la
difesa tradizionale delle città, le mura diventano basse perché tanto i cannoni le distruggono.
San Bernardino per i francescani
La pianta originale non aveva nulla di fiorentino e brunelleschiano, l’idea iniziale era di Federico da
Montefeltro e voleva un mausoleo, imitando il tempio malatestiano, mai realizzato per la morte del Duca. È
un’architettura nuova, muraria, semplice e solenne esternamente con un carattere spoglio e severo su
volontà dei francescani. Ci sono elementi romani come la scritta, le colonne etc..
È un’architettura diversa da quella di Brunelleschi e Alberti. Le cappelle laterali sono dei semicilindri coperti
da ¼ di sfera. Il quadro più prezioso si trova ora a Brera: la pala di Montefeltro, probabilmente era lo stesso
spazio rappresentato nel dipinto. I muri laterali non sono portanti, i pennacchi sono retti da una colonna
libera.
Santa Marie delle Grazie al Calcinaio (Cortona, Arezzo)
Pianta a croce latina, navata unica e volta a botte. La sezione di destra è più bassa e le cappelle sono
scavate nel muro, tipico romano; la sezione di sinistra è più alta , le finestre con i vetri a metà, è uguale sia
fuori che dentro. Sorge una questione, se collocare il santuario dentro la città oppure fuori, vicino a una
cava di calce. Il santuario è destinato ai pellegrini che vengono per devozione; la cultura è diffidente verso i
forestieri che sono visti come portatori di furti, disordini ed epidemie. Viene progettato quindi fuori dalla
città, nel territorio, sicchè i forestieri non entrino necessariamente in città. I muri sono sempre bianchi, le
cappelle sono inserite nel muro. Lo scopo è costruire in altezza in modo tale che il santuario possa essere
visto da lontano (già la torre nolare di Chiaravalle). Il paesaggio e l’isolamento sono intatti. Il muro a vista è
in forma di casa (vitruviano: tempio=casa grande), la cupola ha una genesi differenti, è senza tamburo: il
santuario non svettava.
Difese militari
I San Gallo e Francesco di Giorgio non potevano scambiarsi nessun tipo di informazione perché erano gli
ingegneri militari di Firenze e Urbino, tuttavia le loro opere sono coeve. Il rinforzo del Ducato era posto
all’imbocco delle valli. Urbino è in alto, facile da colpire, quindi si difende il Ducato e non la città: è una
svolta, di lì a 100 anni i re di Francia non difendono Parigi ma la Francia (linea Maginot a 150 km da Parigi).
Leonardo e Francesco di Giorgio studiano il rinculo delle bombarde, occorre un piano inclinato su cui far
scivolare la canna se no il cannone spara senza mira. Viene studiata la parabola del colpo: il calcolo diventa
l’esperienza che fa dell’ingegnere militare una personalità fondamentale, ossia sapere quanto bisogna
alzare la canna per percorrere una certa distanza. Intono al 1530/40 si capisce che il muro non resiste al
cannone quindi si fanno lontane dalla città delle trincee di terra perché il colpo non fa il buco nella terra.
Nei disegni di tipi di fortezze c’è un elemento comune: un nucleo centrale e zone per spostare le armi.
1. Sassocorvaro
È una delle prima fortificazioni. Gli spalti sono relativamente bassi e percorribili perché le bombarde hanno
le ruote, le bocche sono situate dove escono le bombarde. La forma non è più caratterizzata dai merli e dal
fossato, ma dallo spalto dove si muovono i cannoni e le feritoie sono grandi per le canne delle bombarde.
All’interno c’è il palazzo con un cortile e una scala per portare i cannoni, tutto è adattato al territorio.
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Altre difese militari sono Cagli, posta in pianura, costruita in mattone e elegante; Moncavallo, con cannoni
molto forti e grossi, Baciopontelli, costruito per Dellarovere che aveva sposato la figlia del Duca di
Montefeltro, dentro un palazzo, fuori dei bastioni, le mura sono basse e non ha merli.
Chiesa e Spoleto
Ex tempio romano, Francesco di Giorgio l’ha forse potuto vedere. C’è l’angolo con la stessa soluzione che è
presente anche in San Bernardino.
Arco di trionfo spezzato
Un pittore può costruire rapporti di storia liberi, alla nascita di Cristo non esistevano ancora gli archi di
trionfo. Il fatto che disegni un arco spezzato significa che con la nascita di Gesù l’architettura pagana è in
rovina.
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IL 1500: CAMBIAMENTI ALL’INTERNO DEL RINASCIMENTO
Nel 1499 cade il Ducato Sforzesco, quando entrano a Milano le armate del Re di Francia. Milano inizierà ad
essere contesa per 35 anni tra Francia e Spagna, alla fine diventerà un possedimento spagnolo per
200 anni, poi Austriaco e poi il Risorgimento. Fuggono da Milano tutti coloro che erano collegati ai
favori di Ludovico il Moro, i suoi ingegneri ducali quali Donato Bramante, che raggiunge Roma sicuramente
prima del marzo del 1500. Va a Roma perché il suo ultimo committente a Milano è Ascanio Sforza, il
Cardinale che sta a Roma. Egli raggiunge Roma e, come dice Giorgio Vasari, ha subito una serie di lavori. La
storiografia subito dopo Donato Bramante fino ad oggi è convinta che il suo arrivo a Roma ed i 14 anni della
sua attività (muore nel 1514) costituiscano la svolta decisiva del Rinascimento. Dalla fase empirica,
regionale e differenziata con un’unica importante figura, Leon Battista Alberti, viene il 1500 in cui la
padronanza del linguaggio classico è completa, si scrivono i grandi trattati d’architettura, si teorizza, si
diffonde e c’è una sorta di sicurezza universale del classicismo. Questa è la svolta che la critica
riconosce essere stata compiuta da Donato Bramante. Raffaello Sanzio, in architettura l’allievo
prediletto di Donato Bramante, Serlio, un trattatista, e Palladio, alla fine del secolo, scrivono che
“l’architettura romana antica, sepolta e cancellata dal Medioevo, risorge grazie a Donato Bramante”.
Questo vuol dire che il Rinascimento intende cancellare, prendere le distanze dal Medioevo e, in questa
lunga ricerca che va da Brunelleschi ai primi del 1500, è Donato Bramante a
uguagliare gli antichi. Oggi la critica contemporanea, con qualche forzatura,
ritiene che in molti casi Donato Bramante ed i bramanteschi del 1500
superino gli antichi, come Palladio. Raffaello Sanzio fa tre volte il ritratto
dell’anziano Donato Bramante (uno nelle Stanze Vaticane e due nella scuola
di Atene), che in questo sta disegnando su una lavagnetta ed impersona il
grande filosofo Euclide.
Donato Bramante
Chiostro della Chiesa di S.Maria della Pace, 1502-1509 (date incerte)
La prima opera importante (compiuta e certa), non la prima in assoluto, è il
Chiostro della Chiesa di S.Maria della Pace, una chiesa del 1400. In questo
chiostro Donato Bramante costruisce solo con gli ordini classici, non esiste
nessuna decorazione applicata oltre al linguaggio proprio dell’architettura (ovvero
capitelli, colonne, paraste, basi, cornici). È un’opera che ha molto colpito. Donato
Bramante adotta al piano terreno l’ordine romano (ordine che deriva dai teatri e dal
Colosseo), con pilastri che reggono arcate e piedistalli con delle paraste piatte che
reggono la trabeazione. Come a Milano nei chiostri di S.Ambrogio, Donato Bramante fa un piano superiore
meno alto, con un ordine inferiore rispetto al primo, aggiunge quindi un elemento che a Roma non
era presente: l’ordine contratto, cioè più basso (sotto ci sono i refettori, le sale ed il capitolo mentre sopra
ci sono le celle dei frati; pertanto è evidente che il piano è più basso anche per ragioni economiche).
Donato Bramante usa tutti gli ordini, in una specie di manifesto dell’architettura di Vitruvio. C’è il pilastro
dorico (che in realtà è tuscanico), la parasta ionica, al piano sopra l’elemento corinzio e l’elemento
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composito. Quattro ordini architettonici insieme in un’unica costruzione a rappresentare alcuni
elementi della Roma antica.
Tempietto Martirium, S.Pietro in Montorio, Roma, 1502-1509 (date incerte)
Il secondo progetto di Donato Bramante, il Tempietto di S.Pietro in Montorio a Milano, è
l’opera più celebre del Rinascimento Maturo. Questo è il punto della crocefissione di
S.Pietro a testa in giù. A questa celebrazione partecipano anche i reali di Spagna,
ovvero i due finanziatori di questo Tempietto Martirium sul luogo della
crocefissione di S.Pietro. Questo disegno moderno rappresenta il progetto completo
di Donato Bramante, di cui verrà realizzata dal 1504 al 1509 solo il sacello centrale. Attorno, egli voleva
costruire una sorta di rec into architettonico che isolasse il tempietto dallo spazio attorno. È un concetto sul
quale Donato Bramante tornerà negli anni della basilica di S.Pietro. Vediamo un colonnato
rotondo d’ordine dorico completo con la trabeazione a triglifi che circonda il tempietto. Questo
tempietto imita il tempio rotondo, un tempio particolare e raro (c’è anche nell’architettura greca
a Delfi) legato all’idea del santuario e più tardi a quella del martirio. Nel disegno del tempietto
vediamo che c’è anche una parte di cripta al di sotto. È un tempietto dalla forma perfetta,
in cui Donato Bramante raggiunge la perfezione della qualità degli antichi. Non si è più in
un’affannosa ricerca per imitare gli antichi, gli antichi sono stati raggiunti e addirittura, per
alcuni, superati. Il tempietto è, a detta di tutti, il primo esempio (ed anche uno degli ultimi) di
concinnitas, un termine albertiano teorizzato nel suo trattato che indica la perfezione di un monumento, di
un’op era architettonica o di un organismo al quale non si può né aggiungere né togliere alcunché senza
peggiorarlo. È una forma perfetta conclusa ed intoccabile. Anche il tempietto non ha
decorazione aggiunta, ha solo una costruzione con gli elementi dell’architettura, citando
per la prima volta in maniera completa l’ordine dorico (con i triglifi e le metope,
queste ultime scolpite con i simboli della cristianità, come nel tempio greco). Le colonne
sono 16 e gli ingressi con 4, le nicchie fra una porta e l’altra sono 8, poi c’è un tamburo
con le nicchie e le paraste, una seconda trabeazione e poi c’è una perfetta cupola
semisferica con lanterna (mentre il tempio di Vesta a Tivoli aveva la copertura fatta da
un cono molto basso). Sulla balaustra ci sono dei dubbi sull’esecuzione, avvenuta
probabilmente dopo la morte di Donato Bramante. Ciò che è sicuro è che siamo di fronte alla
padronanza piena del linguaggio degli antichi e ad una rappresentazione perfetta.
Cortile del Belvedere
Tra il 1506-1508 Papa Giulio II complica ancora di più le cose a Donato
Bramante, volendo legare il nuovo S.Pietro (di cui esistono molti fogli di progetto ma
non ancora la decisione finale) con il cortile del Belvedere. In alto c’è la Cappella
Sistina, sotto a destra ci sono i Palazzi Vaticani in disordine, da lì parte il Colle Vaticano,
in cima c’è la Villa Papale del 1400 ed il Papa vuole unire la basilica (parte bassa)
con la cima del Colle Vaticano. Questo progetto di Donato Bramante mostra il cortile del
Belvedere in costruzione. Anche qui Papa Giulio II ha delle idee di una grandiosità
che eguaglia quella dei maggiori imperatori romani. C‘è la volontà di eguagliare i
grandi imperatori costruendo un edificio lungo 350 metri con un sistema di scale, che n
on verrà fatto, per salire a terrazzamenti successivi fino al palazzo finale. Doveva essere un
edificio con un gigantesco cortile, per quello alla fine gli rimane il nome di Cortile del Belvedere. S econdo
alcuni, questo cortile doveva essere realizzato come un parco-giardino, secondo altri doveva essere
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un teatro all’aperto per grandi ricevimenti, ma poi c’è l’edificio tutt’attorno di progetto bramantesco con
tre ordini alla base, poi salendo diventano due ed in cima uno (a causa degli sbalzi dei
terrazzamenti). Un’incisione datata intorno al 1580 ci da l’idea di come doveva essere il Cortile del
Belvedere prima di una grande alterazione. In basso c’è l’edificio bramantesco, con i terrazzamenti
finiti a giardino, in alto a sinistra c’è il grande S.Pietro con il tamburo della cupola in costruzione. Vediamo
la colossale dimens ione del Cortile del Belvedere. In questa foto vediamo la
situazione attuale che, a detta di tutti, è molto deludente perché non si riesce a
vedere la grandiosità del Cortile del Belvedere (se non in volo). L’attuale cortile è
praticabile solo nella parte posteriore perché è occupato al
90% dai musei vaticani, cresciuti nel tempo fino a
raggiungere questa enorme dimensione circa 70/80 anni fa. Il primo cortile, in
cui ci sono i tre ordini sovrapposti di Donato Bramante, non lo si vede. I
visitatori normali vedono la parte centrale, affacciandosi alle finestre mentre sono
nel museo, e praticandone solo l’ultima parte. Si vede come, lentamente, il grande progetto di
Donato Bramante è stato poi costruito. Nel 1600 è stato però tagliato in due da un corpo di
fabbrica, che ne ha completamente annullato la continuità visiva, che sarebbe stata molto superiore
rispetto ai resti dei Palazzi Imperiali sul Colle Palatino o ai templi egizi. Tutto ciò che era già stato messo
in discussione lo è adesso ancor di più perché manca l’autorità del committe nte Papa Giulio II
(muore nel 1513), non è sicuro che Papa Leone X voglia spendere molti soldi per fare la piazza centrale, non
c’è più l’architetto e cominciano così a farsi più forti le voci dell’opposizione. Unico cortile del
Belvedere che si può vedere uscendo dai musei vaticani. L’assetto lascia qualche perplessità, si
vede anche nella parte più bassa dell’edificio bramantesco la grandiosità di questo impianto.
Donato Bramante inventa una scala “a lumaca” (oggi definita “a chiocciola”) in cui
presenta cinque ordini, partendo dal basso sale dall’ordine più antico e rozzo fino
ad arrivare al più moderno e slanciato: tuscanico, dorico, ionico, corinzio,
composito. Sovrapposizione di ordini che reggono questa scala elicoidale.
Altri artisti di rilievo
Antonio da San Gallo, Il vecchio
1. S.Biagio, Montepulciano
Antonio da Sangallo il vecchio è stato a Roma. È un’altra pianta centrale di santuario a croce
greca, con un’unica torre, la cupola è moderna (nel senso che mostra la sua forma, non è
racchiusa in un tiburio come quella in S.Maria delle Grazie), il tamburo cilindrico e sotto il
cubo. Nella pianta vediamo in basso a destra la torre costruita ed a sinistra l a torre non
costruita.
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Raffaello
1.Villa Madama, Roma
Raffaello Sanzio ha una breve ma molto ricca stagione architettonica. Il nipote del
Papa Leone X lo incarica di costruire fuori Roma una villa romana. La villa per il nipote del
Papa, che oggi si chiama Villa Madama, ha gli spazi interni che derivano dalle terme
romane (esedre con nicchie, volte con cupola e decorazione che Raffaello Sanzio ha visto
negli scavi sul Palatino e nelle terme). Raffaello Sanzio è un architetto alla romana, Villa
Madama però è sfortunata: doveva avere una gradonata, un ippodromo e delle piscine
ma, ess endo fuori Roma, viene saccheggiata dal 1527 dai Lanzichenecchi (Raffaello
Sanzio è già morto, la stanno realizzando i suoi allievi tra cui Antonio da Sangallo il giovane e Giulio
Romano) e poi non verrà più terminata. In questo modello moderno viene fatta un’ipotesi in cui ci
sono elementi certi che fanno parte del frammento di villa, c’è la corte che non esiste,
c’è il teatro, ci sono delle mura per proteggerla. Villa Madama sarebbe stata
sicuramente un’opera di riferimento ai modelli romani. Brunelleschi non costruiva
modelli di chiese, ville, templi e palazzi alla romana, erano tutte opere moderne con
l’uso di elementi linguistici romani. Con Raffaello Sanzio c’è il tentativo di replicare
spazi, ambienti, tipologie e modelli romani antichi.
Baldassarre Peruzzi
1.Villa Chigi (oggi Farnesina), Roma
L’altro personaggio di cui dobbiamo parlare del primo 1500 romano è
Baldassarre Peruzzi, un senese che viene chiamato dal Principe Chigi, un
committente senese molto ricco (l’uomo più ricco di Roma negli anni di Leone X).
Un uomo talmente ricco da avere un palazzo, Palazzo Chigi, nel cuore di Roma. Egli
commissiona a Baldassar re Peruzzi la sua villa al di la del Tevere, che oggi si
chiama Farnesina perché acquistata dai Farnesi. Oltre alla villa, Raffaello Sanzio
gli costruisce le scuderie, che sono andate perdute. Poi progettano insieme l’imbarcadero, perché il
Principe Chigi attraversava il Tevere per raggiun gere Roma. Baldassarre Peruzzi è
aggiornato nell’architettura, lo vediamo dalla loggia al piano terreno, il portico d’ingresso
affrescato internamente (oggi è chiuso a vetri) con l’ordine di Donato Bramante, le due ali al
piano superiore con il grande salone, le finestre con la trabeazione, le paraste che danno
ordine rigoroso a questa villa moderna, con linguaggio classico. Loggia affrescata da
Raffaello Sanzio e dalla sua bottega, mentre Baldassarre Peruzzi affresca il grande salone
che c’è sopra. Gli intarsi preziosi e policromi indicano il modo di decorare i palazzi imperiali romani. Tutto è
prezioso.
2.Palazzo Massimo alle Colonne, Roma
L’altra opera di Baldassarre Peruzzi è il Palazzo Massimo alle Colonne, un edificio
strano in quanto Baldassarre Peruz zi è ch iamato a costruire su un tessuto
medioevale irregolare. Vediamo l’ordine dorico e le finestre moderne romane,
una sorta di invenzione di Baldassarre Peruzzi. Vediamo qui il primo grande cortile a
due piani, il portico ed il loggiato con colonne ed architravi, l’ordine dorico (strada che ha
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aperto Donato Bramante). Nessun reale d’Europa può avere come arredamento della sua loggia dei busti
romani autentici in porfido, ma qui ci sono perché il Principe Chigi è un collezionista.
Michelangelo
Michelangelo, nella lunghezza della sua vita, attraversa momenti molto diversi della storia dell’architettura
e della pittura. Da giovane è immerso nell’ideale del classicismo e dell’antico (il David e la Pietà di S.Pietro),
poi c’è un periodo chiamato Bramantesco in cui Michelangelo non fa l’architetto ma assiste, poi
viene chiamato a Firenze e le opere fiorentine mostrano un personaggio che non si cura della
correttezza linguistica di un sistema logico razionale in quando gli interessa ottenere solo i risultati.
Nella cupola, utilizza proprio la plasticità scultorea per ottenere un risultato molto più forte, in una
dimensione urbana (in quanto domina tutta Roma), cosa che non sarebbe avvenuta con le cupole di
Donato Bramante e di Antonio da Sangallo. Michelangelo ha una predilezione particolare per la scultura.
Mette in crisi il raggiungimento della perfezione del linguaggio antico dell’epoca di Bramante essendo un
personaggio a cavallo tra il classicismo del primo ‘500 e la seconda fase, chiamata Manierismo.
Volta della Cappella Sistina
In quest’opera di intrecciano le vicende di Bramante e Michelangelo: Bramante ha il compito di costruire il
ponteggio. Michelangelo vuole un ponteggio che sia mobile e scorrevole e non tappi tutta la cappella per
permettergli di avere una visione d’insieme. Nascono tensioni su questo argomento tra Bramante, con
Raffaello Peruzzi e Antonio da Sangallo il giovane, e Michelangelo, con Sebastiano del Piombo. L’ambiente è
enorme, ha le proporzioni del tempio di Salomone (non le stesse misure ma gli stessi rapporti). Domina col
tetto tutto il paesaggio del vaticano, sembra una tenda: la Bibbia parla di tenda prima di tempio, al tempo
di Mosè.
Monumento sepolcrale a Giulio II e il Mosè
È percorribile per entrare a vedere un sepolcro, che in realtà non verrà mai realizzato, è un’opera di
architettura. Per alcuni cardinali si tratta di blasfemia perché l’idea era di metterlo in centro a San Pietro al
posto dell’altare (dà fastidio soprattutto a Bramante). Al posto che il grande monumento Michelangelo
realizza il complesso del Mosè, costituito da due statue e Mosè, posto nella basilica di San Pietro in Vincoli e
non in Vaticano, su volere di Leone X.
Contesto storico e i disegni
Michelangelo a Firenze si occupa delle fortificazioni e delle difese, due papi sono de’ Medici e lavorerà
quindi per i de’ Medici sia a Firenze che a Roma. Nel 1527 avviene il sacco di Roma che provoca danni alla
città, ai monumenti, interrompe i lavori in San Pietro per 10 anni, e di conseguenza entra in crisi anche la
figura del Papa e della cultura italiana.
Michelangelo disegna l’architettura come la scultura, tutto ombreggiato, con realismo fino a riconoscere la
qualità e l’effetto che cercava, disegna al vero; cambiava gli ordini: i modelli sono gli ordini disegnati sul
muro in scala 1:1, ritagliati su cartone e questo permette un’operazione fondamentale, ossia poteva
progettare tutto ex novo e personalizzato dando alle maestranze i modelli.
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Facciata di San Lorenzo
Papa Leone X rientra a Firenze trionfante accompagnato da artisti fiorentini. Nel 1516 viene indetto un concorso (di linguaggio architettonico e non tecnico come quello per la cupola vinto da Brunelleschi) fra i migliori architetti della sua corta a Roma (Giuliano da Sangallo, Antonio da Sangallo il giovane, Michelangelo, Sansovino) il cui tema era di progettare una facciata alla chiesa di San Lorenzo. Gli architetti che sono sì di orgine
fiorentina ma di formazione romana progettano una facciata alla romana antica. Giuliano da Sangallo presenta una facciata molto ricca, con metope in finto bronzo, gli ordini sono posti molto in evidenza, con uno stile molto lontano da Brunelleschi. Pare dovesse vincere Sansovino ma, dopo una serie di complesse vicende e con la volontà del Papa, vince il progetto di Michelangelo. Gli viene anche commissionato di redigere un modello in grande scala (6-7 metri di lunghezza). Michelangelo fa una proposta provocatoria: esegue un progetto classicista romano, non un progetto fiorentino. La chiesa è un enorme rettangolo con doppio ordine classico, nicchie, piedistallo che fa da prima trabeazione, nessuna decorazione ed una facciata di un classicismo che a Firenze avrebbe avuto un’accoglienza poco brillante. Il modello non verrà mai eseguito ed ancora oggi S.Lorenzo ha la facciata rustica. Tomba per Giuliano de’ Medici e Lorenzo de’ Medici
La famiglia de’ Medici vuole costruire la Sagrestia nuova simmetrica a quella di Brunelleschi con dentro i due monumenti funerari. L’opera è ricca di tensioni plastiche: l’architettura deve dialogare con le sculture (ombre molto forti) e per fare questo lavora sul muro e lo costruisce molto spesso per poterlo sfondare in profondità per dare ombra e mettere in risalto la scultura, usa due materiali, il marmo bianco e la pietra serena. Arricchisce gli ordini, le finestre sono finte con un timpano che non serve a nulla, è un’architettura di libera plastica invenzione senza un corrispettivo nella realtà. Non gli piace la trabezione classica e la inverte: l’architrave è sottile mentre la cornice è enorme e aggettante creando un’ombra gigantesca. L’ombra della scultura centrale si unisce alle altre in un “concerto di effetti plastici”. Così facendo, Michelangelo comincia a staccarsi dal classicismo e da quel momento in cui si tentava di completare il sistema classico degli ordini nella composizione. La Biblioteca Laurenziana
Anche questa biblioteca è per i Medici, nel complesso di S.Lorenzo, per il loro patrimonio di manoscritti e documenti. È una libreria antiquaria, senza libri moderni a stampa (ormai la stampa è corrente, siamo oltre il 1520). Qui Michelangelo stravolge tutto ciò che avrebbe fatto un architetto del suo tempo all’interno della cultura rinascimentale classica: fa della scala nell’atrio più basso che porta alla biblioteca una protagonista plastica, un monumento (cosa mai avvenuta, neanche nel grande Palazzo ad Urbino), è aperta ed isolata al centro di un quadrato, con dei trucchi che aprono la strada ad una certa corrente
dell’architettura del 1500: il Manierismo. I gradini della scala centrale vanno incontro allo spettatore e sono più numerosi rispetto alle scale laterali, c’è l’idea di un percorso centrale e di due percorsi trionfali laterali, le colonne incassate nel muro sono un arbitrio e si pensa che reggano anche il muro (da sempre, le colonne che reggono la trabeazione stanno davanti e staccate dal muro, mai incassate), queste colonne poggiano su una cornice retta da due mensole stirate (due mensole reggono una cornice che regge le colonne che reggono la trabeazione). Un ulteriore invenzione riguarda la base classica che regge sia muro che paraste: vista dall’alto la base è diversa da quella reale eprchè nessuno a meno che ci si sdrai in terra nota il difetto: il toro sembra doppio perché è visto dall’alto, in realtà è solo la parte alta. Tratta in modo diverso la parete interna di un finto cortile, aprendo la strada ad una sorta di “crisi” del Rinascimento classico, a pochi anni di
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distanza dalla sua affermazione. Michelangelo fa molti disegni di studio, schizzi di grande qualità. Arrivati alla sommità, c’è una biblioteca con finestre sui due lati, un soffitto piatto di legno (su disegno di Michelangelo, come il pavimento e gli scaffali che oggi sono stati sostituiti). Una grande sala che non ha nulla a che fare con la tradizione delle biblioteche al tempo nota, da Michelozzo in poi (a tre navate, con gli scrivani, etc.).
Il Campidoglio
Dopo il sacco di Roma gli viene chiesto di risolvere il problema del Campidoglio (che già di era posto Niccolò V). Il suo compito è sistemare la piazza, ossia un antico palazzo senatorio, quello dei senatori (a sx) e quello dei conservatori (a dx). Questo impegno lo occuperà per tutta la vita e non lo vedrà finito. La lenta scala di salita fornisce gtande importanza al Campidoglio, il palazzo dei senatori viene disegnato da Michelangelo ma non realizzato. Michelangelo, qualche anno dopo, introduce nel Palazzo dei Conservatori l’ordine gigante presente anche nella tribuna di S.Pietro. È una novità
straordinaria dell’architettura, in quanto un edificio a due piani non ha più due ordini sovrapposti, ma un unico ordine su un piedistallo di paraste che va su fino in alto a reggere una trabeazione. La trabeazione è in rapporto a tutta la facciata, per cui se il palazzo è di 20 metri, la trabeazione è di 4 metri abbondanti. Se fosse in proporzione con gli ultimi 8 metri (un piano) sarebbe meno di 2 metri. Il gigantismo, che nasce anche con Michelangelo, fa si che il palazzo sia una sorta di enorme tempio con elementi verticali giganti, con una trabeazione alta quasi 5 metri, sopra lo sporto, la balaustra e le statue. Ordine colossale, ordine minore che legge il piano intermedio, portico profondissimo a creare un buco nero (forzatura delle ombre, espressionismo architettonico di Michelangelo molto imitato nei secoli), una finestra diversa dalle altre al centro. Palazzo Farnese
Iniziato da Antonio da Sangallo il giovane viene finito alla sua morte nel ’46 da Michelangelo. Il muro liscio è costituito da 3 grandi fasce, è enorme, il più grande palazzo fino ai ministeri del 1800. Michelangelo interviene violentemente al terzo piano, varia la facciata con una grande finestra, inserisce l’attico e modifica il cortile. Forza le ombre nelle nicchie, che non sono nicchie classiche ma sono dei buchi neri che ospitano dei busti romani. È uno sfoggio di ricchezza e di potenza della famiglia del Papa. È un’architettura alla romana antica: i Farnese
possedevano busti romani originali che vengono posizionati nel cortile. L’idea di un ponte che collegasse Palazzo Farnese con Palazzo Chigi appena acquistato non fu mai realizzata. Terme di Diocleziano
La longevità permette a Michelangelo di coprire tutta l’architettura del 1500. Gli viene dato un incarico che contraddice l’amore per l’antico perché gli viene chiesto di intervenire sullo spazio centrale delle terme di Diocleziano, perché Papa Paolo V vuole costruire la chiesa di Santa Maria degli Angeli; le volte romane sono autentiche. Porta Pia
È l’ultimo lavoro di Michelangelo. L’intento è di monumentalizzare una porta di Roma. È un progetto molto discusso da Michelangelo, ci sono dubbi se sia stato tutto eseguito da Michelangelo o dai suoi seguaci. È profonda come un palazzo: all’interno c’erano le dogane. La decorazione è a fantasia, è inventata: le porte
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trionfali sono quelle del 1600. Porta Pia è il punto nel quale i bersaglieri sfonderanno il muro e conquisteranno Roma nel 1870.
Il cantiere di San Pietro
Bramante
Dal 1506 Donato Bramante viene coinvolto dal nuovo Papa Giulio II (diventato Papa nel 1503
successivamente ad Alessandro VI), un uomo autorevole, con grande volontà di costruire e di
avere artisti attivi al suo seguito, tra cui Michelangelo per la sua tomba. Tra il 1505-
1506 Giulio II decide di abbattere progressivamente l’antica basilica costantiniana di S.Pietro
(che è ancora in piedi tranne il coro in fondo, rifatto da Bernardo Rossellino nella metà
del 1400) sostituendola con un grande progetto che rivaleggi nel mito con S.Sofia di
Costantinopoli, la grande basilica della cr istianità diventata dal 1453 moschea in mano ai
Turchi ed agli Ottomani. Roma deve sostituire Gerusalemme e Costantinopoli, perché
sono entrambe in mano agli islamici. Donato Bramante ha ben presente, come
Giuliano da Sangallo, l’evoluzione della pianta centrale del 1400, che si vede anche
nella Sagrestia vecchia di Brunelleschi; in Santa Maria delle Carceri di Giuliano da Sangallo;
nella soluzione con le absidi e l’uso di cupola e mezza cupola. Donato Bramante riesce a
partire da qualcosa di piccolo fino ad arrivare ad un edificio gigantesco ed imponente. Il
colossale non si può fare con una forma unitaria, occorrerebbe fare il
Pantheon che però h a il difetto di essere una costruzione bassa (il
rapporto è 1:1). Il Papa vuole invece un monumento ben visibile, il cui
rapporto sia almeno 1:2. Questo si può ottenere con una croce greca
con un quadrato (con una grande cupola rotonda), dei bracci coperti da
volte, delle absidi e, agli angoli, sotto delle sagrestie e sopra delle torri.
Sagrestie perché S.Pietro avrà la presenza dei grandi paesi cattol ici, ci saranno la
sagrestia della Francia, della Spagna, della Germania meridionale, etc. oltre che
quella dei vescovi, cardinali e monsignori italiani. Andando avanti, parallelamente, Donato Bramante
e Giuliano da Sangallo (rivali) arrivano ad ipotizzare quello che sarà lo schema finale: una croce
greca enorme, con i bracci allungati, terminante in absidi, con attorno quattro croci greche più piccole. Se
al centro c’è una cupola, ai lati ci saranno quattro piccole cupole. Questa forma viene
sicuramente ingigantita da chiese bizantine-ortodosse. Le chiese a cinque cupole si
chiamano quincunx. In un progetto di Giuliano da Sangallo si vedono un enorme pianta
centrale composita con le c inque cupole. Nel momento in cui Donato Bramante verrà
scelto, probabilmente dal 1506 (anno della posa della prima pietra), a Roma sono in
tanti a mettere becco: i due Sangallo ed il nipote Antonio da Sangallo il giovane,
Michelangelo (che sta dipingendo e scolpendo ma che è coinvolto nella vicenda), il dotto Fra Giocondo,
Raffaello Sanzio (che diventa il pittore più importante e celebrato di Roma), Baldassarre Peruzzi (un senese
di grande talento) ed altriDonato Bramante resta solo e lavora con Baldassarre
Peruzzi su quello che è considerato il più importante disegno di tutti i tempi (il
foglio si chiama A1, Architettura Uno, conservato agli Uffizi a Firenze). È mezza pianta
del S.Pietro di Donato Bramante. È un disegno perfetto, in cui si vede la quincunx
sviluppata nel 1506. Siamo di fronte al più grande monumento della modernità.
S.Sofia, il mito, è molto più piccolo di questo progetto. Non è vero che esiste un unico progetto di Donato
Bramante, come non è vero che la sua progettazione non sia tormentata e piena di ipotesi diverse. Pianta
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del “foglio della pergamena” (A1). In un disegno moderno viene ipotizzato il S.Pietro di Donato Bramante.
Nessuno, dalla pianta di una cattedrale, può inventarsi com’è la cattedrale che sale, nessuno dalla
pianta di un museo moderno può essere sicuro di inventare giusto l’alzato, ma nel classicismo,
conoscendo la nicchia, certe colonne, gli intercolumni ed altri elementi conosciamo gli alzati. In questo
disegno moderno egli cerca di ambientare il nuovo S.Pietro di Donato Bramante, che ancora non distrugge
completamente. Rimangono in piedi il quadriportico e la loggia delle benedizioni. Nell’ipotesi bramantesca
sono presenti quattro disegni. Nessuno è mai riuscito a mettere in ordine cronologico i diversi progetti.
Vediamo qui l’idea delle terme romane, che sono chiuse in un enorme recinto con sale ed esedre varie, al
centro l’enorme monumento nuovo ed in ombra la piccola basilica che si sta distruggendo.
Si sta lavorando ai quattro piloni, ma tutto il resto è stitico. Ad un certo punto Baldassarre
Peruzzi si stufa e torna a Firenze, lasciando solo Donato Bramante che decide di
iniziare a collaborare con il giovane Raffaello Sanzio, che si dichiara suo allievo in
architettura. Nel progetto numero due vediamo qui i deambulatori (simili a
quelli del S.Lorenzo di Milano). Anche qui ci sono la croce greca inscritta con
quattro croci greche attorno, cinque cupole, quattro torri e quattro absidi. La
prima cosa che i critici osservano è che Donato Bramante, nella sua voglia di
perfezione, non fa neanche una facciata. Esistono quattro lati perfettamente uguali ma non c’è un
ingresso. In questa medaglia, coniata nel 1506, si vede il progetto in alzato: le absidi, le torri, la
grande cupola bramantesca (simile al Pantheon). La medaglia è celebrativa, fatta prima del progetto
esecutivo e prima del momento della posa della prima pietra, nonché prima dell’inizio dei lavori.
Quando nel 1514 muore Donato Bramante ci sono solo quattro piloni e quattro arcate, il cristianesimo non
ha quindi la basilica. Non c’è un posto dove il Papa possa fare le grandi cerimonie. Bisogna quindi andare
avanti con il cantiere. Si fa viva la voce che sostiene, con molto buonsenso, che la pianta centrale composita
è poco adatta a ciò che deve servire S.Pietro perché: entrando lateralmente non si vede niente, la
ripetizione dei pilastri sono perfezione compositiva architettonica ma non vanno bene rispetto ad
una pianta longitudinale con una lunga navata (che permette a fedeli e cardinali di entrare vedendo
l’altare). La popolazione si spezza in due: per metà bramanteschi e per metà favorevoli allo sviluppo della
pianta longitudinale. L’assurdità è che, mentre S.Pietro va avanti lentamente inghiottendo molti soldi e
venendo su di pochi centimetri ogni mese, sul modello di S.Pietro nascono due chiese che sono,
come questa, a pianta centrale, con alcuni elementi che possono far capire la somiglianza:
tamburo 500esco, cupola bramantesca, finestre del 1500, attico, nicchie quadrate centrali
che si trasformano in cilindro della pianta centrale. La spettacolare cupola di S.Maria della
Consolazione a Todi è grande la metà di quella futura di S.Pietro, realizzata da Michelangelo. Su
progetto di Cola da Caprarola la struttura è un cubo con un cilindro, con absidi, finestre alla romana antica
e un attico. È un santuario isolato. La seconda chiesa è San Biagio a Montepulciano su progetto di Antonio
da Sangallo il vecchio. Il progetto doveva avere due torri ma ne venne costruita una sola, la struttura è un
cubo con un cilindro e una semisfera. Anche a Venezia si ripropone un progetto per San Pietro che vuole
metà delle persone a Roma, ossia la basilica. Un nartece intorno contiene le reliquie.
Raffaello Sanzio
Raffaello Sanzio, su suggerimento del morente Papa Leone X, eredita il cantiere di S.Pietro.
Egli, oltre a dipingere, fa l’architetto. In questa incisione si vede come si poteva fare una
mediazione tra chi voleva una pianta centrale e chi voleva una pianta longitudinale (in cui la
bottega di Raffaello Sanzio prende l’elemento del pilone di Donato Bramante smussato, un
grande pilastro su cui poggerà la cupola, e prosegue il progetto di Donato Bramante tradendolo
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nella creazione in basso una bella facciata). La perfezione assoluta della forma architettonica
bramantesca cozzava contro l’esigenza di una grande facciata monumentale di accoglienza, con tutti gli
elementi che il partito della pianta longitudinale sostiene con elementi molto validi. Questo disegno
moderno, che deriva da una serie di schizzi di un taccuino raffaellesco, probabilmente Raffaello
Sanzio mette le basi per quello che sarà lo sviluppo dopo la sua morte di S.Pietro. Raffaello Sanzio
sposterebbe al centro l’obelisco del circo di Nerone, due torri per la tradizione
delle cattedrali cristiane (scelta conservatrice di tradizione), una bella facciata e dietro
sicuramente la cupola di Donato Bramante. Il primo problema della progettazione è
che c’è una spaccatura tra coloro che vogliono riprendere lo schema tradizionale
longitudinale in senso moderno delle basiliche e quelli che vogliono proseguire
fedelmente i progetti di Donato Bramante. Il secondo problema è la spesa, ad una certa data il
cantiere è sottoposto a critiche e non è più difeso da nessuno. Il progetto è costosissimo e questo
è uno dei motivi da cui parte la protesta di un agostiniano tedesco, Martin Lutero. La prima scintilla di
quella che sarà la riforma protestante, la spaccatura dell’Europa tra luterani protestanti a nord e cattolici a
sud avviene anche con il pretesto delle spese eccessive del cantiere di S.Pietro. Dunque, motivi
architettonici che potrebbero essere sintetizzati dal rapporto tra mondo classico portato alle più
vistose conseguenze forali e monumentali e tradizione, se non fosse per gli elementi nuovi la facciata
potrebbe essere di una cattedrale gotica. Se c’è una piazza con una facciata d’ingresso è chiaro
aspettarsi uno sviluppo longitudinale, ecco perché Donato Bramante insisteva su quattro facciate uguali
con al centro un monumento celebrativo accessibile da un recinto. Ci sono varie liti tra Donato Bramante e
Michelangelo: il secondo stava progettando una grande tomba che Papa Giulio II voleva collocare al
centro della basilica (sopra alla tomba di S.Pietro), mentre il primo
aspirava ad un monumento puramente architettonico ed era assolutamente
contrario. Donato Bramante toglie le armature un po’ prima di quanto volesse
Michelangelo e quest’ultimo si arrabbia. Questa è un’immagine tra le più
importanti del S.Pietro tra Donato Bramante e Raffaello Sanzio: vediamo la
struttura di S.Pietro, con muraglioni e con un andamento allungato (non bramantesco) ma con le volte a
botte (bramantesche).
Antonio da Sangallo (il giovane)
Si arriva al secondo Papa Medici, Clemente VII, ed al Sacco di Roma. Il Sacco
di Roma è uno shock spaventoso per Roma e per l’Italia. I Lanzichenecchi
conquistano Roma, rubano e costringono il Papa a rifugiarsi in Castel S.Angelo.
Tutti scappano tranne Antonio da Sangallo il giovane, che si rinchiude con il
Papa nel castello difendendolo con perizia. È evidente che, quando i
Lanzichenecchi se ne vanno e Roma lentamente riprende a vivere, dal 1528 in
avanti, Antonio da Sangallo il giovane diventi l’architetto del Papa. È Antonio
da Sangallo il giovane (nipote di Giuliano da Sangallo e Antonio da Sangallo il vecchio) che lavora molto a
Roma per il Farnese. Tra Clemente VII e Paolo III Farnese, Antonio da Sangallo il giovane
prende l’incarico di continuare la costruzione di S.Pietro. Ricominciano così i problemi
e le discordanze. Egli fa un modello, da cui sono tratte queste incisioni, e media
dando un contentino a tutti: chi vuole una pianta centrale a quincunx a destra, chi
vuole un corpo di facciata per la loggia delle benedizioni e le varie sale, tenendo separate
le due parti da un passaggio. Le grandi cerimonie trovano il modo di entrare nella basilica, la pianta centrale
non ha la facciata, che è invece un corpo di fabbrica con torri staccato dalla pianta centrale. Questa è la
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facciata, in un incisione che deriva da un modello ligneo realizzato da Antonio da Sangallo il giovane, in
cui c’è quello che vogliono gli uni e quello che vogliono gli altri. Ci vuole un corpo di fabbrica perché
molte attività non si svolgono solo all’interno ma anche all’esterno. È un progetto funzionale rispetto a
quello di perfezione di Donato Bramante. Donato Bramante non affronta il tema dei servizi della
basilica. Il corpo di fabbrica è lungo 120 metri circa, con una loggia da cui si affaccia il Papa, sopra
ci sono tutte le grandi sale in cui si ricevono gli ospiti. La cupola è a due piani (con pilastri,
archi, colonne, semicolonne, trabeazioni nell’ordine romano), le torri cadono. Il progetto, dopo essere
esaltato, viene criticato da Michelangelo. La svolta del progetto di Antonio da Sangallo è l’aver posto cose
giuste in sé una sopra l’altra (la torre è di dieci strati), tutto deve avere le giuste proporzioni, sono presenti
tutti e tre gli ordini: il far grande non deve essere a caso, tutto deve essere preciso e armonico.
Michelangelo
Egli è molto vecchio, ha quasi 70 anni (muore a 99 anni). Non vuole prendersi il cantiere
di S.Pietro, vuole dedicarsi prevalentemente alla scultura. Ma Papa Paolo III
Farnese lo chiama e lo costringe a prendere in mano il grande modello e
realizzarlo (Antonio da Sangallo il giovane muore). Egli, vivendo per molti anni,
lavorerà a lungo sul progetto. Giorgio Vasari, pochi anni dopo ne Le Vite, scriverà
che l’apice di tutta la cultura dell’occidente in pittura, scultura ed architettura è
Michelangelo. Lo pone come vetta di una piramide e solleva una questione
tremendamente importante nella storiografia: se con Michelangelo si è raggiunta la vetta, non si può che
scendere. Michelangelo ritiene che, in questo progetto, sia tutto sbagliato. L’errore di Antonio da Sangallo
il giovane, oltre alla pianta che è un pasticcio, è che, essendo un classicista, mette una cosa sopra all’altra
e quindi si contano dieci ordini sovrapposti. Antonio da Sangallo il giovane fa il tamburo su due piani
perché capisce che, rispettando le proporzioni degli ordini classici, non si può che metterne uno sopra
all’altro. Michelangelo sostituirà questa sovrapposizione con un unico ordine gigante ed un’unica
colonna. Antonio da Sangallo il giovane viene criticato, Michelangelo suggerisce di dare importanza solo
alla cupola, ritorna alla pianta centrale ma con una facciata monumentale (tipo il Pantheon), toglie tutte le
croci greche che stanno attorno alle principali e fa solo un percorso quadrato, liberato
da tutti gli elementi, con quattro cupolini. Toglie i deambulatori e mette in vista le
tre grandi absidi. Ciò che conta per Michelangelo è la cupola. Lavora sui pilastri
per ottenere il massimo del diametro aggiungendo e togliendo materia, lavora ad un
rinforzo dei pilastri per arrivare ad oltre 44 metri di diametro. Anche all’esterno
toglie capitelli, diametro, trabeazioni e costruisce una cupola fatta di enormi paraste di ordine
gigante alte 40 metri. Avviene una semplificazione degli spazi interni e della situazione
esterna, vuole togliere materia (come avviene in scultura) e rende il progetto sintetico in una
pianta centrale dominata dalla cupola: convince che deve essere l’elemento più importante
dello skyline di Roma. L’importanza massima ce l’ha la cupola, che non è il risultato di
una geometria, di una composizione perfetta. A Michelangelo non interessa la perfezione in
sé dell’organismo, gli interessa quello che si vede come perfetto. Egli fa un trucco che
Donato Bramante non avrebbe mai fatto. In questa incisione prospettica vediamo i quattro
archi bassi, la cupola architettonica è impostata 8 metri più in alto, ci sono degli enormi anelli
sotto che hanno la funzione di rialzare la cupola perché Michelangelo vuole che, da tutta Roma ma
soprattutto dal futuro spiazzo davanti, si veda ed è ovvio che, siccome attorno c’è tutta la quota delle
coperture della basilica, la cupola si vedrebbe poco. Lui la solleva di ben 8 metri, quindi imposta un
tamburo con un chiaroscuro senza precedenti nell’architettura europea e del Rinascimento. I
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contrafforti, che vengono in avanti di 4 metri e terminano con una coppia di colonne corinzie, con
elementi di trabeazione sopra di loro, fanno delle forti ombre. Sopra c’è un attico, perché la cupola deve
essere portata ancora più in alto. La cupola di Michelangelo non solo non è perfettamente
semisferica, ma è leggermente sopraelevata ed è impostata non sul tamburo ma su un attico molto alto (7
metri circa). Le membrature della cupola, grossomodo semisferica, sono aggettanti, ci
sono degli sfoghi d’aria, la grande lanterna e alcune profonde finestre da palazzo (e non
oculi come Michelangelo voleva fare all’inizio). Michelangelo viaggia molto tra Roma e
Firenze, dove si fa dare informazioni precise del sistema a doppia calotta della cupola di
Brunelleschi, una cupola ogivale. Michelangelo imposta una cupola moderna con la costruzione a doppia
calotta, come l’esperienza fiorentina. L’interesse di Michelangelo è la plasticità, il fatto che gli elementi
architettonici e le membrature restino visibili a grande distanza nel panorama di Roma. Disegno, con
Michelangelo vivo, prima della conclusione definitiva della grande tribuna. Ci troviamo nella parte
interna alla città del Vaticano, nei giardini. Grande zoccolo, alto circa 3/4 metri. Ordine gigante e preciso.
Sopra manca ancora l’attico, che ha la funzione di nascondere, con finte finestre, le volte delle campate
interne della basilica. Dunque, molto plastico e molte ombre forti, proporzioni gigantesche. Questo ordine
architettonico percorre tre piani, dove c’è la grande finestre d’affaccio percorre due piani. L’attico viene
costruito dopo la morte di Michelangelo, che non avrebbe certo lasciato la parte alta con i buchi. Per lui,
occorreva una terminazione architettonica. Non è più un rapporto visivo tra le piccole cupole e quella
gigantesca, per Michelangelo ciò che conta è solo la grande cupola. Qui si vede la cerchiatura di sopralzo,
ma stando a terra non la si vede mai. La cupola conserva le sue membrature, le forti ombre, questo suo
carattere plastico ed il risultato è dovuto proprio a queste sue forzature anticlassiche. Donato
Bramante, che lo precede, è per la esatta corrispondenza del vero delle proporzioni e degli elementi
del classicismo, mentre Michelangelo vuole dei risultati ed è disposto all’anticlassicismo delle
proporzioni e delle forzature.
Il 1500 a Venezia: Jacopo Sansovino
La resistenza veneziana all’architettura del Rinascimento è forte. Nel 1525-1535 arriva da Roma dopo il
sacco Jacopo Sansovino che promuove la vittoria del partito dei “giovani”, filo-romano, contro quello dei
“vecchi”, conservatori e amanti dell’edilizia di tradizione; il fatto che un partito sia filo-romano a Venezia
costituisce un’eresia perché Venezia è sempre stata ostile a Roma, è una città sui generis. Con la vittoria del
partito dei giovani Sansovino cambia da solo il centro di un’intera città (tra il campanile di San Marco e il
Palazzo ducale, tutt’intorno è opera di Sansovino).
Biblioteca di San Marco e la Zecca
È il primo incarico, la biblioteca è posta di fronte a Palazzo ducale ed è per questo che doveva essere più bassa, per ragioni di rispetto. Presenta un portico alla romana antica con botteghe che si protenderà in piazza San Marco con archi che poggiano su pilastri e semicolonne, al primo piano troviamo la biblioteca che contiene il grande patrimonio di tutta la Repubblica. C’è ricchezza di decorazione ma sempre in stile classico. La zecca simula una fortezza perché all’interno si trova il denaro. Le statue sulla balaustra sono una ripresa del Campidoglio di Michelangelo: considerando la data di progetto è più vecchio il Campidoglio ma considerando la data di costruzione viene ultimato prima il progetto di Sansovino. Anche qui interrompe la tradizione veneziana. Pone la loggetta sotto al campanile di S.Marco, con un attico pesante e bassorilievi su
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misura, l’ordine romano con vistose colonne di ordine classico e pilastri ad arco. Tutto è fortemente romano. Un arco con tre fornici e un attico è una citazione dell’arco romano e non una sua imitazione: abbiamo il definitivo trionfo del partito filo-romano perché abbiamo un arco romano in una Venezia che odia Roma. Procuratie Nuove
Le procuratie sono costituiti da un portico con sopra un piano con uffici sia pubblici che privati Questi edifici alti due piani dovevano raggiungere lo stesso livello della biblioteca, doveva essere identico semplicemente più ricco e con le arcate più profonde; viene poi rialzato per necessità.
Palladio
È il primo architetto ad avere un successo internazionale (Nord-Europa, nel 1700 in Russia, fine 1700
Inghilterra), nemmeno Michelangelo ci riuscì. La resa dell’Europa al Rinascimento avviene tardi e solo grazie
a Palladio che con il suo trattato (contenente disegni di architetture antiche e dei suoi progetti) dimostra
come l’antico possa diventare elegante, monumentale ed accessibile anche alla borghesia. Il suo successo
deriva dal fatto che non si sforza di imitare l’antico ma sembra proprio il suo linguaggio, le suo architetture
sono sufficientemente economiche e la sua architettura è accompagnata da numerosi disegni nel trattato.
Basilica di Vicenza
Palladio vince il concorso contro Sansovino, Serlio e altri architetti. Il progetto di Palladio è un insieme di logge tutte attorno alla chiesa e di restauro, per Vicenza (città della repubblica di Venezia). La serliana,
difficilmente individuabile in quei palazzi eccessivamente decorati, diventa l’unico motivo architettonico del progetto di Palladio a Vicenza, capolavoro supremo dove tutta la cultura europea rimane ammaliata. L’arco che utilizza è sempre lo stesso ma le due parti laterali sono rastremate: questo gli permette di fare l’angolo con due colonne da entrambi i lati, costituendo un angolo forte.
Villa Badoer Con la scoperta dell’America Venezia perde colpi per quanto riguarda il commercio, i capitali quindi vanno nell’agricoltura dell’entroterra. La villa Badoer è una casa padronale con una corte col portico, scuderia, magazzini e intorno le case dei contadini. Queste ville sono accessibili alla borghesia: il casale è nobilitato da un pronao classico con 4 colonne e frontone realizzato in mattoni e intonacato, le statue e i capitelli realizzati in cemento simboleggiano l’eleganza antica ma non sono originali o fatti da grandi scultori come a Roma. Altri edifici importanti ° La Rotonda: Ha 4 facce uguali con 4 viste sul paesaggio, non ha la barchessa. ° Villa Maser: è una tipologia diversa, ha il giardino e possiede statue più pregiate. L’interno è tutto decorato da Veronese. ° Teatro Olimpico: è un teatro alla romana perché c’è una finta prospettiva di città, il soffitto è dipinto a cielo come se fosse all’aperto.
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° San Giorgio maggiore: la facciata nuova viene realizzata, davanti alla facciata della chiesa cristiana, come un tempio tetrastilo enorme. Tutto è in mattoni e la facciata e in Milano. ° Il Redentore: ancora un tempio classico, la porta alla romana, facciata a chiesa, torrette. A Venezia non si possono fare affreschi per l’umidità altissima, quindi si tinteggia tutto di bianco. L’altare ha le pale del Tintoretto e sono tele ad olio perché l’olio resiste alla Venezia.
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IL MANIERISMO
Il classicismo a cui aspiravano Bramante, Peruzzi e Antonio da Sangallo il giovane è già stata messa in crisi
da Michelangelo: preferisce effetti forzati, spessori e ombre molto marcati, ordini trattati molto
liberamente (es. la Sagrestia Nuova: la cornice aggettante enorme, nella tradizione sono molto piccole; San
Pietro: il tamburo della cupola viene rialzato di 7,5 metri per effetto visivo non per esattezza). Intanto si fa
strada un allievo pittore di Raffaello, Giulio Romano: lavorerà a Mantova per il marchese Gonzaga.
Giulio Romano
Introduce in un disegno di porta urbana un nuovo ordine, l’ordine rustico: bugne che fingono di essere
roccia, recupera la naturalità della roccia come se le colonne siano ancora imcompiute, non c’è
un’astrazione degli ordini ma ancora natura. Serlio fu il primo a parlare dell’ordine rustico, aggiunge che c’è
un sesto ordine (ordine bestiale) e altri ordini di invenzione.
Palazzo Te
Questo palazzo in realtà è una tipologia ambigua, non è un palazzo ma assomiglia più
a una villa anche se le ville sono diverse, sono compatte o che scaturiscono dai casali.
Si esce dalla tipologia e se ne inventa un’altra; è adatta alle feste con grandi saloni, 2
cortili uno con 2 piscine ed esedra. Tutto l’edificio è costruito con ordine rustico e
forzature (archi e finestre, il bugnato passa anche davanti alle paraste; il tutto sembra
una fortezza, il che era giustificato dal fatto che era fuori dalla città) e invenzioni che caratterizzano
quest’architettura espressiva. I locali attorno al cortile non sono distribuiti da una loggia o da un corridoio
ma sono uno attaccato all’altro. I triglifi e le metope sono poste sopra ad un muro, il che è poco
ragionevole: un triglifo sembra che stia per cadere: la sacralità del tempio greco viene presa in giro. Tutto il
classicismo viene messo ala berlina.
Palazzo ducale di Mantova
L’incarico riguarda il cortile, adatto ai tornei, a dimostrazione dell’amore per le feste e i trionfi da parte dei Gonzaga. Scatena una fantasia di forme turbative in un clima classicheggiante con colonne tortili appoggiata a un muro di ordine rustico, due enormi mensole reggono un balconcino che comunque starebbe su da solo. C’è un libero e provocatorio uso degli elementi della tradizione. Una mensola regge un piedistallo che regge una colonna che regge, a capriccio, una trabeazione classica. Tutti questi elementi sono usati in modo dissacrante: la tradizione che voleva in basso l’ordine più tozzo e pesante (dorico-ionico-corinzio-composito) viene invertita da Giulio Romano che rende tutto grezzo e rustico con una serie di invenzioni e di capricci anticlassici.
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La definizione di Manierismo
I critici hanno coniato un termine per definire l’arte e l’architettura di metò 1500 (fino al 1590): questo stile
che si trova tra il Rinascimento e il Barocco del 1600 è talmente ricco di esperienze dissacranti e
provocatorie che ha bisogno di un nuovo termine. Manierismo è la soluzione ossia imitazione dei secoli
precedente in maniera totalmente libera: ma una serie di esperienze di crisi porta a chiedersi perché
raggiunto l’apice della perfezione (“Con Bramante abbiamo raggiunto gli antichi” -Raffaello-) tutto di colpo
si mette in crisi? Due ipotesi:
• ipotesi politico-sociale: nel 1527 avviene il Sacco di Roma che è uno shock per l’Italia e i cattolici; i
Lanzichenecchi costringono il Papa a rifugiarsi dentro Castel Sant’Angelo, i cardinali sono messi alla
berlina. Tutto questo sconforta la popolazione e c’è una perdita di valore per l’autorità. Carlo V fa
pace con il Papa e la situazione si ricompone politicamente ma gli artisti sono scappati ; tutti gli
stati italiani sono in crisi: la Lombardia andrà in mano alla Francia e poi alla Spagna, c’è un’invasione
da parte degli stati europeiin questo periodo di incertezze;
• irrequietezza creativa della cultura occidentale: l’Occidente è irrequieto per natura, non c’è da
rispondere a perché dopo 30 anni uno stile viene messo in crisi perché è insito nella natura
occidentale; prendiamo ad esempio il 1900: in cent’anni cambia gusti e stili almeno 8/9 volte.
Galeazzo Alessi detto il Perugino
A Genova il Perugino costruisce una replica del San Pietro di Bramante con la volontà di riproporre qualcosa
che è stato abbandonato ma non semplicemente per riproporre ma per fare qualcosa che è stata giudicata
interessante.
Palazzo Marino
Si abbandona la tipologia del palazzo rinascimentale: è una svolta importante che avviene in tempi
ravvicinatissimi (Palazzo Farnese era stato appena finito). Ha una pianta inedita: due cortili diversi tra di
loro (a sx troviamo quello di servizio e a dx quello d’onore), un ingresso non in mezzaria ma spostato, i due
ingressi arrivano in un salone e non in un cortile, il palazzo che finge di essere un quadrato in realtà è un’H
perché i due cortili sono posti alle estremità e i muri di confine sono trasparenti perché finestre; dalla
strada guardando dentro si vedono i due cortili. Tutta la facciata è in ordine rustico: lo zoccolo sembra una
roccia da cui nasce l’architettura dell’uomo. Perugino sembra voglia dissacrare la tradizione: il timpano in
origine era un tetto per proteggere la facciata o la finestra dalla pioggia, qui viene spezzato e riempito con
due mensole e una testa di leone. Il grande cortile d’onore è una sequenza incredibile di novità rispetto al
classicismo: la prima novità è che viene invertita la legge del classicismo, che mette dorico-ionico-corinzio-
composito, mettendo sopra un muro pieno e sotto una serliana (due colonne accostate con un arco ed una
trabeazione). Non contento di invertire la logica costruttiva dei pesi, Galeazzo Alessi “inonda” di
decorazione aggiunta tutto ciò che non sono gli elementi portanti, fa il contrario del Cortile di S.Maria della
Pace (chiostro) di Donato Bramante a Roma. Se le pareti sono vuote si legge
bene la struttura dell’architettura, se invece la si riempie in maniera ossessiva
di decorazione lo sguardo del visitatore è molto distratto dal repertorio
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decorativo. Inserisce le cariatidi, torna la figura umana, i capelli sono le volute dello stile ionico.
Chiesa di San Raffaele
La parasta si allarga salendo, a metà è posto un leone, il capitello ha sopra una testa.
Santa Maria presso San Celso
La facciata è colossale, molto più grande rispetto alla chiesa, domina ovunque la scultura , i
timpani sono spezzati, bassorilievi, obelischetti, targhe etc… È tutto inquietante. Di fronte c’è
un quadriportico bramantesco.
Altri autori manieristi
Leone Leoni: la casa degli Omenoni
Allievo di Michelangelo e in rapporti con Carlo V, costruisce la sua casa nella quale la
scultura prende il posto dell’architettura: le statue fingono con la schiena di reggere tutto il
primo piano (es. un balconcino: eco del cortile di Mantova) allo stato grezzo. Nella pare
interna scherza con le allegorie: i leoni (il suo cognome è leoni) mangiano l’uomo che ha la
testa e il braccio che interrompono l’architettura della finestra cieca.
Vasari: gli Uffizzi
Il manierismo non è solo ridondanza formale. L’opera più grande costruita da Vasari a
Firenze insieme a Buontalenti e Mannati sono gli uffici per il granduca di Toscana. È il
capolavoro manieristico perché è inquietante perché la tipologia non corrisponde ai tipi
della città:
• finge di essere una strada: ma normalmente a fianco di una strada ci sono palazzi diversi fra di loro,
qui è un unico palazzo a U;
• sembrerebbe una corte: non può essere perché sarebbe chiuso e qui un lato è aperto;
• non può essere una piazza perché la piazza italiana è circondata da case diverse.
È qualcosa di così ambiguo che solo il manierismo poteva costruire.
Il bosco di Bomarzo
Si inventa un giardino nel quale vengono accentuate le caratteristiche del manierismo portando agli
estremi la stravaganza. Questo giardino è l’archetipo dei giardini barocchi ricchi di sorprese e invenzioni che
normalmente sono allegre e festose: qui è piena di mostri e incubi, viene esaltato l’aspetto
truce dell’architettura e c’è il trionfo dell’invenzione falsa. Una delle invenzioni più straordinarie
è quella della casa pendente, prende in giro l’architettura stessa: toglie all’architettura la sua
proprietà principale, la gravità, costruendo una casa storta; all’interno c’è la difficoltà di
muoversi, l’uomo perde il senso della propria verticalità (il più delle volte attraversando il locale si
raggiungerebbe l’angolo). Se il Rinascimento era alla ricerca della perfezione della bellezza maschile (es.
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David), nel manierismo il “mostruoso” si insiste su un mondo antichissimo, o contemporaneo (il
manierismo non fornisce spiegazioni , è il classicismo che spiega con le norme e leggi), che
precede l’uomo, un mondo di mostri. L’invecchiamento è tipico del manierismo, vuole il
segno del tempo, con la corrosione e la sporcizia (il classicismo invece puliva e restaurava i
ritrovamenti).
Arcimboldo
Usa la natura (frutta, verdura, pesci, fiori etc…) anche in maniera realistica per costruire ritratti. C’è
nella pittura la stessa tendenza verso il naturalismo dell’architettura, si ritorna da capo con la
natura, negando l’ordine come punto di arrivo perfetto della natura.
Federico Zuccari
La casa-studio Zuccari è l’attuale biblioteca herziana, la più importante biblioteca di storia
dell’arte. È una casa bizzarra, le finestre sono dei volti giganti, i capelli interrompono il timpano
(accentuata l’idea dell’interruzione e della sovrapposizione). Il gusto del mostro e delle sue
parti anatomiche in architettura si rivela soprattutto in facciata.
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ETÀ BORROMAICA
Premessa storica
Nel 1517 inizia la Riforma protestante che provoca una spaccatura all’interno della chiesa cattolica (parte
della Francia, Spagna, Austria, Italia e Polonia rimangono cattoliche, il resto dell’Europa aderisce alla
Riforma). Il motivo essenzialmente morale della Riforma contrastava la vita lussuosa del Papa e l’immoralità
della chiesa (Alessandro VI Borgia, Valentino, Lucrezia Borgia è la figlia di Alessandro con cui ha una
relazione); i cardinali e i vescovi usano la sede come forma di reddito, hanno una vita licenziosa; i preti sono
ignorantissimi; la vita in parecchi monasteri è scandalosa (a Venezia ci sono documenti che testimoniano
orgie nei monasteri femminili). Paolo III convoca il Concilio di Trento (1543-1563) che è un tentativo di fare
una riforma all’interno della chiesa cattolica per controbattere la Chiesa protestante. Al Concilio partecipa
San Carlo Borromeo e suo cugino Federico Borromeo che danno vita a un periodo dell’arte milanese e
lombarda chiamatà età borromaica.
Le riforme di San Carlo
Nel 1564 San Carlo è arcivescovo di Milano, arriva come riformatore. Le riforme sono importantissime:
• riorganizzazione dal basso della chiesa: dà vita di nuovo e funzione alle parrocchie che diventano
sedi di controllo della popolazione. Il parroco ha il dovere di tenere registri parrocchiali con i dati di
battesimi, matrimoni e decessi; sono importanti nella gestione delle città ma costituiscono un
fastidio per il governatore spagnolo (ci saranno infatti liti fra San Carlo e l’imperatore spagnolo);
• riforma l’istruzione: nascono i seminari per insegnare ai preti a fare i preti (non conoscere solo il
latino ma come predicare, recitare messa etc…) e nascono i collegi universitari (il primo a Pavia);
• nascono gli ospizi, ossia case di assistenza;
• rinnovamento delle chiese in maniera severa: scrive le “istructiones fabricae et seppellictilis
ecclesiasticae libri duo” per l’edilizia e l’arte cristiana che andava a contrapporsi al trattato di
Palladio. Predicava la modestia e non il pasticcio ideologico e decorativo, nelle chiese non
dovevano esserci rappresentazioni di arte pagana.
L’ultimo punto merita una specifica. San Carlo Borromeo predica un rifiuto del manierismo e un ritorno a
un’architettura più severa. Per realizzare questo scopo si scontra con Filippo II di Spagna che lo esilia per un
anno perché San Carlo si prende parte del potere che spetta al governatore: per esempio, durante la
pestilenza fa costruire delle crociere con altare nelle piazze e strade perchè la gente possa sentire messa
senza uscire di casa e non rischiare così di contagiarsi (prende quindi decisioni che spetterebbero al
governatore). Gli spagnoli fortificano Milano per proteggersi a ovest dalla Francia e a nord-est dall’Austria
ma si disinteressano della cultura della città e quindi San Carlo prende in mano la situazione. Nascono due
ordini religiosi moderni derivanti dalla Controriforma: i barnabiti e i gesuiti (1540). Questi ultimi sono stati
fondati da Sant’Ignazio di Loyola; la caratteristica principale è che non vivono o posseggono conventi ma
costruiscono case e collegi, si occupano di cultura.
Chiesa del Gesù
Voluta da Sant’Ignazio, è considerata la chiesa madre dell’ordine dei gesuiti ed è il tipo di chiesa gesuita
imitato in tutta Europa. Non ha coro, presenta un’unica navata con 3 cappelle e ingressi laterali, ha una
grande volta a botte e una cupola. Ha molte decorazioni ma sono state aggiunte successivamente in epoca
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barocca. Le chiese dei gesuiti erano aperte al pubblico, non era quindi la chiesa dell’ordine aperta con gli
orari dell’ordine, erano poste su strade e piazze e le messe erano officiate da preti.
Chiesa di San Fedele
San Carlo facorisce l’arrivo dei gesuiti a Milano negli anni ’60 con la costruzione della loro sede in centro.
Situata vicino a Palazzo Marino è annessa alla casa che ha cortili e palazzi a più piani non con chiostri
perché non è un convento. L’architetto è Pellegrino Tibaldi, che si forma a Bologna e a Roma, costruisce
una chiesa a navata unica sormontata da una volta, la chiesa è a servizio dei gesuiti ma aperta sulla piazza
per tutti i fedeli. La facciata classica è stata arricchita in un periodo successivo, molto rigorosa sia fuori che
dentro. Compaiono sempre più i confessionali perché il Concilio incita alla confessione.
Collegio universitario Borromeo
Si incarna la volontà di dare la possibilità ai giovani di studiare all’università o di entrare in
seminario. Una percentuale degli alloggi è riservata ai figli dei nullatenenti che non sono in
grado di pagare gli studi. La semplicità degli studi è evidente rispetto al cortile di palazzo
Marino quasi contemporaneo.
Chiesa di San Sebastiano
Da giovane ha visto il Pantheon a Roma, e dopo lo scoppio della pesta a Milano fa costruire la Chiesa di S.Sebastiano a forma di Pantheon, una specie di tempio di ringraziamento. È una sorta di Pantheon con la lanterna, il cassettonato, etc. Poi la Chiesa di San Sebastiano, che è il protettore delle malattie infettive e della peste, viene costruita come un edificio severo ma con un ritorno ad un linguaggio privo di eccessi e
di libertà capricciose. La parte bassa è più fedele alle volontà del Cardinale e del suo architetto, la parte in alto viene modificata dopo la loro morte. Duomo di Milano
La cultura del ‘500 non sopportava il gotico, le cattedrali gotiche erano considerate dei mostri senza
proporzione. San Carlo ha la stessa cultura del suo tempo e non sopporta il Duomo di Milano e chiede a
Tibaldi di tentare di cancellare il gotico: all’interno a sinistra viene posto un fonte battesimale alla romana, i
pittori dipingono tele che quando vengono appese nascondono il 90% del gotico, vuole fare una facciata
(non ancora stata realizzata) classica (il portale verrà arricchito nel 1800). Costruisce le 5 porte e una
finestra con balcone e due finestre laterali: sono elementi anomali nella facciata che verrà arricchita in stile
gotico nel 1800.
Palazzo San Carlo Borromeo
Pellegrino Tibaldi costruisce per San Carlo Borromeo un enorme loggiato severo, in bugnato, dei duplex destinati ai canonici con dei loggiati a due passi da Piazza S.Babila. Questa idea di classicismo viene realizzata di ritorno all’ordine, viene eseguita dal cugino del Cardinale Borromeo, che costruisce il grande seminario (scuola per i preti): ordine dorico completo e l’ordine ionico al piano superiore, due trabeazioni (ritorno all’ordine). Il cortile del 1400 viene sostituito da un nuovo cortile in ordine rustico ma non è manieristico. Tibaldi fa un piccolo inganno: il purismo evita la balaustra con colonne perché la massa di costruzione fa sì che si cammini a livello dell’architrave.
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Seminario
La severità antimanieristica esplode alla fine della vita di San Carlo che ha impostato una funzione fondamentale, il seminario, che serve a preparare (a livello universitario) una nuova generazione di preti. Costruito dopo la morte (1584) ha una rigorosità neogreca: non ci sono archi ma una doppia serie di colonne doriche e ioniche con architrave.
Collegio elvetico Viene costruito nel 1587 dopo la morte di Carlo Borromeo. Lo scopo era costruire una difesa culturale nei
confronti del protestantesimo che preme in Svizzera (che oggi è parte protestante e parte cattolica); qui si viene educati secondo il cattolicesimo (la diocesi di Milano arriva fino a Bellinzona). Si cerca il recupero della classicità tradizionale romana. Ad angolo si vede l’ordine dorico completo, con l’ordine superiore ma senza decorazioni aggiunte e fuori dal linguaggio dell’architettura.
Federico Borromeo Dopo la morte di Carlo subentra il cugino, Federico Borromeo, grande cardinale dell’inizio del 1600 che rimarrà fino agli anni ’30 della grande peste di cui si parla anche nei Promessi Sposi. Scrive un trattato di arte sacra “De arte sacra” nel quale si dice che i fedeli non devono essere turbati con storie stravaganti, es. i quadri dedibili secondo i testi sacri. Architettura e pittura devono seguire le norme. La biblioteca ambrosiana
È l’operazione più importante, commissionata a Mangone. È una biblioteca moderna alla quale si aggiunge un’accademia di arte sacra e una pinacoteca per fare i modelli per gli allievi. Compra la Natura Morta di Caravaggio. Non è simile alla biblioteca di Michelozzo o a quella di Michelangelo; qui i libri sono stampati e raccolti in scaffali, ci sono centinaia di volumi perche si stampano tantissimi libri (nel 1603-1630 la stampa è ormai diffusissima). Le pareti non possono avere più le finestre a destra e a sinistra perché i libri occupano tutte le pareti fino in alto: la luce entra come nella finestra termale romana, nella volta a botte (che è obbligatoria invece delle capriate lignee per evitare gli incendi) perché è l’unica apertura possibile.
Il Sacro Monte
Progetto partito con San Carlo e lasciato a Federico il Sacro Monte rappresenta l’idea di costituire una
barriera per frenare il protestantesimo del nord; si trovano sulle Alpi, al confine con la Svizzera. I Sacro
Monti sono un percorso, una salita verso la sommità dove c’è il sepolcro di Cristo, imita la salita al Calvario.
Durante il percorso si trovano delle cappelle architettoniche con dentro le stazioni della via crucis. La
processione è una tipica idea del barocco ed è una svolta enorme nell’uso della città; queste cappelle
contengono un’arte molto precisa. le figure sono vestite, colorate, hanno i capelli; la scena è realistica e
l’arte non è per il Papa o per un personaggio colto ma è l’arte popolana religiosa. Le cappelle sono state
costruite per ospitare gruppi di persone e non singoli individui.
Brera
I Gesuiti sono le persone numericamente più importanti fra le persone colte. A inizio 1600 Ricchini
costruisce il grande cortile che sebbene sia iniziato in piena età barocca è più borromaico (l’architettura
barocca è più complicata). La severità del collegio dei gesuiti è caratteristica dello stampo milanese che
prosegue in età barocca. L’unico elemento di diversità dai cortili del 1500 è lo scalone: se in precedenza lo
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scalone era chiuso fra 2 muri ed era invisibile ora dal 1600 in avanti l’idea della processione e del
movimento porterà a uno scalone di maggiore importanza che in questo caso occupa tutto un lato del
cortile ed è ben visibile da tutti coloro che si trovano nel cortile.
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IL BAROCCO
Se “Manierismo” è un termine inventato dalla critica storiografica moderna, “Barocco” fu coniato dalla
critica negativa dalla metà del ‘700 fino a fine ‘800 contro gli eccessi, la teatralità, le invenzioni e le
scorrettezze. È un termine spagnolesco, pronunciato con disprezzo: ora la critica è obiettiva ma al tempo si
distruggeva tutto ciò che c’era in precedenza per far strada a un nuovo stile; questo processo finirà con il
Movimento Moderno che distrugge l’eclettismo di fine ‘800. A Milano il Barocco è tardo e non molto
esuberante rispetto a Roma, Torino o in Austria, inesistente a Venezia. Si può dire che il ‘400 sia Firenze
mentre il ‘500 e il ‘600 siano romani. La caratteristica del Barocco è la questione del movimento (già
importante nell’età borromoica con i Sacrimonti). Palladio diceva: “se voglio fare una chiesa quadrate
perché il quadrato è bello e mi capita un terreno storto, io tento di correggerlo per renderlo quadrato”. Il
Barocco agisce nell’esatto contrario, complica apposta le soluzioni, mette in crisi la tipologia. Caramuel, un
teorico del Barocco, inventa l’ordine obliquo: in uno scalone bisogna costruire anche gli elementi storti
pendenti coma la scala, scrive un trattato di architettura obliqua che genera subito critiche; si formano 2
posizioni, coloro che rifiutano questi capricci e licenze e coloro che approvano questa libertà.
Gli elementi principali: scala e palazzo
La scala
La scala acquista sempre più importanza nel barocco, non è più la scala di servizio chiusa fra due muri ma
diventa una vera e propria opera di architettura. Un esempio è Palazzo Banco a Genova il cui atrio
all’ingresso è dominato da questo scalone-monumento. Anche il Palazzo Ducale di Modena ha uno scalone
immenso, costruito all’aperto, visibile da tutti in modo che si potesse partecipare visivamente al corteo
trionfale di salita.
Il palazzo barocco
Il capolavoro del palazzo barocco è Palazzo Barberini, è il diverso per eccellenza. Mentre i palazzi fiorentini
avevano uno zoccolo per la difesa, un cortile che distribuisce gli ambienti ora siamo nel periodo delle grandi
prospettive lunghe ed urbane con vialoni ed entrando nel giardino del palazzo vediamo che il palazzo si
trova sullo sfondo preceduto infatti da un giardino con ninfeo. Anche qui la scala è protagonista: troviamo
tre grandi scaloni (di cui ellittici) più uno un po’ più piccolo, tutto è movimento; guardando in alto si può
vedere tutto il vano scala (questo è giustificato dal gusto della vista molto lunga barocco). Questo palazzo
verrà imitato in tutta Europa dai re a Versailles, in Germania, in Austria etc… Ci lavorano 3 architetti, uno
dopo l’altro: Bernini, Borromini e Pietro da Cortona.
Bernini
È il più importante scultore del 1600, a quel tempo l’artista si trova fra i gradini più alti della società; viene
chiamato in Francia dal re per ampliare il Louvre e dice al re “non mi si chiedano cose piccole e modeste”;
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non gli piace Parigi, perché è tutta alla stessa altezza. Con lui abbiamo la sintesi delle 3 arti che tendono ad
affermarsi in maniera vistosa.
Complesso scultoreo dell’estasi di Santa Teresa
Bernini rinuncia quasi sempre al marmo bianco per utilizzare marmi policromi, è come se dipingesse con il
marmo. Inoltre qui per la prima volta abbiamo un esempio della luce alla bernina: la fonte luminosa è
nascosta e prende luce del sole da un buco che illumina la scena come se fosse un riflettore; per accentuare
la scena Bernini pone dei raggi dorati a simboleggiare la luce divina. Un carattere importante del barocco è
la teatralità: infatti i donatori della Cappella Cornaro sono scolpiti come fossero in un palchetto, in uno
spazio prospettico finto, mentre assistono al miracolo di Santa Teresa.
Baldacchino di San Pietro
È una prova immediata della genialità di Bernini, è talmente famoso che in tutta Europa ce ne sono una
trentina. Si trova sopra la tomba di San Pietro e sotto la cupola di Michelangelo, non è un baldacchino
Rinascimentale ma si ambienta per contrasto. Le colonne sono molto distanti per non impedire la vista
dell’altare; è enorme perché è in proporzione con lo spazio gigantesco intorno ed è vuoto per non
nascondere la vista del sacerdote e perché i fedeli, una volta entrati, riescano a vedere la cattedra di San
Pietro in fondo con il sole che illumina l’alabastro; in questo modo Bernini non interrompe la lunga
prospettiva. Perché Bernini utilizza delle colonne tortili? Accanto nei pilastri di Michelangelo ci sono 8
colonnine tortili, una nella tomba di San Pietro e 3 perdute perché attorno al Sepolcro di Cristo c’erano 12
colonne tortili; le 8 rimaste fungono da modello per le 4 del baldacchino con il simbolo della vite che si
attorciglia. Viene completato l’axis mundi: la luce (colomba dello spirito santo) attraversa l’asse verticale
del baldacchino fino a giungere alla tomba di San Pietro.
Sant’Andrea del Quirinale
Posto accanto alla scuola dei novizi, è costituito da forme concave e convesse, è come se si tirasse indietro
con i due bracci di accesso convessi e la scala concava di contrasto; dentro utilizza marmi policromi.
San Pietro: facciata, colonnato e la scala regia.
Nel 1607 viene bandito un concorso per la realizzazione della facciata di San Pietro: il concorso era ambiguo
perché i concorrenti ingenui prendono alla lettera al realizzazione di una facciata mentre l’idea che girava
era prendere l’occasione per prolungare la basilica. Vince il con-corso Maderno il quale allunga la basilica di
due campate più una di assestamento e vi aggiunge un corpo di 8-9 metri di profondità di accesso (un
accesso dal Vaticano e un accesso dal Belvedere). Come omaggio alla basilica di Michelangelo Maderno
divide la navate laterali a setti cosicché sembrino cappelle e che la chiesa abbia una navata sola. Maderno
costruisce una facciata in ordine gigante della tribuna e il più basso possibile per permettere la vista della
cupola. Una volta realizzata la facciata rimane il problema dello spiazzo davanti alla basilica: il Palazzo
Apostolico costruito da Domenico Fontana alla fine del 1500 si trova 15 metri più in alto della basilica
perché è sul colle e nel 1584 Fontana ha spostato dal circo di Nerone l’obelisco e l’ha posto in centro alla
piazza: operazione difficilissima perché l’obelisco deve essere messo su un piedistallo enorme; durante le
operazioni di spostamento Fontana non riusciva a vedere la basilica perché era dietro il quadriportico, di
conseguenza sbaglia i calcoli e l’obelisco è fuori asse di 4 metri. Lo spiazzo è più basso di 5 metri rispetto
alla basilica e le strade non sono regolarissime e alcuni palazzi sono storti: bisogna fare 2 piazze: una prima
bassa a livello delle strade, la piazza e poi i gradini che formano due esedre e formano un trapezio, chiude il
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portico parallelamente al palazzo apostolico. Si crea un ovale enorme con due fontane nei fuochi dell’ellisse
e l’obelisco al centro (che non è in verità centro), tutto è storto ma non ce ne si accorge perché l’asse è
fuori centro. Il perimetro dell’ovale è costituito da un portico con 4 file di colonne. Cambia il centro del
portico e non lo pone nel fuoco dell’ellisse perché se i due centri fossero stati coincidenti la distanza tra le
colonne interne e quelle esterne sarebbe stata troppo grande (3 metri-5 metri); in questo modo crea
squilibri che Bernini colma con dei trucchi (triangolini che colmano le distante). Progetta una piazza barocca
rinunciando al barocco: la colossali esedre hanno uno stile sobrio, non di invenzione, in ordine dorico, le
statue seguono l’ordine delle colonne; corregge secondo il criterio per cui il falso sembra vero e il vero in
grande sembra falso, è tutto leggermente lenticolare (più di un metro). Sebbene scelga l’ordine dorico,
Bernini non utilizza i triglifi e le metope perché segnalerebbero l’errore dello spostamento dei fuochi. La
chiusura e l’apertura della piazza permettono di nascondere quella parte di facciata che anche Bernini
riteneva troppo larga e piatta. Per salire trionfalmente alla Cappella Sistina Bernini progetta la grande Scala
Regia. La cappella Sistina era il luogo di accoglienza delle grandi personalità, Bernini progetta quindi una
scala rastremata per dimensioni verso l’alto con due canali di luce durante la salita per esaltare il corteo con
un cono prospettico accentuato.
Borromini
Quasi per un capriccio della storia la vita e le opere di Borromini sono state le più criticate; se Bernini ha
avuto una carriera e una vita di successo, Borromini rimane solo, senza famiglia e vive tormentato tra i frati.
Bernini usa il linguaggio classico nel Barocco, Borromini spinge la progettazione fino al dettaglio, tutto
pienamente Barocco. L’Europa si divide in due:
• Francia (Parigi), Inghilterra e i principati tedeschi che prediligono Bernini, un’esuberanza creativa
che rispetta gli elementi tradizionali: nel colonnato di San Pietro ci sono trucchi di invenzione
barocca ma l’ordine delle colonne rimane il dorico;
• Spagna, Austria, Cecoslovacchia (Paesi cattolici) prediligono Borromini per l’uso dello spazio
pubblico, delle facciate; cambia anche gli elementi ed è il primo a usare la forma più ricorrente nel
barocco, il concavo-convesso (a Milano nella chiesa della salute la cupola spinge la facciata in fuori.
San Carlino alle 4 fontane
La chiesa è a pianta mistilinea e le parti corrispondenti ai vertici sull'asse maggiore sono concluse da absidi semicircolari; come una sovrapposizione di una pianta a croce greca. La cupola è un ovale incisa da un profondo cassettonato nel quale si alternano forme diverse (ottagoni, esagoni, croci) componendo un disegno molto particolare illuminato da due finestre poste alla base e dalla lanterna superiore. Il raccordo tra la cupola e il corpo dell'edificio è realizzato grazie alla presenza di quattro pennacchi che poggiano sulla trabeazione. Il movimento ondulatorio dei muri e il ritmico alternarsi a forme sporgenti e rientranti danno luogo a un palpitante organismo plastico, la cui forma viene sottolineata dall'assenza di sontuose decorazioni. Nella facciata Borromini utilizza due ordini che distinguono la facciata in due parti: una superiore e una inferiore. La parte inferiore è caratterizzata da una successione di superfici concava - convessa - concava; mentre la superiore presenta tre parti concave di cui la centrale ospita un'edicola convessa. Egli gioca con la concavità e la convessità delle pareti creando una facciata dinamica e piena di movimento, ma anche con le fantasiose decorazioni come la nicchia posta sopra al portale d'ingresso (che ospita la statua di San Carlo Borromeo) in cui le colonne sono due cherubini le cui ali vanno ad unirsi e
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creare una copertura alla statua. Nelle suddette nicchie si può cogliere la metafora, utilizzata spesso dal Borromini. Nel chiostro Borromini cambia gli ordini: le colonne non hanno capitello e la trabeazione della serliana è costituita solo dall’architrave (al tempo era una bestemmia).
Oratorio dei Filippini
La facciata non corrisponde alla disposizione interna, sembra essere di una chiesa che non esiste perché dietro c’è un corridoio con dei locali; l'oratorio, in stile barocco, ha una disposizione biassiale, determinata dall'altare sull'asse longitudinale e dall'entrata progettata sull'asse trasversale. La facciata riassume le novità dello stile austero e tecnicamente rigoroso del Borromini. Il corpo principale è suddiviso in cinque settori da paraste disposte su pianta concava; vivace è il gioco dialettico fra la parte centrale del primo ordine, curva verso l'esterno, e la profondità della nicchia con catino a finti cassetti dell'ordine superiore. La forma del timpano, realizzata per la prima volta con una sagoma mistilinea, genera un movimento curvilineo e angolare. Per giustificarsi dalle critiche per questo progetto scrive il “Opus architectonum”.
Sant’Ivo della Sapienza
Opera imitata in tutta Europa, viene costruita per l’università La Sapienza, la prima università di Roma
fondata nel 1400. Borromini disegna appena accennato ciò che c’è già e più scura la parte che in cui lui
deve incastrarsi con la chiesa. L’incarico è la cappella a pianta centrale, una forma senza precedenti e senza
cupola con invece un tiburio di fantasia: la parte a cono a gradoni arriva fino alla lanterna, in alto c’è una
spirale. Nel periodo barocco c’è un grande sviluppo della matematica e dell’astronomia con le scoperte di
Galileo, la matematica e la geometria fanno passi da gigante con il tracciare formule delle forme sinusoidali
e ellittiche. Borromini rimane incantato da questa forma nuova, tiene sul letto una conchiglia a punta: fino
a 150 anni prima la forma preferita era la conchiglia a ventaglio, ora la conchiglia spirale. In alto viene posta
la sfera del mondo e un nido di cicogne, un’invenzione inquietante. La pianta è la sovrapposizione di due
triangolari equilateri: le punte di un triangolo sono degli absidi, le punte dell’altro triangolo sono convesso;
tutto dà luogo a una pseudo - cupola che sarà un tiburio. Il significato simbolico del nido delle cicogne è
legato all’università: le cicogne sono uccelli migratori che volano da un continente all’altro, non hanno
confini; così anche le idee non si riescono a imprigionare. Borromini disegna tutto fino al più piccolo
dettaglio con una ricchezza plastica straordinaria: membrature, decorazioni (attraverso plastici e modelli,
seguendo i dolori) etc…
Tiburio di Sant’Andrea delle Fratte
Borromini esegue lavori limitati rispetto ai grandi progetti di Bernini. Per questo complesso realizza il
campanile bianco all’incrocio di 3 strade, permane sempre l’idea di un’architettura per la città. Il tiburio in
mattoni è sempre concavo e convesso. Il campanile è ricco di figure femminili e in alto viene posto lo
stemma di tipica invenzione barocca.
Torino e il Barocco: Guarino Guarini
È la città più importante per le esperienze barocche dalla fine del 1600 alla prima metà del 1700, diviene
importante politicamente (Savoia diventano prima principi e poi re). È una città di origine romana con il
rigore delle strade e il quadrettato romano. Guarini è un architetto torinese, viaggia molto e si ritiene
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allievo indiretto di Borromini. È un barocco che risente molto della cultura di Parigi e le architetture sono
molto simili alle corti del re di Francia: grandi spazi con al centro un monumento che si riprodurranno in
tutta Europa nel 1800. Il barocco non è solo invenzione ma è anche regolarità di stato: piazze regolari con
portici con negozi e uffici sono imposti dal re ai suoi architetti.
Reggia
È costituita da un cortile con un palazzo enorme a cui sono annessi i suoi giardini, la cappella della Sacra
Sindone in fondo al Duomo e San Lorenzo. Vicino nel 1720-1725 verrà costruito Palazzo Madama di Juvara.
La cappella per la Sacra Sindone
Viene commissionata a Guarini la cappella che doveva contenere la reliquia più importante della cristianità
con una condizione, che la Sacra Sindone fosse posta al primo piano, ossia il piano del Palazzo Reale dove
vivevano i Savoia. Guarini inventa la salita religiosa (già con l’idea del Sacromonte): si sale in un ambiente
da funerale, grigio e tetro, di pietra opaca. La reliquia è conservata nella teca più preziosa che esista
costituita da marmo nero e oro. In alto non c’è la cupola (perché classica) ma c’è un guglia che man mano
che si sale è sempre più luminosa, è stata realizzata con un invenzione strutturale geniale: una
sovrapposizione di archi ribassati di marmo, un arco appoggia su quello sotto in modo un po’ più inclinato e
pendente per formare un cono. Anche all’esterno ha una forma bizzarra: in realtà c’è dietro tutto un
discorso culturale, tutto ciò che la Sacra Sindone ha passato è avvenuto in Palestina da secoli in mano
saracena (cultura orientaleggiante). L’interesse principale di Guarini era di far svettare la cappella in Torino.
San Lorenzo
Esperimenta un’altra possibilità del barocco, una finestra di vario genere su lezione di Borromini ma in
ambiente più libero e simpatizzante. Queste finestre hanno la forma degli strumenti barocchi (violino,
violoncello) e sono tutte una diversa dall’altra, saranno odiate dalla cultura del 1700. In primo piano
abbiamo il monumento del principe a cavallo (fuoco: prospettive urbane). La torre a guglia ha una finestra
strana più una finestrina che interrompe la trabeazione, nel tamburo ci sono 2 tipi di finestre, una
sporgente e l’altra più piccola che servono a illuminare la Chiesa, nella cupola abbiamo altre finestrelle e
inoltre terminiamo con la lanterna. Dentro abbiamo una cupola che insiste su un incrocio di archi posti su
un esagono. In occidente c’è la voglia di progettare continuamente a differenza dell’Asia dove per esempio
in Giappone la tipologia del tempio è uguale nei secoli.
Palazzo Carignano
È un palazzo di enorme importanza perché appartiene al primo cugino del re, occupa un intero isolato con 4
facciate e un ingresso barocco costituito da uno svuotamento enorme per entrare e uscire con le carrozze.
Il vecchio salone delle feste che si raggiungeva da un grande salone sarà poi il Parlamento del Regno
d’Italia. Qui gli scaloni sono sulla piazza, un riferimento chiaro all’Oratorio di Borromini, con una forma
concava in mattone con una libertà d’invenzione dell’ornato.
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Torino: Filippo Juvara
Il principe vuole, imitando Versailles, una villa di piacere fuori Torino, tutte le dinastie infatti hanno una villa
fuori città dove ritirarsi con tutta la corte. Si fa costruire il casino di caccia Stupinigi e Venaria Reale, il
trionfo della non compattezza architettonica.
Stupinigi
È costituita da tanti bracci che si muovono nel territorio: il salone è in testa e da questo partono quattro
braccia a X, due verso il giardino e due iniziano a formare i bracci della piazza di accoglienza, c’è il trionfo
dell’articolazione dello spazio nella natura. L’interno è ricco di oro, stucchi, bianchi e specchi. Nei lampadari
di cristallo sono poste le candele che di sera vengono riflesse dal cristallo e dagli specchi, in modo che era
tutto luce.
Palazzo Madama
Costruito per la Regina Madre nell’antico castello tardo-medievale. È un corpo di fabbrica gigantesco che
diventerà modello; è solo uno scalone d’ingresso che porta al castello. Nel 1700 si usa una quantità di vetro
imparagonabile alle altre epoche (escluso il gotico).
I grandi spazi
Il Barocco è il più grande costruttore di spazi urbani a tal punto che la grande urbanistica del 1800 con i
boulevard di Parigi, via Dante e piazza Duomo risente del Barocco del 1600 e primo 1700.
Piazza di Spagna
A inizio 1700 Roma affronta un problema difficile, piazza di Spagna con la Chiesa di Trinità dei Monti del
1590 e la Fontana della Barcaccia del padre di Bernini; il problema era la differenza di altezza. Ci sono stati
tentativi, anche di Bernini che risultano però un po’ goffi, tutto è irregolare. L’architetto De Santis realizza
una scalinata che non è in simmetria con la chiesa , il fatto che tutto sia storto è un invito al Barocco a
inventare. Lavora per episodi con una scalinata che termina in uno spiazzo, altre scale e un altro spiazzo, 2
scalinate laterali che terminano con la terrazza panoramica.
Fontana di Trevi
Specchi risolve un altro problema irrisolto, la facciata di un palazzo che da’ su una piazza irregolare. La
fontana di Trevi è un’invenzione plastica, una facciata monumentale che è falsa perché dietro le finte
finestre c’è un muro; il Barocco se ne infischia della corrispondenza del vero, tutta la mitologia è falsa e
fuori data, la fontana è tutta irregolare.
Gli affreschi
Siamo nel periodo della falsificazione degli affresca tori. In un palazzo con una piccola stanza c’è il trionfo
della falsità, tutto dipinto, l’unica cosa vera è una porticina. Il cielo serve a rendere illusionisticamente il
salottino, un affresco prospettico d’invenzione sfonda una parete di materia.
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Le gallerie
È una tipologia inventata dal Barocco, c’erano anche in precedenza ma ora sono tutta luce. Brunelleschi e
Alberti costruiscono pareti che definiscono gli spazi, ora ci sono finestre da tutti i lati, la galleria diventa un
posto dove si può solo passeggiare e non è utilizzabile a causa del gran numero di specchi e statue. La
galleria più straordinaria è quella di Versailles di Luigi XIV, lunga 100 metri.
I giardini
Si adattano bene all’invenzione del Tardo-Barocco, nel Rinascimento sono precisi e regolari, ora sono
un’invenzione naturalistica.
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IL PERIODO ILLUMINISTA
Dal 1760 in poi c’è una rivolta contro questo Barocco e i suoi eccessi dell’ultimo periodo nel quale per la
decorazione degli interni si usa il termine rococò (>rocherie: schiuma che si estende nelle rocce su tutte le
pareti). La critica colpisce l’irrazionalità e a livello politico colpisce la nobiltà, il potere assoluto del re e la
ricchezza papale. Questo periodo è chiamato “illuminismo” ed è caratterizzato dalla razionalità, democrazia
e gestione comune del potere e critica gli sprechi e i capricci del rococò. La critica costruttiva del
funzionalismo è facile: si prendono di mira i parapetti delle scale che hanno corrimano con le forme più
svariate e non volte alla loro funzione. Memmo, un veneziano, diceva: “avete mai visto qualcosa di più
orribile del trono del re di Francia? Il re si siede e un ricciolo del bracciolo lo infilza, lo schienale è pieno di
riccioli. Il sedile per il carrozziere è fatto a forma di sedere perché bisogna stare seduti molto tempo. Il
sedile del carrozziere è migliore”. La cultura veneziana è l’esempio perfetto per la funzionalità: la gondola
ha la forma storta perché il rematore rema da una parte soltanto e se fosse come una barca normale
questa non riuscirebbe ad andare dritto. Il teatro barocco a palchi è un esempio di non funzionalità: gli
spettatori che si trovano nei palchetti vicino al palco non vedono assolutamente nulla. L’architettura
contemporanea inizia idealmente nella seconda metà del 1700. Si formano 2 strade:
• forme rigide, pure e antiche (piramidi);
• soglia del neoclassicismo.
Il giuramento degli Orazi del 1773 di David, esposto sotto il Pantheon, mostra la severità di un ambiente
dorico, repubblicano; i re di Francia sono ancora sul trono ma qui già traspaiono gli ideali repubblicani di
democrazia e antitirannismo (Pericle e Pisistrato, Bruto e Cesare).
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