la riflessione francese sulle società primitive Émile durkheim, marcel mauss, robert hertz…
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La riflessione francese sulle società primitive
Émile Durkheim, Marcel Mauss, Robert Hertz….
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L’etnosociologia di Émile Durkheim
-1858-1917: Fondatore della “Scuola Sociologica” francese (Mauss, Halbwachs, Granet, Van Gennep, Hertz….)-Influenza in campo sociologico ed etnoantropologico- Una generazione di allievi cancellati dalla prima Guerra Mondiale
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L’etnosociologia di Émile Durkheim
Cultura come “Coscienza collettiva”
-Durkheim non adottò mai il nascente vocabolario antropologico utilizzando il concetto di “cultura”, ma quello di “coscienza collettiva”.-“Coscienza collettiva” = “l’insieme delle credenze e dei sentimenti comuni alla media dei membri di una stessa società” (La divisione del lavoro sociale 1893).
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L’etnosociologia di Émile Durkheim
La “Coscienza collettiva”-La coscienza collettiva è un livello sovraindividuale presente in tutte le società e indipendente dalle singole coscienze (equivalente dell’antropologico concetto di cultura)-Possibilità di comparare tra loro tutte le società.-La sociologia come sapere comparativo-Comparazione = apertura della sociologia di Durkheim all’etnologia.
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L’etnosociologia di Émile Durkheim
Prospettiva normativa: ricerca delle “leggi” della vita sociale.
Solidarietà meccanica e solidarietà organica
Società a solidarietà meccanica: società dove la coscienza collettiva si manifesta con grande intensità. La vita sociale occupa ogni spazio dell’individuo e ne determina scelte e sentimenti. L‘individuo è “meccanicamente” guidato da norme sociali.
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L’etnosociologia di Émile Durkheim
Prospettiva normativa: ricerca delle “leggi” della vita sociale
Solidarietà meccanica e solidarietà organica
Società a solidarietà organica: dove prevale la tendenza del singolo a differenziarsi rispetto al gruppo. Atti intenzionali rispondenti ad un’adesione volontaria. La coscienza collettiva occupa spazi più ristretti. (ma si mantiene un’identità comune)
Mescolanza tra i due modelli di società individuati da Durkheim.
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L’etnosociologia di Émile Durkheim1912 Le forme elementari della vita religiosa-Maggiore influenza dell’etnologia. -Un’opera che segna un momento decisivo per la riflessione sulla società. -Prospettiva di indagine nuova sui fenomeni sociali.
- Religione, istituzioni giuridiche, riti, norme, non sono considerate come il risultato di un progresso intellettuale che nasce da impressioni soggettive, ma sono “fatti sociali” indipendenti dalla psicologia del singolo.
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L’etnosociologia di Émile Durkheim
1912 Le forme elementari della vita religiosa
-Tentativo di elaborare una teoria generale della religione: individuare le forme elementari comuni a tutti i sistemi religiosi.-La religione come fatto sociologicamente universale -Tutte le religioni per Durkheim: “assolvono alla stessa funzione e dipendono dalle stesse cause” e quindi possono manifestare la natura della vita religiosa.
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L’etnosociologia di Émile Durkheim1912 Le forme elementari della vita religiosa-Indipendentemente dalla loro complessità, in tutte le religioni c’è un certo numero di rappresentazioni fondamentali e di rituali che “adempiono ovunque alle stesse funzioni”.
-Es. del totemismo: una specie di religione nella quale un gruppo si identifica con una pianta o un animale che raffigura un antenato del gruppo.
-Il totemismo D. lo intende come sistema religioso semplice al cui interno agiscono rappresentazioni collettive. Con il totemismo l’individuo adora il totem che è simbolo stesso della società (clan).
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L’etnosociologia di Émile Durkheim1912 Le forme elementari della vita religios
Con il totemismo gli individui idealizzano la propria unione come collettività (società) in un simbolo che è il totem.
La religione come fenomeno unitario. Come nel totemismo anche in tutte le altre religioni opera lo stesso meccanismo.
Ad essere venerato con il rito non è una pianta, un animale, o un Dio, ma la società stessa.
Individuazione di un rapporto tra riti e sentimenti di appartenenza.
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L’etnosociologia di Émile Durkheim1912 Le forme elementari della vita religiosa
Tuttavia per D. la religione non è una sociolatria (un culto della società).
Per D. la religione ha una dimensione sociale e collettiva ed esercita un’influenza sull’azione e sul pensiero individuale.
In tutte le religioni la funzione è la stessa = un sistema di rappresentazioni e di riti attraverso i quali gli individui partecipano misticamente e collettivamente del corpo sociale.
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L’etnosociologia francese:
Grande influenza di Durkheim sulla sociologia europea e sull’etnologia europea.
Influenza dei concetti di “fatto sociale” e di “coscienza collettiva”
A partire da Durkheim i suoi allievi iniziarono a tentare di cogliere le ragioni nascoste che si celano dietro i fenomeni sociali, le invarianti che caratterizzano il modo in cui la coscienza collettiva si rappresenta la realtà sociale.
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L’etnosociologia francese: Robert Hertz (1882-1915)
Hertz lavorò sulle “rappresentazioni collettive” nella prospettiva di Durkheim.-Studio sulla rappresentazione collettiva della morte-Studio sulla preminenza della mano destra.-Ricerca sul campo nelle Alpi (Cogne) sul Santuario di San Besso. Iniziatore dell’antropologia alpina.-Morì prematuramente nella Prima Guerra Mondiale
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L’etnosociologia francese: Robert Hertz (1882-1915)
Studio sulla rappresentazione collettiva della morte.
La morte e il modo in cui una società rappresenta la morte si lega per Hertz alla problematica durkheimiana della coesione sociale.
Comprendere i meccanismi attraverso i quali una società riesce a mantenere la propria identità e coesione.
La morte per H. produce rappresentazioni molto differenziate presso i diversi popoli.
La morte oltre a distruggere l’essere fisico distrugge l’essere sociale, taglia il legame dell’individuo con il gruppo sociale.
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L’etnosociologia francese: Robert Hertz (1882-1915)
-Per questo motivo la morte rappresenta una minaccia per la coesione del gruppo.-Per far fronte a tale minaccia e per ristabilire un equilibrio che la morte di un individuo ha alterato, la società elabora i “riti funebri” che fanno transitare il defunto nel mondo dei morti = continuità tra comunità dei vivi e dei morti..-Attraverso i riti funebri l’individuo è distaccato dal mondo dei vivi e reintegato nel mondo dei morti e degli antenati.-Influenza di Van Gennep-Studio dei riti della “doppia sepoltura” nel Borneo
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L’etnosociologia francese: Robert Hertz
-Destra e sinistra:sacro e profano-1909: La preminenza della mano destra: studio sulla polarità religiosa.-La preminenza della mano destra nel mondo come “istituzione sociale”.-Insoddisfazione nei confronti delle spiegazioni neurofisiologiche.-Studio delle rappresentazioni collettive relative a destra e sinistra.-Relazione tra destra e sinistra e sacro e profano.-Individuazione di un principio bipolare e del principio di opposizione nelle classificazioni umane.-Catene di opposizioni
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Marcel Mauss e lo studio dei “fatti sociali totali”
-Mauss ultimo grande allievo (e nipote) di Durkheim.-Sostenitore della ricerca sul campo e l’etnografia-Fondatore nel 1925 con Lévy-Bruhl dell’Istitut d’ethhnologie dell’Università di Parigi.-Filosofo di formazione, impresse al suo insegnamento un carattere etnologico.-Eclettismo degli interessi: magia, religione, classificazioni sociali, idea di persona, moneta, tecniche del corpo, sacrificio e dono.
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Marcel Mauss e lo studio dei fatti sociali “totali”
-Studi sulle classificazioni primitive-Per Mauss la classificazione dell’universo naturale non è il riflesso di un’attitudine spontanea della mente umana. Gli esseri umani classificano in categorie non in base alla loro esperienza sensibile, ma avendo in mente la ripartizione dei gruppi sociali-Omologia tra ordine della società e ordine attribuito dagli esseri umani alla natura e alle cose (classificazioni).-Studio sulla società aborigena australiana. Ricerca dell’omologia tra classificazioni naturali e sociali e divisione della società.-La società proietta il proprio ordine sul sistema delle rappresentazioni
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Marcel Mauss e lo studio dei “fatti sociali totali”
-Dall’ipotesi dell’omologia strutturale Mauss sviluppò una riflessione su quei “fatti sociali” che coinvolgevano una pluralità di livelli sociali: -i “fatti sociali totali”-Es. Nella disposizione morfologica che la società eschimese assumeva nelle varie fasi dell’anno (gruppi familiari concentrati in inverno e dispersi in estate per la caccia) Mauss vede qualcosa che spiega altri aspetti della vita di una comunità (feste, riti, simboli).-Un fatto sociale totale getta luce su molti altri elementi della vita sociale.
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Marcel Mauss e la teoria del “dono”
-1924. Essai sur le don (Saggio sul dono). L’opera più conosciuta di Mauss.-Materiale etnografico preso da Boas (potlatch) e Malinowski (la kula melanesiana).-Esistenza nelle società primitive di complessi e articolati fenomeni di scambio e circolazione di beni.
-Lo scambio presso queste società come “fatti sociali totali”. -Tali fenomeni (potlatch e kula) sono infatti legati a molti altri aspetti della società.-Principio della reciprocità, carattere volontario e obbligato delle prestazioni di dono.
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Marcel Mauss e la teoria del “dono”
-Tre regole del dono: dare, ricevere e ricambiare.
-In base a queste tre regole si struttura il principio della reciprocità. Vincolo e obbligazione.
-Il “Saggio sul dono” ha aperto la via allo studio della dimensione economica nelle società primitive ed ha suggerito nuove prospettive di studio della dinamica sociale, prima di allora ignorate.