il public speaking del narratore in ascolto · 2019-04-02 · il public speaking del narratore in...
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Il public speakingdel narratore in
ascolto
In ascolto con le orecchie, con gli occhi, con tutto il
corpo e con la mente
Comunità di Bose – Gesso policromo
Oggi oscilleremo tra comunicazione orale e comunicazione scritta, fluttuando sugli stimoli delle vostre interazioni, verbali e scritte; appunto.
https://www.linkedin.com/feed/update/urn:li:activity:6364893704100077568
I guasti dell’itanglese
I guasti dell’itanglese
Candidatura a un posto di funzionario nell’Unità «Mobilità del Personale»
da una lettera di autopresentazione:
«I soft skill necessari per questa posizione sono embeddati in me. My English Friends can really
testify! E non solo loro…»
Ma che senso ha?!?
I guasti dell’itanglese + una visione miopedel ruolo
Candidatura a un posto di «Community Manager»; obiettivo: allargare la comunità. E si tratta della comunità di una Onlus che mette tra i valori la
responsabilità sociale d’impresa.
da un CV:«Credo di potermi definire uno Squeeze Page
Specialist »
?!?
@
La Squeeze Page: in
sintesi una «pagina spremi contatti»
• Una tecnica di marketing, parente della clickbaiting in campo (pseudo)giornalistico,che poggia su una promessa-esca
• Si avvale, in genere, di una comunicazione prevalentemente e aggressivamente visiva
• Attenzione: può funzionare nel breve periodo, ma non costruisce reputazione. Se preferite, non fa Branding; anzi!
I guasti dell’itanglese + una visione miopedel ruolo
Candidatura a un posto di «Community Manager»; obiettivo: allargare la comunità. E si tratta della comunità di una Onlus che mette tra i valori la
responsabilità sociale d’impresa.
da un CV:«Credo di potermi definire uno Squeeze Page
Specialist »
?!?
da un lancio dell’Ansa:
«Facebook avrà una task force per il fact checking delle fake news”
Il punto di vista di Anna Maria Testa
https://nuovoeutile.it/tra-italiano-e-itanglese/
E che ci vorrà mai a dire: Facebook avrà una squadra per verificare le notizie?
È perfino più breve. E sarebbe perfino più preciso (il fact checking, in realtà, si fa sulle news per scovare i fake, e non sulle fake news, la
cui individuazione è il risultato finale del processo). Ma forse sembra meno attraente.
Insomma il ricorso a un termine inglese sia una scelta consapevole e motivata,
non una sciatteria!
Empowerment
La parola inglese "empowerment" deriva dal verbo "to empower" che in italiano viene tradotto con:
• conferire poteri
• mettere in grado di
• acquisizione del potenziale
Non ha un corrispondente termine italiano; nel senso che non riusciamo a tradurlo con una sola parola, proprio per la ricchezza semantica che esprime.
“Ognuno parla come vuole, ma per poter scegliere è necessario che le alternative vengano divulgate”
Un dizionario gratuito on line ci viene in aiuto
Il Dizionariodelle
Alternative agli Anglicismi
Antonio Zoppetti
empowerment in italiano è
la conquista (il raggiungimento o l’acquisizione) del
proprio potenziale o del potere, sia a livello individuale
(quindi l’autodeterminazione, la crescita) sia a livello
sociale, per esempio nella politica o nel lavoro; dunque
può esprimersi con il potenziamento, il processo di
crescita, la valorizzazione, il rafforzamento,
l’emancipazione o riqualificazione(l’empowerment delle
donne nella politica, o nel mondo del lavoro), la scalata
sociale, l’emergere.
dal dizionario di Zoppetti
Ci aiuta, ma conferma che è intraducibile con una parola sola; pena una parziale perdita di senso.
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http://www.mestierediscrivere.com/glossario/
Un altro aiuto da Luisa Carrada(per capire l’esatto significato di termini inglesi)
Il glossario di baseper districarsi nel
mondo dellascrittura professionale
QUANDO PARLIAMO QUANDO SCRIVIAMO
Quando parliamo utilizzano termini più comuni, frasi brevi. In genere, siamo più spontanei e informali
Quando scriviamo dobbiamo scegliere con più accuratezza le parole La comunicazione scritta è più riflessiva e strutturata e richiede maggior tempo
Quello che diciamo si avvale del contributo decisivo della comunicazione paraverbale (tono, pause, enfasi, ritmo…) e non verbale (linguaggio del corpo).La presenza degli interlocutori nello stesso luogo facilita la comunicazione: se indichiamo agli altri qualcosa non abbiamo bisogno di descriverlo
La lingua scritta può utilizzare solo la punteggiatura e altri mezzi grafici come la sottolineatura, la grandezza dei caratteri, gli spazi bianchi.Gli interlocutori sono in posti diversi e devono dare molte più informazioni e descrizioni perché il testo non venga equivocato.
Quando parliamo possiamo adattare continuamente la nostra comunicazione sulla base della reazione degli interlocutori. Anche in caso di scambio solo uditivo (telefonate, collegamenti audio) «sentiamo» le reazioni degli altri
Quando scriviamo non abbiamo un contatto diretto e immediato, non «vediamo» le reazioni degli interlocutori. Anche nel caso del quasi «realtime» delle chat, non disponiamo delle formidabili risorse interpretative della comunicazione non verbale e paraverbale
Le parole possono essere carezze o pietre, dilatate inoltre dalla sensibilità degli interlocutori.Verba volant? Spesso, ma non per chi si sente offeso o ferito
Scripta manent: quindi occorre precisione, proprietà di linguaggio, una morfosintassi che faciliti la lettura e la comprensione
PARLATO E SCRITTO
Il dialetto parlato e scrittose usato in maniera spontanea e senza ostentazione
è una risorsa empatica
Immagine tratta dal sito http://www.ponzaracconta.it/2016/01/22/dialetto-parlato-e-scritto/
da
Lavoro dunque scrivo
di
Luisa Carrada(editore Zanichelli).
Un ottimo testo per la scrittura professionale
«Cercare la parola giusta anche senza essere Flaubert»
• per scegliere la parola giusta bisogna conoscerne tante
• i vocabolari sono i nostri amici, anche quello etimologico
• quando vogliamo farci capire proprio da tutti, scegliamo le parole del Vocabolario di Base
• le parole concrete e precise sono da preferire a quelle astratte e generiche
• quando scriviamo per il web le parole precise aiutano anche il motore di ricerca
• i verbi mettono in movimento il testo, troppi sostantivi lo appesantiscono
da
Lavoro dunque scrivo
di
Luisa Carrada(editore Zanichelli).
Un ottimo testo per la scrittura professionale
• le frasi più semplici e brevi esaltano il loro oggetto
• l’avverbio deve rafforzare il verbo, non diluirlo
• scegliamo gli aggettivi per aggiungere dettagli, informazioni, sfumature, non enfasi
• usiamo senza problemi le parole straniere solo quando non hanno una buona e dignitosa alternativa in italiano; in tutti gli altri casipensiamoci su
Come tutte le regole, possono anche essere violate. Ma con la consapevolezza che lo stiamo facendo e per uno scopo ben
definito
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perché… le parole sono importanti(Nanni Moretti in Palombella Rossa)
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Lo UX Design analizza e interpreta il comportamento degli utenti, le dinamiche e il contesto focalizzando la propria azione sulla costruzione di un’esperienza positiva per l’utente finale. L’obiettivo è migliorare la relaziona fra consumatori e prodotti: è l’anello di congiunzione fra i bisogni dell’azienda e i bisogni dell’utente.
Lo UX Writing è una metodologia per la scrittura dei contenuti delle interfacce di siti web, app e servizi digitali. Scrivere per l’UX non è creare grandi frasi a effetto, ma un linguaggio chiaro e una narrativa capace di lasciare nelle persone una sensazione piacevole, tanto da desiderare di ripeterla.
UX DESIGN E UX WRITING
Faccio l’architetto dell’informazione, la copywriter e l’UX writer
Michela AndreolaInformation Architect at Doralab
Brava! Ora spiegalo a tua madre… da UX writer ovviamente!
Come architetto dell’informazione, organizzo le informazioni di siti web, app e interfacce digitali. In particolare, lavoro per rimuovere inutili complessità e rendere i contenuti facili da trovare.
Come copywriter scrivo testi per coinvolgere le persone.Lo sforzo è fornire informazioni semplici da capire e utili al raggiungimento di un obiettivo (ad esempio, fare un acquisto o sottoscrivere una polizza online).
Come UX writer mi preoccupo di scrivere microtesti e label chiare, che non lascino spazio a dubbi come
“Se clicco quel pulsante sto davvero acquistandoil maglione o posso ancora cambiare idea?”
Lavoro spesso a stretto contatto con designer, user researcher ed esperti di web analytics, perché dal lavoro degli uni dipende quello degli altri. Tutte le soluzioni che troviamo le testiamo con gli utenti. Quello è il momento della verità, dei
“Funzionerà quell’etichetta?”, “Capiranno quel testo?”, “Troveranno quel contenuto?”
UX Design e UX Writingin una mia recente esperienza utente
Public Speaking
is the process of speaking to a group of people in a structured, deliberate manner intended to inform,
influence, or entertain the listeners
(“è il parlare a un gruppo di persone in modo strutturato, con lo scopo dichiarato di informare, influenzare o intrattenere gli
ascoltatori»)
che sinceramente non mi convince perché non sottolinea abbastanza che si parla con un pubblico
piuttosto che a un pubblico…
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• comunicare è
entrare in
rapporto
dialettico con gli
interlocutori
• l’orientamento
deve essere al
pubblico, non al
copione
E aggiungiamo…
La retorica e l’oratoria sono nate tantianni prima nell’area mediterranea. Insomma
dalle parti nostre
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Oggi «public speaker», ieri…
Socrate Aristotele QuintilianoCiceronePlatone Demostene
• La retorica è la forma antica di studio della comunicazione. Da sempre gli uomini sono stati affascinati dalle grandi capacità comunicative di alcuni di loro di ottenere degli effetti di coinvolgimento e persuasione sul pubblico degli ascoltatori
• Più di 2000 anni fa, in Grecia, il parlare in pubblico era un’attività fondamentale per la partecipazione dei cittadini alla vita della polis. L’arte della retorica veniva studiata, analizzata, raffinata e trasmessa alle nuove generazioni. E così a Roma.
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Uno dei tanti debiti che il comunicatore di oggi ha nei confronti dell’oratore romano (e, prima ancora, greco)
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DA DOVE NASCE LA REGOLA DELLE CINQUE W
Quis? Who? Chi?
Quid? What? Che cosa?
Quando? When? Quando?
Ubi? Where? Dove?
Quomodo? (Come?)
Cur? Why? Perché?
Quibus auxiliis? (Con quali
strumenti?)
Ora aiutatemi…
Se dico «un grande comunicatore», chi vi viene in mente?
……….
………
Tutti parlano di quel
postero ingrato e
parolaio di Cicero !..e
io ?? Che ho
scritto…
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Lui ha scritto “Sulla Retorica”.
Punto di riferimento per tutti quelli
che sono venuti dopo. Compreso
Cicerone, autore di un grande «manuale»:
il De Oratore
Lui è Aristotele! Il
più grande dei
filosofi.
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Così va meglio…
Grazie!
Nella «Retorica» studia le tattiche che il comunicatore utilizza per influenzare i pensieri, le idee e i comportamenti del pubblico
Le tre variabili della persuasione
• Aristotele è considerato il primo Scienziato delle Scienze della Comunicazione
• Individua le tre variabili che rendono un messaggio persuasivo ed efficace
• Il merito di Aristotele è quello di aver raccolto in un sistema organico tutte le scoperte fatte fino ad allora dai retori, sottolineando come la retorica debba essere una tecnica rigorosa
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LogosI contenuti
Le argomentazioniLe parole decisive
EthosLa personalitàL’affidabilitàLa credibilità
PathosL’immedesimazioneLa partecipazione
La capacità empatica
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LogicaI contenuti
Le argomentazioniLe parole decisive
EticaLa personalitàL’affidabilitàLa credibilità
EmotivitàL’immedesimazioneLa partecipazione
La capacità empatica
Marco Tullio
Cicerone:
nel suo De Oratore il
corso più completo per
Public Speaker
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magnifico interprete e sostenitore
della funzionale complementarietà
dell’ACTIO, e cioè del linguaggio del
corpo e dei gesti a integrazione della
parola
“ … Sed haec omnia perinde sunt ut aguntur. Actio, inquam, in
dicendo una dominantur. Sine hac summus orator esse in
numero nullo potest, mediocris hac instructus summos saepe
superare. …
…quae sic ab illo esse acta constabat oculis, voce, gestu, inimici
ut lacrimas tenere non possent…” *
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magnifico interprete e sostenitore
della funzionale complementarietà (se
non la supremazia)
dell’ACTIO,
e cioè del linguaggio del corpo e dei gesti
a integrazione della parola
“…Tutti questi ornamenti dipendono però dal modo in cui vengono
presentati. L’actio, intendo, è il fattore preponderante nell’oratoria; senza
questa il migliore degli oratori può non valere nulla, mentre un oratore
mediocre, abile in questa, spesso può superare i migliori…
…E tutti concordavano sul fatto che egli pronunciasse queste parole
accompagnandole con degli sguardi, un tono di voce e dei gesti tali
che neppure i nemici potevano trattenere le lacrime…” (Cicerone sta
parlando della capacità affabulatoria di Gracco)
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L’ACTIO presuppone
di
• essere padrone dei contenuti
• averli metabolizzati
• saperli esporre a diversi livelli di sintesi rispettando i tempi a disposizione
• sentire di proporre qualcosa che è profondamente nostro
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Le mappe mentali aiutano la metabolizzazione e la rappresentazione dei
contenuti
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Marzo 2010. Aula Blu1 Città Universitaria. Corso prof. M. Stancati «Pianificazione dei Media nelle strategie d’impresa»
“Quando arrivo sul set, mi
occupo subito con scrupolo
di rivedere le mie battute
del giorno. Comincio a
tagliare o aggiungere
parole, in modo da
sistemarlo per bene nello
stomaco. Le parole
devono uscire dagli
occhi. Se uno non pensa
quel che dice, l’occhio lo
rivela…Per questo faccio in
modo che il dialogo mi
corrisponda, diventi
profodamente mio.”
Jean Gabin
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L’importanza di capire, acquisire fino in fondo, fare proprio: metabolizzare un contenuto
Apri la mente a quel ch’io ti paleso
e fermalvi entro; che non fa scienza,
senza lo ritener, aver inteso.
Dante. Paradiso, Canto V
Ma possiamo usare le parole degli altri?
Sì, se:
• non ce ne attribuiamo la paternità• ci riconosciamo in quelle parole• ci trasferiamo i nostri vissuti
perché come dice Troisi/il Postino…
Ma possiamo usare le parole degli altri?
Sì perché, come dice Troisi/il Postino: La poesia non è di chi la scrive ma… di chi gli serve!
Anche un nativo digitale tredicennela pensa come Troisi
La prof sequestra un «pizzino». Ma dentro non c’è la soluzione del problema, bensì:
Ora è difficile capire per chi non mi conosce
i disagi che ho colmato riempiendoli con i forse
da «Racconterò di te» di Ultimo
Di parte del materiale che segue sono grato a Giacomo Mason; materiale al quale in alcune slide faccio libero riferimento.
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Dopo questa prima visione d’insieme sul«parlare in pubblico», entriamo in maniera piùanalitica nel tema tenendo conto anche delcontesto tecnologico
G. Mason
Comunicare in pubblico non è…
Leggere un discorso scritto
Recitare un discorso imparato a memoria
Leggere delle slide
Seguire rigidamente un copionepredefinito
Perché?
Perché ci sono
gli altri, loro, il pubblico!
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Comunicare è entrare in relazione
• Parlare in pubblico significa innanzitutto rivolgersi ad altri, e
non a noi stessi
• La comunicazione in pubblico è innanzitutto un processo di
relazione con qualcuno
• Entrano in gioco relazioni, contenuti, aspettative,
motivazioni, culture, vissuti di un gruppo di persone. Aspetti
che interagiscono nel processo di comunicazione
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Le cose scritte non servono per un discorso; devono essere tradotte nella forma comune del parlare spontaneo
Mark Twain
Il discorso pubblico è un evento dinamico
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Nel discorso pubblico è protagonista la persona
Vince la spontaneità – Se ho metabolizzato i contenuti posso dimenticarmi del copione
Vincono i vissuti – Le cose che dico sono filtrate dalle mie emozioni, dalla mie storie, dalla mia testimonianza
Vince l’orientamento agli altri –Gli altri sono così importanti che mi dimentico di me
Vince la relazione – Nessun contenuto è così importante da dimenticare chi ho di fronte
Tono colloquiale
Importanza di storie e
narrazioni
Non pensare: “come sto
andando?” ma: “che sta
succedendo?”
Copione flessibile e capacità di
adattamento
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Valutare il contesto
• La comunicazione efficace adatta il proprio stile e i propri contenuti all’audience
• Dobbiamo pensare all’interesse del pubblico più che al nostro, e regolarci di conseguenza
• Guardare le cose e la situazione dall’ottica del pubblico: «Cosa mi porto a casa? Cosa è prioritario? Come potrò utilizzarla?»
• La relazione sarà tanto più profonda quanto più profondo è il coinvolgimento
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«Dimmi una cosa e la dimenticherò
Mostrami una cosa e la ricorderò
Coinvolgimi e capirò.»
(Confucio)
• la definizione/sintesi «narratore in ascolto» è di Roberta Casasole,collaboratrice di cattedra negli anni 2006- 2011
Giacomo Mason ci ha suggeritodi comportarci come un etnologo
Nell’epoca dei selfie, la nostra attenzione è sempre più concentrata su noi stessi e
sull’immagine che trasmettiamo
Come comunicatori, con l’animo dell’antropologoo dell’etnologo, dobbiamo invertire invece l’ottica
e girare la fotocamera, anche quella mentale, verso gli altri e verso il contesto
L’ascolto empatico non è solo attenzione alleparole dell’interlocutore, ma al linguaggio delsuo corpo, al «cogliere l’attimo» di un gesto, diun comportamento… in un contesto
Come comunicatori dobbiamo invertire l’ottica…
Non è un fotografo ma un pittore, che vuolecogliere un momento di verità del soggetto non inposa.Nei suoi quadri resterà poi questo senso dell’attimofermato, del gesto naturale e rivelatore, delloscatto rubato.
Un esempio dal lontano Ottocento
Edgar Degas
Anche il titolo è sintomatico dell’attimo colto alvolo, dei gesti rubati: Ballerine dietro le quinte
(pastello 67x67, Museo Puskin di Mosca)
Un «narratore in ascolto» usa gli strumenti, antichi e attualissimi, della retorica ma non dimentica che alla base della comunicazione c’è il metodo dialogico socratico dell’ironia e dellamaieutica.
Metodo che ci consente di riconoscere gli altri come interlocutori, prima che come pubblico
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A domani con la narrazionedi