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FRIULI VENEZIA GIULIA: verso gli Smart Land
Come costruire ambiti territoriali “intelligenti”
Pubblicato da: ANCI FVG Piazza XX Settembre - Udine
Realizzato da: Roberto Camatel per THOMAS GREENMAN Treviso
FRIULI VENEZIA GIULIA: verso gli Smart Land
Come costruire ambiti territoriali “intelligenti”
Indice
1 Premessa ...................................................................................................................... 7
2 Introduzione .................................................................................................................. 9
2.1 Struttura del documento .............................................................................................................................. 10
3 Il riordino degli enti locali .......................................................................................... 11
3.1 Il Disegno di Legge Delrio ............................................................................................................................ 11 3.2 Regione Emilia-Romagna ............................................................................................................................ 14 3.3 Regione Veneto ............................................................................................................................................ 19 3.4 Federazione dei Comuni del Camposampierese ................................................................................... 24
4 La nascita delle Comunità intelligenti ...................................................................... 26
4.1 La Strategia ‘Europa 2020’........................................................................................................................... 26
4.2 Il Patto dei Sindaci ......................................................................................................................................... 27 4.3 Le Smart City secondo l’Unione Europea ................................................................................................. 27 4.4 L’Agenda Digitale Europea ......................................................................................................................... 28 4.5 La Smart Specialisation ................................................................................................................................. 28 4.6 L’Agenda Digitale Italiana........................................................................................................................... 29 4.7 L’istituzione delle Comunità Intelligenti in Italia ....................................................................................... 30 4.8 L’Osservatorio Nazionale Smart City .......................................................................................................... 32
5 Costruire Comunità Intelligenti ................................................................................. 34
5.1 Le Comunità Intelligenti delle multinazionali ............................................................................................ 34 5.2 Le Comunità Intelligenti secondo l’ANCI .................................................................................................. 35 5.3 Le Comunità Intelligenti secondo Cittalia – Centro studi ANCI ............................................................ 35 5.4 Le Comunità Intelligenti secondo Forum PA ............................................................................................ 36
6 Esperienze realizzate ................................................................................................. 42
6.1 In Friuli Venezia Giulia ................................................................................................................................... 42 6.2 In Veneto......................................................................................................................................................... 49 6.3 In Italia ............................................................................................................................................................. 56 6.4 In Europa ......................................................................................................................................................... 70
7 Comunità Intelligenti per il Friuli Venezia Giulia ...................................................... 74
7.1 Principi ............................................................................................................................................................. 74 7.2 Un modello per le Comunità intelligenti del Friuli Venezia Giulia ......................................................... 76 7.3 Applicazione del modello............................................................................................................................ 79 7.4 Programmazione strategica integrata e smart specialisation .............................................................. 87 7.5 Comunità Intelligenti per le aree urbane ............................................................................................... 122 7.6 Comunità intelligenti per le aree a urbanizzazione diffusa ................................................................. 123 7.7 Comunità Intelligenti per le aree montane ............................................................................................ 124 7.8 Architettura tecnologica ........................................................................................................................... 125
8 Il Friuli Venezia Giulia in Europa ...............................................................................126
8.1 Indice di Competitività Regionale ........................................................................................................... 126 8.2 Come diventare più competitivi .............................................................................................................. 129
9 Conclusioni ................................................................................................................130
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1 Premessa
L’idea di ANCI è quella di confrontarsi con la Regione per immaginare un riordino degli Enti Locali, in particolare
dei Comuni e della Regione stessa. Questa nostra Regione ha grandi possibilità, vista la sua autonomia di
occupare degli spazi di riforma nuovi.
Una premessa metodologica che ANCI ha affermato e che i suoi organi hanno accettato è l’idea di non partire dai
contenitori istituzionali ( vedi fusioni, unioni di comuni ecc) che vanno valutati e plasmati alla fine di un percorso.
La nostra Costituzione, con il principio della sussidiarietà, ci offre un metodo formidabile. Esso prevede che le
diverse istituzioni devono tendere a favorire le condizioni che consentano alle persone e alle imprese di agire
liberamente senza sostituirsi ad esse nello svolgimento delle loro attività, Non solo, essa sancisce che le istituzioni
più prossime, purché “adeguate”, al cittadini ed alle imprese vadano salvaguardate.
Perciò i piccoli e piccolissimi Comuni svolgono una funzione insostituibile che è quella di assicurare servizi di
prossimità. Mentre altre funzioni possono essere gestite in rete con altri Comuni senza gravare sui costi e
sull’organizzazione locale. Non dobbiamo fare quindi l’errore di cancellare le rappresentanze dei piccoli comuni
ed alcuni servizi da loro assicurati: le une e gli altri, congiuntamente, contribuiscono, con azioni insostituibili,
perché analogiche e intermodali, a dare continuità alle relazioni tra cittadini, imprese e servizi pubblici nei territori
più periferici della Regione.
La scommessa dei Comuni è anche quella di non limitarsi a proporre associazioni nei servizi, che costituiscono
certamente un aspetto importante di efficientamento. Le aggregazioni devono avere una finalità più alta: essere
parte attiva e garante di uno sviluppo smart, green e inclusivo, secondo quanto previsto dalla strategia Europa
2020 e dai principi dei territori “Intelligenti”/SMARTLAND.
Nel documento del 27 dicembre 2012 “Metodi e obiettivi per un uso efficace dei fondi comunitari 2014-2020”, il
Ministro per la coesione territoriale Barca attribuiva potenzialità “smart”, con i conseguenti vantaggi in termini di
sviluppo sostenibile, quasi esclusivamente alle Città Metropolitane. Prospettiva questa che per oggettive
differenze di scala (ridotta concentrazione di abitanti e di imprese) non pare applicabile alla nostra regione nei
termini delle azioni previste dal “tradizionale” paradigma della “smart city”.
Tuttavia la prospettiva “smart” può essere comunque un fattore strategico di sostenibilità per i territori della
nostra regione!
Stiamo assistendo a un progressivo degrado del nostro sistema produttivo; i nostri servizi, compresi quelli sanitari
e di welfare, sono tra i migliori, ma anche tra i più costosi, e quindi non a lungo sostenibili, in considerazione
anche del progressivo invecchiamento della popolazione.
La regione è circondata da realtà territoriali decisamente più competitive: come ad esempio, Carinzia, Slovenia. E
nel Veneto orientale, attorno alla nuova città metropolitana di Venezia si va riorganizzando un sistema territoriale
formidabile. E noi?
Non possiamo certo limitarci a risposte tattiche, quali ad esempio la previsione di ambiti sovra comunali per
erogare servizi in forma associata...Dobbiamo ridare competitività ai nostri territori attraverso una riforma
innovativa. Partendo da elementi di positività che pure permangono. Come la buona amministrazione espressa da
una valorosa schiera di amministratori locali (spesso chiamati a rispondere anche di plateali inefficienze dei livelli
istituzionali sovraordinati). Vi è poi nella nostra regione un’alta concentrazione di centri di ricerca e di conoscenza
universitaria, i cui benefici effetti non si sono ancora trasferiti se non in parte ai territori. In Friuli Venezia Giulia
operano poi organismi a livello sovracomunale, con bacini d’utenza in molti casi consolidati, quali distretti socio-
sanitari, consorzi e distretti industriali ecc..nei quali gli amministratori locali hanno fatto buona pratica per
l’esercizio di funzioni associate. Molti comuni hanno intrapreso singolarmente politiche smart riguardanti
l’energia, il digitale, la cittadinanza attiva, la mobilità sostenibile, ecc., con risultati più che soddisfacenti, seppure
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fortemente limitati dal fatto che non interessano reti sovracomunali. Ci sono perciò le premesse per costruire gli
SMART LAND.
“Uno smart land è un ambito territoriale nel quale attraverso politiche diffuse e condivise si aumentano la
competitività e l’attrattività del territorio, con una attenzione particolare alla coesione sociale, alla diffusione della
conoscenza, alla crescita creativa, all’accessibilità e alla libertà di movimento, alla fruibilità dell’ambiente (naturale,
storico-architettonico, urbano e diffuso) e alla qualità del paesaggio e della vita dei cittadini” (“Smart Land” a cura di
F. Della Puppa e R. Masiero). Naturalmente questi obiettivi sottendono azioni amministrative precise e in gran parte
già codificate. Certamente vi sono questioni di governance ancora da definire. Ma gli smart land possono
costituire per la nostra realtà territoriale un obiettivo realistico. A patto però che la Regione condivida con i
Comuni un percorso chiaro seppure graduale per raggiungere lo scopo. E la prima tappa di questo percorso non
può non prevedere una revisione profonda di quanto deve rimanere in capo alla Regione. Vedi ad esempio la
questione dello sviluppo.
Se parliamo infatti di sviluppo sostenibile dobbiamo anche essere in grado di immaginarlo, di programmarlo, di
pianificarlo su due livelli: regionale e territoriale. Abbiamo una Legge di pianificazione regionale, la n.52 del 1978,
rispetto alla quale la precedente legislatura ha iniziato un percorso di revisione che va approfondito. La Regione
deve tenere per sé, oltre che l’azione legislativa, la pianificazione strategica, la difesa dell’identità culturale e
linguistica, la difesa dei valori ambientali in senso generale; tutto il resto deve essere declinato ai territori. Territori
in cui si applichino i principi smart della collaborazione in rete fra pubblica amministrazione, imprese e cittadini,
con il supporto delle tecnologie digitali, green e inclusive.
Le funzioni di pianificazione strutturale devono essere gestite a livello di aggregazione di Comuni, concentrando
lo sviluppo delle attività produttive, evitando di impegnare aree industriali in ogni perimetro municipale. Anche le
politiche energetiche devono essere declinate in aree d’ambito per ottenere risultati significativi.
Ma come possiamo identificare sul territorio regionale gli smart land? Recuperando gli ASTER della legge 1 del
2006? Affermando astrattamente che gli ambiti territoriali debbano avere popolazione superiore a 100.000
abitanti? Un’ipotesi più realistica può essere quella di assumere a modello di partenza, certo modificabile e
riplasmabile, gli ambiti territoriali dei distretti sanitari/ambiti socio-assistenziali. In questi ambiti (presenti in tutta
la regione) c’è ormai una consolidata consuetudine di governance da parte dei comuni. Vi è inoltre una rete di
servizi socio-sanitari su cui connettere e rimodulare gli altri servizi locali destinati ai cittadini e imprese con
sportelli analogici off line e on line.
Nei mesi scorsi ANCI ha elaborato un'ipotesi di riordino degli enti locali che prevede prioritariamente di allineare i
servizi dei Comuni, della Sanità e assistenza territoriali e della Regione. Ciò richiede di realizzare la continuità
operativa dei processi, resa possibile dalle nuove tecnologie (ad es. cloud computing) e da un ambiente di servizi
in rete consolidato e omogeneo quale quello dei distretti sanitari.
Resta inteso che l’erogazione di alcuni servizi nello smart land può avvenire anche attraverso sub-ambiti.
In conclusione, dobbiamo allontanarci dalle politiche settoriali passando a politiche multi-livello, multi-attore, che
coivolgano imprese e cittadini. La progettualità degli SMART LAND può avere un ruolo cruciale come facilitatore
di tali processi e ispiratore di metodi di lavoro innovativi.
Incorporare i principi di sviluppo “smart” dei territori e delle comunità nella riforma degli Enti Locali è la formula
più efficace per garantire prospettive di benessere ai cittadini e per renderci attraenti agli occhi del mondo. Un
laboratorio siffatto non avrebbe eguali in Italia. Esso ci consentirebbe di svolgere un ruolo di primo piano sia nello
scenario nazionale sia in quello internazionale.
Mario Pezzetta
Presidente ANCI FVG
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2 Introduzione
In questo studio viene motivata l’importanza di introdurre i principi di realizzazione delle Comunità Intelligenti
(Smart City/Smart Community) all’interno della Legge Regionale di riordino degli enti locali del Friuli Venezia
Giulia.
Finora gli studi sul tema del riordino degli enti locali si sono concentrati sulle opportunità offerte dalla gestione
congiunta dei servizi e dalle iniziative di sviluppo economico sostenibile di area vasta, mentre gli studi su Smart
City/Smart Community hanno approfondito l’utilizzo delle tecnologie di information e communication technology
(ICT); altri testi hanno analizzato il tema dell’innovazione sociale, altri ancora la valorizzazione del territorio.
In questo studio tutti questi aspetti verranno valutati in una prospettiva integrata multidisciplinare, con al centro la
definizione di modelli di arricchimento del tessuto socio-economico dei territorio, con particolare attenzione al
tema del cambio di paradigma in merito alla formazione: non è più possibile infatti considerare l’apprendimento
come una pratica accademica o, al limite, di integrazione o riconversione delle competenze esistenti. La capacità
di produrre innovazione, requisito centrale del mondo economico contemporaneo, si basa infatti sulla pratica del
pensiero critico e creativo, applicato ai processi della vita quotidiana degli esseri umani, pensiero che nasce solo
se viene allenata costantemente l’apertura mentale, l’ascolto, l’osservazione, il confronto interculturale. Per
sviluppare queste capacità è indispensabile rivedere il rapporto scuola-lavoro, il concetto di teoria-pratica,
evolvendolo in sviluppo di capacità, in una parola enpowerment: delle persone, dei cittadini, delle imprese e della
pubblica amministrazione. Per operare questo cambio di indirizzo è fondamentale il ruolo che possono assumere
la Regione e i Comuni all’interno del riordino degli Enti Locali, l’occasione più adatta per ridefinire il modello di
sviluppo e di valorizzazione delle ricchezze del territorio.
Attivare una politica della condivisione di responsabilità con il mondo economico e civile, quindi di partecipazione,
è la chiave per operare collettivamente un salto di qualità nello sviluppo di modelli di governance efficaci nel
conseguire obiettivi di benessere equo e sostenibile.
La Regione Friuli Venezia Giulia ha l’opportunità di essere la prima a promuovere una riforma degli enti locali che
esalti la specialità del proprio territorio e dei propri cittadini, nonché la propria centralità geografica fra nord e
sud, fra occidente e oriente, inserendo i principi delle Comunità intelligenti come chiave e volano per la
costruzione di un nuovo modello di prosperità. Lo sviluppo intelligente (smart) e sostenibile (green) di
un’economia locale inclusiva, si deve integrare con lo scenario internazionale di concorrenza fra imprese e fra
territori, con le prime a sostenere i secondi e viceversa.
Solo disegnando scenari integrati, scuola-lavoro, locale-internazionale, giovane-adulto, pubblico-privato,
tradizione-innovazione, materiale-immateriale, è possibile adottare iniziative efficaci nel tempo. Rendere semplice
il complesso richiede applicazione intelligente delle competenze: le persone devono quindi essere al centro delle
politiche e dei progetti.
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2.1 Struttura del documento
Per porre in relazione in modo consapevole il tema del riordino degli enti locali e le opportunità offerte dai
principi alla base di Comunità e Territori Intelligenti, siamo partiti, nel primo capitolo, da una analisi delle due
Leggi Regionali che si sono già occupate del riordino, quelle del Veneto e quella dell’Emilia Romagna. Queste due
Regioni hanno operato una riforma amministrativa concentrandosi sulla ottimizzazione nella gestione dei servizi e
sui risparmi che potrebbero derivarne per la spesa pubblica. L’obiettivo di questo studio è quello di proporre alla
Regione Friuli Venezia Giulia, nel suo disegno di riforma degli enti locali, una integrazione degli obiettivi di
ottimizzazione e risparmio con l’applicazione delle progettualità delle Comunità Intelligenti, in una prospettiva
non meramente tecnologica, ma soprattutto di valorizzazione del territorio e della comunità.
Il capitolo 3 presenta le riforme degli enti locali attuate da Regione Veneto e Regione Emilia Romagna,
premettendo loro i contenuti del Disegno di Legge Delrio approvato dal Consiglio dei Ministri nello scorso luglio,
in materia di riordino delle funzioni delle Province. Insieme con i contenuti del Disegno di Legge viene analizzata
l’interpretazione offerta dallo stesso Delrio in una lettera aperta al Corriere della Sera del 4 agosto. In coda al
capitolo presentiamo brevemente l’esperienza che ha portato alla creazione della Federazione dei Comuni del
Camposampierese, esempio unico e peculiare nel panorama italiano di Unione di Comuni.
Nel capitolo 4 viene presentato il quadro generale delle politiche per lo sviluppo dell’Unione Europea, con
particolare attenzione al tema dell’Agenda Digitale. Questo perché la nascita delle Comunità Intelligenti, per lo
meno dal punto di vista normativo, si è avuta in Italia proprio in seguito allo sviluppo dei temi dell’Agenda
Digitale Italiana.
Il capitolo 5 entra nel merito della definizione dei principi che sono alla base di Smart City, Smart Community e
Comunità Intelligenti, soprattutto rispetto alla visione dell’ANCI, del centro studi dell’ANCI Cittalia e dell’ente che
più si è impegnato finora in Italia nella divulgazione delle tematiche smart per la pubblica amministrazione, vale a
dire Forum PA.
Nel capitolo 6 vengono descritte brevemente alcune delle migliori esperienze che hanno operato una sintesi di
sviluppo locale e di innovazione, mettendo in evidenza aspetti di smartness che nascono dalla capacità di portare
nuove visioni di governance territoriale o di valorizzazione delle risorse e degli asset.
Il capitolo 7 opera una sintesi rispetto alle analisi e alle buone pratiche presentate nei capitoli precedenti e illustra
una proposta di progettualità operativa per applicare i principi delle Comunità e dei Territori Intelligenti al Friuli
Venezia Giulia. Una particolare attenzione viene posta alle funzioni di competenza della Regione e dei Comuni,
individuando momenti e contesti in cui una governance di area vasta potrebbe portare un valore aggiunto nello
sviluppo delle risorse del territorio.
Nel capitolo 8 si mette in collegamento il modello di gestione territoriale emerso, con i principi di competitività
regionale identificati dall’Unione Europea, cercando di mettere a fuoco quali dovrebbero essere gli asset su cui
intervenire prioritariamente.
In conclusione, nel capitolo 9, alcune considerazioni tratte dall’esperienza di chi conosce bene la realtà del nord-
est e può aiutare a contestualizzare gli indirizzi che la pubblica amministrazione locale dovrebbe adottare
all’interno dello scenario interregionale e internazionale.
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3 Il riordino degli enti locali
3.1 Il Disegno di Legge Delrio
Il Consiglio dei Ministri del Governo italiano ha approvato il 26 Luglio 2013 un Disegno di Legge, presentato dal
Ministro per gli Affari Regionali Graziano Delrio, per il riordino delle funzioni delle Province, in attesa che venga
approvato il disegno di legge costituzionale che le abolisce. Il Disegno di Legge prevede disposizioni su Città
Metropolitane, Province e Unioni dei Comuni al fine di adeguarne l’ordinamento in attesa e in coerenza con la
relativa riforma costituzionale.
Il Disegno di Legge ordinamentale si articola secondo il percorso individuato dalla sentenza della Corte
Costituzionale 220 del 2013, si affianca al Disegno di Legge Costituzionale di abolizione delle Province, mettendo
in campo già dal 2014 cambiamenti sostanziali, sia nelle funzioni, sia negli assetti istituzionali. ll governo del
territorio prevede, secondo il Disegno di Legge, soltanto due livelli amministrativi a elezione diretta: Regioni e
Comuni. Le funzioni di area vasta, cioè sovracomunali e Provinciali, di cui viene riconosciuta la necessità,
vengono invece assegnate ai Sindaci eletti nei Comuni, che se ne occupano a titolo gratuito e che si riuniscono in
enti di secondo livello: sono prefigurate in questo modo quindi le Città Metropolitane, le Province, fino
all'entrata in vigore della riforma costituzionale, le Unioni dei Comuni. Il Disegno di Legge prevede nel dettaglio
funzioni, modalità di elezione tra i Sindaci per gli organi di vertice, di regolazione tramite statuti e il trasferimento
di competenze.
3.1.1 Le Città Metropolitane
Già previste nel nostro ordinamento fin dalla legge 142 del 1990, inserite nel Testo Unico degli Enti Locali e nella
Costituzione, le Città Metropolitane sono pensate come enti di secondo grado, ma potenziati per un riordino
sistematico. Le Città metropolitane di Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli e Reggio
Calabria si dovranno costituire dal 1° gennaio 2014 per dar vita allo statuto e dal primo luglio 2014 dovranno
diventare operative e andranno a sostituire le relative Province, ne assorbiranno le funzioni, subentrandovi come
enti di secondo grado. La Città Metropolitana avrà funzioni istituzionali di programmazione e pianificazione
dello sviluppo strategico, coordinamento, promozione e gestione integrata dei servizi, delle infrastrutture e delle
reti di comunicazione. Oltre a ereditare le funzioni delle Province, le Città Metropolitane avranno funzioni di
pianificazione territoriale generale, promozione dello sviluppo economico, mobilità e viabilità, ferme restando
le competenze delle Regioni. Alla città metropolitana verranno trasferiti patrimonio, risorse e personale della
Provincia. Il Sindaco metropolitano sarà il Sindaco della città capoluogo. Il Consiglio sarà costituito dai Sindaci dei
Comuni con più di 15mila abitanti e dai presidenti delle Unioni dei Comuni con 10mila abitanti che si esprimono
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con voto ponderato. Per i primi tre anni ne fanno parte anche i Presidenti delle Unioni di Comuni istituite per
l'esercizio delle funzioni obbligatorie. Il Sindaco metropolitano può nominare un Vicesindaco e Consiglieri
delegati. È prevista anche una conferenza dei Sindaci dei Comuni di tutta l'area metropolitana per approvare
statuti e bilanci.
3.1.2 Le Province
Dall'entrata in vigore della legge, e in attesa della Legge Costituzionale di abolizione, i Presidenti o i Commissari
delle attuali Province devono convocare i Sindaci dei Comuni del territorio provinciale entro 20 giorni dalla
proclamazione per dare vita ad un ente di secondo grado semplificato, di area vasta, dove le funzioni sono
ridotte e dove al posto di Presidente e Consigli Provinciali eletti a suffragio diretto, si avranno Sindaci e Presidenti
delle Unioni. È prevista inoltre una assemblea che eleggerà al suo interno il Presidente della Provincia. Un organo
più ristretto di Sindaci, il Consiglio Provinciale, avrà compiti di indirizzo. Tutti i sindaci e i componenti degli organi
svolgeranno le loro funzioni a titolo gratuito. Alle Province come enti di secondo grado (il nome Province in
questa legge resta, essendo ancora in Costituzione), rimarranno le funzioni di pianificazione riguardo territorio,
ambiente, trasporto, rete scolastica. L'unica funzione di gestione diretta riguarderà la pianificazione, costruzione
e manutenzione delle strade provinciali. Con Legge Regionale saranno trasferite insieme alle funzioni delle
Province anche il patrimonio e le risorse umane e strumentali verso i Comuni e le Unioni dei Comuni, Città
Metropolitane o Regioni. Le funzioni attualmente svolte dalle Province saranno assegnate prevalentemente ai
Comuni.
3.1.3 Unioni dei Comuni
Nell'ottica dell'efficacia, ottimizzazione e semplificazione, il Disegno di Legge dà forte impulso ai piccoli e
piccolissimi Comuni perché si organizzino in Unioni dei Comuni. Attraverso le Unioni, senza perdere la
dimensione locale, i piccoli Comuni possono acquisire maggiore forza per quanto riguarda organizzazione dei
servizi, risposta ai cittadini, possibilità di affrontare scelte di più ampio respiro. Anche le Unioni sono formate da
Sindaci impegnati a titolo gratuito e non prevedono personale politico appositamente retribuito. Assumendo
decisioni coordinate per più Comuni le Unioni produrranno nel tempo una gestione più efficace ed economie di
scala. Per incentivare le Unioni, le Regioni possono decidere misure specifiche nella definizione del patto di
stabilità verticale; inoltre i presidenti di Unioni possono partecipare ai consigli delle Province/enti di secondo
livello e delle Città Metropolitane.
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3.1.4 Interpretazione autentica
In una lettera aperta inviata al Corriere della Sera del 4 Agosto 2013, il Ministro per gli Affari Regionali e le
Autonomie Graziano Delrio espone alcune considerazione di estrema importanza per comprendere i contenuti del
Disegno di Legge del 26 Luglio.
In questa comunicazione il Ministro, parlando dell’abolizione delle Province, afferma:
“L’obiettivo della norma non è certo quello di colpire un’istituzione, ma quello di rendere più vicini ai
bisogni dei cittadini e delle imprese le scelte di area vasta che divengono sempre più importanti e
proprio perciò sono da ripensare e migliorare”.
E’ reso evidente quindi che l’abolizione delle Province non nasce da un ridimensionamento delle funzioni di area
vasta, bensì da una loro valorizzazione, nella ricerca di una governance il più possibile efficace.
“Non si aboliscono certo le decisioni di area vasta, ma al contrario si innovano i processi che portano a
prendere tali decisioni rendendoli più forti e diretti. Valorizzare le Comunità primarie e le identità
locali, attraverso la partecipazione in prima persona dei Sindaci eletti, nelle scelte di programmazione
dei territori, significa esattamente questo: portare direttamente al cuore delle decisioni di area vasta le
istanze più concrete e reali delle Comunità locali”.
Assegnare un ruolo centrale ai Sindaci consente da un lato di operare dei risparmi, visto che non sono previsti
riconoscimenti economici per le loro attività di area vasta, e dall’altro dovrebbe consentire di portare a fattor
comune le istanze specifiche dei territori, in una logica di coordinamento e di efficienza.
Altro passo importante è quello in cui si evidenzia il ruolo delle Regioni nel riordino:
“Nessuna legge nazionale potrà mai riordinare in modo coerente ed efficiente il funzionamento
operativo di migliaia di enti sui territori. Solo attente analisi, locali e specifiche, dei singoli contesti
permetteranno scelte razionali e sensate di soppressione, razionalizzazione, riallocazione di funzioni e
risorse.”
Saranno quindi fondamentali le scelte che verranno operate a livello regionale nell’impostazione dei principi di
governance territoriale:
“E questo è quello che abbiamo fatto: abbiamo creato le condizioni perché si possano ripensare i
processi reali di funzionamento dei territori. Si pensi allo spazio che le Regioni avranno nel guidare
processi di riordino dell’assetto istituzionale o di ripensamento degli ambiti ottimali di gestione dei
servizi. O ancora si pensi a come possano essere ripensati i distretti sociosanitari, le forme consortili tra
Comuni, tutti i livelli intermedi tra Regioni e Comuni.”
E per quanto riguarda il ruolo dei Comuni:
“Si pensi alle opportunità che possono essere sfruttate dai sindaci valorizzando le Unioni e
le aree vaste.”
La citazione conclusiva fa riferimento alle potenzialità di innovazione che il Disegno di Legge introduce:
“… se assumiamo la prospettiva di territori che vedono in questa riforma l’occasione per
guardare al futuro, per affrontare la sfida di ripensare le proprie strategie di crescita e
coesione, per riformulare le proprie politiche pubbliche e riorganizzare i propri sistemi
amministrativi allora il ‘vuoto’ si trasforma in ‘spazio di innovazione’.”
Ed è in questo spazio di innovazione che vogliamo proporre di introdurre le progettualità e gli strumenti di
governance delle Comunità Intelligenti.
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3.2 Regione Emilia-Romagna
3.2.1 La legge regionale 21/2012 in materia di riordino territoriale
La Regione Emilia Romagna, con la legge 21 del 21/12/2012 “Misure per assicurare il governo territoriale delle
funzioni amministrative secondo i principi di sussidiarietà, differenziazione ed adeguatezza”, ha previsto un
riordino delle funzioni degli Enti Locali che rafforza l’associazionismo tra Comuni, regolamenta le gestioni
associate obbligatorie e porta al superamento delle Comunità Montane trasformandole in Unioni dei Comuni
Montani. Questa legge e la sua applicazione è stata il frutto di tre anni di confronto sul territorio, di più di cento
incontri con i Sindaci, gli Amministratori, le parti sociali e il mondo dell’associazionismo.
3.2.2 Principi e criteri di riordino
Perno della riforma è la definizione in tutta la Regione di aree definite “Ambiti Territoriali Ottimali” che
riuniscono tutti i Comuni (ad esclusione dei capoluoghi di Provincia, a meno che non ne facciano richiesta) e che
costituiscono i confini di riferimento per la gestione associata di una serie di funzioni.
I Comuni inclusi nell’ambito ottimale possono aggregarsi ricorrendo o al modello dell’Unione di Comuni o a
quello delle Convenzioni. All’interno di ciascun Ambito potrà esservi soltanto una Unione con determinate
dimensioni demografiche (almeno 10mila abitanti oppure 8mila nel caso di Unioni di Comuni Montani). La legge,
infine, stabilisce una serie di incentivi da parte della Regione per favorire il processo di riorganizzazione.
Art. 3
Principi e criteri di riordino territoriale e funzionale
delle forme associative intercomunali
1. La Regione promuove la gestione associata delle funzioni e dei servizi di competenza
comunale. A tal fine, anche con l’obiettivo di incrementare i livelli di efficienza e di efficacia già in
essere, procede alla riorganizzazione territoriale e funzionale delle esperienze associative in atto.
2. Ai fini del riassetto funzionale, la Regione ottempera alle previsioni stabilite dalle normative statali
vigenti in materia di gestione associata obbligatoria delle funzioni e dei servizi comunali. In
particolare, con la presente legge la Regione individua la dimensione territoriale ottimale per lo
svolgimento in forma associata delle funzioni fondamentali, le forme di esercizio associato di
funzioni e servizi comunali, le modalità di incentivazione alle forme associative e alle fusioni dei
Comuni.
3. Il riordino territoriale e funzionale del livello sovracomunale si ispira ai seguenti criteri:
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a) la Regione individua la dimensione territoriale ottimale e omogenea per area geografica,
salvaguardando per quanto possibile le esperienze associative già esistenti e promuovendone
l’aggregazione in ambiti di più vaste dimensioni;
b) i Comuni obbligati all’esercizio associato in base alla normativa statale vigente esercitano le
funzioni fondamentali mediante Unioni di Comuni, anche montani, o Convenzioni;
c) la Regione incentiva la costituzione delle Unioni di Comuni in luogo delle Convenzioni e
promuove, in via prioritaria, le fusioni, considerate quali il massimo livello raggiungibile di
riorganizzazione amministrativa;
d) fermo restando quanto stabilito dalla normativa statale in materia di gestione associata
obbligatoria, la Regione individua specifiche funzioni comunali che devono essere esercitate in
forma associata fra tutti i Comuni appartenenti all’Ambito Territoriale Ottimale;
e) la Regione incentiva la costituzione di un’unica Unione fra tutti i Comuni appartenenti
all’Ambito Territoriale Ottimale, riconoscendone altresì priorità di accesso ai finanziamenti
previsti da leggi e regolamenti di settore;
f) le Comunità Montane sono trasformate in Unioni di Comuni Montani secondo le modalità di cui al
titolo II, capo II, della presente legge;
g) la Regione assicura la coerenza delle norme in materia di esercizio associato delle funzioni comunali
con il procedimento di individuazione delle funzioni amministrative esercitate dalla Città
metropolitana di Bologna e di quelle esercitate dalle forme associative ricomprese all’interno del suo
territorio.
3.2.3 Definizione e delimitazione degli ambiti territoriali ottimali
L’art.6 della Legge Regionale 21/2012 indica i criteri per la definizione degli Ambiti Territoriali Ottimali (A.T.O.).
Art. 6
Delimitazione degli ambiti territoriali ottimali
1. Il presente articolo stabilisce il procedimento per la delimitazione degli ambiti territoriali ottimali ed
omogenei per area geografica per lo svolgimento in forma associata delle funzioni fondamentali da
parte dei Comuni obbligati ai sensi dell’articolo 14, commi 27 e 28, del decreto-legge n. 78 del 2010,
convertito dalla legge n. 122 del 2010, nonché per lo svolgimento delle funzioni e dei servizi nelle
materie di cui all'articolo 117, commi terzo e quarto, della Costituzione, ai sensi di quanto previsto
dalle disposizioni successive.
2. Entro sessanta giorni dall’entrata in vigore della presente legge, i Comuni formulano proposte di
delimitazione degli ambiti nel rispetto delle seguenti condizioni:
a) per i Comuni attualmente inclusi in Comunità montane o Unioni, definizione di proposte che
comprendano almeno tutti i Comuni che già ne fanno parte;
b) rispetto del limite minimo demografico pari a 30.000 abitanti ovvero di 15.000 abitanti, nel caso
di ambiti costituiti in prevalenza da Comuni appartenenti o già appartenuti a Comunità Montane,
facendo riferimento alla popolazione residente come calcolata alla fine del penultimo anno
precedente all’entrata in vigore della presente legge secondo i dati dell’Istituto nazionale di statistica;
c) rispetto dell’estensione territoriale minima pari a 300 kmq. da parte degli ambiti costituiti in
prevalenza da Comuni appartenenti o già appartenuti a Comunità Montane;
d) appartenenza di tutti i Comuni dell’ambito alla medesima Provincia;
e) coerenza con i distretti sanitari previsti dall’articolo 9 della legge regionale 12 maggio 1994, n. 19
(Norme per il riordino del Servizio sanitario regionale ai sensi del decreto legislativo 30 dicembre
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1992, n. 502, modificato dal decreto legislativo 7 dicembre 1993, n. 517) salvo quanto previsto al
comma 8 del presente articolo;
f) previsione espressa, per i Comuni appartenenti a Comunità Montane, dell’impegno a costituire, in
coincidenza con l’ambito territoriale individuato dalla proposta, una Unione di Comuni ovvero di
aderire ad una Unione di Comuni già esistente;
g) contiguità territoriale.
3. Le condizioni di cui al comma 2 sono derogabili, ad eccezione delle lettere d) ed f), su espressa e
motivata richiesta dei Comuni in relazione al particolare contesto territoriale.
3.2.4 Funzioni delle Unioni e degli A.T.O.
L’art.7 delle Legge Regionale 21/2012 indica le modalità di aggregazione delle funzioni per le Unioni di Comuni e
per gli Ambiti Territoriali Ottimali.
Art. 7
Effetti della delimitazione degli ambiti territoriali ottimali
1. L’ambito territoriale ottimale costituisce, ai fini della presente legge, l’area territoriale adeguata per
l’esercizio in forma associata sia delle funzioni fondamentali dei Comuni, sia delle ulteriori
funzioni conferite ai Comuni dalla Legge Regionale.
2. Salvo diversa espressa previsione legislativa, i Comuni appartenenti all’ambito sono tenuti ad
esercitare in forma associata tra tutti loro le funzioni che saranno conferite dalla Legge Regionale ai
Comuni, in attuazione del processo di riordino delle funzioni amministrative provinciali di cui alla
presente legge, nel rispetto delle modalità di cui al presente articolo.
3. I Comuni appartenenti all’ambito sono tenuti ad esercitare in forma associata tra tutti loro
almeno tre tra le funzioni fondamentali previste dall’articolo 14, comma 27, lettere d), e), g) ed i)
nonché i sistemi informatici e le tecnologie dell’informazione come definiti dall’articolo 14,
comma 28, ultimo periodo, del decreto-legge n. 78 del 2010, convertito dalla legge n. 122 del 2010. I
Comuni appartenenti all’ambito, con popolazione fino a 5.000 abitanti, ovvero fino a 3.000 abitanti se
appartenenti o già appartenuti a Comunità Montane, esercitano in forma associata tra tutti loro anche
le ulteriori funzioni fondamentali previste dall’articolo 14, comma 27, del decreto-legge n. 78 del 2010,
ai sensi della disciplina statale in materia di esercizio associato obbligatorio delle medesime.
4. L’avvio delle gestioni associate, comprese quelle obbligatorie ai sensi dell’articolo 14, comma 31-ter,
del decreto-legge n. 78 del 2010, deve avvenire entro il termine del 1° gennaio 2014, fatto salvo
quanto disposto all’articolo 30.
5. All’interno di ciascun ambito può essere istituita una sola Unione di Comuni che deve rispettare il
limite demografico minimo di 10.000 abitanti, ovvero di 8.000 abitanti se composta prevalentemente
di Comuni Montani, computando a tal fine la popolazione di tutti i Comuni ad essa aderenti. Tali limiti
demografici si applicano anche alle Unioni di cui all’articolo 16 del decreto-legge n. 138 del 2011,
convertito dalla legge n. 148 del 2011.
6. Se l’ambito non ricomprende alcuna Unione o Comunità Montana, tutti i Comuni ad esso aderenti,
al fine di ottemperare agli obblighi di cui al comma 3, possono:
a) costituire tra tutti un’unica Unione cui conferire tutte le funzioni per cui vige l’obbligo di gestione
associata;
b) stipulare tra tutti i Comuni obbligati un’unica convenzione per una o più funzioni fondamentali.
7. Se l’ambito non ricomprende alcuna Unione o Comunità Montana, qualora solo una parte dei
Comuni deliberi di istituire l’Unione, i restanti Comuni, al fine di ottemperare agli obblighi di cui al
comma 3, stipulano una convenzione con l’Unione suddetta per una o più funzioni fondamentali.
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8. Se l’ambito ricomprende l’intero territorio di una Unione, i Comuni facenti parte dell’Unione, al fine
di ottemperare agli obblighi di cui al comma 3, possono conferire le funzioni all’Unione medesima,
ovvero stipulare una convenzione con gli altri Comuni per una o più funzioni fondamentali. Allo stesso
fine i Comuni non aderenti all’Unione possono aderire all’Unione già istituita, convenzionarsi con essa
o, per funzioni non conferite dai Comuni aderenti all’Unione, stipulare una convenzione tra tutti i
Comuni obbligati per una o più funzioni fondamentali.
9. Se l’ambito ricomprende l’intero territorio di più Unioni, anche per effetto della trasformazione delle
Comunità Montane in Unioni ai sensi della presente legge, le stesse, entro il termine di cui al comma
12, si adeguano alle disposizioni del presente articolo, con particolare riferimento al comma 5. Su
richiesta degli enti locali interessati la Regione ne promuove l’aggregazione, provvedendo anche a
disciplinarne, con decreti del presidente della Giunta Regionale, i profili successori.
10. Se l’ambito ricomprende l’intero territorio di una Comunità Montana essa è trasformata di diritto
in Unione di Comuni montani ai sensi dell’articolo 8. I Comuni ad essa aderenti, al fine di ottemperare
agli obblighi di cui al comma 3, possono conferire le funzioni all’Unione medesima ovvero
convenzionarsi con gli altri Comuni. Allo stesso fine i Comuni non aderenti all’Unione possono aderire
all’Unione già istituita, convenzionarsi con essa o stipulare, per le funzioni non conferite dai Comuni
aderenti all’Unione, una convenzione tra tutti i Comuni obbligati per una o più funzioni fondamentali.
11. Se l’ambito ricomprende solo in parte il territorio di una Comunità Montana, la stessa è estinta con
contestuale subentro delle Unioni di Comuni montani ai sensi dell’articolo 9.
12. Entro novanta giorni dalla pubblicazione del programma di riordino territoriale di cui
all’articolo 6, comma 6, i Comuni provvedono a costituire le Unioni, adeguare quelle esistenti alle
previsioni della presente legge o scioglierle, nonché a stipulare o adeguare le convenzioni esistenti alle
previsioni della presente legge, dandone immediata comunicazione alla Regione.
3.2.5 Incentivi per le gestioni associate e le fusioni di Comuni
Il Capo IV delle Legge Regionale 21/2012 riporta i criteri di riconoscimento degli incentivi alla gestione associata e
alla fusione dei Comuni. In primo luogo viene chiarito che gli incentivi vengono riconosciuti alle fusioni e alle
Unioni di Comuni e non alle convenzioni e alle associazioni intercomunali.
Art. 22
Norme generali in materia di incentivazione
1. La Regione favorisce il processo di riorganizzazione delle funzioni, dei servizi e delle strutture
comunali incentivando le fusioni di Comuni e le Unioni di Comuni coerenti con le norme della
presente legge e prioritariamente quelle coincidenti con gli ambiti territoriali ottimali disciplinati dalla
presente legge. Non sono incentivate le mere convenzioni e le associazioni intercomunali.
Requisito per l’accesso agli incentivi è il trasferimento del personale e delle risorse dei Comuni all’Unione.
Art. 24
Disposizioni in materia di incentivazione alle Unioni
5. È presupposto indispensabile, per l’accesso ai contributi, il trasferimento del personale, delle
risorse finanziarie e strumentali dei Comuni all’Unione. È altresì necessario che la Giunta
dell’Unione sia composta esclusivamente dai Sindaci o da un unico Assessore per Comune con
specifica delega all’insieme delle funzioni conferite all’Unione.
6. La durata dei conferimenti di funzioni da parte dei Comuni che sono per legge statale soggetti
all’obbligo di gestione associata deve essere a tempo indeterminato, salvo recesso che non potrà
intervenire prima di tre anni, mentre per gli altri Comuni il conferimento deve avere durata di almeno
cinque anni.
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Nell’assegnazione degli incentivi vengono premiate le Unioni di Comuni superiori ai 5.000 abitanti e, in
particolare, le Unioni che includono tutti i Comuni di un Ambito Territoriale Ottimale. Altro criterio di premialità il
raggiungimento di obiettivi di riduzione dei costi.
Art. 25
Criteri per la concessione degli incentivi alle Unioni
…
2. Nella determinazione dell'importo del contributo complessivo annuale, sono preferite le gestioni
associate di cui all’articolo 7, comma 3, secondo periodo, a cui partecipano anche i Comuni, aderenti
all’Unione, con popolazione superiore a 5.000 abitanti, ovvero a 3.000 abitanti se appartenenti o già
appartenuti a Comunità Montane.
3. Una speciale premialità è prevista per le Unioni di Comuni ricomprendenti tutti i Comuni
dell’ambito ottimale.
4. Il programma di riordino territoriale determina i casi in cui il contributo o una quota di contributo è
riconosciuta e commisurata al raggiungimento di determinati obiettivi di riduzione dei costi delle
gestioni associate rispetto alla somma delle gestioni comunali singole, anche con riguardo ai costi del
personale rispetto alle spese complessive di bilancio.
5. Il programma può altresì prevedere che la quantificazione dei contributi tenga conto dell’entità
complessiva del bilancio della forma associativa e del volume di risorse conferite dai Comuni
all’Unione, della dimensione demografica e territoriale complessiva della forma associativa e
dell’eventuale adesione all’Unione del Comune capoluogo.
3.2.6 Approvazione degli ambiti territoriali ottimali
A tre mesi dalla approvazione della legge regionale 21/2012 in materia di riordino territoriale, la Giunta
dell’Emilia-Romagna, con Deliberazione della Giunta Regionale 18 Marzo 2013, N. 286. ha approvato gli Ambiti
Territoriali Ottimali al cui interno opereranno le Unioni e le convenzioni dei Comuni. Sono stati definiti 46 Ambiti
Territoriali Ottimali che includono i 348 Comuni dell’Emilia-Romagna.
La proposta della Regione è stata approvata all’unanimità dal Consiglio delle Autonomie Locali ed è stata
condivisa dalle associazioni di categoria degli Enti locali, dai sindacati dei lavoratori e dalle realtà locali.
Secondo quanto dichiarato dalla vicepresidente della Giunta Regionale, alla delibera seguirà una prima verifica dopo sei mesi e
un’intensa attività di riorganizzazione, di formazione delle competenze e di messa a disposizione di dotazioni informatiche.
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3.3 Regione Veneto
Con la legge regionale n.18 del 27 aprile 2012, "Disciplina dell'esercizio associato di funzioni e servizi comunali", la
Regione Veneto, incentiva la costituzione di gestioni associate tra i Comuni, promuovendo, in particolare, lo
sviluppo delle Unioni e delle convenzioni, nonché la fusione di Comuni e individuando, tramite un processo
concertativo, la dimensione territoriale ottimale e le modalità di esercizio associato.
3.3.1 Aree geografiche omogenee
Con questa legge vengono identificate delle “aree geografiche omogenee” in cui viene suddiviso il territorio
regionale, all’interno delle quali i Comuni sono invitati a proporre interventi di aggregazione intercomunale.
CAPO IV
Piano di riordino territoriale
Art. 7
Individuazione delle aree geografiche omogenee
1. Ai fini dell'esercizio associato delle funzioni comunali nelle materie di cui all'articolo 117, commi
terzo e quarto, della Costituzione, sono individuate, come cartograficamente delimitate nell'allegato A
alla presente legge, le seguenti aree geografiche omogenee:
a) area montana e parzialmente montana;
b) area ad elevata urbanizzazione;
c) area del basso Veneto;
d) area del Veneto centrale.
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3.3.2 Dimensione territoriale ottimale
All’interno delle aree geografiche omogenee, viene indicata la “dimensione territoriale ottimale” che la Regione
promuove come base per il processo di concertazione con i Comuni. Viene inoltre definita la dimensione minima,
in termini di abitanti, della aggregazione da proporre.
Art. 8
Procedimento di individuazione della dimensione territoriale ottimale
1. La Giunta regionale predispone un piano di riordino territoriale che definisce la dimensione
ottimale con riferimento ad ambiti territoriali adeguati per l'esercizio associato delle funzioni dei
servizi da parte dei Comuni, in relazione alle aree geografiche omogenee di cui all'articolo 7.
2. Per le finalità di cui al comma 1, la Giunta regionale promuove un procedimento di concertazione
con i Comuni invitandoli a formulare, entro sessanta giorni dal ricevimento della comunicazione
regionale, le proposte di individuazione delle forme e modalità di gestione associata delle funzioni e
dei servizi loro attribuiti in base alla normativa vigente.
3. I Comuni formulano proposte di gestione associata da realizzarsi, in via prioritaria, secondo i criteri
di seguito indicati:
a) appartenenza alla medesima area geografica omogenea;
b) appartenenza degli enti interessati alla medesima Provincia;
c) contiguità territoriale;
d) dimensioni associative con riferimento ai valori demografici di seguito indicati:
1) area montana e parzialmente montana: almeno 5.000 abitanti;
2) area ad elevata urbanizzazione: almeno 20.000 abitanti;
3) area del basso Veneto: almeno 8.000 abitanti;
4) area del Veneto centrale: almeno 10.000 abitanti.
Per i Comuni in area montana e parzialmente montana; la dimensione minima può essere derogata se la gestione
associata riguarda almeno 5 Comuni. Sono ammesse forme di gestione associata di dimensioni minori per i
Comuni riconosciuti da leggi statali o regionali “isole etniche alloglotte”.
3.3.3 Incentivi
Per quanto riguarda le incentivazioni per le gestioni associate, il Capo V della Legge Regionale precisa i termini di
priorità, nell’ordine: fusioni, Unioni, convenzioni.
CAPO V
Incentivazioni per le gestioni associate
Art. 9
Incentivazione all'esercizio associato di funzioni e servizi comunali
1. La Giunta regionale, previo parere del Consiglio delle Autonomie Locali e della Commissione
consiliare competente, definisce, nel piano di riordino territoriale, i criteri di accesso agli incentivi
anche ulteriori rispetto a quelli di cui all'articolo 8, comma 3.
2. Nella ripartizione delle risorse disponibili, la Giunta regionale tiene conto dei seguenti criteri:
a) preferenza per le fusioni di Comuni rispetto alle forme associative;
b) rispetto delle dimensioni territoriali ottimali delle forme associative previste nel piano di
riordino territoriale;
c) durata minima associativa pari a cinque anni per le convenzioni;
d) dimensione associativa, con riferimento ai livelli demografici, o al numero di Comuni associati, o
al numero di funzioni gestite.
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3. Trascorsi tre anni dall'entrata in vigore della presente legge, nella ripartizione delle risorse
disponibili, la Giunta regionale tiene conto, nell'ordine, dei seguenti criteri di preferenza:
a) fusioni di Comuni;
b) Unioni di Comuni;
c) convenzioni;
d) altre forme di esercizio associato;
e) rispetto delle dimensioni territoriali ottimali delle forme associative previste nel piano di
riordino territoriale.
3.3.4 Aree montane
Con la Legge Regionale n. 40 del 28 settembre 2012, la Regione Veneto disciplina lo svolgimento dell’esercizio
associato di funzioni nei Comuni montani e definisce la dimensione ottimale degli ambiti territoriali dell’area
geografica omogenea montana e parzialmente montana.
Art. 1
Oggetto
1. Nelle more dell’approvazione di una disciplina organica di valorizzazione, tutela e sviluppo della
montagna ed in attuazione delle finalità di razionalizzazione degli apparati istituzionali, con la
presente legge, la Regione del Veneto disciplina lo svolgimento dell’esercizio associato di funzioni nei
Comuni montani.
2. La presente legge definisce la dimensione ottimale degli ambiti territoriali dell’area geografica
omogenea montana e parzialmente montana di cui all’articolo 7, comma 1, lettera a), della legge
regionale 27 aprile 2012, n. 18 "Disciplina dell’esercizio associato di funzioni e servizi comunali".
Art. 2
Unioni montane
1. L’Unione di Comuni costituita in territorio montano è denominata Unione Montana.
2. Sono costituite le Unioni Montane tra i Comuni ricompresi nelle zone omogenee di cui all’articolo 3.
Appartengono a ciascuna Unione Montana i Comuni compresi nelle zone omogenee ai sensi
dell’articolo 3.
Art. 3
Ambito territoriale
1. Il territorio delle Unioni Montane è individuato sulla base delle zone omogenee di cui all’articolo 2
della legge regionale 3 luglio 1992, n. 19 "Norme sull’istituzione e il funzionamento delle Comunità
Montane" e successive modificazioni.
2. Le zone omogenee individuate dall’articolo 2, comma 1, della legge regionale 3 luglio 1992, n. 19 e
successive modificazioni costituiscono dimensione territoriale ottimale per l’esercizio associato delle
funzioni e dei servizi, compreso l’esercizio associato obbligatorio di funzioni fondamentali, ove
previsto dalla normativa vigente, dei Comuni ricompresi nelle zone stesse.
3. I Comuni montani o parzialmente montani già confinanti con il territorio delle Comunità Montane
previste dall’articolo 2, comma 2, della legge regionale 3 luglio 1992, n. 19 e successive modificazioni,
possono chiedere di partecipare alla corrispondente Unione Montana, previo parere del Consiglio
dell’Unione che si esprime con il voto dei tre quarti dei Consiglieri assegnati.
4. Un Comune montano o parzialmente montano può aderire ad una Unione Montana il cui territorio
sia confinante con quello cui il Comune apparterrebbe ai sensi del comma 1.
5. L’ambito territoriale delle Unioni Montane è rideterminato dalla Giunta regionale, entro novanta
giorni dall’entrata in vigore della presente legge, su proposta avanzata dai Comuni interessati secondo
le procedure previste dall’articolo 8 della legge regionale 27 aprile 2012, n. 18.
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6. Nel caso in cui le modificazioni territoriali comportino la necessità di definire i rapporti patrimoniali,
organizzativi, amministrativi e finanziari tra gli enti interessati, la Giunta regionale vi provvede, anche
mediante la nomina di un commissario.
3.3.5 Iter di approvazione del Piano di riordino
1. La Giunta Regionale ha promosso un procedimento di concertazione con i Comuni, invitandoli a
formulare proposte di gestione associata.
2. I Comuni entro 60 giorni dovevano formulare proposte di gestione associata da realizzarsi in via
prioritaria secondo i criteri previsti dalla legge regionale.
3. La Giunta Regionale ha predisposto il Piano di riordino territoriale tenendo conto delle proposte dei
Comuni, delle forme associative esistenti, degli ambiti territoriali di programmazione generale previsti
dalla legge regionale, e degli ambiti territoriali di settore.
4. Il Piano di riordino è stato approvato dalla Giunta Regionale, previo parere del Consiglio delle Autonomie
Locali e della competente Commissione consiliare.
5. I Comuni entro 90 giorni dalla pubblicazione del provvedimento di approvazione del Piano di riordino
territoriale costituiscono le forme associative dandone Comunicazione alla Giunta Regionale, anche ai fini
dell’iscrizione nel Registro delle forme associative.
6. E’ previsto l’aggiornamento del Piano di riordino territoriale con cadenza almeno triennale anche sulla
base delle proposte formulate dai Comuni interessati.
3.3.6 Approvazione del Piano di riordino
Il Piano di riordino è stato approvato dalla Giunta Regionale l’8 Agosto 2013.
La dimensione ottimale indicata per le forme associate è quella corrispondente all’area geografica delle Unità
Locali Socio Sanitarie, essendo ambiti operativi già esistenti e riconosciuti.
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La forma associativa di riferimento per la Regione Veneto è l’Unione di Comuni, con gestione di almeno 4
funzioni fondamentali, per almeno il 50% della spesa corrente. In questo modo la Regione ritiene si possano
rendere effettivi i vantaggi collegati alla maggiore dimensione.
Non si pongono limiti alle convenzioni, ma si favoriscono le Unioni attraverso una diversa incentivazione
economica. Capitolo importante del Piano, infatti è quello degli incentivi economici per i Comuni che avviano
forme di gestione associate, sia per i Comuni a ciò obbligati, sia per quelli che scelgono liberamente questa
soluzione. Vengono individuati i destinatari e la tipologia dei contributi, le condizioni generali e i requisiti, i criteri
di assegnazione, privilegiando le fusioni e le Unioni di Comuni.
L’Assessore Regionale agli Enti Locali, Roberto Ciambetti, ha evidenziato che nel 2013 la Regione ha impegnato a
bilancio, a favore delle forme di gestione associata, 1 milione e 850 mila euro, somma che, con il riparto statale
previsto per il mese di settembre 2013, dovrebbe ammontare complessivamente a circa 4 milioni di euro, “con i
quali – ha precisato – andremo a premiare solo chi deciderà di seguire virtuosi percorsi di aggregazione: abbiamo
scelto, cioè, la strada di incentivare rispetto a quella di obbligare”.
Dal comunicato sul sito della Regione Veneto dell’8 Agosto 2013 leggiamo: “Per giungere a una proposta
condivisa è stato percorso un complesso iter che ha coinvolto tutti gli attori istituzionali – ha aggiunto Ciambetti –
. Ci siamo avvalsi di un apposito gruppo di lavoro composto dai rappresentanti di Anci, Uncem, Upi, e, al fine di
assicurare una sinergia tra la nostra azione e quella dello Stato, abbiamo costituito a luglio un Tavolo di
Concertazione con le Prefetture del Veneto, al quale partecipano anche le rappresentanze degli Enti locali. A
questi ultimi, la Regione continuerà, come sempre fatto sino a oggi, a fornire consulenza tecnica e giuridica, oltre
a iniziative di formazione”.
“Siamo a buon punto – spiega Ciambetti al Corriere del Veneto il 9 Agosto 2013 – 230 dei 281 Comuni coinvolti
sono già al lavoro su un progetto di unione o di convenzione”. Alla domanda dei giornalisti. “E se qualcuno tirasse
il freno, senza arrivare al risultato entro la deadline del 31 dicembre?”, l’Assessore ha risposto: “In quel caso
potranno intervenire i Prefetti con i commissariamenti.”
Durante la presentazione del Piano di riordino il presidente della Regione Veneto Luca Zaia ha affermato “Io credo
che se il Veneto, gradualmente, dagli attuali 581 Comuni arriverà ad averne non più di 150, prestando
attenzione alla salvaguardia della dimensione identitaria di ogni Comunità, avrà raggiunto un risultato
straordinario che farà risparmiare almeno un miliardo di euro di spesa pubblica”. “Il nuovo assetto che verrà
presto a determinarsi attraverso l’attuazione del Piano, non interessa solo i Comuni ma tutti gli Enti di gestione
del territorio, prevedendo una riduzione dei livelli di governo che dovrebbero passare dagli attuali 11 a soli 4, in
una logica di riordino e razionalizzazione complessiva, che determinerà di fatto una nuova geografia politico -
amministrativa del Veneto.” Sarà inoltre istituito un Registro Regionale delle forme di gestione associata la cui
funzione sarà quella di assicurare un costante monitoraggio delle realtà locali, fornendo, nel contempo, una
sorta di “certificazione” di quelle che soddisfano i criteri e condizioni individuati dal Piano di riordino territoriale.
3.3.7 Obiettivi del Piano di riordino territoriale
Secondo quanto presentato dalla Direzione Enti Locali della Regione Veneto durante il Convegno sulle Comunità
Intelligenti di Tavagnacco - 24 Maggio 2013 - gli obiettivi generali del Piano di riordino territoriale sono i
seguenti:
1. Semplificazione dei livelli di rappresentanza istituzionale
2. Contenimento della spesa pubblica
3. Programmazione strategica del territorio
4. Gestione più efficiente delle funzioni comunali e garanzia dei livelli essenziali dei servizi
5. Sviluppo delle competenze
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3.4 Federazione dei Comuni del Camposampierese
La Federazione dei Comuni del Camposampierese nasce formalmente il 1 gennaio 2011 dalla fusione per
incorporazione dell’Unione dei Comuni del Camposampierese e dell’Unione dell’Alta Padovana.
Comuni che compongono la Federazione
3.4.1 Dati
Abitanti 98.604 (al 31/12/2010)
Superficie: 26 kmq
Tasso di crescita in 10 anni: 24%
Popolazione straniera: 11,4%
Dipendenti dei Comuni: 296
Dipendenti della Federazione: 60
Totale dipendenti: 346
Spesa corrente 2010: gestione 4.874.249 euro – Investimenti 645.163 euro
3.4.2 La rappresentanza politico-istituzionale
Proporzionalità:
il Consiglio dell’Unione è composto in relazione alle maggioranze politiche e ai pesi della popolazione
dell’Unione e dei singoli Comuni. Esprime l’indirizzo politico (la Camera dei Comuni), è composto da 33
Consiglieri, con la garanzia della rappresentanza delle minoranze;
modalità di elezione dei Consiglieri: tre Consiglieri per Comune, due espressione della maggioranza e
uno espressione dell’opposizione.
Pari dignità:
la Giunta dell’Unione (Camera alta) è prevista dallo Statuto ed è composta dai Sindaci dei Comuni
associati (11 Sindaci). Il Collegio si riunisce di norma ogni settimana;
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la Giunta è coadiuvata dai coordinamenti degli Assessori competenti per le materie trasferite. Il
Coordinamento degli Assessori ha un proprio presidente (Sindaco indicato dalla Giunta) e si esprime
attraverso la proposta del Piano Obiettivi di Servizio (POS).
Rappresentanza Istituzionale:
il Presidente dell’Unione è un Sindaco scelto tra i Sindaci dei Comuni associati secondo una turnazione
annuale deliberata dal Collegio dei Sindaci. I Sindaci possono ripartire tra loro ruoli di rappresentanza per
singole materie.
3.4.3 Vision
L’Unione dei Comuni è uno strumento di innovazione istituzionale. Con l’Unione, i territori ed i Comuni coinvolti,
esplicitano una volontà di collaborazione flessibile, stabile e permanente, costruita volontariamente su ambiti
territoriali omogenei, con vocazioni unitarie per storia e per cultura. L’Unione è:
buona gestione associata di servizi;
un nuovo soggetto di programmazione territoriale, di riconquista di capacità e possibilità concrete di
governo dei territori da parte degli Amministratori dei piccoli Comuni, capaci di conferire nuova vitalità
alle innumerevoli risorse locali ed accrescere la qualità della vita delle popolazioni residenti.
3.4.4 Mission
Leggendo l’art.2 dello Statuto siamo in grado di evincere quali sono i motivi principali che hanno portato alla
creazione della Federazione:
Art.2 dello Statuto
La mission della Federazione dei Comuni del Camposampierese
I Comuni si associano per creare, attraverso servizi e politiche pubbliche adeguate, un ambiente
favorevole alla crescita, un ambiente che permetta al cittadino di essere attivo nel perseguire le
proprie aspirazioni ed il proprio progetto di vita.
3.4.5 I costi prima e dopo l’Unione
Riportiamo i dati consolidati della spesa dei Comuni, prima e dopo l’Unione, rapportandoli ai dati medi nazionali:
COMUNI PRIMA
DELL’UNIONE 1999
UNIONE E COMUNI ADERENTI 2011
DATI MEDI NAZIONALI
Spesa corrente per abitante (euro) 381 437
336 (al netto dell’inflazione) 645
Spesa d’indebitamento per abitante (euro)
620 449 995
Numero di dipendenti per abitante
1/225 1/362 1/116
Pressione tributaria locale per abitanti (euro)
203 (dato 2009) 345 (dato 2009)
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4 La nascita delle Comunità intelligenti
4.1 La Strategia ‘Europa 2020’
Il 3 Marzo 2010 la Commissione Europea ha lanciato il programma “Europe 2020”, una strategia di arco decennale
(2010-2020), per rivitalizzare l’economia dell’Unione Europea. Il documento è di fondamentale importanza
perché si basa sull’orientamento dell’economia globale e indica quale direzione sarebbe auspicabile prendere per
fare in modo che i paesi europei siano in grado di mantenere una prosperità di medio periodo.
‘Europa 2020’ presenta tre priorità che si rafforzano a vicenda:
1. crescita intelligente: sviluppare un'economia basata sulla conoscenza e sull'innovazione;
2. crescita sostenibile: promuovere un'economia più efficiente sotto il profilo delle risorse, più verde e
più competitiva;
3. crescita inclusiva: promuovere un'economia con un alto tasso di occupazione che favorisca la
coesione sociale e territoriale.
La Commissione propone i seguenti obiettivi principali per l'UE:
il 75% delle persone di età compresa tra 20 e 64 anni deve avere un lavoro;
il 3% del PIL dell'UE deve essere investito in R&S;
i traguardi "20/20/20" in materia di clima/energia devono essere raggiunti (compreso un incremento del
30% della riduzione delle emissioni se le condizioni lo permettono);
il tasso di abbandono scolastico deve essere inferiore al 10% e almeno il 40% dei giovani deve essere
laureato;
20 milioni di persone in meno devono essere a rischio di povertà.
L’esecutivo ha avviato sette ‘iniziative faro’ per favorire il raggiungimento degli obiettivi:
l'’Unione dell'innovazione’, che sosterrà la produzione di prodotti e servizi innovativi, in particolare
quelli connessi ai cambiamenti climatici, all'efficienza energetica, alla salute e all'invecchiamento della
popolazione;
l'iniziativa ‘Youth on the move’, per migliorare soprattutto l'efficienza dei sistemi d'istruzione,
l'apprendimento non formale e informale, la mobilità degli studenti e dei ricercatori, ma anche l'ingresso
dei giovani nel mercato del lavoro;
l'’Agenda Digitale Europea’, per favorire la creazione di un mercato unico del digitale;
l'iniziativa per un'’Europa efficiente sotto il profilo delle risorse’, per favorire la gestione sostenibile
delle risorse e ridurre le emissioni di carbonio, potenziando la competitività dell'economia europea e la
sua sicurezza energetica;
l'iniziativa per una ‘politica industriale per l'era della globalizzazione’, per aiutare le imprese a inserirsi
nel commercio mondiale e ad adottare metodi di produzione più rispettosi dell'ambiente;
un'’agenda per nuove competenze e nuovi posti di lavoro’, che dovrebbe permettere di migliorare
l'occupazione e la sostenibilità dei sistemi sociali. Gli obiettivi sono quelli di incoraggiare strategie di
flessicurezza, la formazione di lavoratori e studenti, ma anche la parità tra donne e uomini e
l'occupazione dei lavoratori più anziani;
la ‘Piattaforma europea contro la povertà’, per la coesione economica, sociale e territoriale dell'Unione
europea e l'inclusione sociale delle persone che vivono in povertà.
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4.2 Il Patto dei Sindaci
Nel percorso per lo sviluppo di Comunità Intelligenti, il primo passo dei Comuni e delle città italiane è stato il
Patto dei Sindaci. Nel corso degli ultimi anni le problematiche relative alla gestione delle risorse energetiche
hanno assunto una posizione centrale nel contesto dello sviluppo: sia perché l’energia è una componente
essenziale dello sviluppo economico, sia perché i sistemi di produzione energetica risultano i principali
responsabili delle emissioni di gas climalteranti. Per questo motivo la Commissione Europea, il 29 gennaio 2008 ha
lanciato l’iniziativa denominata Patto dei Sindaci.
Il progetto si declina in tre principali obiettivi per il 2020:
1. ridurre i gas serra del 20% rispetto ai valori del 1990;
2. ridurre i consumi energetici del 20% attraverso l’efficienza energetica;
3. soddisfare il 20% del fabbisogno di energia con fonti rinnovabili.
Gli obiettivi di Bruxelles prevedono per gli stati membri dell’Unione Europea la necessità di uno sviluppo
significativo dalle fonti rinnovabili, obbligando ad una profonda ristrutturazione delle politiche nazionali e locali
nella direzione di un modello di generazione distribuita che modifichi profondamente anche il rapporto fra
energia, territorio, natura e assetti urbani.
Oltre ad essere un’importante componente di politica ambientale, l’economia a basso contenuto di carbonio
diventa soprattutto un obiettivo di politica industriale e sviluppo economico, in cui l’efficienza energetica e le
fonti rinnovabili sono viste come un elemento di competitività sul mercato globale e un elemento su cui puntare
per mantenere elevati livelli di occupazione locale.
Bisogna pensare a un sistema in cui i territori diventino al tempo stesso consumatori e produttori di energia e che
il fabbisogno energetico, ridotto al minimo, sia soddisfatto da calore ed elettricità prodotti da impianti alimentati
con fonti rinnovabili, integrati con sistemi cogenerativi e reti di teleriscaldamento. Quindi l’obiettivo è
l’autonomia energetica dei territori e delle Comunità.
4.3 Le Smart City secondo l’Unione Europea
L’idea di Smart City nasce in Nord America e si sviluppa poi in Europa, dove trova un posto di rilievo nell’Agenda
Digitale Europea e nella Agenda Digitale Italiana. Pur avendo la Smart City un’origine legata ai sistemi informativi
per la digitalizzazione di una città, ora sta assumendo un significato molto più ampio, che include l’intero “spazio”
e “vita” di un territorio.
E’ nato così il termine Smart Community, che si riferisce alla applicazione dei principi smart nella governance di
un territorio o di un ambito di relazione fra parti diverse della società.
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4.4 L’Agenda Digitale Europea
L’Agenda Digitale Europea presentata dalla Commissione europea il 26 Agosto 2010 è una delle sette ‘iniziative
faro’ della strategia Europa 2020.
L'Agenda si prefigge di tracciare la strada per sfruttare al meglio il potenziale sociale ed economico delle
tecnologie per le telecomunicazioni, in particolare di Internet, che costituisce il supporto essenziale delle attività
socio-economiche, che si tratti di creare relazioni d'affari, lavorare, giocare, comunicare o esprimersi liberamente.
Il raggiungimento degli obiettivi contenuti nell'Agenda dovrebbe stimolare l'innovazione e la crescita economica,
nonché migliorare la vita quotidiana dei cittadini e delle imprese.
4.5 La Smart Specialisation
La Commissione Europea ha introdotto nelle politiche di sviluppo il concetto di ‘Smart Specialisation’. Secondo
la proposta della Commissione inclusa nel position paper sull’Italia presentato il 28 Novembre 2012 a Roma, le
regioni e i paesi europei non potranno utilizzare i fondi 2014-2020 per la ricerca, l’innovazione e l’agenda digitale
finché non avranno approvato una strategia coerente con il principio della Smart Specialisation.
Le Regioni europee dovranno analizzare, tramite i metodi suggeriti dalla Commissione, i punti di forza del
proprio territorio, cioè le risorse imprenditoriali, naturali, culturali che lo rendono unico, nonché le
conoscenze, competenze, le capacità di innovazione su cui far leva per lo sviluppo, immaginando come le
nuove tecnologie possano sfruttarne appieno le potenzialità. Poi, una volta individuati, puntare tutto su questi e
trascurare gli altri.
Questo processo è chiamato, dagli esperti del gruppo ‘Knowledge for Growth’, “scoperta imprenditoriale”
innovativa: si parte da un asset locale – ad esempio una filiera produttiva che spinge l’export, un’università di
eccellenza, oppure la bellezza e la cultura di territorio – per delineare scenari di innovazione, in cui le tecnologie
possono giocare un ruolo di primo piano.
Smart Specialisation non significa specializzarsi in determinati settori produttivi, ma implica piuttosto una
diversificazione tecnologica che sappia sfruttare le potenzialità locali individuate dalle strategie, generando
ricadute positive a livello imprenditoriale anche attraverso la creazione di nuovi settori.
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La diversificazione tecnologica non trascura quindi i settori tradizionali quali il turismo, agricoltura, il tessile,
l’abbigliamento e le industrie chiave del nostro paese, come l’agro-alimentare, che possono generare nuove
possibilità imprenditoriali attraverso un’iniezione di tecnologia e di innovazione. L’Agenda Digitale, per queste
ragioni, assume un ruolo determinante anche nella strategia europea per la ricerca e la competitività.
Le Regioni italiane dovranno creare le loro Agende Digitali per l’innovazione con orizzonte al 2020. Le strategie
per la Smart Specialisation sono una delle precondizioni per un utilizzo efficiente dei fondi europei, che vanno
definite e condivise con cittadini e imprese per non disperdere le risorse finanziarie che arriveranno dall’Europa.
Le imprese da incentivare non sono le più radicate e rappresentative, ma quelle con maggiori potenzialità nel
medio periodo, magari start-up che ancora non esistono.
4.6 L’Agenda Digitale Italiana
L'Agenda Digitale Italiana (ADI) è stata istituita il primo marzo 2012 con decreto del Ministro dello Sviluppo
Economico, di concerto con il Ministro per la Pubblica Amministrazione e la Semplificazione, il Ministro per la
Coesione Territoriale, il Ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca e il Ministro dell'Economia e delle
Finanze.
Con il Decreto Legge del 18 ottobre 2012, n° 179 ‘Ulteriori misure urgenti per la crescita del Paese’, sono state
definite le misure per l'applicazione concreta dell'ADI.
I principali interventi sono previsti nei settori:
identità digitale;
PA digitale/Open data;
istruzione digitale;
sanità digitale;
divario digitale (digital divide);
pagamenti elettronici;
giustizia digitale.
Questi i principi di base definiti nell’art.1 del Decreto:
“Lo Stato promuove lo sviluppo dell'economia e della cultura digitali, definisce politiche di incentivo alla
domanda di servizi digitali e favorisce l'alfabetizzazione informatica, nonché la ricerca e l'innovazione
tecnologiche, quali fattori essenziali di progresso e opportunità di arricchimento economico, culturale e
civile.”
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4.7 L’istituzione delle Comunità Intelligenti in Italia
L’art.20 del Decreto 179/2012 introduce il concetto di “Comunità Intelligenti”, chiamando in causa l’Agenzia per
l’Italia Digitale, creata con l’art.19 del Decreto Legge 83/2012.
Comma 1
L’Agenzia per l’Italia digitale definisce strategie e obiettivi, coordina il processo di attuazione e predispone gli
strumenti tecnologici ed economici per il progresso delle Comunità intelligenti.
Il comma 2 del Decreto incarica l’Agenzia per L’Agenda Digitale di predisporre annualmente un “Piano Nazionale
delle Comunità Intelligenti” e un rapporto sull’attuazione del Piano Nazionale:
Comma 2
Ai fini di cui al comma 1, l’Agenzia, sentito il comitato di cui al comma 3:
a) predispone annualmente il Piano Nazionale delle Comunità Intelligenti-PNCI e lo trasmette entro il mese
di febbraio al Presidente del Consiglio dei Ministri o al Ministro delegato per l’Innovazione Tecnologica, che lo
approva entro il mese successivo;
b) entro il mese di gennaio di ogni anno predispone il rapporto annuale sull’attuazione del citato piano
nazionale, avvalendosi del sistema di monitoraggio di cui al comma 14 del presente articolo;
c) emana le linee guida recanti definizione di standard tecnici, compresa la determinazione delle ontologie
dei servizi e dei dati delle Comunità intelligenti, e procedurali nonché di strumenti finanziari innovativi per
lo sviluppo delle Comunità Intelligenti;
d) istituisce e gestisce la Piattaforma Nazionale delle Comunità intelligenti di cui al presente articolo.
4.7.1 L’Architettura per le Comunità Intelligenti
L’Agenzia per l’Italia Digitale il 3 Ottobre 2012 ha pubblicato le Linee Guida denominate “Architettura per le
Comunità Intelligenti”. Il documento offre indicazioni pratiche e di metodo per la realizzazione delle Smart
City/Community, che vengono definite come segue:
“Con il termine Smart City/Community si intende quel luogo e/o contesto territoriale ove l'utilizzo pianificato
e sapiente delle risorse umane e naturali, opportunamente gestite e integrate mediante le numerose
tecnologie ICT già disponibili, consente la creazione di un ecosistema capace di utilizzare al meglio le risorse e
di fornire servizi integrati e sempre più intelligenti (cioè il cui valore è maggiore della somma dei valori delle
parti che li compongono). Il punto di partenza per lo sviluppo di una Smart City/Community dipende
strettamente dai benefici che questa può portare in termini di miglioramento della qualità della vita, creazione
di occupazione, e urbanizzazione sostenibile, intesa come somma della sostenibilità ambientale e sociale,
sviluppo e risparmio economico. Il concetto di “smartness” richiama la possibilità di poter entrare in relazione
con la Comunità in cui si vive e gli elementi che ne fanno parte, andando a costruire un rapporto vantaggioso
sia per i singoli che per la stessa Comunità.”
Gli attori coinvolti sono molteplici, come anche gli ambiti organizzativi e tecnologici:
“Risulta evidente che tale varietà, per poter essere efficacemente valorizzata e sfruttata, necessiti di un piano
di coordinamento e quindi di una governance costante con una visione unitaria e integrata. Infatti, per poter
effettivamente costruire luoghi intelligenti, è necessario adottare un approccio multidisciplinare e integrato
che parta dai bisogni della città e dagli obiettivi che si vogliono perseguire, identificando l’innovazione digitale
come strumento e non come finalità del cambiamento e coinvolgendo i diversi settori della società (scuola,
turismo, ambiente, energia, ecc.) e la molteplicità di sistemi già messi in campo e comunque disponibili sul
mercato.”
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E’ quindi indispensabile, per poter procedere alla progettazione della Comunità Intelligente, prevedere una
adeguata governance, definita come:
“un insieme di regole, processi e comportamenti che influenzano il modo in cui i poteri sono esercitati. Si basa
sull’apertura, sulla partecipazione, sulla responsabilità, sull’efficacia e sulla coerenza dei processi
decisionali e sull’integrazione di due ruoli distinti: quello di indirizzo programmatico(governo) e quello di
gestione e fornitura di servizi (strutture operative ed amministrative). In questo contesto risulta centrale il
ruolo del dialogo e della partecipazione degli attori locali ai processi decisionali. Si ha una buona governance
quando nella comunità sociale le azioni del governo (come strumento istituzionale) si integrano con quelle dei
cittadini e le sostengono e vengono applicati i principi mutuati dalla cultura imprenditoriale per il
coinvolgimento e la responsabilizzazione dei cittadini: centralità del cliente-cittadino, capacità di creare
visioni condivise sulle prospettive di sviluppo, ecc.”
4.7.2 Il ruolo dell’ANCI
L’art.20 del Decreto 179/2012 di creazione delle “Comunità Intelligenti” cita esplicitamente l’ANCI al comma 14, in
tema di monitoraggio e valutazione dell’impatto delle misure incluse nel Piano Nazionale delle Comunità
intelligenti:
14. Ai fini della realizzazione del sistema di monitoraggio, e per valutare l’impatto delle misure indicate nel
Piano Nazionale delle Comunità Intelligenti, l’Agenzia (per l’Italia Digitale - NdA), sentito il comitato tecnico di
cui al comma 3, di concerto con l’Istituto nazionale di statistica (ISTAT):
a) definisce, sentita l’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani (ANCI), un sistema di misurazione
basato su indicatori statistici relativi allo stato e all’andamento delle condizioni economiche, sociali, culturali
e ambientali delle Comunità Intelligenti e della qualità di vita dei cittadini; tra tali indicatori sono inclusi:
indicatori di contesto o di risultato;
indicatori relativi alle applicazioni tecnologiche funzionali alle misure adottate delle Comunità
Intelligenti;
indicatori di spesa o investimento;
i dati dei bilanci delle pubbliche amministrazioni oggetto della misurazione (…), individuando uno
schema comune di riclassificazione che ne faciliti la lettura e l’utilizzo in riferimento al sistema di
indicatori definito;
indicatori per la misurazione del livello di benessere soggettivo dei cittadini e della loro
soddisfazione rispetto ai servizi della Comunità in cui risiedono;
b) avvalendosi dei dati e della collaborazione dell’ISTAT e degli enti appartenenti al Sistema Statistico
Nazionale (SISTAN), definisce il processo di raccolta, gestione, analisi e indicizzazione dei dati, promuove
sistemi e applicazioni di visualizzazione e provvede affinché i dati raccolti all’interno del sistema di
monitoraggio delle Comunità intelligenti siano accessibili, interrogabili e utilizzabili dagli enti pubblici e dai
cittadini, in coerenza con la definizione di “dati di tipo aperto”, ai sensi dell’articolo 68, comma 3, del decreto
legislativo 7 marzo 2005, n. 82, come modificato dall’articolo 16 del presente decreto;
c) inserisce all’interno del rapporto annuale di cui all’articolo 39, comma 2, lettera b), l’analisi delle condizioni
economiche, sociali, culturali e ambientali delle Comunità intelligenti, con particolare riguardo allo stato
di attuazione e all’effettivo conseguimento degli obiettivi indicati nel piano nazionale delle Comunità
intelligenti;
d) individua, sentita l’ANCI, i meccanismi per l’inclusione progressiva, nel sistema di monitoraggio, anche dei
Comuni che non abbiano ancora adottato misure rientranti nel piano nazionale delle Comunità Intelligenti.
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4.8 L’Osservatorio Nazionale Smart City
L’Osservatorio Nazionale Smart City nasce nell’aprile 2012 sulla base di una convinzione dell’ANCI: la cornice di
sviluppo delle smart cities definita a livello europeo deve essere un modello di riferimento da replicare e adattare
alla realtà italiana. Obiettivo dell’Osservatorio è quindi elaborare analisi, ricerche e modelli replicabili da mettere a
disposizione dei Comuni italiani che vogliono intraprendere il percorso per diventare Comunità Intelligenti. L’8
marzo 2013 ANCI e FORUM PA srl, società specializzata in relazioni pubbliche e comunicazione istituzionale,
hanno firmato un Protocollo d’Intesa per la gestione dell’Osservatorio.
Tra le prime attività previste, la costruzione di una community dei referenti comunali e locali e l’organizzazione di
laboratori di co-apprendimento per i Comuni che vogliono intraprendere la strada delle Comunità Intelligenti. In
questo accordo si specifica che l’ANCI curerà prevalentemente i rapporti con i diversi soggetti istituzionali, mentre
Forum PA srl avrà il compito di ricercare i fondi tramite sponsor privati (art.4 del Protocollo d’Intesa).
Secondo quanto riportato sul sito istituzionale, l’Osservatorio è:
uno spazio per la produzione e la condivisione di conoscenza sui temi dell’innovazione e della
sostenibilità urbana, aperto ai contributi del mondo istituzionale e della ricerca, dell’impresa e della
società civile;
uno strumento per individuare e mettere in rete le migliori pratiche ed esperienze, le soluzioni
tecnologiche e gli strumenti di programmazione;
una guida per indirizzare le amministrazioni verso le scelte più adatte alla loro particolare realtà
territoriale.
A partire dal 15 Maggio 2013 i Comuni che hanno aderito all’Osservatorio hanno costruito insieme un
Vademecum proponendo le proprie idee per tracciare la “via italiana” alle Comunità Intelligenti. Il
Vademecum è stato presentato il 16 Ottobre 2013 allo Smart City Exhibition 2013.
Indicazioni operative per governare il processo di pianificazione della Comunità Intelligente, esempi ed esperienze
avviate nelle città italiane ed europee, un set di strumenti provenienti da diverse discipline (statistica, sociologia,
pianificazione territoriale, analisi delle politiche pubbliche): tutto questo è confluito nel “Vademecum per la
Programmazione delle Smart Cities”, che è una sorta di “guida” per le città. Gli amministratori possono prenderlo
come riferimento per l’elaborazione di un programma strategico grazie al quale governare il cambiamento
all’interno del proprio territorio.
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La seconda fase del percorso dell’Osservatorio si concentra sulla messa a sistema e sull’adozione del
Vademecum da parte dei Comuni. Le amministrazioni comunali potranno cioè adottare, in tutto, o in parte
quanto definito all’interno del Vademecum, scegliere di procedere da subito al percorso di pianificazione, adottare
alcuni dei tools o lavorare con uno o più altri Comuni al trasferimento di esperienze.
Parallelamente a questo percorso della community l’Anci e il FORUM PA hanno predisposto un piano di
sensibilizzazione e di formazione che vede l’alternarsi di momenti formativi a distanza, di incontri in presenza, di
laboratori di co-apprendimento che, partendo dai contenuti del Vademecum, avranno l’obiettivo di formare gli
amministratori pubblici sulle tematiche connesse alle Comunità Intelligenti e agli strumenti della pianificazione
in questo ambito.
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5 Costruire Comunità Intelligenti
5.1 Le Comunità Intelligenti delle multinazionali
Da un punto di vista generale esistono due impostazioni distinte e divergenti per lo sviluppo di smart city e smart
community. Il primo modello, che si è sviluppato soprattutto nelle grandi città, è quello associato alle grandi
imprese (IBM, Cisco, Telecom, per esempio), in cui la tecnologia gioca un ruolo centrale: tutta l’intelligenza è
concentrata nei tecnologi delle imprese, mentre i cittadini sono relegati al vecchio ruolo di consumatori.
Il secondo modello è quello basato sulla partecipazione dei cittadini e dell’economia locale ed è anche quello
più adatto al territorio italiano, caratterizzato da un elevata diffusione urbana e da molte aree rurali e montane.
Applicando questo modello occorre ripensare il territorio per renderlo più coinvolgente, stimolante, praticabile,
accessibile e sostenibile, anche economicamente. Questo non vuol dire non riconoscere un ruolo importante alla
tecnologia, ma sviluppare anche progetti assolutamente low tech, come l’uso della bicicletta o la diffusione
dell’orticoltura, o anche solo regolamentazioni urbanistiche e di mobilità. Un vantaggio evidente del secondo
modello è che promuove la creatività di tutti e non solo delle multinazionali e degli scienziati. Un altro vantaggio è
la costruzione di valore in loco, lo sviluppo di una economia locale secondo principi di sostenibilità e
inclusione, dove la tecnologia viene messa al servizio della costruzione di relazioni nella comunità.
In questo studio si svilupperà questo secondo modello, essendo quello che più si adatta alle caratteristiche della
Regione Friuli Venezia Giulia, priva di metropoli, ma invece ricca di comunità operose e con una forte identità
territoriale.
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5.2 Le Comunità Intelligenti secondo l’ANCI
Nel documento “Progetto Paese – Le città ad alto potenziale di innovazione”, l’ANCI espone la propria visione in
merito allo sviluppo delle tematiche Smart City. Nel capitolo “Diventare città intelligente” vengono identificati una
serie di fattori cruciali per lo sviluppo di una visione condivisa:
“L’evoluzione verso la Smart City presuppone una presa di coscienza decisa, da parte degli amministratori, in
direzione di una programmazione comunale fortemente integrata e orientata alla dimensione del servizio,
attraverso la messa a sistema di tutte le componenti cittadine e del relativo patrimonio informativo.”
Il documento identifica anche gli ambiti principali di intervento:
scuola, ambiente, energia, mobilità, cultura, turismo.
5.3 Le Comunità Intelligenti secondo Cittalia – Centro studi ANCI
Secondo Elisa Filippi, referente per le Smart City di Cittalia, Centro Studi dell’ANCI, una Smart City è:
“visione condivisa di sviluppo/trasformazione;
governance innovativa: cittadini e attori economici e sociali insieme;
progetti orientati a sostenibilità ambientale, sociale, economica.”
Una Comunità diventa smart:
“identificando sfide precise della società e formulando risposte innovative;
generando sviluppo economico e fungendo da vettore per le PMI locali.”
Il passaggio da Smart City a Smart Community avviene perché:
“il processo di governance della Smart City incentiva l’aggregazione di soggetti e il coinvolgimento di
stakeholders su aree vaste; questo può rivelarsi utile ed importante nel facilitare una fase di trasformazione
dei riassetti amministrativi, soprattutto in funzione della programmazione economica e della intercettazione
dei fondi.”
Secondo il direttore di Cittalia, Paolo Testa, il futuro smart corre su due binari:
maggiore capacità di ascolto di chi governa;
cultura della partecipazione cittadina basata sul senso civico.
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5.4 Le Comunità Intelligenti secondo Forum PA
Da due anni i migliori esperti di tutta Europa si incontrano a Bologna per lo “Smart City Exhibition”,
manifestazione nata dalla collaborazione fra FORUM PA e Bologna Fiere. In preparazione dell’edizione 2013
dell’evento, Forum PA ha realizzato il documento “Il paradigma Smart City”, sintesi di quanto emerso nel corso
della prima edizione, dal quale si possono trarre indicazioni importanti sulle migliori pratiche di progettazione e di
attivazione dei principi smart nella governance del territorio.
Sviluppare Comunità Intelligenti “è qualcosa di fortemente strategico” che “poggia sui pilastri della
partecipazione, dell’innovazione sociale e tecnologica, della sostenibilità”.
Un concetto importante, ai fini del nostro studio, è la considerazione che “la via italiana verrso la Smart City non
può che essere originale e peculiare per ogni diversa realtà territoriale”. Per le caratteristiche del nostro paese,
rispetto al nord Europa dove si privilegiano gli aspetti tecnologici, viene rimarcata “l’importanza del marketing
territoriale”. Temi fondamentali per l’Italia, per recuperare un ritardo cronico nell’innovazione dei servizi sono “la
prospettiva dell’Open Government” e l’attivazione di “strumenti e soluzioni in grado di abilitare il civic
empowerment”.
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5.4.1 Ambiti di sviluppo
Gli ambiti in cui le Comunità Intelligenti dovrebbero essere sviluppate prioritariamente sono:
La dimensione economica e della crescita sostenibile: “fare rete a livello locale fra gli attori del
territorio, ma anche a livello nazionale ed internazionale, nutrendo le relazioni virtuose che portano alla
città idee, progetti, finanziamenti, opportunità, persone”.
La dimensione sociale: “ridefinire il perimetro dei beni comuni, dove lievita il valore dei beni relazionali,
dove si gioca la battaglia dell’inclusione dei nuovi cittadini e dei vecchi esclusi”.
La dimensione della governance: “sempre più bisognosa di una visione sistemica che esalti le
potenzialità degli stakeholder e ne connetta le risorse, in una nuova logica comunitaria.” “E’ qui che
entrano prepotentemente in gioco i principi dell’Open Government, che si ridefiniscono i confini di
trasparenza e di accountability dell’azione dei governi.”
La dimensione culturale: “dove nuove forme di creatività s’intersecano con la necessità di valorizzare lo
straordinario patrimonio urbanistico, architettonico e artistico del Paese.”
La dimensione ambientale: “della sostenibilità, dell’efficientamento energetico e operazionale, della
mobilità sostenibile, delle piste ciclabili e della walkability; dei mercati a chilometro zero, degli orti urbani
e della riforestazione.”
5.4.2 Intelligenza come visione
Per poter porre in essere politiche di sviluppo delle Comunità Intelligenti occorre prendere in considerazione
termini temporali simili a quelli del Patto dei Sindaci, che hanno offerto agli enti locali un traguardo che era
inizialmente di più di dieci anni.
“Il primo passaggio – su cui concordano tutti i relatori – è quello dell’adozione di una visione di medio-lungo
termine, certamente al di là delle scadenze di mandato, intorno a cui consolidare un consenso che superi la
dimensione della macchina amministrativa. Non esistono infatti Comuni intelligenti, ma Comunità Intelligenti
che si realizzano grazie allo sforzo congiunto dell’amministrazione pubblica, dei partner privati, dei
protagonisti del terzo settore, delle università, dei centri di ricerca e naturalmente di quella cittadinanza
che, e messa nelle condizioni di esprimersi, si è sempre dimostrata attiva.”
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5.4.3 Progettare uno spazio pubblico intelligente
La valorizzazione degli spazi urbani, anche nei piccoli centri, è una delle chiavi per garantire un radicamento delle
progettualità smart fra i cittadini, per farle diventare una prassi condivisa e un nuovo stile di vita diffuso.
“Una città Smart è una città in grado di progettare spazi pubblici accoglienti e capaci di facilitare le relazioni.
Sono da mettere a sistema esperienze di laboratori civici di co-progettazione e di utilizzo sociale di strutture
sotto-utilizzate. Gli urbanisti sottolineano come sia necessario, parallelamente, accompagnare il processo con
programmi di riqualificazione dello spazio urbano e con politiche di fluidificazione della mobilità sostenibile
che permettano di ridare continuità agli spazi cittadini” e di valorizzare il patrimonio immobiliare esistente.”
Il cambiamento nelle tecniche produttive, a livello artigianale e dei servizi, richiede una sempre maggiore capacità
di adattamento degli spazi e una ridefinizione delle funzioni urbane.
“La flessibilità degli ambienti e la loro capacità di adattarsi alle dinamiche esigenze dei cittadini/lavoratori
diverrà sempre più un valore. Esempi interessanti stanno nascendo un po’ ovunque e anche in Italia: la rete
dei Fab Lab, che mette a disposizione stampanti 3D e apparecchiature digitali per sostenere i makers locali; le
reti dei centri di co-working oppure l’europea ‘The Hub’ con moderne strutture che fanno dell’interazione fra
competenze la chiave del loro successo.”
5.4.4 Una nuova idea di cittadinanza
Il ruolo dei cittadini e della loro partecipazione è centrale nello sviluppo di progetti smart:
“Emerge come un elemento fondamentale per la realizzazione di Comunità più intelligenti sia rappresentato
dalle strategie di abilitazione dei cittadini e del territorio per la pratica di nuove forme di partecipazione
alla vita pubblica.”
La creatività, individuale e collettiva, è uno dei fattori abilitanti al cambiamento virtuoso:
“Una città intelligente può prendere forma solo attraverso la composizione di elementi infrastrutturali e
capacità umane e per questo la creatività emerge come elemento chiave del processo di sviluppo urbano”.
In particolare l’innovazione sociale, la proposta di cambiamenti migliorativi, deve diventare una capacità civica
aperta a tutti i cittadini:
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“L’approccio bottom up per lo sviluppo di soluzioni innovative dedicate alla risoluzione di specifiche
problematiche sociali porta a non identificare la città intelligente con il suo apparato istituzionale, ma con una
comunità nella quale le funzioni di servizio alla cittadinanza sono distribuite a diversi livelli tra attori
appartenenti al mondo pubblico, a quello privato e alle organizzazioni del terzo settore. Si tratta dunque di un
passaggio dalla leadership individuale alla leadership diffusa, nel quale il gioco di squadra diventa
fondamentale. E se il valore primario risiede nei legami tra le persone, l’intelligenza cittadina si misura allora
dalla capacità dell’amministrazione di creare le condizioni per la generazione di laboratori e nel saperne
mettere a valore i risultati.”
L’innovazione sociale può portare alla creazione di una nuova economia sociale, o social business, basata sulla
capacità di portare valore aggiunto nei servizi alla persona, sia a livello preventivo (pensiamo alle attività sportive,
per il wellness o l’equlibrio psico-fisico) che di sostegno in caso di bisogno. Ma l’innovazione sociale può essere
anche green economy o land economy, economia del territorio:
“Le Smart City possono rappresentare un’ottima occasione di business poggiato sulla reale opportunità di
agire sulle leve della crescita economica, e di una maggiore sostenibilità ambientale ed energetica. In realtà ci
sono opportunità ben più ampie di sviluppare innovazioni di lunga durata e di maggiore efficacia, che
dipendono dalla capacità o meno di privilegiare modelli fondati sull’open innovation e la partecipazione
democratica, superando una visione esclusivamente legata alla tecnologia e al mercato.”
Tutto questo può accadere però solo se vengono poste in essere politiche pubbliche di sviluppo delle
competenze e delle capacità dei cittadini e, in particolar modo, dei giovani.
“L’alfabetizzazione informatica del personale pubblico e dei cittadini è un pilastro fondamentale per la
realizzazione delle Smart City.” Questo aspetto è il più semplice su cui operare, perché non richiede grandi
investimenti, ma soprattutto la disponibilità delle persone, la quale presuppone però, una adeguata campagna
culturale.
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5.4.5 Il valore dell’identità territoriale
In una prospettiva di concorrenza fra territori, sia in termini turistici che economici, acquisisce un peso rilevante la
valorizzazione della propria identità, non solo storica, ma dinamica e multiculturale:
“La Smart City è una città che si ripensa in termini di comunicazione sia verso l’esterno che nella relazione con
i propri cittadini. Il primo passaggio di questo percorso è costituito dalla definizione di una propria identità
specifica: una vocazione territoriale attraverso cui la Comunità si racconta e si propone nella competizione
internazionale per attrarre investimenti talenti e visitatori.”
La definizione di questa identità deve nascere dal tessuto vivente del territorio, dai suoi cittadini e dall’espressione
del loro talento e delle loro peculiarità:
“Questa visione identitaria non è da considerarsi delineata a priori da politici e dirigenti, ma si vuole impostata
e messa a fuoco in maniera sempre più precisa attraverso meccanismi di ascolto della cittadinanza,
partendo dalla mappatura dei bisogni e da un’analisi delle prospettive proposte dai diversi stakeholder
pubblici e privati. Solo preparando il terreno, infatti, si permette l’emersione di modelli di sviluppo inaspettati
e paradigmi immaginativi nuovi.”
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5.4.6 La sostenibilità economica dei progetti di Smart City
Il tema della sostenibilità economica degli interventi è un tema ancora da risolvere, in quanto i fondi pubblici
saranno disponibili in misura sempre più contenuta a causa della necessità di ridurre il debito pubblico e i
finanziamenti europei possono essere un aiuto, ma da soli non bastano:
“Non è certamente la partecipazione ai bandi di finanziamento ciò che fa diventare una città più smart. La
componente progettuale è di fondamentale importanza e accanto alla definizione di obiettivi misurabili – sia
rispetto al miglioramento della vita dei cittadini che all’efficienza e all’efficacia della Pubblica Amministrazione
– occorre valutare la ricaduta dei processi sul tessuto produttivo locale, che può diventare coproduttore di
tecnologie e servizi legati alla Smart City.”
La vera sfida di sostenibilità economica è quella di trasformare lo sviluppo della smartness in creazione di
economia locale: questa è la sfida più grande:
“I modelli di partnership pubblico-privato saranno sempre più vincenti per la realizzazione delle Smart City.
E’ prevedibile una forte competizione fra le città che riusciranno a porsi come partner affidabili nei confronti
delle imprese. La definizione di una visione chiara e medio/lungo termine degli sviluppi e delle priorità del
territorio, la presenza di un management competente, le relazioni internazionali della città, diventeranno
gli asset decisivi in questa competizione”.
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6 Esperienze realizzate
6.1 In Friuli Venezia Giulia
6.1.1 Comune di Trieste - Progetti per la Smart City
Per favorire l’interazione con i cittadini, il Comune ha attivato il progetto “Comuni-chiamo” che permette di
gestire via web ed in maniera user friendly ma anche efficiente (per es. tramite anche geo-referenziazione) la
gestione delle segnalazioni del cittadino di qualunque tipo esse siano.
Nell’ambito della mobilità, il Comune ha allo studio l’ampliamento di app esistenti che indichino in tempo reale i
cantieri aperti in città, in collaborazione con altri enti del territorio in modo tale da evitare duplicati, nonché
l’elaborazione di una app specifica sulla gestione coordinata dei parcheggi in città, anche qui in collaborazione
con altri soggetti interessati del territorio comunale.
Per quanto riguarda la fruizione dello spazio urbano, il Comune ha attivato sulla propria rete civica una
virtualizzazione del proprio patrimonio culturale attraverso la creazione dell’Atlante dei Beni culturali. L'Atlante
dei Beni Culturali è un progetto biennale di ricerca e catalogazione degli edifici di proprietà comunale e di quelli,
sia privati sia pubblici, già sottoposti a vincolo culturale fruibile via web. Il progetto è stato voluto dal Comune di
Trieste e si svolge con la collaborazione della Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio e per il
Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico del Friuli Venezia Giulia, della Soprintendenza Archeologica del
Friuli Venezia Giulia, della Direzione Regionale per i beni culturali e paesaggistici del Friuli Venezia Giulia e del
Dipartimento di Progettazione Architettonica e Urbana dell'Università degli Studi di Trieste.
L'organizzazione del progetto è affidata ad un Comitato Scientifico ed un Gruppo Operativo di ricerca. Infine,
sempre sulla propria rete civica, l’amministrazione ha individuato e proposto dei percorsi tematici della città per
renderle facilmente fruibile relativi ai Parchi e Giardini comunali, inserendo sia le norme di fruizione, che i percorsi,
le descrizioni, gli orari e le informazioni tecniche, le mappe etc
6.1.2 Comune di Udine – Progetti per la Smart City
Il Comune di Udine, assiema a Confartigianato, ha attivato nel 2013 il suo primo FabLab: una piccola officina che
offre servizi personalizzati di fabbricazione digitale. Un luogo in cui progettare e realizzare oggetti con stampanti
3D, lavagne multimediali autocostruite, Arduino, Raspberry Pi, BeagleBone Black e laboratori di robotica.
Per quanto riguarda la cittadinanza, nel 2012 è stato realizzato il progetto "Non è mai troppo digital" che ha
previsto delle "pillole formative" televisive (TV locale) sull'uso di internet, posta elettronica, ecc. per la cittadinanza.
Le segnalazioni online, attraverso il sistema ‘e-part’ assicurano la collaborazione del cittadino nel monitoraggio
del territorio e delle criticità. Un sistema di workflow permette di inoltrare automaticamente la segnalazione
all'ufficio competente che terrà informato il cittadino delle varie fasi fino alla soluzione del problema. La presenza
sul web del Comune di Udine si è concentrata sull'ascolto del cittadini, la trasparenza e la partecipazione del
cittadino (es. progetto “Ascolto attivo” e “openmunicipio”).
In tema Energia sono stati attivati i Gruppi di Acquisto Solare attraverso convenzioni dirette a promuovere sul
territorio del Comune la produzione di energia elettrica attraverso fotovoltaico, la diffusione della cultura di auto-
distribuzione e lo sviluppo della generazione distribuita.
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6.1.3 Comune di Pordenone – Progetti per la Smart City
Per quanto riguarda la connettività, il Comune di Pordenone ha attivato il progetto “Wireless Naonis”: in 15 aree
della città, è disponibile la connessione a Internet gratutita con tecnologia wi-fi; servizio disponibile senza
necessità di autenticazione e senza alcun limite all'utilizzo, né di durata, né di traffico dati giornaliero
(www.comune.pordenone.it/wif).
In tema energia, sugli edifici pubblici (scuole/impianti sportivi, ecc.) sono stati installati impianti fotovoltaici e di
solare termico con l'obiettivo (soprattutto per gli impianti sportivi) di rendere autosufficienti dal punto di vista
energetico tali strutture. In tema di mobilità è stato avviato “Pordenone 4x1” (www.pncarpooling.it e
www.comune.pordenone.it/carpooling), progetto pilota per la promozione del car pooling a Pordenone.
Nello sviluppo di servizi per i cittadini, l'ambito Urbano 6.5 ha prodotto “Help Key Tv”
(www.youtube.com/AmbitoPordenone), una serie di video dedicati a "tecniche assistenziali per persone non
autosufficienti".
Per la comunicazione e l’interazione con i cittadini il Comune di Pordenone ha avviato diverse iniziative:
Segnalazioni on line (www.comune.pordenone.it/sol): per segnalare un problema al Comune e tenere
sotto controllo i tempi di risposta e soluzione (via web, email e sms)
Riciclabolario (www.comune.pordenone.it/riciclabolario): un pratico motore di ricerca per individuare
immediatamente dove buttare ogni tipo di rifiuto; chi non trova il rifiuto che gli interessa può segnalare il
termine mancante; gli uffici lo aggiungono all'elenco.
Pordenone più facile (www.comune.pordenone.it/pnfacile): come un territorio e la sua comunità
possono diventare smart. Un blog per accompagnare un percorso di incontri, di ascolto e di condivisione
per l'elaborazione partecipata del nuovo Piano Regolatore Generale Comunale.
Social media (www.comune.pordenone.it/socialmedia): i canali istituzionali presenti su Youtube, Twitter
e Facebook sono quotidianamente alimentati e monitorati - secondo la social media policy adottata dal
Comune - anche con l'obiettivo di stimolare l'interazione e fornire risposte ai cittadini.
Associazioni on line (www.comune.pordenone.it/associazioni): una banca dati delle associazioni che
operano a Pordenone alimentate dalle associazioni stesse, che possono così segnalare autonomamente
gli eventi pubblici che organizzano in città. Tali eventi vengono rilanciati nel calendario online presente
nel sito del comune, nel calendario consultabile tramite APP, sui totem informativi presenti in centro città
tra gli "appuntamenti di oggi".
Per la fruizione della città e del territorio:
APPunti Pordenone (www.comune.pordenone.it/app): una app istituzionale del Comune di Pordenone
pensata per i cittadini, i turisti e chi visita la città per lavoro e studio; offre news del Comune, contatti di
tutti gli uffici, informazioni su Pordenone e sulla vita della città, incluso un ricchissimo calendario con
eventi e mostre e geo-localizzazione su mappe.
Mappe (www.comune.pordenone.it/mappe): una sezione del sito istituzionale è dedicata alle mappe
tematiche (implementate su google maps). Attualmente disponibili: Luoghi e spazi della cultura; Punti di
accesso al wi-fi libero; uffici e sedi comunali. Futura realizzazione: parchi e aree verdi; parcheggi.
Facciate del corso (www.comune.pordenone.it/facciate): il "Progetto Facciate del Corso" avviato nel 1991
ha l’obiettivo della conservazione degli elementi storici, morfologici, architettonici ed ambientali delle
facciate di Palazzi e case della città antica. Una sezione del sito in costante aggiornamento illustra, con
molte materiale fotografico e informazioni tecniche e storiche, i risultati di questo progetto.
6.1.4 Comune di Gorizia – Progetti per la Smart City
Coming soon
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6.1.5 Hub Trieste – Innovazione e imprenditorialità
‘The Hub’ è una rete mondiale di spazi fisici e di persone che si occupano di nuova imprenditorialità, di
innovazione e di impresa sociale. Una realtà dove si aiutano creatività ed innovazione a realizzare prodotti e
servizi sostenibili sotto il profilo ambientale, socio-culturale ed economico. The Hub è un luogo dove poter
sviluppare imprenditorialità e nuove iniziative multisettoriali, utilizzando strumenti, risorse ed un network
internazionale.
‘HUB Trieste’ è uno spazio di co-working situato in un punto nevralgico della città, un open-space con isole di
lavoro e tutti i servizi necessari (sala riunioni attrezzata, zona food, connessione in rete, zona relax, reading room e
library, storage e mailbox, ecc.) per lavorare e far partire la propria impresa. Professionisti e investitori da tutto il
mondo sono a disposizione degli “hubbers” per consulenze, consigli, opinioni o connessioni, sia in sede che in
remoto, con un agenda di workshop ed eventi aperti al pubblico dedicati a una nuova imprenditoria.
6.1.6 Comune di Tavagnacco (UD) – eGovernment e Smart Community
Il Comune di Tavagnacco, col suo progetto di eGovernment, ha sviluppato un sistema open source di gestione dei
dati comunali su base cartografica che è andato progressivamente a integrare i dati di edilizia privata, lavori
pubblici, anagrafe, ambiente, tributi, polizia urbana, rete idrica, fognature, rete gas e fibra ottica. Queste ultime
quattro raccolte di dati vengono a costituire di fatto un catasto del sottosuolo.
Tavagnacco è stato uno dei primi Comuni del Friuli Venezia Giulia ad aderire al Patto dei Sindaci, il 29 dicembre
2010. All’interno del Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile, il Comune ha incluso una serie di iniziative per lo
sviluppo di una Smart Community:
1) Adozione di un piano per lo sviluppo della smart economy (imprese)
2) Piano per lo sviluppo delle competenze per la smart economy(cittadini)
3) Piano di sviluppo della smart community (cittadini, imprese, Comune)
4) Creazione di un distretto eco-digitale (con i Comuni limitrofi)
5) Creazione di un concorso per l’efficienza energetica dei cittadini
6) Creazione di un concorso per l’efficienza energetica delle imprese
7) Creazione di un network civico su web
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Nei mesi di maggio e giugno 2013 l’Amministrazione Comunale ha organizzato il primo festival “Tavagnacco
Smart Comm”, per l’informazione ai cittadini e il coinvolgimento delle imprese nei progetti per la creazione di una
Comunità Intelligente. Grazie a un accordo di partnership pubblico-privato, è stato realizzato un censimento dei
consumi delle imprese locali che ha visto l’adesione di oltre 150 imprese locali.
6.1.7 Comunità Collinare del Friuli (UD) – Pianificazione territoriale
La Comunità Collinare del Friuli riunisce, in forma di Consorzio volontario, 15 Comuni collocati, fra le Prealpi e la
pianura, al centro dell'anfiteatro morenico friulano. Il progetto europeo Interreg IV ‘SusPlan’ (Sustainability
Planning – Pianificazione sostenibile in aree montane), finanziato nell’ambito del Programma Comunitario
Transfrontaliero Italia–Austria, si configura come un’esperienza pilota nell’ambito della pianificazione di area
vasta e si pone come obiettivo la costruzione di un sistema di conoscenze condiviso e strutturato degli strumenti
metodologici relativi alla pianificazione territoriale e alla programmazione in area montana.
Il progetto ‘Susplan’ ha offerto alla Comunità Collinare del Friuli l’opportunità di elaborare per il suo territorio un
piano di area vasta, delineando le strategie per il suo sviluppo futuro sulla base delle sue caratteristiche identitarie,
anche attraverso il confronto con le politiche territoriali delle regioni limitrofe. Adeguandosi alla riforma
urbanistica regionale in atto, anticipandone i contenuti e creando le condizioni per la sua futura applicazione, la
Comunità si è mossa in via sperimentale come Sistema Territoriale Locale, proponendosi di offrire ai Comuni
una visione contestualizzata del mosaico delle politiche e delle strategie singolarmente adottate per cercare di
capire le direttrici comuni da assumere per il futuro.
Il progetto ha prodotto il 14 settembre 2012 un Piano Strategico di Area Vasta incentrato su una serie di temi:
Consumo di suolo
Nuova visione per l’agricoltura
Produzione di energia da fonti rinnovabili e risparmio energetico
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6.1.8 Conca Tolmezzina (UD) – Comunità dell’energia
L'Associazione intercomunale Conca Tolmezzina, che riunisce i Comuni di Amaro, Cavazzo Carnico, Tolmezzo e
Verzegnis, è stata costituita nella primavera del 2006 con l'obiettivo di migliorare la qualità dei servizi e di
razionalizzare le risorse umane ed economiche dei quattro Comuni. L’associazione ha puntato sulla realizzazione
di un progetto comunitario basato sull’energia.
Secondo quanto dichiarato dal Presidente dell’Associazione Luciano Sulli, nel corso di un incontro sul progetto
A++ del 26 Giugno 2013, questa scelta è nata da una serie di presupposti:
presenza di certificazioni: ambientali (Amaro, Cavazzo e Tolmezzo ISO 14001, Verzegnis ISO 14001,
Emas), forestali (PEFC Tolmezzo e Verzegnis);
presenza di risorse naturali (biomassa legnosa, acqua);
presenza di aree urbane ad elevato consumo energetico;
convinzione che la sfida energetica sarà la scommessa per il futuro delle Comunità locali:
bilanci comunali: nell’immediato futuro sarà vitale trovare risorse proprie (produzione di energie
rinnovabili e risparmio energetico).
I Comuni dell’Associazione hanno aderito a questo progetto per molteplici motivi:
per passare dalla gestione in comune alla programmazione in comune;
per dare metodo e struttura operativa a una scelta;
per utilizzare sistemi collaudati di programmazione (il PAES segue le linee guida della Comunità
Europea);
per garantire continuità ad una scelta (il PAES ha valenza pluriennale).
6.1.9 Comune di Pontebba (UD) – Sostenibilità ambientale
L'Associazione Nazionale dei Comuni Virtuosi è una rete che si propone di cambiare la politica dal basso, con
azioni concrete che coinvolgano direttamente le Comunità. L’obiettivo principale è la riduzione dell'impronta
ecologica delle macchine amministrative. L'Associazione è nata formalmente nel maggio 2005 su iniziativa di
quattro Comuni che sentivano l'esigenza di scambiarsi esperienze concrete e condividerle con altri. Le attività
dell’Associzione si strutturano attorno a cinque linee di intervento:
gestione del territorio;
impronta ecologica della macchina comunale;
rifiuti;
mobilità sostenibile;
nuovi stili di vita.
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ANCI e Comuni Virtuosi hanno firmato un protocollo d’intesa dedicato allo sviluppo sostenibile. L’accordo
ha la finalità di promuovere nei Comuni italiani lo sviluppo di progetti e di iniziative per l’educazione, la
sensibilizzazione e la formazione ambientale, la tutela della biodiversità, la promozione del risparmio energetico,
delle energie rinnovabili, del riuso e del riciclo dei rifiuti. Ad oggi l’Associazione raccoglie 52 Comuni.
6.1.10 San Daniele del Friuli (UD) – Valorizzazione territoriale
Il Movimento Cittaslow è nato nel 1999 dall’intuizione di Paolo Saturnini, allora Sindaco di Greve in Chianti, fatta
propria dai Sindaci delle città di Bra, di Orvieto e di Positano, e accolta da Carlo Petrini, Presidente di Slow Food.
L’obiettivo era ed è quello di allargare la filosofia di Slow Food alle Comunità locali e al governo delle città,
applicando i concetti dell’ecogastronomia alla pratica del vivere quotidiano.
I Comuni che aderiscono all'associazione sono:
animati da individui curiosi del tempo ritrovato, dove l’uomo è ancora protagonista del lento, benefico
succedersi delle stagioni;
rispettosi della salute dei cittadini, della genuinità dei prodotti e della buona cucina;
ricchi di affascinanti tradizioni artigiane, di preziose opere d’arte, di piazze, di teatri, di botteghe, di
caffè, di ristoranti, luoghi dello spirito e paesaggi incontaminati;
caratterizzati della spontaneità dei riti religiosi, dal rispetto delle tradizioni, dalla gioia di un lento e
quieto vivere.
6.1.11 Alpine Pearls – Mobilità a basse emissioni
Le ‘Perle delle Alpi’ (Alpine Pearls) sono un raggruppamento di 28 località alpine, che si trovano in sei differenti
nazioni, la cui collaborazione è nata nel 2006. L'oggetto di questo accordo è lo sviluppo della mobilità dolce (soft
mobility), vale a dire l’offerta ai turisti di raggiungere le località e spostarsi sul territorio senza l'uso
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dell'automobile, utilizzando mezzi di trasporto pubblici e altri veicoli ecologici messi a disposizione in loco, tra cui
biciclette, mountain bike, e-bike e veicoli elettrici. Il progetto ha vinto una serie di premi internazionali, tra cui
l'’Energy Globe Award’ e e il ‘Tourism for Tomorrow Award’. ‘Alpine Pearls’ è il risultato di due progetti europei
denominati ‘Alps Mobility’ e ‘Alps Mobility II - Alpine Pearls’.
I criteri di selezione per ottenere il titolo di ‘Perla delle Alpi’ riguardano la mobilità interregionale (i mezzi di
trasporto per raggiungere la località, i consigli ai turisti e i tempi di attesa), il trasporto pubblico locale (mezzi di
trasporto pubblico non inquinanti, possibilità di affittare biciclette), l'eventuale presenza di una riserva naturale
nella zona e la qualità dei servizi (trattamento entro le 24 ore delle prenotazioni, presenza di una zona pedonale
nel centro del comune, uffici di informazione). Nella Regione Friuli Venezia Giulia fanno parte del progetto i
Comuni di Sauris e di Forni di Sopra.
6.1.12 Forni di Sopra (UD) - Impianto di teleriscaldamento a biomasse forestali
L'impianto di teleriscaldamento a biomassa forestale attivato nel Comune di Forni di Sopra (UD) è stato terminato
nel 2008 ed è una struttura produttiva dimensionata sia sulle reali necessità energetiche locali, sia sulla base
dell’effettiva capacità di fornire biomassa forestale da parte dei boschi locali, valorizzando in questo modo una
fonte energetica rinnovabile a basso impatto ambientale e sostenendo la filiera locale delle attività forestali. La
biomassa legnosa ricavata dai boschi comunali o delle amministrazioni vicine, dalle segherie locali o conferita
dagli stessi cittadini, viene stoccata nel piazzale di deposito oppure viene indirizzata direttamente verso la
cippatrice che riduce il materiale in chips. Questi vengono stoccati in un apposito serbatoio per poi essere
convogliati tramite un sistema di caricamento alla caldaia a biomasse della potenza di 1.400 kW.
Il calore prodotto durante la combustione viene distribuito tramite una rete di teleriscaldamento che collega
l’impianto a diversi edifici pubblici: il centro anziani, le scuole, la sala polifunzionale, il complesso piscina-palestra e
due magazzini comunali ospitanti alcune attività artigianali private, il tutto grazie ad una canalizzazione lunga
1.860 m. Le ceneri prodotte dalla combustione della biomassa vengono raccolte in un apposito contenitore,
mentre i fumi vengono fatti passare prima attraverso un ciclone depolveratore, poi attraverso un precipitatore
elettrostatico in modo tale da abbattere le polveri sottili e ridurre gli inquinanti atmosferici al di sotto dei valori
consentiti dalla normativa vigente.
Utilizzando un combustibile rinnovabile in sostituzione di quelli di origine fossile, le emissioni di CO2 evitate si
aggirano intorno a circa 4 kg per ogni kWh prodotto. La valorizzazione dei prodotti forestali di provenienza locale
procura lavoro al settore delle imprese boschive mentre il presidio sul territorio garantisce un ambiente curato e
valorizzato.
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6.2 In Veneto
6.2.1 Regione Veneto - Territori e Comunità intelligenti
La Regione Veneto ha approvato il 3 maggio 2013 le “Linee Guida per l’Agenda Digitale del Veneto” con cui
intende perseguire una strategia di crescita intelligente, inclusiva e sostenibile del Veneto attraverso le tecnologie
digitali, a livello sociale, culturale ed economico.
La promozione delle tecnologie digitali realizzata attraverso l’Agenda Digitale del Veneto ha gli obiettivi strategici
di:
migliorare la qualità della vita delle persone e delle famiglie;
sostenere la competitività delle imprese del territorio;
accrescere i livelli di efficienza ed efficacia della Pubblica Amministrazione locale.
In questo modo si intende possano essere create le condizioni in cui Comunità e Territori Intelligenti possano
utilizzare e possano avvantaggiarsi di un’ampia diffusione delle tecnologie digitali a più livelli: individuale, sociale,
di imprese e sistemi produttivi, territoriale.
I Territori e Comunità intelligenti sono il vertice del progetto dell’Agenda digitale del Veneto, come si evince dalla
figura sotto riportata.
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Nella sezione delle Linee Guida intitolata “Territori e Comunità Intelligenti” possiamo leggere:
“Il tema dei Territori e delle Comunità Intelligenti è un tema strategico per lo sviluppo del Veneto e per una
sua crescita sociale, culturale ed economica.
Con l’espressione ‘Territori e delle Comunità Intelligenti’ si individua un ambiente urbano diffuso in grado di
agire ‘attivamente’ per migliorare la qualità della vita dei suoi abitanti e soddisfare le esigenze di cittadini,
imprese e istituzioni.
All’interno del Territorio anche le Comunità residenti evolvono (smart communities) potendo più agevolente
incontrarsi, scambiare opinioni, discutere di problemi comuni, avvalendosi di tecnologie all’avanguardia e
stimolando la realizzazione di processi partecipativi e inclusivi.”
Come azioni previste sono indicate:
“Per uno sviluppo dei Territori e delle Comunità Intelligenti la Regione del Veneto intende nel
periodo 2013-2015 agire a più livelli:
- Acculturazione sul tema
- Promozione e governance delle iniziative
- Supporto per la messa a sistema delle pre-condizioni abilitanti lo sviluppo dei Territori e delle
Comunità Intelligenti
Lo sviluppo di Territori e delle Comunità Intelligenti può considerarsi ad oggi ancora un tema di
frontiera, e per tale ragione risulta necessaria un’azione di acculturazione sul tema rivolta ai
possibili stakeholder (promotori e utenti) presenti sul territorio, finalizzata a delinearne impatti,
modelli di riferimento, ecc.
A tal fine sarà importante anche pervenire ad un’analisi e valorizzazione delle esperienze di sviluppo di
Comunità più intraprendenti su questo tema in Veneto.”
Notiamo come venga dato rilievo al supporto che si intende offrire ai territori e agli enti che per primi si
impegnano in progetti di realizzazione di Comunità Intelligenti. Questa impostazione rappresenta una
caratteristica molto smart, perché introduce principi di premialità del merito e dell’iniziativa, nonchè dei risultati
eventualmente conseguiti.
6.2.2 Comuni del Camposampierese (PD) – Politiche di sviluppo integrato
Secondo la visione della Federazione dei Comuni del Camposampierese, la missione dei governi locali è di creare
un ambiente favorevole alla crescita. In questa prospettiva il valore che viene creato, come Comuni singoli e
associati, è un valore pubblico: dal welfare state al welfare community attraverso un patto per lo sviluppo,
un’Alleanza per lo sviluppo.
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I luoghi, per salvare la loro identità, devono preoccuparsi di generare identità competitive-distintive, costruite intorno alla
capacità collaborativa, alla conoscenza, alla creatività e all’innovazione, ad un’idea di lavoro da realizzare tra quel luogo e
l’economia globale.
Silvia Fattore , per dieci anni sindaco di Villanova di Camposampiero e Presidente dell’IPA del Camposampierese,
in “11 Idee per l’Italia”, editore Marsilio, scrive:
Modello di sviluppo
“Piccolo o grande che sia, un territorio deve sapersi concepire come sistema, coinvolgendo i diversi
soggetti e attori nelle decisioni strategiche che riguardano politiche territoriali e investimenti. Solo una
governance del territorio improntata alla partecipazione, alla condivisione e all’accessibilità delle
informazioni, al coinvolgimento istituzionale e alla responsabilizzazione, pone le basi per un modello di
sviluppo fondato sulla crescita e sul benessere delle persone e sulla creazione di Comunità intelligenti,
identità territoriali sostenibili, servizi pubblici eccellenti.”
Benessere Equo Sostenibile Teritoriale
“La sperimentazione del modello del Benessere Equo Sostenibile Teritoriale (BEST) risponde proprio alla
necessità di verificare l’efficacia delle politiche e delle azioni in termini di benessere. Il BEST si basa
sull’idea che la produzione del benessere sia compito delle istituzioni pubbliche e dei soggetti privati
insieme. Il suo set di indicatori di riferimento misura l’equità e la sostenibilità e considera la dimensione
economica, sociale, ambientale e politico-istituzionale di un determinato territorio.”
Strategie place-based e fondi europei
“La nuova programmazione comunitaria 2014-2020 promuove una strategia place-based, ‘basata sul
luogo’, inteso come un’area territoriale contigua le cui caratteristiche naturali e culturali sono omogenee e
complementari, dove esistono reti sinergiche, condizioni più favorevoli per lo sviluppo sociale ed
economico e i cui confini, indipendenti da quelli amministrativi, possono cambiare nel tempo.”
“D’altra parte più un territorio saprà valorizzare il sistema di relazioni e di connessioni tra questi soggetti,
più avrà la possibilità di accedere con successo a fondi di finanziamento europei, unico orizzonte possibile
di fronte alla progressiva riduzione delle risorse disponibili nei bilanci della pubblica amministrazione.”
6.2.3 Comune di Torri di Quartesolo (VI) – Pianificazione energetica territoriale
Il Comune di Torri di Quartesolo (Vicenza) ha conseguito il Premio nazionale di eccellenza A+ COM 2013 per i
Piani di Azione per l’Energia Sostenibile nella categoria Comuni 5.000-20.000 abitanti. Il PAES è stato premiato
per il progetto per la zonizzazione energetica del territorio comunale e per l’analisi territoriale delle
potenzialità di produzione di energia rinnovabile.
Zonizzazione energetica del territorio
Nel redigere la zonizzazione energetica del territorio è stata fatta una suddivisione dell’edificato in base all’epoca
di costruzione degli edifici. Di ogni zona sono state studiate le caratteristiche edilizie e i consumi, in maniera da
costruire una zonizzazione energetica con l’individuazione dei possibili interventi e le simulazioni per il
miglioramento dell’efficienza energetica. Questo studio viene messo a disposizione dei cittadini e delle imprese
del territorio per favorire le loro iniziative di efficientamento degli edifici.
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Questo il risultato grafico dell’elaborazione, di cui vediamo una applicazione al Comune di Altavilla Vicentina
(Copyright GreenDev© - Vicenza):
Analisi potenzialità produzione energie rinnovabili
Per rendere disponibili a cittadini e imprese informazioni utili sulla realizzazione di impianti di produzione di
energie rinnovabili, è stato incluso nel PAES di Torri di Quartesolo un piano di valutazione delle caratteristiche
territoriali atte a favorire la produzione da fonti energetiche rinnovabili. Il piano include:
dimensionamento delle superfici idonee allo sfruttamento dell’energia solare fotovoltaica;
dimensionamento delle superfici idonee allo sfruttamento dell’energia solare termica;
dimensionamento dell’offerta di biomassa vegetale e animale;
dimensionamento dell’offerta geotermica di superficie e a bassa entalpia;
analisi anemometrica dell’eventuale potenza micro-eolica sfruttabile;
analisi dell’eventuale potenza mini-idroelettrica sfruttabile in base al tracciato idrografico del territorio
comunale;
analisi del possibile utilizzo di nuove tecnologie per la produzione di energia rinnovabile (es. Kyte Wind
Energy, biochar).
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Esempio di analisi della potenzialità geotermica
Questo il risultato grafico dell’analisi delle potenzialità di sviluppo delle energie rinnovabili nel territorio comunale
di Altavilla Vicentina (esempio applicato alla geotermia)
(Copyright GreenDev© - Vicenza)
Queste le motivazioni del riconoscimento:
“Un PAES di alta qualità con l’interessante lavoro svolto di ‘zonizzazione energetica del territorio costruito’,
base per una maggiore ottimizzazione dello sviluppo del potenziale delle fonti rinnovabili, che ha portato
all’individuazione di Zone Energetiche Omogenee. Nello specifico, un lavoro puntuale ove su ogni singolo
edificio del territorio viene analizzato il potenziale di produzione per ogni tipologia di risorsa rinnovabile
(geotermia, solare, eolico, biomassa), massimizzando al contempo gli interventi prioritari per favorire il
risparmio termico ed elettrico domestico. In tal modo, il PAES diventa uno strumento di sensibilizzazione
molto efficace perché entra nelle case dei cittadini fornendo loro un’analisi che permetta di indirizzarli verso
scelte ed investimenti consapevoli in chiave energetica. Con questo approccio è stato possibile realizzare
anche un'analisi del potenziale economico ed occupazionale che il PAES stesso può generare. In definitiva, il
PAES di Torri di Quartesolo, per come è stato strutturato, risulta essere uno strumento reale per la
pianificazione integrata del territorio, tenendo in debita considerazione gli aspetti ambientali, climatici e
socio-economici.”
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6.2.4 Comune di Vigonovo (VE) – Adattamento climatico
Il Comune di Vigonovo ha conseguito una menzione d’onore A+ COM 2013 per i Piani di Azione per l’Energia
Sostenibile nella categoria Comuni 5.000-20.000 abitanti, per l’“Introduzione di elementi innovativi nel PAES”. Il
premio è stato assegnato per l’inclusione di misure di adattamento al cambiamento climatico.
Queste le motivazioni del riconoscimento:
“Il PAES è già predisposto per poter includere misure di adattamento al cambiamento climatico e tiene in
forte considerazione gli aspetti di verde pubblico e acqua. Merita una menzione per aver costruito il piano su
elementi caratterizzanti di norma nemmeno inseriti nei piani. Ottimi spunti per il Piano delle Acque, con
riferimento a misure di adattamento ai Cambiamenti Climatici e recupero delle acque piovane. Interessante gli
aspetti di piantumazione già realizzati, 700 alberi finanziati da privati, e orti sociali. Elevata attenzione alla
pianificazione territoriale (verde e rischio idraulico).”
Le azioni di eccellenza inserite nel PAES sono le seguenti:
Adozione di un Piano delle acque
Adozione di un Piano di Assetto del Territorio (PAT)
Realizzazione del progetto “un albero per amico”
Potenziamento della dotazione arborea delle aree verdi e delle alberature esistenti
Adozione di un Piano del Verde con sistema informativo per la gestione
6.2.5 Asolo (TV) – La Fornace dell’Innovazione
L'incubatore ‘La Fornace’ di Asolo, in provincia di Treviso, ha l'obiettivo di creare e diffondere l'innovazione nel
territorio. Offre opportunità e sostegno ai progetti d'impresa o a neo-imprese aventi requisiti innovativi e
operanti, preferibilmente, nel settore del design e della comunicazione.
Il Centro nasce per accompagnare progetti imprenditoriali innovativi, attraverso un sistema di servizi che non solo
supporta, ma stimola lo sviluppo aziendale. L’iniziativa è localizzata presso l’ex-fornace di Asolo, una struttura
vetero-industriale recuperata grazie a Confartigianato Asolo e al co-finanziamento pubblico nell’ambito dei fondi
Comunitari FESR.
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La Fondazione ‘La Fornace dell’Innovazione’, nata nel 2007, è un ente a cui partecipano 43 fra Istituzioni,
associazioni di categoria, banche, università e scuole. La mission della Fondazione è di favorire i processi di
creazione e diffusione dell’innovazione nelle imprese e nel territorio. Le attività della Fondazione seguono tre
direttrici operative:
l’assistenza allo start-up d’imprese innovative;
l’offerta di servizi ad alto valore aggiunto alle imprese;
l’animazione economico-culturale del sistema locale con l’organizzazione di mostre, seminari e convegni
volti a creare le premesse per lo sviluppo di un’area innovativa.
6.2.6 Roncade (TV) – H Farm
H-Farm è nata nel 2005 da una iniziativa di Riccardo Donadon, secondo un progetto di venture incubation che
vedeva allora solo tre acceleratori d'impresa al mondo. E’ un’impresa che opera come incubatore, crea e coltiva
altre imprese offrendo loro un luogo favorevole alla crescita. H-Farm offre alle imprese che nascono al suo interno
l’opportunità di concentrarsi sul loro business e sulle relazioni con partner esterni senza preoccuparsi di aspetti
amministrativi, finanziari e di marketing. Per contro H-Farm controlla inizialmente una larga parte del pacchetto
azionario e favorisce la diffusione del restante tra investitori e dipendenti dell’azienda stessa.
La denominazione dell’imprea include ‘Farm’ perché la sede è ricavata da una cascina ristrutturata e perché
collega l’idea della fattoria della tradizione contadina con le più avanzate tecnologie del web e dei nuovi media,
proiettando il contesto locale nel mondo delle tecnologie e della conoscenza. ‘H’ invece sta per Human. L’idea è
che la tecnologia debba essere resa di facile fruizione per le persone. Così come era umano il mondo agricolo, la
stessa attenzione all’uomo deve essere al centro anche nello sviluppo di una nuova tecnologia.
Nella compagine azionaria sono entrati attraverso successivi aumenti di capitale Renzo Rosso (Diesel), Unicredit,
Intesa Sanpaolo. Il legame fra le aziende ed H-Farm si è intensificato negli anni. Bottega Veneta e altri marchi
hanno richiesto programmi personalizzati e corsi per il personale alla ‘Digital Accademia’, nata nel 2011
all'interno dell'incubatore per fare formazione; Banca Ifis ha messo a punto qui una serie di incontri per
accompagnare gli "imprenditori dell'era digitale", aiutandoli a massimizzare la visibilità sul web, usare social media
e network, vendere online.
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6.3 In Italia
6.3.1 Comune di Prato allo Stelvio (BZ) - Autonomia energetica
Rinnovabili, efficienza energetica, generazione distribuita e gestione compartecipata dell'energia: a Prato allo
Stelvio i cittadini riuniti in cooperativa gestiscono da soli l'energia. Producono con le rinnovabili più del loro intero
fabbisogno di elettricità e calore: mini idroelettrico, eolico, fotovoltaico e impianti a biomasse locali collegati a
un impianto di teleriscaldamento, risparmiando 1,25 milioni di euro all'anno.
Il Comune, circa 3.400 abitanti in provincia di Bolzano, soddisfa interamente il proprio fabbisogno di elettricità e
calore con le rinnovabili e, attraverso una cooperativa che coinvolge praticamente tutti gli abitanti, gestisce da sé
impianti e rete elettrica. Risparmiando sulla bolletta e creando ricadute positive per l'economia locale.
Il Comune è stato premiato nel 2009 come vincitore nella classifica nazionale dei "Comuni Rinnovabili" e nel 2010
anche a livello europeo nella ‘RES-Champions League’.
La posizione geografica, relativamente isolata, è l'handicap che gli abitanti di Prato hanno trasformato in virtù. Nel
1925 la rete elettrica nazionale non serviva ancora il Comune ed è allora, con una piccola centrale idroelettrica da
80 kW, che è iniziata l'esperienza di autonomia energetica partecipata. Da allora il paese gestisce in completa
autonomia la propria energia attraverso una cooperativa, ‘Energie Werk Prad – Società Elettrica di Prato’, di cui
sono soci praticamente tutti gli abitanti (il 90% delle utenze allacciate). Di proprietà della cooperativa, oltre agli
impianti di produzione da rinnovabili, è anche la rete elettrica, che si interfaccia con quella nazionale per prelevare
energia quando serve e per vendere il surplus, ma che può funzionare anche a isola.
A produrre più energia di quella che il paese consuma, con il 50% il surplus elettrico annuo, è un mix di fonti
rinnovabili, che sfrutta le potenzialità offerte dalla posizione geografica del paese, ai piedi del ghiacciaio dello
Stelvio e circondato da boschi e da pascoli: idroelettrico, centrali alimentate con biogas e biomasse di produzione
locale, ma anche eolico e fotovoltaico. La gran parte della produzione è fornita da 4 impianti idroelettrici di
piccola e media dimensione, per una potenza complessiva di circa 3,4 MW, alcuni dei quali integrati nel sistema di
irrigazione che serve tutta la zona agricola del Comune.
Altro elemento fondamentale del sistema energetico di Prato allo Stelvio sono poi gli impianti a biomassa, che
producono sia elettricità (3,9 milioni di kWh l'anno) che calore (13,9 milioni kWh/anno) per l'impianto di
teleriscaldamento che serve l'85% del territorio comunale. A fornire l'energia primaria quasi esclusivamente
biomassa di provenienza locale: il contributo del gasolio all'alimentazione del sistema di cogenerazione, che nel
2001 era di circa l'80%, in 9 anni è stato progressivamente eliminato.
Ora dei 4 impianti di cogenerazione, riuniti in un unico locale, due, da oltre 1 MW l'uno, funzionano con cippato
(oltre la metà dell'energia primaria del sistema) proveniente per il 40% dai boschi comunali e per resto dagli scarti
delle segherie della zona; un altro è alimentato con il biogas prodotto in loco a partire dalle deiezioni animali dei
molti allevamenti; mentre un impianto a olii vegetali - in parte acquistati in italia tramite filiera certificata e in parte
ottenuti anche riutilizzando gli olii di frittura degli alberghi locali - viene acceso solo quando il fabbisogno
energetico è più alto, ossia d'inverno.
6.3.2 Confederazione Italiana Agricoltori - Fattorie Intelligenti
La Confederazione Italiana Agricoltori promuove il modello italiano delle fattorie intelligenti, multifunzionali e
autosufficienti dal punto di vista energetico, capaci di valorizzare gli scarti agricoli per arrivare al ciclo chiuso in
azienda, ovvero all'impatto zero. I giovani agricoltori italiani stanno rivoluzionando il concetto di efficienza nelle
aziende rurali e hanno reso il nostro Paese all'avanguardia in Europa per la riduzione delle emissioni in agricoltura.
Le smart farm d'Italia insegnano che risparmiare significa farsi più competitivi, superare la crisi e vivere meglio.
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Pannelli solari e mini impianti eolici sui tetti dei capannoni, mezzi meccanici alimentati da biocarburanti auto-
prodotti, utilizzo delle biomasse agricole, come i residui della potatura di vigne e di alberi da frutto, scarti dei
cereali, da convertire in energia pulita e in risparmio economico. Poi tecniche colturali a basso impatto
ambientale con un uso ridotto di concimi e fitofarmaci e un conseguente risparmio di denaro ma anche di suolo,
che ne risulta meno impoverito; e un notevole risparmio idrico con la sostituzione dell’impianto a pioggia con
quello a goccia. Ad abbracciare la filosofia e i vantaggi concreti di queste nuove aziende agricole sono stati
soprattutto i giovani: lo fa il 7,2% del totale, contro un 4% degli agricoltori senior.
6.3.3 Contamination Lab
I ‘Contamination Lab’ (CLab) sono luoghi di confronto tra studenti di discipline diverse. Promuovono la cultura
dell’imprenditorialità, dell’innovazione e del fare, così come l’interdisciplinarietà e nuovi modelli di
apprendimento. Sono finalizzati a esporre gli studenti a un ambiente stimolante per lo sviluppo di progetti di
innovazione a vocazione imprenditoriale.
Il progetto è stato lanciato con un bando del MIUR del marzo 2013 che coinvolge le Università italiane delle
Regioni Convergenza (Campania, Puglia, Calabria, Sicilia). I partecipanti ai Contamination Lab sono principalmente
gli studenti universitari e i dottorandi di ricerca. I Contamination Lab devono essere un luogo connesso,
accessibile e formato da spazi adeguati sia informali (co-working space) sia formali (aule per corsi/seminari).
La contaminazione è l’elemento portante del progetto, e avviene in diverse direzioni:
(1) tra studenti provenienti da corsi/facoltà/università diversi che si riuniscono per maturare consapevolezza e
competenze utili a elaborare idee imprenditoriali innovative;
(2) tra studenti e docenti di diversi dipartimenti/discipline, dato che la contaminazione non resta confinata al
CLab ma idealmente arricchisce tutta l’università;
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(3) con attori terzi – prima di tutto del mondo produttivo (imprese, startup, investitori, camere di commercio,
associazioni imprenditoriali ecc.), ma anche delle istituzioni e del terzo settore – quali elementi fondamentali per
arricchire la piattaforma CLab;
(4) con attori internazionali, costruendo partenariati e collaborazioni al duplice fine di acquisire le migliori prassi
di innovazione nella formazione e nella generazione dei contenuti da parte degli studenti dei Clab e di avviare
partenariati per favorire la mobilità degli studenti dei Clab da e verso l’Italia.
L’Università Ca’ Foscari di Venezia ha creato un proprio CLab in collaborazione con l’incubatore H Farm di
Roncade (TV). In questa applicazione di Contamination Lab l’obiettivo consiste nel guidare gli universitari
attraverso una fase di studio, una fase di contaminazione con le imprese del territorio e una fase di lancio della
propria startup.
I vari CLab dovranno essere dei nodi locali di un unico progetto e piattaforma nazionale, denominato “CLab
Italia” e coinvolgere soggetti di varia natura su temi legati allo sviluppo dell’innovazione e dell’imprenditorialità,
così come altri attori del tessuto imprenditoriale.
6.3.4 Talent Garden – Passion Working Space
Talent Garden è una iniziativa per promuovere il co-working dei giovani con idee innovative. Dopo la prima
apertura a Brescia nel 2011, Talent Garden è ora presente anche a Bergamo, Padova, Torino e Milano. Si tratta di
spazi innovativi che ospitano startup digitali, aperti 24 ore su 24, sette giorni su sette, che possono essere utilizzati
anche per l’organizzazione di meeting ed eventi. La sede di Brescia dispone di un’area di 750 metri quadri di uffici
distribuiti su due piani con 56 postazioni di lavoro e connessione Internet a 250 euro al mese, interior design tutto
in legno e cartone, con spazi di relax.
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6.3.5 Comune di Torino – Piattaforma integrata di gestione dei dati
Dopo l’approvazione, nel settembre 2010, del Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile previsto dal Patto dei
Sindaci, Torino si è candidata a diventare Smart City, puntando all’obiettivo di ridurre del 40% le proprie emissioni
di gas serra entro il 2020.
Il Comune di Torino ha costituito la “Fondazione Torino Smart City per lo Sviluppo Sostenibile”, un modello di
gestione delle progettualità che accompagneranno il percorso strategico della città. Le azioni della Fondazione
sono volte a favorire lo sviluppo di iniziative da parte degli attori sul territorio locale. Le azioni vengono licenziate
della Fondazione attraverso una valutazione del Comitato Scientifico e del Consiglio di gestione.
Si è inoltre avviata la costruzione di una ‘Piattaforma per Torino Smart City’ che intende potenziare, collegare,
implementare, sviluppare le linee di intervento del un nuovo piano strategico. La piattaforma progettuale è in
primo luogo una collezione di temi di scala metropolitana da affrontare. In secondo luogo costituisce l’ambiente
della co-progettazione di soluzioni e di idee per arrivare insieme agli operatori economici, sociali, culturali, a
definire un nuovo modello inclusivo, che riscriva le regole di ingaggio tra sistema pubblico e privato, preveda
una nuova strumentazione finanziaria, introduca l’innovazione nella pubblica amministrazione e che veda
l’adozione di nuove procedure di procurement, azioni di semplificazione e trasparenza.
La stessa piattaforma è anche lo strumento di integrazione che deve garantire natura sistemica al progetto, una
grande architrave informativa finalizzata ad integrare e gestire dati, sia al fine di innovare i servizi pubblici e
abilitarne di nuovi, sia al fine di rendere gli stessi dati disponibili, in modalità aperta, ad una nuova
imprenditorialità. Ad oggi oltre 60 soggetti (aziende partecipate, aziende private, poli di formazione, atenei
torinesi, associazioni di categoria, sistema bancario, fondazioni) hanno sottoscritto la ‘Dichiarazione di Interesse’ e
presentato idee progettuali.
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6.3.6 Borghi Sostenibili del Piemonte – Marketing territoriale
Il progetto ‘Borghi Sostenibili del Piemonte: località per un turismo più responsabile’
si inserisce nell’ambito delle strategie della Regione Piemonte volte a promuovere località e destinazioni turistiche
sostenibili, valorizzando e premiando le iniziative in ambito di tutela dell’ambiente e turismo responsabile
intraprese dai Comuni del territorio.
Le attività turistiche sono sostenibili quando si sviluppano in modo tale da mantenersi vitali in un’area turistica per
un tempo illimitato, non alterano l’ambiente (naturale, sociale ed artistico) e non ostacolano o inibiscono lo
sviluppo di altre attività sociali ed economiche. Questa definizione di turismo sostenibile pone alla base dello
sviluppo un piano mirato a garantire la reddittività del territorio di una località turistica in una prospettiva di
lungo periodo con obiettivi di compatibilità ecologica, socio-culturale ed economica. La sostenibilità ha anche
un valore di immediato interesse economico: le località turistiche devono la loro popolarità all’integrità delle
bellezze naturali, se si degradano, i flussi turistici sono destinati al declino.
6.3.7 Corona Verde (Torino) – Riqualificazione urbana e rurale
Corona Verde è un progetto strategico a regia regionale che interessa l’area metropolitana e la collina torinese,
coinvolgendo il territorio di ben 93 Comuni. Corona Verde intende realizzare un’infrastruttura green che integri la
‘Corona di Delitie’ delle Residenze Reali con la cintura rappresentata dal patrimonio naturale dei parchi
metropolitani, dei fiumi e delle aree rurali ancora poco alterate, per riqualificare il territorio metropolitano
torinese e migliorarne la qualità di vita. Il progetto intende mettere in luce i valori, le opportunità e le potenzialità
di quest’area, che ha conosciuto rapidi e intensi processi di sviluppo economico e produttivo, promuovendo
interventi che, oltre alla riqualificazione, giungano a ricostruirne l’immagine e i valori identitari.
Il progetto si propone obiettivi quali:
la tutela ambientale e la riqualificazione delle componenti ecosistemiche di pregio;
il rafforzamento della funzione di corridoio ecologico dei corsi d’acqua e dei canali;
il potenziamento della fruizione in un sistema integrato che sia in grado di connettere le risorse
naturalistiche e i sistemi storico-culturali;
il potenziamento ed il ridisegno dei bordi urbani per salvaguardare le aree aperte e contrastare il
consumo di suolo;
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l’affidamento all’agricoltura periurbana di un ruolo centrale nella gestione e nel mantenimento del
sistema degli spazi aperti e dei paesaggi rurali tradizionali.
6.3.8 I contratti di fiume – Valorizzazione dei bacini idrografici
Il ‘Contratto di Fiume’ è un protocollo giuridico per la valorizzazione del bacino idrografico di un corso d'acqua.
Secondo la definizione data dal 2º World Water Forum, il ‘Contratto di Fiume’ permette "di adottare un sistema di
regole in cui i criteri di utilità pubblica, rendimento economico, valore sociale, sostenibilità ambientale
intervengono in modo paritario nella ricerca di soluzioni efficaci per la riqualificazione di un bacino fluviale".
I contratti di fiume in Europa si sono sviluppati, a partire dalla Francia nei primi anni ’80 per poi diffondersi in
pochi anni in molte altre nazioni come il Belgio, il Lussemburgo i Paesi Bassi, la Spagna e l’Italia, in molti casi sotto
forma di processi transfrontalieri che interessavano più territori. I contratti francesi richiamano gli accordi
ambientali a carattere volontario non aventi natura vincolante e si basano su un livello di concertazione tra enti e
tra livelli di pianificazione e programmazione molto forte e su un elevato coinvolgimento delle Comunità locali.
In Italia i contratti di fiume si stanno rapidamente diffondendo nella maggior parte delle regioni, in alcuni casi
sotto forma di processi di valorizzazione fluviale partecipata.
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6.3.9 Comune di Genova – Un porto smart
Fra le numerose progettualità sviluppate nel capoluogo ligure, vista l’importanza delle funzioni portuali del Friuli
Venezia Giulia, citiamo il Piano Energetico Ambientale del porto di Genova. Il Piano ha individuato due livelli di
intervento, uno a scala urbanistica e uno relativo agli edifici, entrambi finalizzati alla riduzione del fabbisogno
energetico e alla produzione di energie rinnovabili. In particolare è prevista la realizzazione di un impianto eolico
da 39 torri sulla diga foranea, 29 impianti fotovoltaici sulle coperture degli edifici portuali per 5.600 kW di potenza
e 3 impianti solari termici. La produzione di energia da fonti rinnovabili contribuirà all’alimentazione delle navi da
terra nell’area delle riparazioni navali e nell’area passeggeri. L’elettrificazione delle banchine (cold ironing), lo
sviluppo della mobilità elettrica portuale e l’automazione dei servizi portuali sono fra i progetti inclusi nel Piano.
Tra i pincipali obiettivi quello di ridurre drasticamente la permanenza delle navi in porto.
6.3.10 Terra Madre (Torino) – Valorizzazione dell’agro-alimentare locale
Terra Madre è una rete mondiale, creata da Slow Food nel 2004, che raggruppa le ‘Comunità dell'alimentazione’
impegnate, ciascuna nel suo contesto geografico e culturale, a salvaguardare la qualità delle produzioni agro-
alimentari locali. La rete di Terra Madre è costituita da tutti coloro che vogliono agire per preservare,
incoraggiare e promuovere metodi di produzione alimentare sostenibili, in armonia con la natura, il paesaggio, la
tradizione. Al centro del loro impegno c’è un’attenzione particolare per i territori, per le varietà vegetali e le
specie animali che hanno permesso nei secoli di preservare la fertilità delle terre.
Nel loro quotidiano le ‘Comunità di Terra Madre’ danno concretezza al concetto di qualità del cibo: buono, pulito
e giusto, dove buono si riferisce alla qualità e al gusto degli alimenti, pulito a metodi di produzione rispettosi
dell’ambiente, giusto alla dignità e giusta remunerazione dei produttori e all'equo prezzo dovuto dai
consumatori. I primi nodi di questa rete sono state le Comunità del cibo, cui si sono poi aggiunti i cuochi e i
rappresentanti del mondo accademico. Le Comunità del cibo sono gruppi di persone che producono,
trasformano e distribuiscono cibo di qualità in maniera sostenibile e sono fortemente legate a un territorio dal
punto di vista storico, sociale e culturale. I cuochi hanno un ruolo fondamentale. Sono gli interpreti di un
territorio, che valorizzano attraverso la loro creatività. I ristoranti sono il luogo ideale per trasmettere questa
filosofia ai consumatori. I cuochi rafforzano le Comunità del cibo dialogando e collaborando con i produttori, e
per questa via lottano anch’essi contro l’abbandono delle culture tradizionali e la standardizzazione del cibo. 250
università e centri di ricerca, con oltre 450 accademici in tutto il mondo, fanno parte della rete di Terra Madre e
si impegnano a favorire la conservazione e il rafforzamento di una produzione di cibo sostenibile, attraverso
l’educazione della società civile e la formazione degli operatori del settore agroalimentare.
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6.3.11 Expo 2015 (Milano) – Valorizzazione filiera agro-alimentare
L’Expo 2015 sarà uno evento che darà visibilità alla tradizione, alla creatività e all’innovazione nel settore
dell’alimentazione. Ecco alcuni dei temi:
rafforzare la qualità e la sicurezza dell’alimentazione, vale a dire la sicurezza di avere cibo a sufficienza
per vivere e la certezza di consumare cibo sano e acqua potabile;
assicurare un’alimentazione sana e di qualità a tutti gli esseri umani;
prevenire le nuove grandi malattie sociali della nostra epoca, dall’obesità alle patologie cardiovascolari,
dai tumori alle epidemie più diffuse, valorizzando le pratiche che permettono la soluzione di queste
malattie;
innovare con la ricerca, la tecnologia e l’impresa l’intera filiera alimentare, per migliorare le caratteristiche
nutritive dei prodotti, la loro conservazione e distribuzione;
educare ad una corretta alimentazione per favorire nuovi stili di vita in particolare per i bambini, gli
adolescenti, i diversamente abili e gli anziani;
valorizzare la conoscenza delle ‘tradizioni alimentari’ come elementi culturali ed etnici.
L’Expo 2015 offrirà una grande opportunità di comunicazione e di promozione alle comunità produttive di base,
agli agricoltori, alle imprese alimentari, alla catena della logistica e della distribuzione, al comparto della
ristorazione, ai centri di ricerca e alle aziende.
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6.3.12 Cascine Milano 2015 – Rigenerazione dei territori rurali e periurbani
Parallelamente all’organizzazione di Expo 2015, è nato il ‘Comitato per la Fondazione Cascine Milano 2015’,
costituito da soggetti (persone fisiche, associazioni di cittadini, fondazioni, cooperative sociali) che condividono la
convinzione che le cascine milanesi rappresentino un patrimonio di luoghi e pratiche di grande valore storico,
culturale e ambientale che è importante tutelare, tenere in vita e aprire alla città.
Il 4 e 5 maggio 2013 si è tenuto l’appuntamento con Cascine Aperte, due giorni per conoscere le cascine di
Milano e Monza e scoprire come i temi di EXPO siano già oggi attivi a Milano, esplorando i parchi milanesi, i
quartieri periferici in trasformazione, gli antichi borghi rimasti intatti, incontrando i conduttori e gli abitanti delle
cascine (agricoltori, associazioni, comunità) e le reti sociali di cui esse sono gli epicentri.
6.3.13 Comune di Modena – Innovazione sociale
Nati nel 2001 per consentire l’accesso a Internet e alla formazione digitale di base, soprattutto per i giovani, i
‘Net Garage’ del Comune di Modena si sono evoluti di pari passo con il cambiamento del rapporto tra cittadini e
nuove tecnologie. Mantenendo, tuttavia, un obiettivo costante: quello di favorire l’uso consapevole, critico e
creativo delle tecnologie. Ora il focus si è spostato sulla collaborazione diffusa e la partecipazione attiva.
Nei Net Garage si parla di informatica e di web, partendo da una rete territoriale capillare che cresce negli anni,
fino ad assestarsi sull’attuale numero di nove sedi distaccate in tutta Modena. Sono un network di punti, più o
meno informali, più o meno ampi, dove è possibile navigare gratuitamente in Internet (liberamente o assistiti dagli
operatori), frequentare corsi sulle nuove tecnologie, conoscere nuovi progetti e nuove persone. Lo scopo è quello
di arricchire l’offerta aggregativa per i giovani in città, promuovere attività gradite e scarsamente presenti
(l’informatica, sia a scuola che in famiglia), la creatività e il protagonismo giovanili.
La valutazione e il monitoraggio del progetto sono a cura del Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione
dell’Università di Modena e Reggio Emilia e del Comune di Modena.
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6.3.14 Comune di Bologna – Progetto Gaia: forestazione urbana
Il Progetto GAIA (Green Areas Inner City Agreement) si propone di definire conoscenze, strumenti e modalità
operative innovative per l'utilizzo della forestazione urbana come strumento di riduzione delle emissioni
climalteranti. Le imprese del territorio e il Comune sono gli attori principali del progetto. La necessità di creare
nuove aree verdi fruibili per migliorare l'ambiente urbano, si coniuga al sempre maggior interesse delle aziende a
compensare le proprie emissioni o parte di esse. Con questo progetto si è creata una partnership tra il Comune di
Bologna e le imprese che hanno deciso di intraprendere volontariamente un percorso rivolto alla sostenibilità
ambientale, che consentirà di collaborare alla realizzazione di nuove aree verdi urbane generando, fra gli altri, i
seguenti benefici diretti sul territorio:
assorbimento della CO2;
miglioramento della qualità dell'aria grazie all'assorbimento degli altri inquinanti;
rinnovamento dell'ambiente urbano;
mitigazione dell'effetto “isola di calore”.
6.3.15 Provincia di Ferrara – Low carbon economy
Nel periodo 2009-2011, il progetto europeo Life ‘LACRe’ si è posto come obiettivo principale quello di contribuire
alla lotta ai cambiamenti climatici attraverso la realizzazione di partnership pubblico-privato che, facendo perno
sulla Responsabilità Sociale di Impresa, promuovano strategie efficaci per ottenere una riduzione delle emissioni
di gas serra. Si è trattato di mettere insieme le leve, gli impegni e le conoscenze di soggetti diversi, che in modo
diverso possono contribuire al raggiungimento di un fine Comune: una "low carbon economy" locale.
In particolare, gli obiettivi chiave sono stati:
il coinvolgimento delle imprese locali in un percorso condiviso di riduzione delle emissioni di gas
climalteranti, che prevedesse la sottoscrizione di un protocollo di impegni da parte dei firmatari a
misurare le proprie emissioni e a definire un piano di interventi per ridurre e emissioni;
instaurare un percorso di accountability e trasparenza che permettese di comunicare alla comunità locale
gli impegni assunti, i risultati ottenuti e i benefici ambientali prodotti dai sottoscrittori dell’alleanza.
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6.3.16 Comune di Firenze – Smart school
Il Comune di Firenze offre connettività a banda larga a tutte le scuole cittadine, più di 150, dagli asili nido alle
secondarie di primo grado. Tutte le scuole della città fanno capo al datacenter del Comune per la gestione dei
servizi, una piattaforma condivisa dei dati per la leva scolastica, l’elaborazione delle graduatorie, la formazione
delle classi, l’elezione degli organi collegiali, i certificati, i nulla osta, i giudizi, le pagelle, i diplomi, l’adozione dei
libri di testo.
Nel 2012 è stato realizzato un intervento per quanto riguarda la refezione scolastica. La procedura tradizionale
prevedeva che, ogni mattina, i custodi contassero le presenze e le assenze, segnandole su moduli cartacei
trasmettendoli poi per fax al centro di cottura, per predisporre i pasti del giorno, e poi al Comune per la parte
amministrativa. E’ stata sviluppata una semplice applicazione digitale (app) attivabile via tablet forniti dal Comune
a tutte le scuole. Il custode ora annota rapidamente le presenze alla refezione e le relative tipologie (in bianco
ecc…) e le trasmette via web al datacenter comunale. Un applicativo trasmette i dati, sempre via web, ai centri
cottura e li rende poi disponibili per le funzioni amministrative e statistiche.
E’ stata realizzato una seconda app multipiattaforma per genitori per la gestione dei servizi comunali. Le
famiglie comunicano i dati per la refezione, visualizzano le scadenze, lo stato dei pagamenti, attivano o cancellano
i servizi, oltre ad annotare, vedere, ricordare una serie di dati e scadenze personali connesse alla vita scolastica
dell’alunno/a. C’è anche una sezione “Dì la tua”, con la quale il genitore può valutare il gradimento del pasto e
dare suggerimenti. Sempre sulla stessa app è in corso il lavoro per fornire la mappa con la posizione
georeferenziata dei pulmini, per informare in anticipo sui tempi di arrivo alla fermata.
Il Comune ha lavorato sulle infrastrutture, attraverso la predisposizione di una dorsale in fibra ottica che
connette tutta la città, anche il mondo dell’università e della ricerca. Proprio su questo canale è iniziata una nuova
dimensione di utilizzo della connettività alla didattica, Con questa infrastruttura è possibile la condivisione di
risorse quali contenuti multimediali complessi, lezioni remotizzate visibili in telepresenza, con una definizione full
HD. C’è la possibilità di portare la scuola in luoghi come gli ospedali o, addirittura, a casa dei ragazzi o in altre
scuole.
Sul fronte della partecipazione è stata sviluppata “100luoghi”, una APP che consente ai cittadini di proporre le
proprie immagini, commenti, osservazioni, idee e inviarle al Comune, in maniera semplice e diretta, tramite il
proprio smartphone.
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6.3.17 Comune di Firenze – Open Data
Il Comune di Firenze ha realizzato un portale sui dati comunali, http://opendata.comune.fi.it/, con il quale rende
disponibili ai propri cittadini un patrimonio di informazioni che raccoglie oltre 400 banche dati (dataset) suddivise
per tematiche. I dati sono certificati e vengono rilasciati con un informazioni descrittive (metadati). Gran parte dei
dati sono resi disponibili in formato georeferenziato, quindi con l’indicazione del luogo a cui si riferiscono e
possono essere visualizzati sulla mappa, I dati sono rilasciati con licenza CCBY, vale a dire che possono essere
usati liberamente per fini commerciali o economici.
6.3.18 Comune di Firenze – Mobilità elettrica
Firenze è già da diversi anni impegnata nella diffusione della mobilità elettrica, anche
incentivando il mezzo privato soprattutto a due ruote. L’Amministrazione ha annunciato che
nel giro di due o tre anni, nel centro di Firenze si potrà circolare solo con mezzi elettrici e che il
parco mezzi comunali sarà solo elettrico.
Oltre al Comune anche le aziende a Firenze promuovono la mobilità elettrica: nella sede
Telecom di Firenze sono stati infatti inaugurati, all’inizio di giugno 2013, parcheggi riservati e
12 colonnine di ricarica per mezzi elettrici destinati ai dipendenti: il progetto pilota di Telecom
Italia parte da Firenze ed intende estendersi progressivamente ad altre strutture aziendali sul
territorio nazionale.
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6.3.19 Regione Toscana – Learning by doing
Mondo della scuola e della ricerca sempre più separato dal mondo del lavoro: la Regione Toscana per ridurre
questo gap ha deciso di puntare sui meccanismi della alternanza scuola-lavoro, cioè su una metodologia
didattica che offre agli studenti la possibilità di "fare scuola" in situazione lavorativa attraverso un "apprendere
facendo", basato su una equilibrata alternanza fra periodi di studio e periodi di pratica. A tal fine è stato
sottoscritto nel dicembre 2011 un protocollo d'intesa dai rappresentanti di quattro istituzioni: l‘Ufficio Scolastico
Regionale, l'Unione tra le Province, Unioncamere Toscana, Regione Toscana. L'obiettivo del protocollo è quello di
consentire agli studenti over 15 delle scuole superiori toscane che aderiranno, la possibilità di sviluppare
conoscenze, abilità e competenze spendibili nel mercato del lavoro.
Due le forme di alternanza possibili: quella fra periodi formativi in aula e periodi di apprendimento in aziende
e quella chiamata ‘Impresa di studenti’ che simula attività di impresa basandosi su una buona pratica già
sviluppata in oltre 30 Paesi per sviluppare, negli studenti, capacità manageriali e imprenditoriali. Per quando
riguarda la seconda forma si ipotizzano percorsi di educazione economica, rivolti a studenti delle classi quarte,
per prepararli al mondo del lavoro sviluppando senso di responsabilità, spirito di iniziativa, creatività. Con il
supporto di docenti i ragazzi sono chiamati ad avviare in concreto le loro imprese: devono redigere lo statuto,
raccogliere il capitale sociale, definire il businnes plan, produrre un prodotto/servizio e venderlo. Attraverso e-
mail, social network, skype, web-conference saranno in contatto con coetanei di altri Paesi aumentando così le
competenze sia linguistiche che informatiche.
6.3.20 Matera - Rural Hub
Il Rural Hub è una modalità smart di favorire lo sviluppo del territorio agricolo o a urbanizzazione diffusa di cui si
sta cominciando a ragionare in Italia, cercando di combinare i fattori virtuosi dei FabLab con le opportunità offerte
dagli incubatori d’impresa. Dal FabLab il Rural Hub vorrebbe mutuare l’idea del network che offre localmente
infrastrutture di produzione di manufatti artigianali e open source, mettendo a disposizione pratiche e conoscenze
e favorendo la collaborazione tra i nodi della rete. Dal mondo degli incubatori di startup invece il Rural Hub
vorrebbe derivare l’attenzione alla scena imprenditoriale, alla facilitazione e all’incubazione d’impresa e di
imprenditorialità, l’accesso al capitale e i servizi di accompagnamento (coaching).
Le interessanti prospettive di sviluppo che si cominciano a intravedere nel mondo dell’agro-business e del ‘local
food’ rappresentano un ulteriore incentivo a creare nuovi laboratori per lo sviluppo locale. Ma anche materie
prime ecologiche e di derivazione vegetale, come canapa e bambù, rappresentano ogni giorno di più un
potenziale fattore di sviluppo per la produzione di plastiche da stampa 3D e materiali per l’isolamento e la
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costruzione. La scienza della coltura si occuperà sempre di più della ricerca sulle piante che ci sfameranno nel
prossimo futuro, richiedendo la creazione di micro-laboratori di test sul campo, per studiarne l’adozione colturale
nell’ambiente e nella comunità.
Per quanto di dedichi oggi grande importanza al tema delle Smart City, il modello delle città è oggi a forte dubbio
di sostenibilità. Nessuna città al mondo è un sistema sostenibile: tutte generano grandi esternalità negative sul
resto dei territori (consumo di risorse, inquinamento, discariche). Con la prospettiva di una ripresa senza creazione
di posti lavoro (jobless recovery), l’attrattività del grande centro urbano, non più in grado di offrire lavoro, è
destinata a calare e il mondo rurale tornerà di grande attualità. L’essere parte di una comunità locale e rurale
saranno poi sempre più un fondamentale strumento di resilienza per l’adattamento climatico e la scarsità di
risorse.
6.3.21 Active City
Può essere definita 'attiva' la città che potenzia le opportunità che consentono a tutti i cittadini di mantenersi
fisicamente attivi nella vita quotidiana, agendo sulle infrastrutture e sul contesto sociale. Da questo punto di
vista, la città attiva può anche considerarsi una città sana. Secondo la guida ‘Una città sana è una città attiva’
(Edwards&Tsouros, 2008) le città che investono nelle politiche e nei programmi di promozione dell'attività fisica,
oltre a migliorare la salute possono avere i seguenti benefici:
risparmio sulla spesa sanitaria e sui trasporti;
maggiore produttività di cittadini e lavoratori;
creazione di ambienti più vivibili e attraenti per residenti e city-user;
miglioramento della qualità dell’aria e dell’inquinamento acustico;
maggiore accessibilità alle aree verdi;
riqualificazione partecipata del quartiere e incremento della coesione sociale e dell’identità comunitaria;
promozione e allargamento delle reti sociali.
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6.4 In Europa
6.4.1 Utrecht (Paesi Bassi) – Smart Region
La Regione di Utrecht è risultata in testa all’Indice di Competitività Regionale dell’Unione Europea 2013 (Regional
Competitiveness Index - RCI), grazie a un modello che mette al centro ricerca e cultura, trainato dall’economia
dei servizi e dell’alta tecnologia, realizzato attraverso la cooperazione tra governo nazionale e amministrazioni
locali, università e aziende. Il sistema di governance locale si basa infatti sul principio del coordinamento tra i
diversi soggetti attivi sul territorio, coinvolti in uno sforzo comune per valorizzare al massimo le risorse disponibili.
Non avendo grandi industrie, né una netta superiorità nell’innovazione, Utrecht esporta prodotti agricoli come
nella sua tradizione, ma scommette molto su servizi e creatività. Fondi locali ed europei sono stati infatti
destinati a progetti come il Dutch Game Garden, iniziativa che supporta una quarantina di startup di videogiochi
riunite in una palazzina di cinque piani nella piazza centrale di Utrecht, per un mercato globale in crescita, con
applicazioni potenzialmente infinite, dall’istruzione alla sanità, incrociando diverse discipline e destinati a medici,
studenti e insegnanti.
A Utrecht ha sede poi la più grande Università e qui risiede la popolazione con il più alto livello d’istruzione del
Paese, circa 70 mila studenti per 1,2 milioni di abitanti, una base giovane e dinamica per sviluppare una rete di
servizi con elevato valore aggiunto.
Il compito delle istituzioni è stato favorire una fruttuosa interazione tra pubblico e privato, creando un tavolo
di confronto permanente basato su di un Consiglio formato da amministrazione, università, scuole e associazioni
che gestisce gli affari economici della Regione, con un’esemplare operazione di trasparenza e senso pratico.
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6.4.2 Issy-Les-Moulineaux (Francia) – Il digitale al servizio del cittadino
Due volte a settimana i genitori si collegano con l'asilo attraverso una webcam e salutano i figli. "La Farandole",
che accoglie una trentina di bimbi, è il primo cyber-asilo pubblico di Francia, con computer, giochi elettronici
pedagogici e collegamenti virtuali. Le famiglie sono abituate a pagare le rette con una speciale carta magnetica,
fanno le iscrizioni online, hanno pagine interattive tipo Facebook per dialogare con i maestri della classe. A partire
dalle elementari, ricevono le pagelle via e-mail. La domanda di lavoro si compila direttamente sul sito dell'agenzia
di collocamento, così come quella per l'alloggio sociale o i sussidi famigliari. E per votare, al posto della scheda
elettorale, arriva un codice Pin. I cittadini non sanno più cos'è una fila.
Nel 1996: Issy-les-Moulineauxè stato il primo Comune ad aprire un sito di servizi ai cittadini. Poi la prima web-tv,
gli asili nido e anche le case di riposo sempre connessi. Il wi-fi è gratuito in tutti gli spazi pubblici e dal 2008 sono
state aperte due scuole Cyber Senior per gli anziani. Qui hanno stabilito il quartier generale France Telecom e
Bouygues, i due principali operatori di telefonia. Microsoft ha aperto la sua sede europea. Wired ha incoronato
questa città tra le più cool d'Europa.
6.4.3 Austria – Economia del bene Comune
Nel 2010, In Austria, un gruppo di imprenditori ha messo a punto un documento di rendicontazione che ha
chiamato ‘Bilancio del Bene Comune’. Questo metodo mette in evidenza quali sono i risultati che un’impresa
produce sul versante sociale, ambientale, democratico, solidale, sulla base di criteri che fanno riferimento ai
seguenti valori:
dignità dell’essere umano;
solidarietà;
ecosostenibilità;
equità sociale;
cogestione democratica;
trasparenza.
Il bilancio del bene Comune è quello principale: quello economico-finanziario serve a verificare che l’impresa sia in
grado di sostenersi economicamente. L’economia del bene Comune prevede che le imprese migliori siano
premiate, ad esempio con sgravi o incentivi fiscali. Uno degli obiettivi del movimento è che nel giro di qualche
anno si possa arrivare a una legislazione che introduca per ogni impresa l’obbligo di redazione del Bilancio del
Bene Comune. Sono finora in tutto circa 500 le imprese (non solo in Austria, anche in Germania, in Spagna e in
Italia) che stanno percorrendo questa strada.
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6.4.4 Helsinki (Finlandia) - Riduzione dei consumi domestici
Il progetto ‘City as living factory of ecology’ (‘Una città trasformata in officina dell’ecologia’)
aspira a costruire un’area urbana a basse o a zero emissioni di carbonio a Jätkäsaari, Helsinki, Finlandia. La gara è
stata lanciata da SITRA (un Fondo Pubblico indipendente Finlandese per l’Innovazione). Partendo dal concetto che
le persone, il contesto in cui vivono, la loro rete sociale, le loro abitudini e le loro convinzioni rappresentano
strumenti cruciali per creare un mutamento sostenibile nel loro comportamento, il progetto ha rivolto la propria
attenzione ai modi in cui è possibile offrire alle persone il controllo sui loro consumi e per vedere gli effetti
delle proprie azioni sull’ambiente.
Le strategie poste in essere per facilitare questo cambiamento sono:
il rafforzamento dei programmi di partecipazione e di consapevolezza, attraverso servizi mirati a creare
azioni sociali e consuetudini fondate su valori ecologici;
l’utilizzo della tecnologia a sostegno delle persone nei loro processi decisionali, quali la misura del
consumo di energia e i sistemi dinamici per determinare i prezzi;
la creazione di circuiti positivi di supporto (con incentivi e vantaggi) per le persone che vivono, lavorano e
visitano Jätkäsaari;
l’utilizzo della Comunità come rete di conoscenza per la condivisione delle best practices.
6.4.5 Freiburg (Germania) - Progettazione urbana
Freiburg è una città tedesca all’avanguardia per la sua politica architettonica ed urbanistica, per il coinvolgimento
della cittadinanza nei cambiamenti territoriali, per l’importanza assegnata al verde pubblico, nonché per lo
sfruttamento dell’energia solare.
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Il quartiere di Vauban era una ex caserma francese di 38 ettari, che ora ospita 5.000 abitanti in 2.000 appartamenti.
Ha preso vita nel 1996 grazie al Project Group Vauban, supportato dalla consulenza dei cittadini, cioè del Forum
Vauban. I lavori sono terminati nel 2009, con l’obiettivo di accogliere per lo più giovani famiglie. A questo scopo si
sono mosse 40 cooperative di proprietari, le quali hanno agevolato anche la partecipazione dei redditi più bassi.
Tutto il quartiere è dotato di elevati standard di riduzione dei consumi ed un alto numero di unità abitative sono
case passive o producono più energia di quanta ne abbiano bisogno. L’acqua piovana viene raccolta ed utilizzata
per le case e per l’irrigazione del terreno. Si è proceduto in modo da ridurre la presenza delle auto, mentre i pochi
parcheggi sono situati al di fuori del quartiere. Il potenziamento dei mezzi pubblici ha permesso al 40% delle
famiglie di non aver bisogno della macchina, è presente il car-sharing e coloro che non utilizzano il parcheggio
godono di incentivi. Le aree verdi sono state pensate e sviluppate insieme ai futuri residenti, così molte strade e
aree pubbliche sono a completa disposizione dei bambini.
6.4.6 Copenhagen (Danimarca) - Autostrada ciclabile
Nel 2012 la municipalità di Copenhagen ha decio di avviare un esperimento di mobilità urbana a impatto zero,
inaugurando la prima 'autostrada' per biciclette destinata agli abitanti delle periferie della capitale che vanno
a lavorare in centro. L'iniziativa ha avuto tanto successo che ad un anno di distanza si è arrivati ad inaugurare
l''autostrada ciclabile' numero 29 ed altri Paesi tra cui Germania, Gran Bretagna e Svezia hanno deciso di investire
in questa opportunità di trasporto. Un'autostrada ad uso esclusivo delle biciclette non è una semplice pista
ciclabile, nel Paese nord europeo infatti sono state realizzate avendo cura di evitare intersezioni con le altre strade
e organizzando dei punti di gonfiaggio gomme ad intervalli di 1,5 km di distanza uno dall'altro. L'esperienza
danese ha dimostrato che fino a 15 chilometri di percorso la gente preferisce usare la bicicletta piuttosto che un
mezzo pubblico o privato, con un risparmio sensibile in termini di emissioni e di costi sanitari, quest'ultimi valutati
in 40 milioni di euro l'anno. Secondo il presidente della Commisisone Ambiente e Crescita Verde della capitale
danese, l'uso della bicicletta ed il conseguente esercizio fisico hanno infatti contribuito alla riduzione della spesa
per cure e ricoveri derivanti da malattie della respirazione e della circolazione.
Naturalmente perché un'autostrada ciclabile induca ad abbandonare i mezzi a motore (una ciclabile normale
infatti induce a percorsi pendolari non superiori a 5 chilometri) è necessario che sia tenuta in perfetta efficienza,
pulita dalla neve l'inverno ed adeguatamente illuminata; interventi che, sostengono gli esperti della Commissione,
vengono ampiamente ripagati dal miglioramento delle condizioni di mobilità, reso possibile anche, quando si ci
avvicina al centro città, dal coordinamento della rete semaforica calibrata sulle medie velocità, in modo da
consentire un flusso costante dei ciclisti senza fermate.
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7 Comunità Intelligenti per il Friuli Venezia Giulia
7.1 Principi
La Regione Friuli Venezia Giulia si appresta a progettare il riordino degli enti locali del proprio territorio partendo
dal “Libro verde degli enti locali del Friuli Venezia Giulia”, presentato l’8 settembre 2012 a Codroipo dalla
Presidente della Regione, Debora Serracchiani, e pubblicato il 9 Settembre 2012.
Il modello di governance delle Comunità Intelligenti che proponiamo verrà costruito cogliendo le migliori pratiche
fra quelle descritte nella sezione precedente in coerenza con il programma della Regione Friuli Venezia Giulia,
ricercando la valorizzazione di tutti quei fattori che ne rendono speciale il territorio e la popolazione.
7.1.1 Il libro verde degli enti locali del Friuli Venezia Giulia
Riportiamo i punti del Libro verde che riguardano la definizione del modello di riordino di riferimento, utili a
comprendere gli indirizzi dell’Amministrazione Regionale:
1. Riordino delle funzioni e competenze della Regione.
Alla Regione spetta programmare, pianificare, legiferare, controllare. In sintesi, assicurare ai cittadini i loro
diritti. In questo ambito ci sono servizi che hanno ad oggetto diritti fondamentali, che la Regione ha il compito
di garantire con parità di trattamento a tutti i cittadini, quali salute, ambiente, mobilità, istruzione e lavoro.
2. La potestà legislativa
Il primo Testo Unico cui intendiamo mettere mano sarà proprio quello sugli enti locali. Se alcune competenze
- ambiente, infrastrutture, urbanistica - sono regionali, e la pianificazione e programmazione deve
riguardare queste materie - sono poi i Comuni che devono essere messi in grado di esercitare localmente e
con efficacia queste funzioni.
3. Superamento delle Province.
Nel quadro che andiamo delineando, l’istituzione Provincia appare superabile. Le sue competenze di area
vasta possono andare alla Regione e alle aggregazioni dei Comuni, mentre quelle gestionali vanno
direttamente trasferite ai Comuni.
...
Facendo poi coincidere l'identità dei territori solo con i confini delle Province, si sono generati equivoci e
contrapposizioni astratte. Al contrario, le varie identità che convivono nella nostra Regione hanno la possibilità
di essere valorizzate non se si rinchiudono nei recinti, ma se si confrontano liberamente tra di loro e con il
mondo.
Il superamento della Provincia come istituzione non farà perdere ai territori la loro identità, che si rafforzerà
attraverso le aggregazioni di Comuni. Nel pensare a una regione che faccia fruttare le sue differenze, investa
sulle sue Comunità e sulla collaborazione tra i territori, non intendiamo frammentare o indebolire la
rappresentanza delle comunità come quella autoctona slovena, né delle altre componenti.
4. I Comuni
I Comuni sono il pilastro della nostra storia e della nostra identità. Sono la prima istituzione con cui si
rapportano i cittadini: sono il luogo principe dell’autogoverno. I Comuni rivestono una centralità sia come
riferimento istituzionale sia per le rappresentanze democraticamente elette che essi esprimono: i Sindaci e i
Consigli comunali.
Naturalmente, per estensione e numero di abitanti non tutti i Comuni sono uguali. Bisogna ipotizzare
aggregazioni e fusioni, e va comunque pensata una differenziazione per le piccole e piccolissime
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comunità rispetto a quelle più grandi. I piccoli Comuni possono non avere la necessità di una giunta
comunale, e le stesse competenze devono essere diversificate, così come peculiari sono le necessità e
problemi dei municipi più grandi. E' necessario promuovere con forza le forme di aggregazione tra i
Comuni e, di conseguenza, rimodellare su questo nuovo assetto istituzionale anche il sistema dei trasferimenti
finanziari. Questo non significa affatto annullare storie e identità ma farle vivere in contenitori istituzionali più
adatti ai tempi e ai bisogni. Molte di queste aggregazioni sono già definite o facilmente definibili. Il sistema di
Unioni di Comuni che andiamo delineando, non costituisce un’ulteriore sovrastruttura burocratica e
istituzionale, quanto invece consente la programmazione coordinata dei territori e del loro sviluppo.
7.1.2 Definizione di Comunità Intelligente
Il “Piano Nazionale delle Comunità Intelligenti” prevede la costituzione autonoma da parte di ciascuna di esse,
base necessaria per l’accesso ai finanziamenti pubblici. Non viene però chiarita la delimitazione territoriale delle
Comunità Intelligenti.
Le Linee Guida “Architettura per le Comunità Intelligenti” definiscono un unico termine che include Smart City e
Smart Community, non determinando alcun ambito territoriale istituzionale o circoscritto:
Con il termine Smart City/Community (SC) si intende quel luogo e/o contesto territoriale ove l'utilizzo
pianificato e sapiente delle risorse umane e naturali …
Fra le “Raccomandazioni di carattere generale” troviamo invece l’unico riferimento agli enti locali:
R13: Promuovere sinergia tra diversi livelli istituzionali (Comune, Provincia, regione e altri livelli
amministrativi) per la realizzazione di alcuni interventi importanti (e.g., la mobilità, la scuola) perché la città si
realizza “orizzontalmente” mentre le competenze sono distribuite verticalmente.
Qui la Smart City/Smart Community viene riferità al luogo ‘città’, da cui si evince che il ‘luogo e/o contesto
territoriale’ di riferimento della definizione precedente è, in prima ipotesi, un Comune. Ricordiamo che, da un
punto di vista istituzionale, ai sensi dell’art.18 del Testo Unico degli Enti Locali:
“il titolo di città può essere concesso solo con decreto del Presidente della Republica su proposta del
Ministero dell’Interno ai Comuni insigni per ricordi, monumenti storici e per l’attuale importanza.”
Anche per questo l’ANCI, prendendo l’iniziativa di creare l’Osservatorio Nazionale Smart City, ha declinato il
principio delle Comunità Intelligenti a livello comunale.
In particolare il D.L. 179/2012 al comma 14 lettera d) afferma:
d) individua, sentita l’ANCI, i meccanismi per l’inclusione progressiva, nel sistema di monitoraggio, anche dei
Comuni che non abbiano ancora adottato misure rientranti nel piano nazionale delle Comunità intelligenti.
Anche la norma sembra quindi equiparare le Comunità intelligenti ai Comuni.
7.1.3 Riordino degli enti locali e Comunità Intelligenti
Il riordino degli enti locali e lo sviluppo delle Comunità Intelligenti sono processi che non possono non integrarsi,
in coerenza con Il Libro verde, che ha come obiettivo lo sviluppo dei territori:
“Il sistema di Unioni di Comuni che andiamo delineando, non costituisce un’ulteriore sovrastruttura
burocratica e istituzionale, quanto invece consente la programmazione coordinata dei territori e del loro
sviluppo.“
Tenendo come riferimenti principali Regione e Comuni, è possibile, se non necessario, distinguere declinazioni del
principio di Comunità Intelligente in base alle funzioni proprie dell’ente. Avremo quindi:
una Comunità Intelligente che programma, pianifica, legifera e controlla: la Regione;
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Comunità Intelligenti di progettazione partecipata dello sviluppo: i Comuni;
Comunità Intelligenti che coordinano le azioni di sviluppo territoriali: le aree vaste.
All’interno dell’area vasta, i Comuni avrebbero la possibilità di rafforzare la loro azione di sviluppo del territorio e
di portare efficienza ed efficacia nello svolgimento delle proprie funzioni attraverso iniziative di federazione
volontaria che, progressivamente, nel rispetto delle identità socio-economiche, vadano ad armonizzare il
rapporto fra adeguatezza dei servizi, sostenibilità dei costi, valorizzazione del territorio e miglioramento della
qualità della vita dei cittadini.
Nella nostra costruzione del modello di governance considereremo la Comunità Intelligente:
1) in espressione fondamentale come Comune;
2) in ordine secondario come area vasta;
3) in espressione intermedia come aggregazione di Comuni;
4) in ordine superiore come Regione;
5) in senso esteso come luogo e/o contesto territoriale reticolare.
7.2 Un modello per le Comunità intelligenti del Friuli Venezia Giulia
Riprendiamo in esame i fattori che secondo i principali interlocutori concorrono a creare una Comunità
Intelligente e i suoi ambiti di applicazione, per procedere poi a una sintesi.
7.2.1 Caratteristiche di una Comunità Intelligente
Secondo ANCI:
programmazione comunale fortemente integrata attraverso la messa a sistema di delle risorse territoriali.
Secondo CITTALIA:
visione condivisa di sviluppo/trasformazione;
governance innovativa: cittadini e attori economici e sociali insieme;
progetti orientati a sostenibilità ambientale, sociale, economica;
identificazione delle sfide precise della società e formulazione di risposte innovative;
generazione di sviluppo economico locale;
aggregazione di soggetti e il coinvolgimento di stakeholders su aree vaste;
trasformazione dei riassetti amministrativi soprattutto in funzione della programmazione economica e della
intercettazione dei fondi;
capacità di ascolto di chi governa;
cultura della partecipazione cittadina basata sul senso civico.
Secondo FORUM PA:
adozione di una visione di medio-lungo termine, grazie allo sforzo congiunto dell’amministrazione pubblica, dei
partner privati, dei protagonisti del terzo settore, delle Università, dei centri di ricerca e della cittadinanza;
la via italiana verrso la Smart City non può che essere originale e peculiare per ogni diversa realtà territoriale;
per le caratteristiche del nostro paese, rispetto ai paesi del nord Europa dove si privilegiano gli aspetti tecnologici, è
importante la valorizzazione del territorio;
definizione di una propria identità specifica: una vocazione territoriale attraverso cui la comunità si racconta e si
propone nella competizione internazionale per attrarre investimenti talenti e visitatori;
trasformare lo sviluppo della smartness in creazione di economia locale: questa è la sfida più grande;
partecipazione;
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innovazione sociale: la proposta di cambiamenti migliorativi, deve diventare una capacità civica aperta a tutti i
cittadini; l’innovazione sociale può portare alla creazione di una nuova economia sociale, o social business, basata
sulla capacità di portare valore aggiunto nei servizi alla persona. Ma l’innovazione sociale può essere anche green
economy o land economy, economia del territorio.
creatività, individuale e collettiva;
attivazione di strumenti e soluzioni in grado di abilitare il civic empowerment;
politiche pubbliche di sviluppo delle competenze e delle capacità dei cittadini e, in particolar modo, dei giovani;
alfabetizzazione informatica del personale pubblico e dei cittadini;
innovazione tecnologica;
adozione di principi di sostenibilità ambientale, sociale ed economica;
partnership pubblico-privato;
attuazione dell’Open Government;
presenza di un management competente.
7.2.2 Ambiti di applicazione
Secondo ANCI:
scuola;
ambiente;
turismo;
cultura;
mobilità;
energia.
Secondo FORUM PA:
la dimensione sociale;
la dimensione economica e della crescita sostenibile: fare rete a livello locale fra gli attori del territorio,
ma anche a livello nazionale ed internazionale;
la dimensione ambientale: della sostenibilità, dell’efficientamento energetico e operazionale, della
mobilità sostenibile, delle piste ciclabili e della walkability; dei mercati a chilometro zero, degli orti urbani
e della riforestazione;
la dimensione culturale: nuove forme di creatività s’intersecano con la necessità di valorizzare il
patrimonio urbanistico, architettonico e artistico;
la dimensione urbana: progettare spazi pubblici accoglienti e capaci di facilitare le relazioni: laboratori
civici di co-progettazione e di utilizzo sociale di strutture sotto-utilizzate, programmare la
riqualificazione dello spazio urbano e attivare politiche di fluidificazione della mobilità sostenibile
che permettano di ridare continuità agli spazi cittadini” e di valorizzare il patrimonio immobiliare
esistente;
la dimensione della governance: una visione sistemica che esalti le potenzialità degli stakeholder e ne
connetta le risorse, in una nuova logica comunitaria (Open Government, accountability).”
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7.2.3 Il modello proposto
Operando una sintesi delle impostazioni sopra riportate proponiamo il seguente modello per le Comunità
Intelligenti e i Territori Intelligenti del FVG:
OBIETTIVI
identificazione delle sfide precise della società e formulazione di risposte innovative.
SISTEMA DI GOVERNANCE
adozione di una visione condivisa di sviluppo/trasformazione di medio-lungo termine;
programmazione comunale fortemente integrata, attraverso la messa a sistema delle risorse della
comunità.
ATTORI DEL SISTEMA
sforzo congiunto dell’amministrazione pubblica, dei partner privati, dei protagonisti del terzo settore,
delle università, dei centri di ricerca e della cittadinanza;
trasformazione dei riassetti amministrativi soprattutto in funzione della programmazione economica e
della intercettazione dei fondi con l’aggregazione di soggetti e il coinvolgimento di stakeholders su aree
vaste.
ASSET STRATEGICI DI INTERVENTO
società (partecipazione, innovazione sociale, impegno civico):
sviluppo di una cultura della partecipazione cittadina basata sul senso civico combinata con la
capacità di ascolto di chi governa;
innovazione sociale: la proposta di cambiamenti migliorativi come capacità civica aperta a tutti i
cittadini in uno scenario di creatività, individuale e collettiva, creato grazie all’attivazione di
strumenti e soluzioni in grado di abilitare il civic empowerment;
la dimensione sociale: ridefinire il perimetro dei beni comuni, dove lievita il valore dei beni
relazionali, dove si gioca la battaglia dell’inclusione.
persone (scuola, lavoro, competenze):
politiche pubbliche di sviluppo delle competenze e delle capacità dei cittadini e, in particolar
modo, dei giovani;
economia (crescita smart, green e inclusiva):
progetti orientati a sostenibilità ambientale, sociale, economica finalizzati alla generazione di
sviluppo socio-economico locale, promuovendo in tutti i casi in cui è possibile, la partnership
pubblico-privato;
la dimensione economica e della crescita sostenibile: fare rete a livello locale fra gli attori del
territorio, ma anche a livello nazionale ed internazionale;
innovazione tecnologica;
alfabetizzazione informatica del personale pubblico e dei cittadini;
territorio (identità locale e beni comuni, turismo e ambiente):
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la via italiana verso la Smart City non può che essere originale e peculiare per ogni diversa realtà
territoriale;
per le caratteristiche del nostro paese, rispetto ai paesi del nord Europa dove si privilegiano gli
aspetti tecnologici, è importante la valorizzazione del territorio;
definizione di una propria identità specifica: una vocazione territoriale attraverso cui la comunità
si racconta e si propone nella competizione internazionale per attrarre investimenti talenti e
visitatori;
la dimensione ambientale: della sostenibilità, dell’efficientamento energetico e operazionale,
della mobilità sostenibile, delle piste ciclabili e della walkability; dei mercati a chilometro zero,
degli orti urbani e della riforestazione.
centri urbani (rigenerazione areale, innovazione urbana, cultura):
la dimensione culturale: nuove forme di creatività s’intersecano con la necessità di valorizzare il
patrimonio urbanistico, architettonico e artistico;
la dimensione urbana: progettare spazi pubblici accoglienti e capaci di facilitare le relazioni:
laboratori civici di co-progettazione e di utilizzo sociale di strutture sotto-utilizzate,
programmare la riqualificazione dello spazio urbano e attivare politiche di fluidificazione
della mobilità sostenibile che permettano di ridare continuità agli spazi cittadini e di valorizzare
il patrimonio immobiliare esistente.
mobilità (viabilità integrata, condivisione dei mezzi, soluzioni urbanistiche):
energia (efficienza, energie rinnovabili, autonomia energetica);
amministrazione pubblica (eGovernment, accountability, formazione):
messa a sistema del patrimonio informativo cittadino all’interno di un programma di attuazione
dell’Open Government, realizzato grazie alla presenza di un management competente;
la dimensione della governance: una visione sistemica che esalti le potenzialità degli stakeholder
e ne connetta le risorse, in una nuova logica comunitaria (Open Government, accountability).
7.3 Applicazione del modello
7.3.1 Obiettivi da conseguire – Programma della Regione
Nello sviluppo della progettazione delle Comunità e Territori Intelligenti il primo passo è la definizione dei
bisogni e delle necessità che si intende andare a risolvere.
Per risalire a quali siano i bisogni e le necessità del territorio, abbiamo fatto riferimento alle ‘Linee
Programmatiche’ del Presidente, quali pubblicate sul sito della Regione. Analizzando i punti del programma, in
modo da rilevarne i passi che fanno riferimento agli asset strategici delle Comunità e Territori Intelligenti, abbiamo
operato un incrocio fra le tematiche delle Comunità Intelligenti e il Programma della Regione FVG:
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TEMA OBIETTIVI DEL PROGRAMMA REGIONALE
Società
“Dobbiamo aiutare la rinascita di un diffuso senso di comunità fondato su valori meno individualistici e maggiormente solidali.”
“formazione alla partecipazione civica nei giovani tra i 14 ed i 20 anche mediante la collaborazione con le scuole Medie superiori e le Università;”
“promozione di progetti di cittadinanza attiva: la dimensione del servizio, dell'attenzione ai problemi della comunità, del coinvolgimento pratico ed operativo in azioni di solidarietà debbono far parte del bagaglio comune di ogni giovane; potenziare in proposito l’esperienza del servizio civile solidale;
Persone
“La priorità della nostra regione si chiama lavoro.”
“La priorità delle priorità è il lavoro giovanile.”
“Se vogliamo dare una risposta a una larga fetta della nostra popolazione giovanile che oggi non trova sbocchi lavorativi dobbiamo metterla nelle condizioni di riscoprire la capacità di fare impresa, anche rafforzando le azioni già avviate nei confronti dell’imprenditoria giovanile e femminile.”
“Vogliamo sviluppare forme diverse di servizi a seconda della tipologia di disoccupazione (giovani, donne, neet, adulti...) con interventi mirati di formazione e di accompagnamento all'inserimento lavorativo;”
“coordinare il sistema delle agevolazioni alle assunzioni/stabilizzazioni con le scelte di politiche industriale regionale potenziando le risorse umane nei settori di interesse strategico;”
“La necessità di incrementare i rapporti fra il mondo del lavoro e quello della formazione, incrociando in maniera più efficace domanda e offerta di lavoro, è il motivo principale che sta alla base dell'unificazione di queste deleghe in un unico assessorato.”
“Migliore aderenza dei percorsi scolastici ai profili professionali: in un mercato in evoluzione e imprese dal destino sempre più legato all'internazionalizzazione, servono istituti tecnici e professionali dotati di flessibilità e capacità di prevedere scenari futuri.”
“migliorare la governance delle politiche attive del lavoro: attualmente i poteri di indirizzo e le risorse sono regionali mentre le funzioni esecutive sono affidate ai centri per l'impiego che fanno riferimento alle Province. Va semplificato il sistema istituzionale con un deciso potenziamento dei centri per l'impiego e la creazione di una rete coordinata dei servizi pubblici e privati;”
“alfabetizzazione digitale; i cittadini del Friuli Venezia Giulia devono essere in grado di usare un computer, navigare in sicurezza su Internet, prenotarsi da soli un esame medico o acquistare un prodotto sul web; per questo introdurremo corsi di alfabetizzazione informatica per tutti, distribuiti sul territorio e sostenuti anche tramite il volontariato dei dipendenti pubblici, legati alle scuole, alle biblioteche, ai luoghi pubblici di cultura;
“Intendiamo promuovere la scuola come luogo di formazione globale delle persone. Vanno aggrediti alcuni vincoli e le fragilità quali la dispersione scolastica, il relativamente basso del numero dei laureati, lo squilibrio delle competenze spesso non corrispondenti alle esigenze del mercato del lavoro, la debolezza dei percorsi formativi integrati che devono vedere un ulteriore impegno alla collaborazione i vari soggetti (scuola, Università, imprese, agenzie formative) per la formazione di tecnici specializzati a livello post-secondario in grado di partecipare attivamente all'innovazione tecnologica e all'internazionalizzazione dei mercati. Serve una scuola come un laboratorio di innovazione didattica e tecnologica che rifugga dal dualismo tra cultura umanistica e scientifica e volta a creare un clima favorevole riguardo l’alternanza scuola-lavoro e il raccordo tra istruzione e formazione come in altri ambiti.”
“scuola inclusiva: nell'ambito delle competenze e prerogative della Regione, garantiremo il supporto per attivare percorsi formativi integrati, dalla scuola dell’infanzia, alle secondarie, all’università. …; intendiamo assicurare dispositivi di accoglienza e di accompagnamento nelle varie fasi della vita per dare concretezza al "lifelong learning” per valorizzare ogni persona, abile o meno abile, con strategie didattiche “su misura”
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TEMA OBIETTIVI DEL PROGRAMMA REGIONALE
Economia
“Il primo orizzonte delle riforme da qui al 2020 è l'Europa. La strategia denominata "crescita intelligente, sostenibile, inclusiva" sollecita la definizione di priorità strategiche e il perseguimento di conseguenti obiettivi coerenti. Il programma regionale saprà corrispondere alle "iniziative faro" dell'UE con un approccio complementare ai fini dell'acquisizione di maggiori fondi comunitari.”
“I dati ci dimostrano che la speranza di creare nuovi posti di lavoro viene principalmente dalla nascita di nuove imprese che sappiano puntare sull'innovazione e investire sulla creatività.”
“Il settore agroalimentare nel suo complesso assicura il 15% del PIL regionale e ha carte importanti da giocare in una prospettiva di crescita economica e di rilancio occupazionale: quindi avrà tutta l’attenzione e il sostegno che merita. Sono necessarie azioni incisive per utilizzare al meglio i fondi comunitari del PSR e le altre provvidenze che provengono dall’UE per valorizzare ancor di più i settori di filiera agricola, come ad esempio quella della vite e del vino, o del latte e dei prodotti caseari.”
“Siamo impegnati a promuovere una nuova stagione della programmazione regionale, in sintonia con quella europea, che riconoscerà come requisiti decisivi le misure di tutela e di salvaguardia promuovendo ed organizzando progetti d'eccellenza e di consolidamento dell'economia verde.”
“le aziende agricole sono calate del 30% negli ultimi dieci anni; è in atto la senescenza e deprofessionalizzazione degli agricoltori; si assiste alla crisi di intere filiere e a un progressivo abbandono che non riguarda più solo i territori montani ma si estende anche alle aree dove l'agricoltura può essere praticata con profitto; si convive infine con la monocoltura del mais oggi trasferita all'utilizzo di finalità poco sostenibili che condizionano il suo prezzo, anche in ragione dei contributi assegnati alla costruzione di impianti a biomassa. Quest'ultima situazione rappresenta un tratto tipico del settore, dove si continuano a produrre derrate anonime e a basso prezzo (commodities) rivolte ai comparti come la mangimistica e la produzione energetica che oltre a non elevare la competitività determinano un rilevante impatto ambientale e sociale. Va preso spunto dal comportamento di talune Regioni europee che hanno saputo far evolvere un tradizionale modello agricolo come, ad esempio, la produzione della soia danubiana certificata e non-ogm che permette di ottenere reddito e mercato.”
“attrarre i giovani valorizzando il concetto di multifunzionalità agricola e l'obiettivo di produrre alimenti di qualità (e non solo certificazioni) legati per davvero al territorio.”
“un Psr per l'agricoltura del futuro e professionale; più imprese e ricambio professionale con i giovani nell’impresa agricola; attivare e rafforzare le filiere per affermare la tipicità; gestione sostenibile delle risorse: prima l'acqua; biologico come nuova frontiera; ripensare gli enti che fanno l'agricoltura e ricostruire la “filiera della conoscenza”; nuovo modello di gestione del suolo; diverso rapporto tra agricoltura e energia.”
“favorire l’accesso alla terra di proprietà pubblica: devono essere messi in circolo i terreni nella disponibilità della Regione e Comuni e che non hanno più interesse a mantenere;”
“superare il digital divide: è una questione che penalizza le aree rurali, le quali hanno bisogno come altre di essere attrezzate di infrastrutture web (banda, wireless, nuove tecnologie) e di infrastrutture di area (viabilità secondaria, piste ciclabili, strade bianche e rurali, linee ferroviarie turistiche) per incentivare la conoscenza dei territori e la loro evoluzione sociale ed economico.”
“vanno stimolati gli investimenti nell'ambito della green economy e della smart economy che, pur in un clima economico sfavorevole, possono creare nuove imprese verdi e innovative e determinare occupazione. Gli stessi territori e le città possono essere incubatori e primi utilizzatori del lavoro delle imprese.”
“promuovere e diffondere le nuove tecnologie, ogni giorno in ogni settore;”
“ il superamento del digital-divide per le zone montane è la premessa indispensabile per attivare forme innovative di organizzazione dei servizi (telelavoro, teledidattica, teleassistenza) e per attrarre nuovi investimenti; la localizzazione in montagna di “porti informatici”, con la creazione di piattaforme al servizio sia delle imprese che della pubblica amministrazione;”
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TEMA OBIETTIVI DEL PROGRAMMA REGIONALE
Territorio
“… la stipula di un protocollo Stato/Regione che riconosca la funzione internazionale del Friuli Venezia Giulia verso il Nord e il Centro Europa, e verso il Mediterraneo e l’Est asiatico trasformando una collocazione geografica considerata da sempre come debolezza in un punto di forza per l’intero Paese e contribuendo in tal modo a riaffermare il fondamento della specialità.”
“In coerenza con la strategia Europa 2020, la Regione perseguirà una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva attraverso l'avvio di una strategia capace di valorizzare la posizione geografica, i patrimoni e le eccellenze sapendo selezionare le proposte da cui trarre il massimo beneficio nell'ambito dello sviluppo sostenibile e dell’economia verde.”
“Il paesaggio, i patrimoni naturali, la bellezza, le risorse locali rappresentano le condizioni per l'attrazione di investimenti, turisti e consumatori. Il fattore competitivo del Friuli Venezia Giulia in questo settore è il passaggio dal turismo ai turismi. In questo gioca da determinante la possibilità del Friuli Venezia Giulia di offrire esperienze autentiche, come il ‘turismo esperienziale’ che è nelle tendenze mondiali quello attualmente più richiesto, in virtù della sua sostanziale integrità paesaggistica e del mantenimento di tradizioni e culture locali tipiche.”
“La politica regionale del turismo dovrà tendere necessariamente ad elevare la qualità delle strutture ricettive, a migliorare la promo-commercializzazione dei prodotti turistici, a qualificare l’offerta turistica integrata mettendo in rete i soggetti attivi nella promozione e ad incrementare l’incoming.”
“predisporre un marchio di qualità ambientale del sistema ricettivo; sostenere le iniziative di valorizzazione del territorio come destinazione di un turismo responsabile e attento ai valori dell’ambiente, della cultura e del patrimonio identitario;”
“Questa impostazione si propone anzitutto di tutelare l'autenticità che ci contraddistingue, costituita da valori, paesaggi, acqua, storie, luoghi. Il modello di sviluppo di qualità del Friuli Venezia Giulia non può che riferirsi ad una dimensione umana e paesistica che rappresenta il carattere autoctono della Regione fondata sui patrimoni ambientali, storici e archeologici, le città, i paesi e le aree rurali. Questo insieme rappresenta una dimensione della meraviglia cui non si può rinunciare ed è, nel contempo, fattore di coesione, attrattività e competitività.”
“Alla base della nostra idea di sostenibilità non è estranea l'“economia di territorio” che si fonda proprio sul buon utilizzo di tali patrimoni e beni comuni e sulla rigenerazione dell'esistente, quale più grande opera sostenibile da perseguire con tenacia e coerenza.”
“Predisporremo un nuovo progetto per il turismo in regione nei prossimi tre anni, con una ancor più accentuata spinta alla comunicazione web, un maggior coordinamento della promo–commercializzazione del prodotto turistico, individuando nuove risorse statali e comunitarie. Nel progetto sarà integrata l’attività per favorire la valorizzazione, la promozione e la commercializzazione dei prodotti agricoli e agro-alimentari regionali.”
“Occorre un salto culturale che, oltre la tutela, faccia vivere le nostre tradizioni nel mondo, confrontandole con la sfida della globalizzazione.”
“Dobbiamo privilegiare l'internazionalizzazione del sistema produttivo, la cura dei mercati di consumo per vendere ed affermare meglio brand e prodotti.”
“liberare” fiumi e torrenti e pensare a scala di bacino;”
“presidio del territorio in montagna; si tratta sostenere attività strategiche ma poco redditizie di agricoltura, che comunque svolgono importanti funzioni di manutenzione diffusa a beneficio della collettività;”
“ riqualificazione e valorizzazione naturalistica delle aree fluviali naturali e urbane; si tratta di una linea di azione che mira a coniugare la sicurezza con fruibilità e naturalità delle aree coinvolte.”
“Al pari del Tagliamento, la laguna di Grado e Marano Lagunare rappresenta un elemento saliente dell'identità ambientale, paesaggistica, economica e culturale del Friuli Venezia Giulia… la laguna rappresenta uno dei patrimoni che, assieme ad altri come Trieste, Aquileia, Grado, Sauris, Valvasone, il Friuli Venezia Giulia può mettere a disposizione di turisti, consumatori, artisti, persone della cultura come di investitori e imprese destinati ad essere messi in movimento da due eventi importanti per l'Italia. Quali l'Expo di Milano, prevista per il 2015, e di Venezia quale candidata a Capitale della cultura europa nel 2019.”
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TEMA OBIETTIVI DEL PROGRAMMA REGIONALE
Territorio
“Si partirà dalle esperienze positive dei Parchi e delle Riserve naturali che sono diventati catalizzatori di sviluppo socio-economico sostenibile in territori che altrimenti avrebbero visto poche altre prospettive concrete. Costruiremo una rete di relazioni, conoscenze, esperienze per fare delle nostre realtà territoriali un’occasione unica di tutela della biodiversità, di sviluppo locale green, di promozione di prodotti tipici, perché la biodiversità è anche quella coltivata.”
“Lo Stato come l'Europa si occupano di paesaggio, attraverso leggi e Convenzioni. Intendiamo svolgere in Friuli Venezia Giulia una funzione rigorosa poiché il paesaggio della nostra Regione è dato da un connubio tra storia e cultura, trasformazione e qualità ambientale che la pervade e che non vogliano rinunciare a descrivere luogo per luogo, nelle parti ancora trasformabili e in quelle che non devono esserlo, pena la perdita di un patrimonio collettivo e, come tale, riconosciuto come valore. …. Infine, la nozione di paesaggio rimanda ad altri concetti e punti di vista che, se acquisiti, permettono al Friuli Venezia Giulia di porsi a tutti gli effetti nel ‘cuore’ dell'Europa e partecipare da protagonista nella costruzione delle politiche a questa scala.”
“Intendiamo, inoltre, fare in modo che le reti europee non vengano considerate solo come corridoi multimodali dei trasporti, ma importanti corridoi di natura ambientale capaci di connettere spazi e luoghi trans-nazionali, di far comunicare in altro modo le persone ampliando le opportunità di relazione. In particolare, pensiamo di irrobustire i programmi attorno all' ‘alleanza delle Alpi’ e intervenire su uno degli elementi identitari della Regione, il ‘Tagliamento quale fiume Europeo’.”
“Disponiamo di un enorme patrimonio storico costituito dal paesaggio, borghi, monumenti, ville, edifici, musei, parchi naturali ed archeologici. E' un tratto fondamentale della meraviglia e dell'autenticità su cui investire per dare sostanza ad una economia di territorio capace di integrare la pluralità di componenti produttive.”
“una collettività consapevole delle proprie ricchezze si adopererà anche per conservarla, tramandarla e, nel contempo, assegnarle valore. Anche in questo settore si deve saper guardare all'Europa e ai suoi cittadini e pertanto è indispensabile superare l’attuale frammentazione nella promozione del patrimonio basato sulle città e diffuso, di rilievo o ‘minore’ che sia, in modo da rendere attrattivo un sistema originale come il Friuli Venezia Giulia.”
“Le imprese, le banche e le assicurazioni vanno coinvolte nell'opera di tutela e promozione dei patrimoni culturali attraverso varie forme, come la sponsorizzazione, l'accoppiamento di marchi, le borse di studio, il sostegno a campagne di ricerca. L’alleanza tra produzioni del territorio e valori culturali è decisiva e per questa ragione è importante rendere convenienti e tracciabili gli interventi privati.”
“predisporre un piano generale per lo sfruttamento delle risorse boschive”
“tutelare il tesoro agro-pastorale”
“sviluppare l'attività dell'alpeggio”
Centri urbani
“… la cultura non deve essere considerata un lusso o uno sperpero, e deve essere associata a un capitolo d'investimento che contribuisce alla crescita di tutta la comunità regionale. Sono necessarie vere e proprie politiche industriali per la cultura. In Europa, le industrie creative producono il doppio della ricchezza prodotta dall’industria automobilistica, mentre troppo spesso abbiamo considerato la cultura solo in funzione ancillare negandone il ruolo di fattore di sviluppo sociale e anche occupazionale.”
“ristrutturazione del patrimonio edilizio esistente: si interverrà nei centri storici e nei borghi attraverso un forte indirizzo regionale su programmi, norme e agevolazioni fiscali;”
“ridisegno di parti di città: si tratta di interventi rivolti verso le parti più critiche e degradate delle
principali città della Regione finalizzati al miglioramento della qualità urbana e della dotazione
di servizi pubblici, nonché all'incremento del rapporto abitanti/aree verdi migliorandone valore
naturalistico;”
“bonifica e riuso dei siti dismessi: si tratta di una serie di interventi ipotizzabili riguardo i siti
militari, industriali e commerciali che, relativamente all'utilizzo, prevedono forme di archeologia
industriale, uso sociale delle aree, recupero di biodiversità;
“ ricostruzione e miglioramento del paesaggio rurale e periurbano”
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TEMA OBIETTIVI DEL PROGRAMMA REGIONALE
Mobilità
“Nella complessa trattativa con lo Stato sul Patto di stabilità abbiamo voluto inserire anche un punto che riguarda l'attuazione dei Piani Integrati di Sviluppo Urbano Sostenibile (PISUS) per la Comunità regionale.”
“… pianificheremo gli incentivi volti all’utilizzo dei mezzi non inquinanti, elettrici o a metano, partendo dagli scuolabus e dagli autobus, e utilizzeremo in modo intenso i contributi comunitari per l’innovazione nell'ambito di progetti di e-moving e di smart city.”
“assicurare i servizi di prossimità fino all’estrema periferia: va perseguito il mantenimento degli sportelli amministrativi, degli sportelli postali, degli sportelli bancari nei paesi di montagna o comunque va regolamentato ed incentivato lo sviluppo di esercizi polifunzionali di paese nei quali l’attività commerciale possa essere abbinata ad altri servizi di interesse collettivo anche in convenzione con soggetti pubblici e privati;”
“favorire l'incontro fra le persone come crescita culturale, prevenzione all'isolamento e occasione di lavoro: si tratta di agevolare la formazione extrascolastica dei giovani; va favorita la realizzazione di asili nido o altri servizi integrativi per la prima infanzia nei centri di vallata e di nidi familiari (Tagesmutter) nelle piccole comunità anche per agevolare la partecipazione femminile alle attività produttive ed incentivare le nuove nascite; vanno sostenuti ed incentivati i progetti dell’ ‘abitare sociale’ rivolti agli anziani e le attività di animazione per favorire la loro permanenza attiva nella comunità d'origine;”
“sostenere la scuola di montagna attraverso progettualità organizzative e didattiche innovative ("classi aperte"), la teledidattica e una gestione degli organici a livello regionale che introduca elementi di ‘continuità’: si tratta di farsi promotori di una legislazione specifica per le scuole di montagna che, riconoscendo nella scuola un collante della comunità ed un motivo di permanenza della residenza, vada oltre le deroghe e promuova forme innovative di fare scuola;”
Energia
“… definire in primo luogo una concreta strategia energetica …. Si tratta di redigere un Piano Energetico Regionale che orienti in questo senso i consumi e la produzione energetica, che andrà recepito anche da altri strumenti, come il Piano Regionale di Tutela delle Acque.”
“efficientamento energetico del patrimonio edilizio: si configura come un asse di intervento rivolto agli edifici storici e di più recente costruzione, capace di mettere in movimento imprese e investimenti cui la Regione fornirà il proprio sostegno;”
“favorire il risparmio energetico nel pubblico: è un indirizzo fondamentale a partire dalle strutture pubbliche, sanitarie e scolastiche in primis, con l'obiettivo di una riduzione di spesa fino al 45% nel prossimo triennio;”
“sviluppare il risparmio e l'utilizzo delle energie rinnovabili nei privati:”
“sostenere la predisposizione di Piani Energetici Comunali:”
“applicheremo le tecnologie più idonee per rendere intelligenti e efficienti sia i più importanti centri urbani sia le numerose località e i borghi da proteggere e tutelare che contraddistinguono il nostro territorio; ciò attraverso la diffusione dell'illuminazione stradale a LED sensibile al passaggio di persone e mezzi per risparmiare energia, la promozione dell'uso dei mezzi elettrici per i servizi comunali e sanitari,,.;”
Amministrazione
“istituiremo il Centro di competenza sulle Smart Cities, anche in collaborazione con strutture come il Distretto industriale delle tecnologie digitali, a disposizione di tutti i Comuni per sviluppare i loro progetti e sostenerli nella ricerca di fondi per finanziarli;”
“per i prossimi esercizi diventa indispensabile reperire risorse comunitarie attraverso la nuova programmazione 2014 – 2020.”
“ realizzazione del Bilancio Sociale del Friuli Venezia Giulia quale strumento reale che permette, tra l’altro, di favorire la comprensione della macchina amministrativa;”
“open data e open government; l'obiettivo è rendere pubblici i dati della P.A. regionale, con formati aperti e strumenti che ne facilitino la consultazione; si tratta di far conoscere spese, bilanci, impiego del personale, disponibilità e utilizzo delle risorse pubbliche;”
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7.3.2 Sistema di governance
Una volta identificati i bisogni e quindi gli obiettivi da conseguire, occorre identificare gli attori coinvolti nel
progetto e le sue modalità di attuazione. Riprendiamo quindi i riferimenti del modello proposto e mettiamoli a
confronto con il Programma Regionale.
Modello Proposto
SISTEMA DI GOVERNANCE
adozione di una visione condivisa di sviluppo/trasformazione di medio-lungo termine;
programmazione comunale fortemente integrata, attraverso la messa a sistema delle risorse della
comunità.
ATTORI DEL SISTEMA
sforzo congiunto dell’amministrazione pubblica, dei partner privati, dei protagonisti del terzo settore,
delle università, dei centri di ricerca e della cittadinanza;
trasformazione dei riassetti amministrativi soprattutto in funzione della programmazione economica e
della intercettazione dei fondi con l’aggregazione di soggetti e il coinvolgimento di stakeholders su aree
vaste.
Programma Regionale
SISTEMA DI GOVERNANCE
Nel paragrafo 2.4 “L'impegno di breve e medio periodo” troviamo alcune indicazioni sulle modalità di attuazione
delle progettualità previste dal Programma Regionale, che chiarisce anche la necessità di porre in essere modalità
di verifica dei risultati:
“prevedere finanziamenti in conto capitale per aree territoriali omogenee e su piani strategici integrati; si tratta di
un approccio che permettere una migliore programmazione delle opere sul territorio e un più efficace controllo ai
fini del Patto di Stabilità.”
Nel paragrafo 4.3 “Razionalizzare la spesa e non sprecare risorse” troviamo altre indicazioni di metodo sulle
politiche di investimento regionali, finalizzate al risultato e alla programmazione integrata:
“ri-orientare le risorse: secondo logica di risultato e su progetti integrati;
collegarsi alla programmazione U.E.;
coinvolgere i capitali privati e stranieri; vanno ricercati investitori ed operatori privati cui proporre iniziative di
grande portata e valore; si tratta anche di attivare iniziative di partenariato pubblico-privato;”
ATTORI DEL SISTEMA
Nel Capitolo 2 “Un sistema istituzionale aperto ed efficiente e la revisione del patto di stabilità”, al paragrafo 2.2.
“Le principali misure nel breve e medio periodo semplificare la vita dei cittadini e delle imprese”, troviamo le
seguenti indicazioni in merito alla articolazione delle competenze:
“La funzione di indirizzo generale spetta alla Regione, presidio delle questioni di interesse collettivo che non
possono essere la somma degli interessi particolari;
le azioni necessarie per rispondere alle esigenze dei cittadini competono al Comune, primo livello del sistema
istituzionale cui spetta il governo del territorio;
la formazione dell'area vasta e l'aggregazione dei Comuni garantirà la necessaria razionalizzazione organizzativa e
una maggiore efficienza nella gestione non solo dei servizi – attraverso la condivisione di uffici e risorse - ma
soprattutto l’ottimizzazione delle relazioni con gli enti sovraordinati e tra i territori;”
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Nel paragrafo 11.1 “Tutelare e salvaguardare i patrimoni, promuovere l'autenticità e le economie di territorio”
troviamo un preciso riferimento alla costituzione di una governance per lo sviluppo sostenibile:
“Il governo del territorio sarà leva essenziale che, con gli strumenti di preservazione, buon uso e gestione delle
risorse, permetterà di individuare le responsabilità istituzionali, alle diverse scale, chiamate ad assumere
decisioni e ad approvare progetti. Al fine di costruire la governance per lo sviluppo sostenibile, intendiamo
utilizzare la conoscenza e le competenze che operano nel pubblico e nel privato, nelle sedi accademiche e
di ricerca così come nelle professioni e nelle aziende, avvalendoci anche della partecipazione dei cittadini.”
Sintesi
Combinando gli indirizzi del Programma Regionale con il modello di Comunità Intelligente proposto abbiamo:
ATTORI DEL SISTEMA
Regione: funzione di indirizzo generale;
Comune: governo del territorio e risposte alle esigenze dei cittadini;
area vasta e aggregazione dei Comuni: coordinamento con gli enti sovraordinati e tra i territori;
cittadini, Imprese, università e centri di ricerca: partner nella governance sostenibile.
SISTEMA DI GOVERNANCE
collegamento alla programmazione U.E.;
adozione di una visione condivisa di sviluppo/trasformazione di medio-lungo termine;
finanziamenti per aree territoriali omogenee e su piani strategici integrati, secondo logica di risultato;
programmazione comunale fortemente integrata, attraverso la messa a sistema delle risorse della Comunità;
razionalizzazione organizzativa e coordinamento grazie ai livelli di area vasta e alle aggregazione di Comuni;
coinvolgimento di capitali privati e stranieri in progettualità di partenariato pubblico-privato.
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7.3.3 Schema attuativo
Di seguito presentiamo lo schema attuativo del modello risultante:
Modello del sistema di governance delle Comunità e dei Territori Intelligenti per il FVG
7.4 Programmazione strategica integrata e smart specialisation
7.4.1 Programmazione strategica integrata
Una volta determinato il modello del sistema di governance, occorre entrare nel merito della cosiddetta
‘programmazione strategica integrata’.
Una programmazione strategica consiste nella progettazione di azioni per il raggiungimento degli obiettivi, in
questo caso quelli del Programma Regionale.
Una programmazione strategica integrata deve prevedere che le diverse progettualità siano coerenti fra di loro
e sinergiche rispetto al raggiungimento dei risultati complessivi.
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7.4.2 Smart specialisation
Applichiamo ora i principi della smart specialisation agli obiettivi del Programma Regionale, identificando i punti
di forza del territorio, vale a dire:
risorse imprenditoriali risorse naturali risorse culturali
conoscenze competenze capacità di innovazione
Partendo dagli asset strategici che abbiamo definito in precedenza, vediamo quindi quali sono le risorse,
conoscenze, competenze e capacità che ognuno di essi può mettere a disposizione della comunità:
N ASSET STRATEGICO n RISORSA PER LA COMUNITA’
1 Società
1 Senso civico per il benessere comunitario
2 Capacità creative e di innovazione
3 Partecipazione attiva alla vita comunitaria
2 Persone
1 Capacità degli studenti scuole primarie e secondarie di primo grado
2 Capacità e competenze degli studenti scuole superiori e Università
3 Capacità e competenze della popolazione adulta
3 Economia
1 Capacità e competenze digitali
2 Attività manifatturiere e terziarie
3 Attività agro-alimentari, forestali e della ristorazione
4 Territorio
1 Potenzialità turistiche
2 Beni Comuni
3 Aspetti identitari
5 Centri urbani
1 Iniziative culturali
2 Opportunità di confronto e di innovazione
3 Aree ed edifici da valorizzare
6 Mobilità
1 Strumenti urbanistici per la viabilità
2 Adozione di mezzi a basse emissioni e loro condivisione
3 Prossimità dei servizi per i cittadini
7 Energia
1 Efficienza energetica dei cittadini
2 Efficienza energetica delle imprese
3 Efficienza energetica degli enti locali
8 Amministrazione
1 Capacità di sviluppo delle Comunità e dei Territori Intelligenti
2 Capacità istituzionale di partecipare a progetti europei
3 Dati e informazioni sulla vita comunitaria e sui servizi
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Schema di interrelazione fra gli ambiti progettuali
Per ogni risorsa della Comunità verrà definita una progettualità di innovazione; i progetti saranno integrati fra di
loro e prevederanno sinergie interne e la partecipazione coordinata degli attori del sistema di governance.
Nell’indicazione degli attori istituzionali coinvolti nelle diverse progettualità si adotteranno le seguenti
abbreviazioni:
R = Regione AV = Area Vasta C = Comune
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7.4.3 Società
1.1 SENSO CIVICO PER IL BENESSERE COMUNITARIO
OBIETTIVI DEL PROGRAMMA REGIONALE OBIETTIVI PROGETTUALI
“Dobbiamo aiutare la rinascita di un diffuso senso di comunità fondato su valori meno individualistici e maggiormente solidali.”
Aiutare la rinascita di un diffuso senso di Comunità
BUONE PRATICHE DI RIFERIMENTO AMBITO DI ESPERIENZA
SA8000 ISO 26000 Report Integrato Water Footprint Responsabilità Sociale del Territorio Economia del Bene Comune (Austria) Piano d’Azione Nazionale sulla Responsabilità Sociale d’Impresa
2012-2014
Nazionale e internazionale
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
Attivazione di sistemi di premialità civica per imprese, associazioni, cittadini attivi e impegnati per il benessere della comunità e del territorio
RISULTATI DI EFFICIENZA
Attivazione di risorse economiche e di competenza in iniziative di utilità pubblica
FASI DI REALIZZAZIONE R AV C Altri attori
1 Analisi dei sistemi di accounting esistenti e definizione di un sistema omogeneo regionale
Unioncamere Ass.di Categoria ANCI
2 Predisposizione di un regolamento comunale per la premialità civica per imprese, associazioni e cittadini
Unioncamere Ass.di Categoria ANCI
3 Comunicazione alle imprese e ai cittadini Unioncamere Ass.di Categoria
4 Predisposizione di una piattaforma web del progetto
5 Formazione alle imprese e ai cittadini Unioncamere Ass.di Categoria
6 Applicazione del sistema
7 Verifica dei risultati
Unioncamere Ass.di Categoria Cittadini ANCI
TECNOLOGIE UTILIZZABILI
Social Network Regionale per la condivisione informativa dei partecipanti al progetto
FORMAZIONE
Formazione sui principi della responsabilità sociale e ambientale a Imprese, associazioni e cittadini
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1.2 CAPACITÀ CREATIVE E DI INNOVAZIONE
OBIETTIVI DEL PROGRAMMA REGIONALE OBIETTIVI PROGETTUALI
“promozione di progetti di cittadinanza attiva: la dimensione del servizio, dell'attenzione ai problemi della Comunità, del coinvolgimento pratico ed operativo in azioni di solidarietà debbono far parte del bagaglio comune di ogni giovane; “
Promozione di progetti di cittadinanza attiva
BUONE PRATICHE DI RIFERIMENTO AMBITO DI ESPERIENZA
Social Business Initiative Social Innovation Agenda Futuro Under 30 Net Garage Concorso Smart Idea Stockholm Resilience Centre Office of Social Innovation and Civic Participation Sustainable Innovation Open Source Ecology
Unione Europea Ministero dell’istruzione Fablab Reggio Emilia Comune di Modena Comune di Torino Svezia Casa Bianca – USA USA USA + Italia (Padova)
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
Promuovere l’innovazione sociale e il social business, in particolare sui seguenti temi:
Partecipazione attiva dei giovani Social Action Community enpowerment Crowdfunding Startup Apps sociali Orti sociali
Open innovation Open Source Ecology Big society Resilienza Service reform Community hub Microcredito
RISULTATI DI EFFICIENZA
Innovazioni di processo o di sistema per rendere più efficienti ed efficaci i servizi pubblici
FASI DI REALIZZAZIONE R AV C Altri attori
1 Definire politiche regionali e di area vasta per lo sviluppo delle capacità di inovazione (norme, incentivi, formazione, informazione, workshop)
ANCI Università Scuole Unioncamere
2 Determinare gli obiettivi locali
3 Identificare i partner da coinvolgere
ANCI Università Scuole Unioncamere
4 Programmare le attività da realizzare
5 Realizzare le attività
6 Verificare i risultati e potenziare l’azione
TECNOLOGIE UTILIZZABILI
Reti wifi Apps
Piattaforma web di condivisione informativa Tecnologie open source
FORMAZIONE
Il progetto si basa su di una formazione diffusa ai cittadini, soprattutto giovani, sui principi dell’innovazione sociale e del social business, intesi come nuove idee (prodotti, servizi e modelli) che vanno incontro ai bisogni sociali.
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1.3 PARTECIPAZIONE ALLA VITA COMUNITARIA
OBIETTIVI DEL PROGRAMMA REGIONALE OBIETTIVI PROGETTUALI
“formazione alla partecipazione civica nei giovani tra i 14 ed i 20 anni, anche mediante la collaborazione con le scuole medie superiori e le Università;”
Formazione alla partecipazione civica nei giovani tra i 14 ed i 20 anni
“potenziare in proposito l’esperienza del servizio civile solidale;” Potenziare il servizio civile
BUONE PRATICHE DI RIFERIMENTO AMBITO DI ESPERIENZA
Servizio Civile Nazionale e Regionale Nazionale e regionale
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
Attivazione di un servizio civico comunale rivolto ai giovani e ai cittadini in generale, per la partecipazione ai progetti per la realizzazione di Comunità e Territori Intelligenti
RISULTATI DI EFFICIENZA
Competenze e tempo messi a disposizione da parte dei cittadini per progetti di utilità pubblica
FASI DI REALIZZAZIONE R AV C Altri attori
1 Configurazione delle forme che potrà avere il servizio civico comunale
Ufficio Servizio Civile Regionale
2 Definizione di accordi di partenariato con le Scuole Medie Superiori
Distretti scolastici e studenti
3 Definizione di accordi di partenariato con le Università Università e studenti
4 Identificazione dei progetti per le Comunità e i Territori Intelligenti ai quali applicare il servizio civico comunale
Cittadini
5 Definizione della formazione necessaria alla partecipazione ai progetti
Enti formativi
6 Identificazione dei termini di collaborazione da attivare con i cittadini, in particolare giovani 14-20 anni
Cittadini
7 Creazione di una struttura di gestione del servizio Cittadini e associazioni
8 Creazione di un social network web di progetto
9 Predisposizione di un modello di bando Ufficio Servizio Civile Regionale
10 Attivazione dei progetti innovativi per le Comunità e i Territori Intelligenti
Cittadini
11 Attivazione di una versione sperimentale del servizio civico applicando il modello di bando a livello comunale
Cittadini
12 Monitoraggio e verifica dell’esito della sperimentazione Cittadini
13 Estensione dell’iniziativa
TECNOLOGIE UTILIZZABILI
Social Network Web Comunale per la condivisione informativa dei partecipanti al progetto
FORMAZIONE
Formazione di base e sui progetti per Comunità e Territori Intelligenti per i volontari del servizio civile
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7.4.4 Persone
2.1 CAPACITÀ DEGLI STUDENTI SCUOLE PRIMARIE E SECONDARIE DI PRIMO GRADO
OBIETTIVI DEL PROGRAMMA REGIONALE OBIETTIVI PROGETTUALI
“Intendiamo promuovere la scuola come luogo di formazione globale delle persone.”
Promuovere la formazione globale delle persone all’interno della scuola
“garantiremo il supporto per attivare percorsi formativi integrati, dalla scuola dell’infanzia, alle secondarie, all’università.”
Attivare percorsi formativi integrati dalla scuola dell’infanzia all’Università
BUONE PRATICHE DI RIFERIMENTO AMBITO DI ESPERIENZA
Piattaforma web di comunicazione Comune-famiglie Green Schools Competition Consiglio comunale dei ragazzi Centro Internazionale Loris Malaguzzi Mobility Manager scolastico
Comune di Firenze Provincia di Treviso Comune di Tavagnacco (UD) Reggio Emilia Comune di Reggio Emilia
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
Predisposizione di progetti per la formazione e la pratica sull’efficienza nell’uso delle risorse, sullo sviluppo delle competenze digitali, sulla creatività e la capacità di innovazione, migliorando l’informazione e la comunicazione fra scuola e famiglia, offrendo spazi di proposta ai ragazzi sui temi della Comunità Intelligente e promuovendo l’apertura delle scuole come luogo polifunzionale per la comunità scolastica e la promozione dell’alimentazione a km zero.
RISULTATI DI EFFICIENZA
Riduzione dei consumi negli istituti scolastici
FASI DI REALIZZAZIONE R AV C Altri attori
1 Progettazione delle attività da avviare
Comprensorio scolastico
2 Definizione di un regolamento per il concorso interscolastico e forme di premialità
3 Comunicazione e informazione nelle scuole
4 Avvio delle iniziative
5 Gestione delle iniziative
6 Verifiche periodiche sull’andamento
7 Chiusura delle iniziative e loro riavvio a un livello potenziato
TECNOLOGIE UTILIZZABILI
Social Network web scolastico di comunicazione Comune-famiglie-insegnanti
FORMAZIONE
Formazione a studenti, insegnanti e famiglie sui seguenti temi:
Misurazione dei consumi e smart metering Risparmio energetico e dei consumi di acqua Interventi sulla mobilità per il risparmio energetico (fra cui pedibus) Produzione di energia rinnovabile Cittadinanza digitale Capacità, competenze e pratiche digitali Capacità creative e di innovazione Comunità e Territori Intelligenti Patrimonio identitario locale
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2.2 CAPACITÀ E COMPETENZE DEGLI STUDENTI DI SCUOLE SUPERIORI E UNIVERSITÀ
OBIETTIVI DEL PROGRAMMA REGIONALE OBIETTIVI PROGETTUALI
“La priorità delle priorità è il lavoro giovanile.” Favorire l’occupazione giovanile
“ Vanno aggrediti alcuni vincoli e le fragilità quali la dispersione scolastica, il relativamente basso del numero dei laureati, lo squilibrio delle competenze spesso non corrispondenti alle esigenze del mercato del lavoro, la debolezza dei percorsi formativi integrati che devono vedere un ulteriore impegno alla collaborazione i vari soggetti (scuola, Università, imprese, agenzie formative) per la formazione di tecnici specializzati a livello post-secondario in grado di partecipare attivamente all'innovazione tecnologica e all'internazionalizzazione dei mercati. Serve una scuola come laboratorio di innovazione didattica e tecnologica che rifugga dal dualismo tra cultura umanistica e scientifica e volta a creare un clima favorevole riguardo l’alternanza scuola-lavoro e il raccordo tra istruzione e formazione come in altri ambiti.”
Ridurre la dispersione scolastica
Aumentare il numero dei laureati
Armonizzare le competenze rispetto alle richieste del mercato del lavoro
Aumentare la collaborazione fra scuola, Università, imprese, agenzie formative
Far diventare la scuola un laboratorio di innovazione umanistico-scientifica
Favorire l’alternanza scuola-lavoro
Favorire il raccordo fra istruzione e formazione
“La necessità di incrementare i rapporti fra il mondo del lavoro e quello della formazione, incrociando in maniera più efficace domanda e offerta di lavoro, è il motivo principale che sta alla base dell'unificazione di queste deleghe in un unico assessorato.”
Incrementare i rapporti fra il mondo del lavoro e quello della formazione
Incrociare domanda e offerta di lavoro
“Migliore aderenza dei percorsi scolastici ai profili professionali: in un mercato in evoluzione e imprese dal destino sempre più legato all'internazionalizzazione, servono istituti tecnici e professionali dotati di flessibilità e capacità di prevedere scenari futuri.”
Migliorare l’aderenza dei percorsi scolastici a profili professionali flessibili e orientati al futuro
BUONE PRATICHE DI RIFERIMENTO AMBITO DI ESPERIENZA
Progetto “Learning by doing” Contamination Labs Sistema duale Bando ‘Work Experience’ sul progetto ‘Smart Companies’
Regione Toscana Italia Germania Comune di Tavagnacco
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
Attivazione di accordi fra Comuni e imprese da una parte e istituti superiori e Università dall’altra, per avviare un sistema duale scuola-lavoro con percorsi innovativi di armonizzazione fra formazione superiore e mondo economico. Gli studenti potranno operare presso le imprese o presso i Comuni o altri enti locali. Quella che si avvierà non sarà la classica attività di stage, perché gli studenti dovranno essere impegnati in contesti dove le loro competenze scolastiche e le loro capacità e attitudini personali possono portare un valore aggiunto reale. Nelle imprese potrà essere utile portare know-how informatico e digitale, oppure anche solo capacità di innovazione di processo, se non di prodotto. Nelle attività a forte connotazione locale (agro-alimentare, turismo, cultura) il valore aggiunto può includere anche la conoscenza del territorio di provenienza dello studente.
RISULTATI DI EFFICIENZA
Competenze e tempo messi a disposizione da parte dei giovani cittadini
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FASI DI REALIZZAZIONE R AV C Altri attori
1 Predisposizione di un progetto pilota con alcuni istituti e Università
Ufficio Scolastico Regionale
Unioncamere Scuole Superiori Università Insegnanti
2 Sottoscrizione del progetto da parte degli Istituti e di alcuni Comuni e imprese pilota
Ufficio Scolastico Regionale
Unioncamere Scuole Superiori Università Insegnanti
3 Attivazione della collaborazione con un gruppo di studenti pilota
Scuole Superiori Università Insegnanti
4 Verifica periodica dell’andamento della sperimentazione e messa a punto del modello
Ufficio Scolastico Regionale
Unioncamere Scuole Superiori Università Insegnanti
5 Estensione dell’applicazione progettuale
Ufficio Scolastico Regionale
Unioncamere Scuole Superiori Università Insegnanti
TECNOLOGIE UTILIZZABILI
Social Network Web Regionale per la condivisione informativa interattiva dei partecipanti al progetto
FORMAZIONE
E’ necessario prevedere una formazione per i tutor degli studenti. Gli studenti dovranno essere preparati per l’avvio delle specifiche collaborazioni.
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2.3 CAPACITÀ E COMPETENZE DELLA POPOLAZIONE ADULTA
OBIETTIVI DEL PROGRAMMA REGIONALE OBIETTIVI PROGETTUALI
“La priorità della nostra regione si chiama lavoro.” Favorire l’occupazione
“alfabetizzazione digitale; i cittadini del Friuli Venezia Giulia devono essere in grado di usare un computer, navigare in sicurezza su Internet, prenotarsi da soli un esame medico o acquistare un prodotto sul web; per questo introdurremo corsi di alfabetizzazione informatica per tutti, distribuiti sul territorio e sostenuti anche tramite il volontariato dei dipendenti pubblici, legati alle scuole, alle biblioteche, ai luoghi pubblici di cultura;”
Prevedere l’alfabetizzazione digitale per tutti:
- distribuiti sul territorio
- sostenuti tramite il volontariato
- legati a scuole, biblioteche, luoghi della cultura
“migliorare la governance delle politiche attive del lavoro: attualmente i poteri di indirizzo e le risorse sono regionali mentre le funzioni esecutive sono affidate ai centri per l'impiego che fanno riferimento alle Province. Va semplificato il sistema istituzionale con un deciso potenziamento dei centri per l'impiego e la creazione di una rete coordinata dei servizi pubblici e privati;”
Creazione di una rete coordinata dei servizi per l’impiego pubblici e privati
“Vogliamo sviluppare forme diverse di servizi a seconda della tipologia di disoccupazione (giovani, donne, neet adulti...) con interventi mirati di formazione e di accompagnamento all'inserimento lavorativo;”
Prevedere interventi mirati di formazione e accompagnamento all’inserimento lavorativo
“Se vogliamo dare una risposta a una larga fetta della nostra popolazione giovanile che oggi non trova sbocchi lavorativi dobbiamo metterla nelle condizioni di riscoprire la capacità di fare impresa, anche rafforzando le azioni già avviate nei confronti dell’imprenditoria giovanile e femminile.”
Favorire la capacità di fare impresa, in particolare oer i giovani e per le donne
“ intendiamo assicurare dispositivi di accoglienza e di accompagnamento nelle varie fasi della vita per dare concretezza al "lifelong learning” per valorizzare ogni persona, abile o meno abile, con strategie didattiche ‘su misura’.”
Promozione della formazione continua (lifelong learning)
Promozione della formazione su misura
“coordinare il sistema delle agevolazioni alle assunzioni/stabilizzazioni con le scelte di politiche industriale regionale potenziando le risorse umane nei settori di interesse strategico; porre attenzione all'inserimento lavorativo delle categorie protette, che la crisi ha spinto ulteriormente ai margini.”
Potenziare le risorse umane nei settori di interesse strategico
Inserimento lavorativo delle categorie protette
BUONE PRATICHE DI RIFERIMENTO AMBITO DI ESPERIENZA
Contamination Lab Progetto Xploit Talent Garden
Italia Comune di Udine Italia
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
Creazione di centri civici per:
- formazione e pratiche per l’inserimento lavorativo; - formazione e pratiche per lo sviluppo imprenditoriale; - costruzione di percorsi di formazione continua
RISULTATI DI EFFICIENZA
Maggiore occupazione lavorativi dei cittadini comporta maggiori entrate per il Comune
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FASI DI REALIZZAZIONE R AV C Altri attori
1 Identificazione dei player nel settore della formazione e dell’inserimento al lavoro a livello regionale
2 Analisi e inclusione dei modelli di promozione dell’imprenditorialità giovanili esistenti
Università Poli di incubazione
3
Definizione di una strategia sistemica e integrata per: - formazione e pratiche per l’inserimento lavorativo; - formazione e pratiche per lo sviluppo imprenditoriale; - costruzione di percorsi di formazione continua
Università Poli di incubazione Ass. di categoria Unioncamere Enti formativi Centri per l’impiego
4 Definizione di un modello di centro civico di formazione per il lavoro e l’imprenditoria
5 Identificazione di alcuni centri pilota e loro avviamento
6 Avvio delle attività del centro e loro monitoraggio
7 Messa a punto del modello e diffusione sul territorio
TECNOLOGIE UTILIZZABILI
Network web regionale per la formazione Teleformazione
eLearning Webinar
FORMAZIONE
Per gli operatori del progetto è necessario prevedere informazione e formazione sui seguenti temi:
andamento del mercato del lavoro locale, regionale, nazionale e internazionale; modelli e tecniche formative; funzionamento degli hub dell’innovazione; ibridazione fra discipline.
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7.4.5 Economia
3.1 CAPACITÀ E COMPETENZE DIGITALI
OBIETTIVI DEL PROGRAMMA REGIONALE OBIETTIVI PROGETTUALI
“promuovere e diffondere le nuove tecnologie, ogni giorno in ogni settore;”
Promuovere e diffondere le nuove tecnologie in ogni settore
“ il superamento del digital-divide per le zone montane è la premessa indispensabile per attivare forme innovative di organizzazione dei servizi (telelavoro, teledidattica, teleassistenza) e per attrarre nuovi investimenti; la localizzazione in montagna di “porti informatici”, con la creazione di piattaforme al servizio sia delle imprese che della pubblica amministrazione;”
Attivare forme innovative di organizzazione dei servizi (telelavoro, teledidattica, teleassistenza) e per attrarre nuovi investimenti nelle zone montane
“superare il digital divide: è una questione che penalizza le aree rurali, le quali hanno bisogno come altre di essere attrezzate di infrastrutture web (banda, wireless, nuove tecnologie).”
Superare il digital divide delle aree rurali
BUONE PRATICHE DI RIFERIMENTO AMBITO DI ESPERIENZA
Agenda Digitale Regionale del Veneto Punti di formazione digitale comunale P3@ Digital Angels nelle imprese Agenda Digitale Comunale di Bologna
Regione Veneto Regione Veneto Regione Veneto Comune di Bologna
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
Promozione delle capacità di utilizzo delle tecnologie digitali nelle attività economiche attraverso:
Utilizzo dell’e-commerce da parte delle imprese per acquisti e vendite Utilizzo dei social network da parte delle imprese per la promozione e il rapporto con i clienti Formazione digitale di base e specialistica Promozione delle certificazioni delle competenze informatiche e digitali Esperienze all’estero e collaborazioni con l’estero Attivazione del telelavoro soprattutto nelle zone montane Obbligo per gli esercizi pubblici di rendere la connessione wi-fi disponibile e gratuita
RISULTATI DI EFFICIENZA
Impiegati comunali più efficienti, servizi digitali attivabili da remoto con conseguenti risparmi di sportello
FASI DI REALIZZAZIONE R AV C Altri attori
1 Elaborazione di una Agenda Digitale Regionale per la smart specialisation della Regione FVG
ANCI Ass. di categoria Unioncamere
2 Attuazione delle linee guida dell’Agenda
3 Attivazione di punti di formazione digitale capillare ANCI Ass. di categoria
4 Promozione dell’utilizzo dell’e-commerce Ass. di categoria
TECNOLOGIE UTILIZZABILI
eCommerce Fablab
Cloud computing Social Network
Apps Training online
Telelavoro Open Data
FORMAZIONE
Utilizzo dell’e-commerce da parte delle imprese per acquisti e vendite Utilizzo dei social network da parte delle imprese per la promozione e il rapporto con i clienti Formazione digitale di base e specialistica
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3.2 ATTIVITÀ MANIFATTURIERE E TERZIARIE
OBIETTIVI DEL PROGRAMMA REGIONALE OBIETTIVI PROGETTUALI
“Il primo orizzonte delle riforme da qui al 2020 è l'Europa. La strategia denominata "crescita intelligente, sostenibile, inclusiva" sollecita la definizione di priorità strategiche e il perseguimento di conseguenti obiettivi coerenti. Il programma regionale saprà corrispondere alle ‘iniziative faro’ dell'UE con un approccio complementare ai fini dell'acquisizione di maggiori fondi Comunitari.”
Favorire la crescita intelligente, sostenibile e inclusiva, con riferimento alle ‘iniziative faro’ europee
“vanno stimolati gli investimenti nell'ambito della green economy e della smart economy che, pur in un clima economico sfavorevole, possono creare nuove imprese verdi e innovative e determinare occupazione. Gli stessi territori e le città possono essere incubatori e primi utilizzatori del lavoro delle imprese.”
Stimolare gli investimenti nell'ambito della green economy e della smart economy
BUONE PRATICHE DI RIFERIMENTO AMBITO DI ESPERIENZA
Dutch Game Garden Parco Scientifico e Tecnologico Luigi Danieli Techno Seed BIC Incubatori FVG Fondazione la Fornace dell’Innovazione H Farm
Regione di Utrecht (NL) Udine Udine Trieste Asolo (TV) Roncade (TV)
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
Promozione dell’innovazione nelle attività economiche attraverso lo sviluppo dei seguenti temi:
Internazionalizzazione Metodi per l’innovazione Cultura dell’innovazione Ciclo dell’innovazione Innovazione di filiera Innovazione sistemica (di modello, processo e prodotto/servizio) Networking Design thinking Service design Open Innovation FabLab e new makers Costruzione di team per l’innovazione Imprenditorialità innovativa Imprenditorialità ad alto contenuto di conoscenza Innovazione organizzativa e manageriale Technology gatekeeping Alleanza fra progetto imprenditoriale, qualità territoriale e talento artistico
RISULTATI DI EFFICIENZA
Maggiori entrate per il Comune grazie allo sviluppo economico del territorio
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FASI DI REALIZZAZIONE R AV C Altri attori
1 Confronto con le realtà per l’innovazione già presenti ANCI Ass. di categoria Unioncamere
2 Identificazione di misure utili a promuovere l’innovazione ANCI Ass. di categoria Unioncamere
3 Attivazione delle misure
4 Verifica periodica dei risultati ANCI Ass. di categoria Unioncamere
TECNOLOGIE UTILIZZABILI
eCommerce Fablab
Cloud Open Innovation
Adaptive enterprise Design thinking
RFID Open Data
FORMAZIONE
Prevedere la formazione delle imprese sui seguenti temi:
Internazionalizzazione Lingue Metodi per l’innovazione Cultura dell’innovazione Ciclo dell’innovazione Innovazione di filiera Innovazione sistemica (di modello, processo e prodotto/servizio) Networking Design thinking Service design Open Innovation FabLab Costruzione di team per l’innovazione Innovazione organizzativa e manageriale Technology gatekeeping
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3.3 ATTIVITÀ AGRO-ALIMENTARI, FORESTALI E DELLA RISTORAZIONE
OBIETTIVI DEL PROGRAMMA REGIONALE OBIETTIVI PROGETTUALI
“favorire l’accesso alla terra di proprietà pubblica: devono essere messi in circolo i terreni nella disponibilità della Regione e Comuni e che non hanno più interesse a mantenere;”
Favorire l’accesso alla coltivazione dei terreni di proprietà pubblica
“Il settore agroalimentare nel suo complesso assicura il 15% del PIL regionale e ha carte importanti da giocare in una prospettiva di crescita economica e di rilancio occupazionale: quindi avrà tutta l’attenzione e il sostegno che merita. Sono necessarie azioni incisive per utilizzare al meglio i fondi comunitari del PSR e le altre provvidenze che provengono dall’UE per valorizzare ancor di più i settori di filiera agricola, come ad esempio quella della vite e del vino, o del latte e dei prodotti caseari.”
Valorizzare i settori di filiera agricola (vite, vino, latte, prodotti caseari)
“Siamo impegnati a promuovere una nuova stagione della programmazione regionale, in sintonia con quella europea, che riconoscerà come requisiti decisivi le misure di tutela e di salvaguardia promuovendo ed organizzando progetti d'eccellenza e di consolidamento dell'economia verde.”
Promozione dell’economia verde
“le aziende agricole sono calate del 30% negli ultimi dieci anni; è in atto la senescenza e deprofessionalizzazione degli agricoltori; si assiste alla crisi di intere filiere e a un progressivo abbandono che non riguarda più solo i territori montani ma si estende anche alle aree dove l'agricoltura può essere praticata con profitto; si convive infine con la monocoltura del mais oggi trasferita all'utilizzo di finalità poco sostenibili che condizionano il suo prezzo, anche in ragione dei contributi assegnati alla costruzione di impianti a biomassa. Quest'ultima situazione rappresenta un tratto tipico del settore, dove si continuano a produrre derrate anonime e a basso prezzo (commodities) rivolte ai comparti come la mangimistica e della produzione energetica che oltre a non elevare la competitività determinano un rilevante impatto ambientale e sociale. Va preso spunto dal comportamento di talune Regioni europee che hanno saputo far evolvere un tradizionale modello agricolo come, ad esempio, la produzione della soia danubiana certificata e non ogm che permette di ottenere reddito e mercato.”
Far evolvere il modello agricolo attuale di monocoltura con produzioni di qualità che abbiano reddito e mercato e siano possibilmente certificate
“attrarre i giovani valorizzando il concetto di multifunzionalità agricola e l'obiettivo di "produrre" alimenti di qualità (e non solo certificazioni) legati per davvero al territorio.”
Attrarre i giovani valorizzando il concetto di multifunzionalità agricola
Produrre alimenti di qualità legati al territorio
“un Psr per l'agricoltura del futuro e professionale; più imprese e ricambio professionale con i giovani nell’impresa agricola; attivare e rafforzare le filiere per affermare la tipicità; gestione sostenibile delle risorse: prima l'acqua; biologico come nuova frontiera; ripensare gli enti che fanno l'agricoltura e ricostruire la “filiera della conoscenza”; nuovo modello di gestione del suolo; diverso rapporto tra agricoltura e energia.”
Attivare e rafforzare le filiere per affermare la tipicità
Attuare una gestione sostenibile delle risorse: prima l'acqua
Promuovere la coltivazione biologica
Ricostruire la filiera della conoscenza
Sinergie fra agricoltura e energia
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BUONE PRATICHE DI RIFERIMENTO AMBITO DI ESPERIENZA
Smart Farms Rural Hub Expo 2015 Cascine Expo 2015 Terra Madre Università degli studi di Scienze Gastronomiche Eataly
Confederazione Italiana Agricoltori Italia Milano Milanese Internazionale Pollenzo (CN) Italia
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
Sviluppo della filiera agro-alimentare e della ristorazione secondo i seguenti principi:
Coinvolgimento dei giovani Utilizzo delle terre non coltivate Abbandono delle monoculture Autonomia energetica per le attività agricole Produzione di energie rinnovabili Gestione ottimizzata dell’acqua Sviluppo della coltivazione biologica Creazione di presidi del gusto Sviluppo della filiera della conoscenza Sviluppo delle reti ecologiche Sviluppo dell’agricoltura sociale Promozione di certificazioni di prodotto Formazione del pubblico sui temi agro-alimentari (cittadini, turisti e city user in generale) Attenzione alla filiera corta Formazione sulla stagionalità dei prodotti agricoli Sviluppo di Comunità del Cibo composte da cittadini, agricoltori e ristoratori Promuovere i luoghi dell’agricoltura come riferimento conviviale comunitario Promozione dell’agricoltura multiifunzionale Inclusione dei temi della cura del paesaggio Inclusione di strategie per l’adattamento climatico e la resilienza Attivare sperimentazioni nel co-housing rurale
RISULTATI DI EFFICIENZA
Maggiori entrate per il Comune grazie allo sviluppo economico del territorio
FASI DI REALIZZAZIONE R AV C Altri attori
1 Definire un programma attuativo per il settore agricolo e la filiera agro-alimentare
ANCI Ass. di categoria
2 Mettere in pratica il programma con gli attori del sistema ANCI Ass. di categoria
3 Verificare periodicamente i risultati e revisionare le politiche e i programmi
ANCI Ass. di categoria
TECNOLOGIE UTILIZZABILI
Social Network Web di settore per la condivisione informativa e progettuale Tecnologie per l’efficienza energetica e la produzione di energie rinnovabili
FORMAZIONE
Agricoltori: agricoltura biologica, energie rinnovabili, digitale, comunicazione, management Filiera agro-alimentare: energie rinnovabili, digitale, comunicazione, management Ristoratori: prodotti locali, stagionalità dei prodotti agricoli, filiera corta, gestione sostenibile delle risorse,
energie rinnovabili Cittadini e city user: formazione e informazione sulla qualità di coltivazioni e cibi locali
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7.4.6 Territorio
4.1 POTENZIALITÀ TURISTICHE
OBIETTIVI DEL PROGRAMMA REGIONALE OBIETTIVI PROGETTUALI
“… la stipula di un protocollo Stato/Regione che riconosca la funzione internazionale del Friuli Venezia Giulia verso il Nord e il Centro Europa, e verso il Mediterraneo e l’Est asiatico trasformando una collocazione geografica considerata da sempre come debolezza in un punto di forza per l’intero Paese e contribuendo in tal modo a riaffermare il fondamento della specialità.”
Promuovere la funzione internazionale del Friuli Venezia Giulia verso il Nord e il Centro Europa, e verso il Mediterraneo e l’Est asiatico
“Il paesaggio, i patrimoni naturali, la bellezza, le risorse locali rappresentano le condizioni per l'attrazione di investimenti, turisti e consumatori. Il fattore competitivo del Friuli Venezia Giulia in questo settore è il passaggio dal turismo ai turismi. In questo gioca da determinante la possibilità del Friuli Venezia Giulia di offrire esperienze autentiche, come il ‘turismo esperienziale’ che è nelle tendenze mondiali quello attualmente più richiesto, in virtù della sua sostanziale integrità paesaggistica e del mantenimento di tradizioni e culture locali tipiche.”
Passare dal turismo ai turismi
Offrire esperienze autentiche come il turismo esperienziale
“La politica regionale del turismo dovrà tendere necessariamente ad elevare la qualità delle strutture ricettive, a migliorare la promo-commercializzazione dei prodotti turistici, a qualificare l’offerta turistica integrata mettendo in rete i soggetti attivi nella promozione e ad incrementare l’incoming.”
Elevare la qualità delle strutture ricettive
Migliorare la promozione e la commercializzazione dei prodotti turistici
“Predisporremo un nuovo progetto per il turismo in regione nei prossimi tre anni, con una ancor più accentuata spinta alla comunicazione web, un maggior coordinamento della promo–commercializzazione del prodotto turistico, individuando nuove risorse statali e comunitarie. Nel progetto sarà integrata l’attività per favorire la valorizzazione, la promozione e la commercializzazione dei prodotti agricoli e agro-alimentari regionali.”
Favorire la valorizzazione, la promozione e la commercializzazione dei prodotti agricoli e agroalimentari regionali
“Le imprese, le banche e le assicurazioni vanno coinvolte nell'opera di tutela e promozione dei patrimoni culturali attraverso varie forme, come la sponsorizzazione, l'accoppiamento di marchi, le borse di studio, il sostegno a campagne di ricerca. L’alleanza tra produzioni del territorio e valori culturali è decisiva e per questa ragione è importante rendere convenienti e tracciabili gli interventi privati.”
Promuovere l’alleanza tra produzioni del territorio e valori culturali
BUONE PRATICHE DI RIFERIMENTO AMBITO DI ESPERIENZA
Borghi sostenibili Corona Verde
Regione Piemonte Regione Piemonte
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
Sviluppare le capacità economiche del territorio, secondo le seguenti direttive:
Far conoscere nel mondo il territorio di riferimento, sia per il turismo che per i prodotti Far crescere l’attrattività del territorio Valorizzare le risorse del territorio Integrare il progetto in una rete di iniziative analoghe e coerenti Attivare collaborazioni con territori europei e extra-europei sinergici al progetto Costituire un sistema partecipato per la creazione e gestione del progetto Promuovere le attività economiche locali Elevare la qualità delle strutture ricettive
RISULTATI DI EFFICIENZA
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Maggiori entrate per il Comune grazie allo sviluppo economico del territorio
FASI DI REALIZZAZIONE R AV C Altri attori
1 Identificare dei partner da coinvolgere
Unioncamere ANCI Ass. di categoria CISET
2 Definire le strategie progettuali e le attività per realizzarle Partner di progetto
3 Avviamento delle iniziative Partner di progetto
4 Verifica dei risultati Partner di progetto
TECNOLOGIE UTILIZZABILI
Siti Internet Apps Open data Cloud
FORMAZIONE
Per questo progetto è necessario prevedere diverse attività formative:
Operatori turistici: gestione sostenibile delle risorse, lingue, digitale, comunicazione, management Filiera agro-alimentare: agricoltura biologica, digitale, comunicazione, management Ristoratori: prodotti locali e filiera corta, gestione sostenibile delle risorse, lingue, digitale, comunicazione Imprese culturali: risorse del territorio, digitale, comunicazione, lingue
ANCI Friuli Venezia Giulia Friuli Venezia Giulia: verso gli Smart Land
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4.2 BENI COMUNI
OBIETTIVI DEL PROGRAMMA REGIONALE OBIETTIVI PROGETTUALI
“Alla base della nostra idea di sostenibilità non è estranea l'“economia di territorio” che si fonda proprio sul buon utilizzo di tali patrimoni e beni comuni e sulla rigenerazione dell'esistente, quale più grande opera sostenibile da perseguire con tenacia e coerenza.”
Sviluppo dell’economia del territorio
Buon utilizzo dei beni comuni
Rigenerazione dell’esistente
“Questa impostazione si propone anzitutto di tutelare l'autenticità che ci contraddistingue, costituita da valori, paesaggi, acqua, storie, luoghi. Il modello di sviluppo di qualità del Friuli Venezia Giulia non può che riferirsi ad una dimensione umana e paesistica che rappresenta il carattere autoctono della Regione fondata sui patrimoni ambientali, storici e archeologici, le città, i paesi e le aree rurali. Questo insieme rappresenta una dimensione della meraviglia cui non si può rinunciare ed è, nel contempo, fattore di coesione, attrattività e competitività.”
Tutelare l’autenticità: paesaggi, acqua, storie, luoghi
Attuazione di un modello di sviluppo di qualità riferito alla dimensione umana e paesistica
Patrimoni ambientali, storici e archeologici, città, paesi, aree rurali come fattori di coesione, attrattività e competitività
“liberare” fiumi e torrenti e pensare a scala di bacino;” Pensare fiumi e torrenti a scala di bacino
“presidio del territorio in montagna; si tratta di sostenere attività strategiche ma poco redditizie di agricoltura, che comunque svolgono importanti funzioni di manutenzione diffusa a beneficio della collettività;”
Sostenere le attività strategiche montane per mantenere il presidio del territorio
“ riqualificazione e valorizzazione naturalistica delle aree fluviali naturali e urbane; si tratta di una linea di azione che mira a coniugare la sicurezza con fruibilità e naturalità delle aree coinvolte.”
Riqualificazione e valorizzazione naturalistica delle aree fluviali naturali e urbane
“Lo Stato come l'Europa si occupano di paesaggio, attraverso leggi e Convenzioni. Intendiamo svolgere in Friuli Venezia Giulia una funzione rigorosa poiché il paesaggio della nostra Regione è dato da un connubio tra storia e cultura, trasformazione e qualità ambientale che la pervade e che non vogliamo rinunciare a descrivere luogo per luogo, nelle parti ancora trasformabili e in quelle che non devono esserlo, pena la perdita di un patrimonio collettivo e, come tale, riconosciuto come valore. …. Infine, la nozione di paesaggio rimanda ad altri concetti e punti di vista che, se acquisiti, permettono al Friuli Venezia Giulia di porsi a tutti gli effetti nel "cuore" dell'Europa e partecipare da protagonista nella costruzione delle politiche a questa scala.”
Descrivere luogo per luogo
Porre il Friuli Venezia Giulia nel cuore dell’Europa
“Disponiamo di un enorme patrimonio storico costituito dal paesaggio, borghi, monumenti, ville, edifici, musei, parchi naturali ed archeologici. E' un tratto fondamentale della meraviglia e dell'autenticità su cui investire per dare sostanza ad una economia di territorio capace di integrare la pluralità di componenti produttive.”
Dare sostanza all’economia del territorio investendo sul patrimonio storico costituito da paesaggio, borghi, monumenti, ville, edifici, musei, parchi naturali ed archeologici
“predisporre un piano generale per lo sfruttamento delle risorse boschive”
Predisporre un piano generale per lo sfruttamento delle risorse boschive
“tutelare il tesoro agro-pastorale” Tutelare la pratica agro-pastorale
“sviluppare l'attività dell'alpeggio” Sviluppare l'attività dell'alpeggio
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BUONE PRATICHE DI RIFERIMENTO AMBITO DI ESPERIENZA
Contratti di fiume Europa – Italia
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
Iniziative di valorizzazione economica dei beni comuni cittadini, naturali e culturali
RISULTATI DI EFFICIENZA
Maggiori entrate per il Comune grazie allo sviluppo economico del territorio Minori costi per la gestione del patrimonio pubblico
FASI DI REALIZZAZIONE R AV C Altri attori
1 Identificare gli elementi che costituiscono i beni comuni del territorio regionale
ANCI Associazioni
2 Identificare gli elementi che costituiscono i beni comuni del territorio locale
Cittadini Studenti Associazioni
3 Definire uno statuto di preservazione e valorizzazione comunitaria dei beni comuni
ANCI Associazioni
4 Determinare il grado di fruizione differenziata dei beni comuni per i cittadini, i cittadini impegnati e i city user
ANCI Associazioni
5 Promuovere l’attivazione di servizi a valore aggiunto sviluppati sui beni comuni, sia no profit, che low profit, finalizzati allo sviluppo dell’economia locale
Cittadini Filiera agro-alimentare Ristoratori Imprese culturali Imprese turistiche
6 Promuovere l’internazionalizzazione dei beni comuni in rete con il territorio e i territori (locali e regionali)
Imprese turistiche
TECNOLOGIE UTILIZZABILI
Siti Internet Realtà aumentata QR Code Apps
FORMAZIONE
Per sviluppare una cultura dei beni comuni come base dell’economia locale, è necessario prevedere una formazione di base nelle scuole. E’ poi necessario formare gli operatori culturali, turistici e della ristorazione sui beni comuni locali e le dinamiche di gestione e valorizzazione.
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4.3 ASPETTI IDENTITARI
OBIETTIVI DEL PROGRAMMA REGIONALE OBIETTIVI PROGETTUALI
“In coerenza con la strategia Europa 2020, la Regione perseguirà una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva attraverso l'avvio di una strategia capace di valorizzare la posizione geografica, i patrimoni e le eccellenze sapendo selezionare le proposte da cui trarre il massimo beneficio nell'ambito dello sviluppo sostenibile e dell’economia verde.”
Valorizzare la posizione geografica, i patrimoni e le eccellenze
“predisporre un marchio di qualità ambientale del sistema ricettivo; sostenere le iniziative di valorizzazione del territorio come destinazione di un turismo responsabile e attento ai valori dell’ambiente, della cultura e del patrimonio identitario;”
Predisporre un marchio di qualità ambientale del sistema ricettivo
Sostenere le iniziative di valorizzazione del territorio come destinazione di un turismo responsabile
“Occorre un salto culturale che, oltre la tutela, faccia vivere le nostre tradizioni nel mondo, confrontandole con la sfida della globalizzazione.”
Far vivere le nostre tradizioni nel mondo
“Dobbiamo privilegiare l'internazionalizzazione del sistema produttivo, la cura dei mercati di consumo per vendere ed affermare meglio brand e prodotti.”
Privilegiare l'internazionalizzazione del sistema produttivo
“Al pari del Tagliamento, la laguna di Grado e Marano Lagunare, rappresenta un elemento saliente dell'identità ambientale, paesaggistica, economica e culturale del Friuli Venezia Giulia… la laguna rappresenta uno dei patrimoni che, assieme ad altri come Trieste, Aquileia, Grado, Sauris, Valvasone, il Friuli Venezia Giulia può mettere a disposizione di turisti, consumatori, artisti, persone della cultura come di investitori e imprese destinati ad essere messi in movimento da due eventi importanti per l'Italia. Quali l'Expo di Milano, prevista per il 2015, e di Venezia quale candidata a Capitale della cultura europea nel 2019.
Tagliamento, laguna di Grado e Marano Lagunare, Trieste, Aquileia, Grado, Sauris, Valvasone come patrimoni da valorizzare in occasione di Expo 2015 e Venezia 2019
“Si partirà dalle esperienze positive dei Parchi e delle Riserve naturali che sono diventati, catalizzatori di sviluppo socio-economico sostenibile in territori che altrimenti avrebbero visto poche altre prospettive concrete. Costruiremo una rete di relazioni, conoscenze, esperienze per fare delle nostre realtà territoriali un’occasione unica di tutela della biodiversità, di sviluppo locale green, di promozione di prodotti tipici, perché la biodiversità è anche quella coltivata.”
Parchi e riserve naturali come buone pratiche
Costruire una rete di relazioni, conoscenze, esperienze per fare delle nostre realtà territoriali un’occasione di tutela della biodiversità, di sviluppo locale green, di promozione di prodotti tipici
“Intendiamo, inoltre, fare in modo che le reti europee non vengano considerate solo come corridoi multimodali dei trasporti, ma altri importanti corridoi di natura ambientale capaci di connettere spazi e luoghi transnazionali, di far comunicare in altro modo le persone ampliando le opportunità di relazione. In particolare, pensiamo di irrobustire i programmi attorno all' “alleanza delle Alpi” e intervenire su uno degli elementi identitari della Regione, il ‘Tagliamento quale fiume Europeo’”.
Prevedere programmi di connessione fra spazi e luoghi transnazionali
Ampliare le opportunità di relazione
Promuovere il progetto ’Tagliamento quale fiume Europeo’
“una collettività consapevole delle proprie ricchezze si adopererà anche per conservarla, tramandarla e, nel contempo, assegnarle valore. Anche in questo settore si deve saper guardare all'Europa e ai suoi cittadini e pertanto è indispensabile superare l’attuale frammentazione nella promozione del patrimonio basato sulle città e diffuso, di rilievo o ‘minore’ che sia, in modo da rendere attrattivo un sistema originale come il Friuli Venezia Giulia.”
Rendere la collettività consapevole delle proprie ricchezze
Conservare, tramandare e assegnare valore al patrimonio identitario
Rendere attrattivo il sistema originale Friuli Venezia Giulia
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BUONE PRATICHE DI RIFERIMENTO AMBITO DI ESPERIENZA
Res Tipica – La Rete delle Identità Territoriali Italiane I borghi più belli d’Italia Terre di Giorgione Pedemontana Veneta Festival culturali
ANCI ANCI Distretto di Castelfranco Veneto Veneto Circuito dei festival del FVG
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
Creazione di marchi da elementi tipici locali e loro valorizzazione
RISULTATI DI EFFICIENZA
Maggiori entrate per il Comune grazie allo sviluppo economico del territorio Minori costi per la gestione del patrimonio pubblico
FASI DI REALIZZAZIONE R AV C Altri attori
1 Determinare i principi in base ai quali è possibile creare marchi identitari e a quali condizioni renderne disponibile l’utilizzo per le attività economiche del territorio
ANCI Ass. di categoria Università
2 Identificare gli elementi regionali che potrebbero essere dotati di brand
ANCI Associazioni
3 Identificare gli elementi territoriali che potrebbero essere dotati di brand
Cittadini Studenti Associazioni
4 Incentivare l’utilizzo dei marchi nella promozione delle attività turistiche in convenzione con le imprese del settore
Filiera agro-alimentare Ristoratori Imprese culturali Imprese turistiche Ass. di categoria
5 Promuovere l’internazionalizzazione dei marchi Ass. di categoria
TECNOLOGIE UTILIZZABILI
eCommerce Apps Siti web
FORMAZIONE
Da prevedere la formazione degli attori coinvolti sulle normative e sull’uso del marchi, e sul marketing territoriale
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7.4.7 Centri urbani
5.1 INIZIATIVE CULTURALI
OBIETTIVI DEL PROGRAMMA REGIONALE OBIETTIVI PROGETTUALI
“… la cultura non deve essere considerata un lusso o uno sperpero, e deve essere associata a un capitolo d'investimento che contribuisce alla crescita di tutta la comunità regionale. Sono necessarie vere e proprie politiche industriali per la cultura. In Europa, le industrie creative producono il doppio della ricchezza prodotta dall’industria automobilistica, mentre troppo spesso abbiamo considerato la cultura solo in funzione ancillare negandone il ruolo di fattore di sviluppo sociale e anche occupazionale.”
Attivare politiche industriali della cultura
Cultura come fattore di sviluppo sociale e occupazionale
BUONE PRATICHE DI RIFERIMENTO AMBITO DI ESPERIENZA
Idea Center Londra (UK)
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
Creare un porto franco in ogni Comune con tributi ridotti per incentivare lo sviluppo del tessuto culturale attraverso il supporto alla creazione di startup culturali, guidato dalle seguenti strategie:
Promuovere la conoscenza, far crescere la creatività e la capacità di innovazione Creare un luogo di confronto fra artisti Facilitare il confronto fra forme e culture diverse Sviluppare l’economia dell’esperienza (experience economy) Integrare la cultura nelle economie del turismo, dell’agro-alimentare e del branding locale
RISULTATI DI EFFICIENZA
Maggiori entrate per il Comune grazie allo sviluppo economico del territorio
FASI DI REALIZZAZIONE R AV C Altri attori
1 Definizione di una politica di sviluppo culturale integrata con turismo, agricoltura, economia locale e branding
Operatori culturali Cittadini
2 Predisposizione di un bando per la creazione di startup culturali (eventi, servizi, ecc)
3 Creazione e gestione di centri per lo sviluppo di startup culturali
Operatori culturali Artisti Cittadini
4 Incubazione delle startup Operatori culturali
TECNOLOGIE UTILIZZABILI
Social Network di settore
FORMAZIONE
Il progetto è l’occasione per portare formazione culturale alla popolazione grazie al contributo degli operatori culturali
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5.2 OPPORTUNITÀ DI CONFRONTO E DI INNOVAZIONE
OBIETTIVI DEL PROGRAMMA REGIONALE OBIETTIVI PROGETTUALI
“I dati ci dimostrano che la speranza di creare nuovi posti di lavoro viene principalmente dalla nascita di nuove imprese che sappiano puntare sull'innovazione e investire sulla creatività.”
Puntare sull'innovazione
Investire sulla creatività
BUONE PRATICHE DI RIFERIMENTO AMBITO DI ESPERIENZA
The Hub Trieste
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
Creare e sviluppare un centro civico per l’innovazione locale e il networking con altri territori, tenendo conto dei seguenti fattori strategici:
Creare un ecosistema comunitario Creare esperimenti di partecipazione dei cittadini Creare un luogo di scoperta e di possibilità Creare ‘palestre’ per cittadini creativi e solidali Costruire una cittadinanza informata e competente Mettere in movimento le energie del territorio e catalizzarle in progetti innovativi Promuovere l’enpowerment dei cittadini e le loro capacità (capability) Offrire un luogo di intrattenimento intelligente e piacevole Garantire un costante contatto con gli altri Comuni, l’area vasta e la Regione
RISULTATI DI EFFICIENZA
Creazione di servizi di utilità pubblica non a carico del bilancio comunale
FASI DI REALIZZAZIONE R AV C Altri attori
1 Definizione di contenuti e programmi Associazioni Cittadini
2 Definizione delle partnership strategiche Associazioni Cittadini Imprese
3 Identificazione del luogo fisico adatto e sua disponibilità (0,5-0,7 mq x ogni 10 abitanti)
Associazioni Cittadini
4 Definizione e avvio di un piano di comunicazione Associazioni Cittadini
5 Avvio del progetto e delle sue attività Associazioni Cittadini Imprese
TECNOLOGIE UTILIZZABILI
Accesso a Internet Social Network di servizi
FORMAZIONE
Formazione sui temi dell’innovazione e dell’enpowerment per cittadini, associazioni, operatori culturali, personale comunale
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5.3 AREE ED EDIFICI DA VALORIZZARE
OBIETTIVI DEL PROGRAMMA REGIONALE OBIETTIVI PROGETTUALI
“ristrutturazione del patrimonio edilizio esistente: si interverrà nei centri storici e nei borghi attraverso un forte indirizzo regionale su programmi, norme e agevolazioni fiscali
Ristrutturare il patrimonio edilizio esistente nei centri storici e nei borghi
“ridisegno di parti di città: si tratta di interventi rivolti verso le parti
più critiche e degradate delle principali città della Regione finalizzati
al miglioramento della qualità urbana e della dotazione di servizi
pubblici, nonché all'incremento del rapporto abitanti/aree verdi
migliorandone il valore naturalistico
Realizzazione di interventi rivolti verso le parti più critiche e degradate delle città
Incremento del rapporto abitanti/aree verdi
“bonifica e riuso dei siti dismessi: si tratta di una serie di interventi
ipotizzabili riguardo i siti militari, industriali e commerciali che,
relativamente all'utilizzo, prevedono forme di archeologia
industriale, uso sociale delle aree, recupero di biodiversità
Bonifica e riuso dei siti dismessi
“ ricostruzione e miglioramento del paesaggio rurale e periurbano”
Ricostruzione e miglioramento del paesaggio rurale e periurbano
BUONE PRATICHE DI RIFERIMENTO AMBITO DI ESPERIENZA
Progetto Corona Verde Progetto GAIA Cascine Milano 2015 Active City
Torino e Comuni della cintura Comune di Bologna Milano e Comuni della cintura Internazionale
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
Valorizzazione di aree urbane, periurbane o rurali, tenendo conto dei seguenti fattori strategici:
Recupero aree agricole incolte Piano di assetto del territorio Forestazione urbana e spazi verdi Spazi per attività fisica Spazi per il gioco e la creatività
Contenimento dei rumori Integrazione adulto-bambino Innovazione sociale urbana e partecipata Resilienza urbana Contenimento della dimensione commerciale
RISULTATI DI EFFICIENZA
Coinvolgimento di risorse private (cittadini e imprese) grazie alla progettazione partecipata
FASI DI REALIZZAZIONE R AV C Altri attori
1 Identificazione delle aree da recuperare Associazioni Cittadini
2 Progettazione specifica per le aree identificate Associazioni Cittadini
3 Attuazione degli interventi
TECNOLOGIE UTILIZZABILI
Sensoristica di rilevamento
FORMAZIONE
Prevedere la formazione sui seguenti temi per coinvolgere i cittadini sul tema del recupero:
Recupero aree agricole incolte Piano di Assetto del Territorio Forestazione urbana e spazi verdi
Mobilità d’area Innovazione sociale urbana e partecipata Resilienza
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7.4.8 Mobilità
6.1 STRUMENTI URBANISTICI PER LA VIABILITÀ
OBIETTIVI DEL PROGRAMMA REGIONALE OBIETTIVI PROGETTUALI
“Nella complessa trattativa con lo Stato sul Patto di stabilità abbiamo voluto inserire anche un punto che riguarda l'attuazione dei Piani Integrati di Sviluppo Urbano Sostenibile (PISUS) per la Comunità regionale.”
Attuazione di Piani Integrati di Sviluppo Urbano Sostenibile
BUONE PRATICHE DI RIFERIMENTO AMBITO DI ESPERIENZA
Quartiere di Vauban Austrada ciclabile Piani di Azione per l’Energia Sostenibile Segnaletica di indirizzamento urbano per biciclette Pronto intervento bici Pedibus – bambini a scuola a piedi Strade a km 30
Freiburg (D) Copenhagen (DK) Italia – Europa Comune di Reggio Emilia Comune di Reggio Emilia Comune di Tavagnacco (UD) Comune di Tavagnacco (UD)
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
Attuazione di Piani Integrati di Sviluppo Urbano Sostenibile a livello comunale e intercomunale
RISULTATI DI EFFICIENZA
Coinvolgimento di risorse private (cittadini e imprese) grazie alla progettazione partecipata
FASI DI REALIZZAZIONE R AV C Altri attori
1 Progettazione di strumenti urbanistici per la viabilità
2 Applicazione dei progetti alle realtà urbane territoriali Cittadini
TECNOLOGIE UTILIZZABILI
Aree 30 km/h Car sharing
Sensoristica di rilevamento dei passaggi Mobility management
FORMAZIONE
E’ necessario prevedere una condivisione informativa fra progettisti e cittadini
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6.2 ADOZIONE DI MEZZI A BASSE EMISSIONI E LORO CONDIVISIONE
OBIETTIVI DEL PROGRAMMA REGIONALE OBIETTIVI PROGETTUALI
“… pianificheremo gli incentivi volti all’utilizzo dei mezzi non inquinanti, elettrici o a metano, partendo dagli scuolabus e dagli autobus, e utilizzeremo in modo intenso i contributi comunitari per l’innovazione nell'ambito di progetti di e-moving e di smart city.”
Promuovere l’utilizzo dei mezzi non inquinanti, elettrici o a metano
Innovazione nell’e-moving
Innovazione per la smart city
BUONE PRATICHE DI RIFERIMENTO AMBITO DI ESPERIENZA
Piani di Azione per l’Energia Sostenibile Colonnine di ricarica elettrica Progetto ‘Alpine Pearls’
Italia – Europa Comune di Firenze e molti altri 28 località in sei stati alpini
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
Attivazione di soluzioni di viabilità verde con mezzi a metano, elettrici, ibridi e loro condivisione su area comunale e intercomunale
RISULTATI DI EFFICIENZA
Coinvolgimento di risorse private nella realizzazione di interventi per la mobilità a basse emissioni
FASI DI REALIZZAZIONE R AV C Altri attori
1 Identificazione di soluzioni per la mobilità elettrica e a basse emissioni
Imprese del settore
2 Identificazione di soluzioni per la condivisione dei mezzi Imprese del settore Associazioni Cittadini
3 Studio di fattibilità attuativa delle soluzioni Imprese del settore
4 Comunicazione e informazione ai cittadini
5 Attuazione delle soluzioni Imprese del settore Cittadini
6 Monitoraggio dei risultati
TECNOLOGIE UTILIZZABILI
Auto elettriche e colonnine di ricarica veloce Auto ibride Auto e automezzi a metano Moto elettriche Biciclette elettriche Piattaforme web di car pooling Soluzioni di car sharing
FORMAZIONE
Formazione ai cittadini sull’uso dei sistemi di carpooling e carsharing
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6.3 PROSSIMITÀ DEI SERVIZI PER I CITTADINI
OBIETTIVI DEL PROGRAMMA REGIONALE OBIETTIVI PROGETTUALI
“assicurare i servizi di prossimità fino all’estrema periferia: va perseguito il mantenimento degli sportelli Amministrativi, degli sportelli postali, degli sportelli bancari nei paesi di montagna o comunque va regolamentato ed incentivato lo sviluppo di esercizi polifunzionali di paese nei quali l’attività commerciale possa essere abbinata ad altri servizi di interesse collettivo anche in convenzione con soggetti pubblici e privati
Assicurare servizi di prossimità fino all’estrema periferia
Sviluppo di esercizi polifunzionali di paese in convenzione pubblico-privata
“favorire l'incontro fra le persone come crescita culturale, prevenzione all'isolamento e occasione di lavoro: si tratta di agevolare la formazione extrascolastica dei giovani
Favorire l'incontro fra le persone come crescita culturale, prevenzione all'isolamento e occasione di lavoro
Agevolare la formazione extrascolastica dei giovani
“sostenere la scuola di montagna attraverso progettualità organizzative e didattiche innovative ("classi aperte"), la teledidattica e una gestione degli organici a livello regionale che introduca elementi di ‘continuità’: si tratta di farsi promotori di una legislazione specifica per le scuole di montagna che, riconoscendo nella scuola un collante della comunità ed un motivo di permanenza della residenza, vada oltre le deroghe e promuova forme innovative di fare scuola
Sostenere la scuola di montagna
Riconoscere nella scuola un collante della comunità e un motivo di permanenza della residenza
Promuovere forme innovative di fare scuola
BUONE PRATICHE DI RIFERIMENTO AMBITO DI ESPERIENZA
Community Hubs Network Big Society Community
Islington (Londra) Regno Unito
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
Progettazione e realizzazione di strutture polifunzionali di paese, soprattutto in aree periferiche, in convenzione pubblico-privata, all’interno delle quali includere, eventualmente, le seguenti funzionalità:
luoghi di aggregazioni per la comunità luoghi di accesso ai servizi postali, finanziari, amministrativi attività scolastiche attività economiche realizzabili remotamente in forma digitale luoghi di formazione extrascolastica agricoltura sostenibile locale orto botanico promozione turistica cultura identitaria energie rinnovabili promozione della filiera agro-alimentare ristorazione con prodotti tipici commercio dei prodotti tipici strutture per l’attività fisica dei cittadini e dei city user
RISULTATI DI EFFICIENZA
Realizzazione di interventi in partnership pubblico-privata finanziati in gran parte o totalmente dai privati
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FASI DI REALIZZAZIONE R AV C Altri attori
1 Definizione di modelli di business socio-economici sostenibili Associazioni di
categoria
2 Identificazione delle località adatte all’attivazione dei progetti
3 Progettazione dell’intervento con la partecipazione della comunità
Cittadini Associazioni Imprese
4 Realizzazione del progetto Cittadini Associazioni Imprese
5 Management del sistema socio-economico creato Cittadini Associazioni Imprese
TECNOLOGIE UTILIZZABILI
Acceso digitale ai servizi comunali, amministrativi, sanitari Accesso digitale a servizi formativi scolastici Produzione energie rinnovabili
FORMAZIONE
Formazione per i cittadini sulle Comunità e i Territori Intelligenti e le forme di sviluppo di economia locale
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7.4.9 Energia
7.1 EFFICIENZA ENERGETICA DEI CITTADINI
OBIETTIVI DEL PROGRAMMA REGIONALE OBIETTIVI PROGETTUALI
“sviluppare il risparmio e l'utilizzo delle energie rinnovabili nei privati:”
Sviluppare il risparmio e l'utilizzo delle energie rinnovabili nei privati
BUONE PRATICHE DI RIFERIMENTO AMBITO DI ESPERIENZA
Concorso ‘Smart People’ Progetto ‘City as living factory of ecology’
Comune di Tavagnacco Città di Helsinki
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
Attivazione di strumenti di coinvolgimento dei cittadini sul tema dell’efficienza energetica e la produzione di energia rinnovabile, mediante la creazione di sistemi di gaming civico.
FASI DI REALIZZAZIONE R AV C Altri attori
1 Definizione delle attività da avviare, inclusi eventi formativi Associazioni Cittadini
2 Configurazione di un regolamento per le iniziative e forme di premialità
Associazioni Cittadini
3 Comunicazione e informazione ai cittadini Associazioni Cittadini
4 Avvio delle iniziative Associazioni Cittadini
5 Gestione delle iniziative e delle attività di comunicazione, informazione e formazione
Associazioni Cittadini
6 Verifiche periodiche sull’andamento delle iniziative Associazioni Cittadini
7 Chiusura delle iniziative e loro riavvio a un livello potenziato Associazioni Cittadini
RISULTATI DI EFFICIENZA
Maggiore autonomia energetica del territorio Migliore qualità dell’aria
TECNOLOGIE UTILIZZABILI
Social Network Web Civico Comunale per la condivisione informativa interattiva dei partecipanti al progetto
FORMAZIONE
Formazione ad associazioni e cittadini sul risparmio energetico e le energie rinnovabili, in particolare:
Monitoraggio dei consumi Smart metering Smart grid Risparmio energetico Formazione sul risparmio energetico e dei consumi Interventi sugli edifici per il risparmio energetico Interventi sulla mobilità per il risparmio energetico Interventi sugli stili di vita per il risparmio energetico Produzione di energia rinnovabile
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7.2 EFFICIENZA ENERGETICA NELLE IMPRESE
OBIETTIVI DEL PROGRAMMA REGIONALE OBIETTIVI PROGETTUALI
“sviluppare il risparmio e l'utilizzo delle energie rinnovabili nei privati:”
Sviluppare il risparmio e l'utilizzo delle energie rinnovabili nei privati
BUONE PRATICHE DI RIFERIMENTO AMBITO DI ESPERIENZA
Concorso ‘Smart Companies’ Progetto LACRE Piano Energetico Portuale
Comune di Tavagnacco (UD) Provincia di Ferrara Comune di Genova
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
Attivazione di strumenti di coinvolgimento delle imprese sul tema dell’efficienza energetica e la produzione di energia rinnovabile, mediante la creazione di sistemi di gaming civico reputazionale
RISULTATI DI EFFICIENZA
Maggiore autonomia energetica del territorio Migliore qualità dell’aria
FASI DI REALIZZAZIONE R AV C Altri attori
1 Definizione delle attività da avviare Ass. di categoria CCIAA
2 Configurazione di un regolamento per le iniziative e forme di premialità
3 Comunicazione e informazione alle imprese Ass. di categoria CCIAA
4 Avvio delle iniziative
5 Gestione delle iniziative e delle attività di comunicazione, informazione e formazione
Ass. di categoria CCIAA
6 Verifiche periodiche sull’andamento delle iniziative Ass. di categoria CCIAA
7 Chiusura delle iniziative e loro riavvio a un livello potenziato Ass. di categoria CCIAA
TECNOLOGIE UTILIZZABILI
Social Network Web Civico Comunale per la condivisione informativa interattiva dei partecipanti al progetto
FORMAZIONE
Informazione alle imprese sul risparmio energetico e le energie rinnovabili, in particolare:
Monitoraggio dei consumi Smart metering Risparmio energetico Formazione sul risparmio energetico e dei consumi Interventi sugli edifici per il risparmio energetico Interventi sulla mobilità per il risparmio energetico Produzione di energia rinnovabile
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7.3 EFFICIENZA ENERGETICA DEGLI ENTI LOCALI
OBIETTIVI DEL PROGRAMMA REGIONALE OBIETTIVI PROGETTUALI
“efficientamento energetico del patrimonio edilizio: si configura come un asse di intervento rivolto agli edifici storici e di più recente costruzione, capace di mettere in movimento imprese e investimenti cui la Regione fornirà il proprio sostegno;”
Procedere all'efficientamento energetico del patrimonio edilizio
“favorire il risparmio energetico nel pubblico: è un indirizzo fondamentale a partire dalle strutture pubbliche, sanitarie e scolastiche in primis, con l'obiettivo di una riduzione di spesa fino al 45% nel prossimo triennio;”
Favorire il risparmio energetico nel settore pubblico
“sostenere la predisposizione di Piani Energetici Comunali:” Sostenere la predisposizione di Piani Energetici Comunali
“applicheremo le tecnologie più idonee per rendere intelligenti e efficienti sia i più importanti centri urbani sia le numerose località e i borghi da proteggere e tutelare che contraddistinguono il nostro territorio; ciò attraverso la diffusione dell'illuminazione stradale a LED sensibile al passaggio di persone e mezzi per risparmiare energia, la promozione dell'uso dei mezzi elettrici per i servizi comunali e sanitari,,.;”
Promuovere la diffusione dell'illuminazione stradale a LED
Promuovere l'uso dei mezzi elettrici per i servizi comunali e sanitari
BUONE PRATICHE DI RIFERIMENTO AMBITO DI ESPERIENZA
Patto dei Sindaci Autonomia energetica Impianti a biomasse legnose per teleriscaldamento
Più di 2.400 Comuni italiani Prato allo Stelvio (BZ) Forni di Sopra (UD)
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
Realizzazione di interventi per l’efficienza energetica e la produzione di energia rinnovabile da parte dei Comuni e degli enti locali
RISULTATI DI EFFICIENZA
Risparmi nei consumi energetici Coinvolgimento di ESCo per il finanziamento degli interventi
FASI DI REALIZZAZIONE R AV C Altri attori
1 Predisposizione di un Piano Energetico Comunale
2 Acquisizione delle risorse economiche e finanziarie ESCo
3 Avvio delle iniziative
4 Verifiche periodiche sull’andamento delle iniziative
TECNOLOGIE UTILIZZABILI
Pompe di calore Impianti di cogenerazione e trigenerazione Tecnologia LED per illuminazione pubblica stradale e interna Sistemi di produzione di energie rinnovabili Sistemi di smart metering e smart controlling Sistemi autonomi di alimentazione a metano per mezzi comunali Adozione di mezzi elettrici
FORMAZIONE
Personale tecnico comunale: formazione sul risparmio energetico e le energie rinnovabili
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7.4.10 Amministrazione
8.1 CAPACITA’ DI SVILUPPO DELLE COMUNITÀ E DEI TERRITORI INTELLIGENTI
OBIETTIVI DEL PROGRAMMA REGIONALE OBIETTIVI PROGETTUALI
“istituiremo il Centro di competenza sulle Smart Cities, anche in collaborazione con strutture come il Distretto industriale delle tecnologie digitali, a disposizione di tutti i Comuni per sviluppare i loro progetti e sostenerli nella ricerca di fondi per finanziarli;”
Istituire centri di competenza sulle Smart Cities
Supportare i Comuni per sviluppare progetti
Sostenere i Comuni nella ricerca di fondi
BUONE PRATICHE DI RIFERIMENTO AMBITO DI ESPERIENZA
Convenzione con Università di Udine per la formazione Agenda Digitale – Comunità Intelligenti
Regione Veneto Regione Veneto
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
Sviluppare negli enti locali le competenze per l’applicazione di una governance dello sviluppo sostenibile del territorio e la creazione di Comunità e Territori Intelligenti
RISULTATI DI EFFICIENZA
Introduzione di economie di scala per la collaborazione con altri comuni
FASI DI REALIZZAZIONE R AV C Altri attori
1 Contestualizzazione e progettazione del programma formativo ANCI Forser
2 Erogazione della formazione
3 Verifica di risultato
TECNOLOGIE UTILIZZABILI
Webinar
FORMAZIONE
La formazione del personale degli enti locali dovrà vertere sui seguenti argomenti:
Agenda Digitale eGovernment Social media Comunità Intelligenti Governance dello sviluppo sostenibile Associazionismo intercomunale Accountability e open data Programmazione europea 2014-2020 Partecipazione dei cittadini eParticipation Innovazione sociale Partenariato pubblico-privato Economia del territorio Formazione e lavoro
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8.2 CAPACITÀ ISTITUZIONALE DI PARTECIPARE A PROGETTI EUROPEI
OBIETTIVI DEL PROGRAMMA REGIONALE OBIETTIVI PROGETTUALI
“per i prossimi esercizi diventa indispensabile reperire risorse comunitarie attraverso la nuova programmazione 2014 – 2020.”
Reperire risorse comunitarie
BUONE PRATICHE DI RIFERIMENTO AMBITO DI ESPERIENZA
Progetto originale NA
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
Attivazione di collaborazioni con studenti degli istituti superiori e universitari sui bandi europei 2014-2020, con particolare attenzione alle tematiche della Euroregione “Senza confini”, finalizzate a:
Portare all’interno delle strutture comunali competenze di merito sui bandi EU Portare all’interno delle strutture comunali e competenze linguistiche per i bandi EU Creare le condizioni per una esperienza sul campo per gli studenti Attivare una rete di competenze incrociate fra scuola e enti di progettualità civica
RISULTATI DI EFFICIENZA
Possibilità di disporre di competenze esterne Possibilità di accedere a finanziamenti europei
FASI DI REALIZZAZIONE R AV C Altri attori
1 Proposta del progetto ai referenti dei Licei a indirizzo europeo e linguistici del territorio e alle Università
Ufficio Scolastico
Regionale
2 Predisposizione di un progetto di partnership Ufficio Scolastico
Regionale ANCI
3 Sottoscrizione del progetto da parte di alcuni Istituti e di alcuni Comuni pilota
Istituti Superiori Università ANCI
4 Attivazione della collaborazione con un gruppo di studenti pilota
Istituti Superiori Università
5 Verifica periodica dell’andamento della sperimentazione Istituti Superiori Università ANCI
6 Messa a punto del modello e validazione del progetto con estensione dell’applicazione progettuale
Ufficio Scolastico Regionale
Istituti Superiori Università ANCI
TECNOLOGIE UTILIZZABILI
Social Network progettuale in condivisione ente locale – istituti superiori - studenti
FORMAZIONE
Il personale comunale dovrà essere formato sui seguenti temi:
Programmazione EU 2014-2020 Metodi per un uso efficace dei fondi Comunitari 2014-2020 Progettazione europea Lingua inglese
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8.3 DATI E INFORMAZIONI SULLA VITA COMUNITARIA E SUI SERVIZI
OBIETTIVI DEL PROGRAMMA REGIONALE OBIETTIVI PROGETTUALI
“ realizzazione del Bilancio sociale del Friuli Venezia Giulia quale strumento reale che permetta, tra l’altro, di favorire la comprensione della macchina amministrativa”
Realizzare il Bilancio sociale del Friuli Venezia Giulia
“open data e open government; l'obiettivo è rendere pubblici i dati della P.A. regionale, con formati aperti e strumenti che ne facilitino la consultazione; si tratta di far conoscere spese, bilanci, impiego del personale, disponibilità e utilizzo delle risorse pubbliche;”
Promozione dell’open data e dell’open government
BUONE PRATICHE DI RIFERIMENTO AMBITO DI ESPERIENZA
Indicatori BES: Benessere Equo e Sostenibile Cruscotto dei Sindaci Indicatori BEST (BES Territoriale) Bilancio Sociale Open data
ISTAT Federazione Camposampierese Comune di Venezia Comune di Firenze
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
Attivazione di un sistema di indicatori comunali sul benessere equo e sostenibile per misurare gli effetti delle azioni dell’amministrazione e del personale comunale ai fini decisionali del Sindaco e della valutazione dei cittadini
RISULTATI DI EFFICIENZA
Disponibilità di dati per valutare l’efficienza dei servizi erogati
FASI DI REALIZZAZIONE R AV C Altri attori
1 Attivazione di politiche di accountability territoriale su indicatori condivisi e omogenei
ANCI
2 Mappatura dei dati comunali delle diverse aree
3 Definizione delle procedure di rilevamento
4 Attivazione del sistema di rendicontazione
5 Attivazione del cruscotto degli indicatori BES ANCI
6 Promozione della realizzazione di apps sui servizi pubblici
TECNOLOGIE UTILIZZABILI
Metodo di rendicontazione CLEAR Sistemi di cloud computing per l’immagazzinamento dei dati Sistemi informativi territoriali – SIT con georeferenziazione dei dati Sistema informativo BEST (Benessere Equo Sostenibile Territoriale) Esportazione in formato interoperabile degli open data Apps comunali Cruscotto di indicatori – Balanced scorecard
FORMAZIONE
Il personale comunale dovrà essere formato sui seguenti temi:
Metodo di rendicontazione CLEAR Sistemi informativi territoriali – SIT con georeferenziazione dei dati Sistema informativo BEST (Benessere Equo Sostenibile Territoriale) Open data Apps sui servizi pubblici
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7.5 Comunità Intelligenti per le aree urbane
Rispetto agli asset generali analizzati ai fini della programmazione, gli ambiti progettuali strategici specifici per
la costruzione di Comunità Intelligenti per le aree urbane sono i seguenti:
ASSET AREE URBANE BUONE PRATICHE DI RIFERIMENTO
2.2 Ruolo svolto dalle Università
Progetto “Learning by doing” – Regione Toscana
Contamination Labs - Italia
Sistema duale - Germania
Bando ‘Work Experience’ – Tavagnacco (UD)
3.2 Innovazione nelle attività manifatturiere
Dutch Game Garden – Utrecht (NL)
Parco Scientifico e Tecnologico Luigi Danieli - Udine
Techno Seed- Udine
BIC Incubatori FVG - Trieste
Fondazione la Fornace dell’Innovazione – Asolo (TV)
H Farm- Roncade (TV)
5.1 Presenza di iniziative culturali di alto livello Idea Center – Londra (UK
5.2 Densità abitativa con opportunità di confronto The Hub - Trieste
5.3 Presenza di aree e di edifici urbani da valorizzare
Progetto Corona Verde - Torino e Comuni della cintura
Progetto GAIA - Comune di Bologna
Cascine Milano 2015 - Milano e Comuni della cintura
Active City - Internazionale
6.1 Sistema viario urbanistico da governare
Quartiere di Vauban - Freiburg (D)
Austrada ciclabile - Copenhagen (DK)
Piani di Azione per l’Energia Sostenibile - Italia – Europa
Segnaletica per biciclette - Comune di Reggio Emilia
Pronto intervento bici - Comune di Reggio Emilia
Pedibus – Comune di Tavagnacco (UD)
Strade a km 30 - Comune di Tavagnacco (UD)
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7.6 Comunità intelligenti per le aree a urbanizzazione diffusa
Rispetto agli asset generali analizzati ai fini della programmazione, gli ambiti progettuali strategici specifici per
la costruzione di Comunità Intelligenti per le aree a urbanizzazione diffusa sono i seguenti:
ASSET AREE A URBANIZZAZIONE DIFFUSA BUONE PRATICHE DI RIFERIMENTO
1.3 Partecipazione attiva alla vita comunitaria Servizio Civile Nazionale e Regionale
2.3 Capacità e competenze della popolazione adulta
Contamination Lab- Italia
Progetto Xploit- Comune di Udine
Talent Garden- Italia
3.3 Attività agro-alimentari, forestali e della ristorazione
Smart Farms - Confederazione Italiana Agricoltori
Rural Hub - Italia
Expo 2015 - Milano
Cascine Expo 2015 - Milanese
Terra Madre - Internazionale
Università di Scienze Gastronomiche - Pollenzo (CN)
Eataly- Italia
4.1 Potenzialità turistiche Borghi sostenibili - Regione Piemonte
Corona Verde - Regione Piemonte
4.3 Aspetti identitari
Res Tipica – La Rete delle Identità Territoriali Italiane - ANCI
I borghi più belli d’Italia - ANCI
Terre di Giorgione - Distretto di Castelfranco Veneto
Pedemontana Veneta - Veneto
Festival culturali - Circuito dei festival del FVG
6.2 Adozione di mezzi a basse emissioni e loro condivisione
Piani di Azione per l’Energia Sostenibile – Italia/Europa
Colonnine di ricarica elettrica - Comune di Firenze e altri
Progetto ‘Alpine Pearls’ - 28 località in sei stati alpini
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7.7 Comunità Intelligenti per le aree montane
Rispetto agli asset generali analizzati ai fini della programmazione, gli ambiti progettuali strategici specifici per
la costruzione di Comunità Intelligenti per le aree montane sono i seguenti:
ASSET AREE A URBANIZZAZIONE DIFFUSA BUONE PRATICHE DI RIFERIMENTO
1.2 Capacità creative e di innovazione
Social Business Initiative - Unione Europea
Social Innovation Agenda - Ministero dell’Istruzione
Futuro Under 30 - Fablab Reggio Emilia
Stockholm Resilience Centre- Svezia
Sustainable Innovation- USA
Open Source Ecology - USA + Italia (Padova)
3.3 Attività agro-alimentari, forestali e della ristorazione
Smart Farms - Confederazione Italiana Agricoltori
Rural Hub - Italia
Expo 2015 - Milano
Cascine Expo 2015 - Milanese
Terra Madre - Internazionale
Università di Scienze Gastronomiche - Pollenzo (CN)
Eataly- Italia
4.1 Potenzialità turistiche Borghi sostenibili - Regione Piemonte
Corona Verde - Regione Piemonte
6.3 Prossimità dei servizi per i cittadini Community Hubs Network- Islington (Londra)
Big Society Community - Regno Unito
7.1 Efficienza energetica dei cittadini Concorso ‘Smart People’ - Comune di Tavagnacco
Progetto ‘City as living factory of ecology’- Città di Helsinki
7.3 Efficienza energetica degli enti locali
Patto dei Sindaci - Più di 2.400 Comuni italiani
Autonomia energetica - Prato allo Stelvio (BZ)
Biomasse e teleriscaldamento - Forni di Sopra (UD)
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7.8 Architettura tecnologica
L’architettura tecnologica delle Comunità e dei Territori Intelligenti si basa su di uno schema a più livelli che parte
dalle infrastrutture di connessione (livello fisico) e arriva alle applicazioni per gli utenti (livello dei servizi),
includendo il dialogo con i singoli oggetti (contatori, automezzi, device mobili). Questa lo schema sintetico:
Attualmente l’attenzione delle pubbliche ammininistrazioni è giustamente rivolta alla creazione delle
infrastrutture di connessione e alla definizione di protocolli di interoperabilità per i dati e i sistemi
informativi che li gestiscono.
Quello che noi proponiamo, per dare la massima valorizzazione ai dati (possibilmente dati aperti - open data), sia
dell’amministrazione pubblica che delle utilities che gestiscono le risorse del territorio, che delle imprese, è di
attivare social network di condivisione delle informazioni, sia generali che di settore (energia, mobilità, sanità,
scuola, ecc), come indicato in dettaglio nelle schede dedicate alle singole progettualità. Le tecnologie abilitanti per
le Comunità Intelligenti sono quindi quelle che garantiscono l’accesso alle informazioni di interesse collettivo.
Questa stessa architettura è alla base dello sviluppo di una economia digitale.
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8 Il Friuli Venezia Giulia in Europa
8.1 Indice di Competitività Regionale
Non si può valutare il modello progettuale da realizzare in ambito regionale senza tenere in considerazione le
relazioni con il resto dell’Europa, in un contesto di concorrenza sempre più accentuata fra territori, sia in termini di
attrattività che di sostenibilità nel tempo.
L’Unione Europea ha attivato nel 2010 un metodo di rilevamento dell’indice di competitività regionale,
(Regional Competitiveness Index RCI), finalizzato a comprendere le dinamiche dello sviluppo non solo a livello
nazionale. Questo indice si basa sul Global Competitiveness Index del World Economic Forum, fondazione senza
fini di lucro con sede a Ginevra, divenuta celebre per l'organizzazione dell'annuale incontro di Davos, che riunisce i
maggiori dirigenti politici ed economici internazionali.
La definizione di competitività regionale della UE è la seguente:
La competitività regionale può essere definita come la capacità di offrire
un ambiente attrattivo e sostenibile per le aziende e i cittadini in cui vivere e lavorare.
‘Sostenibile’ in questa definizione non è da intendersi in termini puramente ambientali, ma nel senso della
capacità della regione di garantire un ambiente attrattivo nel lungo termine.
L’obiettivo dell’indice è quindi quello di integrare il rilevamento del grado di successo economico collettivo con il
livello di benessere individuale.
L’indice RCI è costituito da 11 macro-indicatori che si riferiscono alle condizioni socio-economiche dei territori
e che sono raggruppati in tre categorie:
Base:
o Istituzioni
o Stabilità macro-economica
o Infrastrutture
o Salute
o Qualità dell’educazione primaria e secondaria
Efficienza:
o Educazione e preparazione superiori e formazione continua
o Efficienza del mercato del lavoro
o Dimensioni del mercato
Innovazione:
o Adeguatezza tecnologica (technological readiness)
o Eccellenza del business (business sophistication)
o Innovazione
Il calcolo degli indici è stato effettuato una prima volta nel 2010 e una seconda volta nel 2013. La Regione Friuli
Venezia Giulia si posiziona al 157esimo posto su 262, il totale delle Regioni secondo la classificazione europea
NUTS2 (dal francese ‘Nomenclature des Unités Territoriales Statistiques’).
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Nella cartina sotto riportata possiamo valutare il posizionamento del FVG nei confronti del resto delle Regioni
europee. In rosso e arancio le meno competitive, in verde le più attrattive:
Estratto della graduatoria del FVG e di alcune Regioni limitrofe e di riferimento:
STATO REGIONE POSIZIONE 2013 POSIZIONE 2010 VARIAZIONE
Slovenia Slovenia Occidentale 123 91 -32
Austria Carinzia 135 120 -15
Italia Lombardia 139 98 -41
Italia Emilia Romagna 152 124 -28
Italia Provincia di Trento 156 187 +31
Italia Piemonte 163 152 -11
Slovenia Slovenia Orientale 166 139 -27
Italia Friuli Venezia Giulia 168 175 +7
Italia Veneto 169 149 -20
Italia Provincia di Bolzano 184 194 +10
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L’Italia si classifica al 18esimo posto su 27 Stati. Nel rilevamento del 2010 era 16esima. I paesi confinanti con il
FVG sono così posizionati: al nono posto l’Austria e al 12esimo la Slovenia. Nella classifica per Nazioni l’Italia è
superata anche da Cipro, Spagna e Portogallo.
Nello schema seguente possiamo rilevare il posizionamento degli Stati e delle loro Regioni:
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8.2 Come diventare più competitivi
Abbiamo visto che la condizione di Regione a statuto speciale consente di porre in essere politiche autonome, che
possono permettono di risalire una classifica non adeguata alle potenzialità del territorio e della tradizione del
FVG.
Per poter comprendere in quali settori occorre intervenire per aumentare la competitività, presentiamo la griglia di
posizionamento settoriale del FVG rispetto ai macro-indicatori dell’Indice di Competitività Regionale:
GRUPPO MACRO-INDICATORE POSIZIONE FVG
BASE
Istituzioni 163
Stabilità macro-economica nd
Infrastrutture 122
Salute 59
Qualità dell’educazione primaria e secondaria nd
EFFICIENZA
Educazione e preparazione superiori e formazione continua 180
Efficienza del mercato del lavoro 125
Dimensioni del mercato 101
INNOVAZIONE
Adeguatezza tecnologica (technological readiness) 203
Eccellenza del business (business sophistication) 45
Innovazione 135
Considerando che il macro-indicatore ‘Istituzioni’ si riferisce soprattutto a indicatori in merito a corruzione e
stabilità politica e che il macro-indicatore ‘Infrastrutture’ si riferisce ad autostrade e ferrovie, non li tratteremo in
questa sede. Dobbiamo quindi porre l’attenzione sui settori nei quali i macro-indicatori non sono in verde:
GRUPPO MACRO-INDICATORE POSIZIONE FVG
EFFICIENZA Educazione e preparazione superiori e formazione continua 180
Efficienza del mercato del lavoro 125
INNOVAZIONE Adeguatezza tecnologica (technological readiness) 203
Innovazione 135
Rispetto agli asset strategici e alle loro risorse, gli ambiti più importanti da sviluppare per migliorare la
competitività regionale sono quelli legati a:
scuola;
lavoro;
adozione delle nuove tecnologie;
innovazione.
Ritroviamo in questo elenco i principali temi presi in considerazione nei progetti di realizzazione delle Comunità
Intelligenti descritti in questo studio. Se consideriamo che questioni come l’energia, la mobilità, la rigenerazione
dei centri urbani e la valorizzazione del territorio sono aspetti nei quali abbiamo proposto progetti di innovazione,
è evidente che lo sviluppo di Comunità e Territori Intelligenti va di pari passo con il miglioramento dei fattori di
competitività.
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9 Conclusioni
Per sintetizzare quali debbano essere le coordinate a cui la pubblica amministrazione debba riferirsi
nell’immaginare il futuro dei territori, citiamo Michele Vianello dal suo libro ‘Smart Cities’, Maggioli Editore:
“Se la città intelligente non è un obiettivo da raggiungere, ma un processo infinito animato dalle
nostre attività, dobbiamo imparare a vivere, costantemente, con processi di innovazione che
permeano tutto, ogni aspetto della nostra vita.”
Per mettere a fuoco lo scenario nel quale andranno sviluppate le Comunità e i Territori Intelligenti, riportiamo
alcune osservazioni di Aldo Bonomi, tratte da ’11 Idee sull’Italia’, Marsilio Editore, sull’importanza dell’innovazione
nella fase storica che stiamo vivendo:
“Non stiamo vivendo una congiuntura particolarmente lunga, ma una cesura storica. Una dura
metamorfosi, non una fase da attraversare stringendo i denti nella speranza che tutto si aggiusti. Ciò
che oggi viviamo, la tumultuosità degli eventi, rappresenta la nuova normalità con cui tutti dovremo
fare i conti in futuro.”
“Pe r uscirne in avanti la scelta deve essere di assumere come direttrice di marcia il tema dello
sviluppo più che della crescita. E ciò può essere fatto solo se i parametri dell’economico tornano ad
assumere i problemi sociali e ambientali come terreno della nuova creazione del valore. Se vogliamo
dirla in altro modo, l’innovazione sociale e culturale è la vera molla per creare innovazione
economica.”
Secondo Bonomi il Nord Est ha buone carte da giocare in questa fase:
“Anche in questo contesto di crisi, il Nord Est rimane uno dei più interessanti laboratori per provare a
capire che strada prendono le economie e le comunità locali dentro il caos attuale.”
Determinante sarà il ruolo della pubblica amministrazione:
“Le filiere ibride del made in Italy vanno ricostruite consapevolmente: difficilmente ci sarà un nuovo
DNA ricombinante in grado di sostituire quello vecchio se questa evoluzione non sarà accompagnata
anche da una nuova costruzione istituzionale. Non ci sono green economy o social innovation senza
una green society e una green politics.”
E’ grande quindi l’opportunità che hanno le amministrazioni, in primis regionali, nell’indirizzare in modo armonico
e coerente il percorso di sviluppo che ci porterà a realizzare il potenziale inscritto nei nostri territori e nei loro
cittadini. Questa volta abbiamo la possibilità di occuparci non di costruzione o di ricostruzione, ma di
accompagnare la società civile ed economica in un salto di qualità che consentirà a ognuno di esprimere le
proprie qualità individuali all’interno di una dimensione comunitaria ritrovata, dove la tradizione si arricchisce
attraverso la condivisione, e il confronto con il mondo rafforza la consapevolezza e la fertilità dei nostri valori
fondanti.
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