dialogo con l'identità
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L'interpretazione, la partecipazione e la comunicazione attraverso l'esperienza di studio nel quartiere Malaspina-Palagonia. Tesi di laurea in Pianificazione Territoriale, Urbanistica e Ambientale di Palermo - 2005. Indice, introduzione e bibliografia.TRANSCRIPT
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Università degli studi di Palermo
Facoltà di architettura
Corso di Laurea in Pianificazione Territoriale,
Urbanistica ed Ambientale
DIALOGO CON L’ IDENTITA’
L’interpretazione, la partecipazione e la comunicazione
attraverso l’esperienza nel quartiere Malaspina - Palagonia
Tesi di Laurea
Relatore: Prof. Arch. Maurizio Carta
Correlatore: Arch. Daniele Ronsivalle
Laureande:
Elisabetta Costantino,
Caterina Daniela Impastato,
Laura Lo Piparo.
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Indice degli argomenti
1. Introduzione
1.1L’interpretazione, la partecipazione, l’approccio alle
identità.
2.Il piano d’interpretazione
2.1 Il piano d’interpretazione: contenuti e fasi del
processo.
2.2 La nostra visione del piano d’interpretazione:
motivazioni, intenti, finalità.
2.3 Il nostro processo interpretativo: fasi e passaggi
significativi.
3.Analisi storica
3.1 Il 1849
3.1a Palermo: l’espansione lineare lungo il
tracciato di via Libertà.
3.1b Il quartiere Malaspina: il carattere rurale della
contrada attraverso la mappatura dei fondi.
3.2 Il 1912
3.2a Palermo: l’espansione radiale. Dalla
monodirezionalità alla pluralità dei percorsi.
3.2b Il quartiere Malaspina: l’immagine di contrada
compromessa dalla espansione edilizia.
3.3 Il 1937
3.3a Palermo: il tracciato ferroviario, l’espansione
ribadita.
3.3b Il quartiere Malaspina: il nuovo carattere
produttivo dell’area.
3.4 Il 1970
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3.4a Palermo: l’espansione a macchia d’olio
segna“il sacco” della città.
3.4b Il quartiere Malaspina: il verde residuale. La
città divora la contrada.
4. L’edilizia residenziale pubblica
4.1 I principali interventi a scala urbana
4.2 Gli interventi nell’area di studio: genesi e
finalità.
4.3 Matrici culturali e riferimenti storici a livello
italiano ed europeo.
5. Agenda dei piani e della politiche in atto nel quartiere
5.1 Le previsioni del P.R.G.
5.2 Gli altri programmi di iniziativa comunale.
5.3 Gli interventi del Piano Strategico: nuove
definizioni di intervento.
6. Analisi dello stato attuale del quartiere
6.1 Gli ambiti di interesse.
6.1a L’analisi per ambiti: ricostruzione delle
macrostrutture del quartiere
6.1b Ambito del costruito
6.1c Ambito dei servizi
6.1d Ambito della produttività
6.1e Ambito del verde e degli spazi liberi
6.1f Ambito della viabilità
7. L’immagine del quartiere
7.1 Lo studio di Kevin Lynch sulle città americane. La
metodologia e le finalità
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7.2 L’applicazione del metodo di Lynch nella nostra
area di studio: differenze e analogie.
7.3 La scelta delle fasce di età sulle quali si è
basato il nostro studio.
7.3 a Con gli occhi degli anziani
7.3b Con gli occhi dei bambini
7.4 Il quartiere in numeri: dati anagrafici di supporto
all’analisi sociologica svolta.
8. Dall’analisi alla sintesi
8.1L’immagine del quartiere: sintesi dello studio
sullo stato attuale e delle suggestioni
8.2 Per sottrazione i temi della trama interpretativa.
8.3 L’identità del quartiere.
9. Conclusioni
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1. Introduzione
1.1L’interpretazione, la partecipazione, l’approccio alle
identità.
« Interpretation is the revelation of a larger truth that lies
behind any statement of fact1»: questa è stata la sfida che
ci siamo lanciate all’inizio del percorso che ha costituito il
nostro elaborato di tesi. Abbiamo cercato di dimostrare che
al di là delle consuetudini metodologiche proprie della
Pianificazione e al di là delle pragmatiche in uso, esiste
un’arte che rivela l’essenza e l’identità delle cose attraverso
il suo rivoluzionario punto di vista: infatti, l’interpretazione,
pur basandosi sulle realtà di dati e informazioni, persegue
l’obiettivo di provocare, di scandagliare creativamente le
cose per riscoprirne il senso ultimo, il significato più vero,
l’armatura culturale che si è creata nel tempo dotando quelle
cose di un particolare valore. Secondo quest’ottica, il
territorio diventa lo scenario privilegiato dell’azione
rivelatrice dell’ interpretazione, che utilizza la sua chiave di
lettura per cogliere i molteplici simboli presenti in questa
sorta di ipertesto; entrano così in gioco una serie di variabili
che la prassi tradizionale di approccio al territorio aveva
messo in secondo piano: l’ascolto attivo degli interessi dei
fruitori, i piccoli saperi che si nascondono dietro le grandi
verità, il piacere della ricerca.
1
«L’ interpretazione è la rivelazione di una verità più grande che si
nasconde dietro ogni affermazione di fatto» - Freeman Tilden,
“Interpreting our heritage”, The university of North Carolina Press,
1977, pag. 8.
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L’ascolto presuppone la volontà forte di instaurare un
dialogo con i veri protagonisti del territorio, cercando di far
tacere i propri pregiudizi e facendosi guidare all’interno
della loro personalissima visione del mondo; purtroppo,
solo di recente ci si è indirizzati verso questo obiettivo e
ancora adesso, non di rado, alcuni strumenti di indagine del
territorio agiscono come se la componente dei fruitori fosse
poco o per niente rilevante al fine di delineare un profilo
dell’area di studio; a ciò, si aggiunge la naturale diffidenza
dei tecnici, degli esperti del settore verso coloro che
considerano inesperti, ma che in realtà posseggono molti
più strumenti di lettura. Il proposito dell’interpretazione si
riscontra proprio nel voler stimolare chi ascolta, ad allargare
i propri orizzonti, portandolo a sollevare quel velo di
abitudini che cela l’essenza delle cose, che cela i reali colori
delle cose: si tratta di cogliere ciò che sta dietro
all’affermazione dei fatti.
La ricerca diventa nell’interpretazione la necessaria
attitudine di chi ascolta il territorio e i suoi fruitori: un’azione
necessaria al fine di abbattere ogni posizione rigidamente
formata od ogni assunto dogmatico che possano influenzare
il nostro modo di vedere (e non guardare) le cose che ci
circondano.
La survey geddesiana diventa il riferimento principale di
questo particolarissimo approccio, in quanto « tecnica
capace di ascoltare le opposizioni e le critiche verbali ma
anche le resistenze mute, capace di far parlare insieme
culture e linguaggi diversi2»; studiandone i contenuti,
2 Giovanni Ferraro, “Il gioco del Piano. Patrick Geddes in India,1914-
1924”, in Urbanistica Informazioni n° 103/95.
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abbiamo compreso l’alto potere evocativo di questo tipo di
ricerca/analisi che si basa proprio sui valori stratificati dei
luoghi e sui saperi che gli abitanti detengono.
Il confine tra interpretazione e partecipazione è labile: nel
significato della prima infatti rintracciamo tutti i fondamenti
della seconda, poiché non si realizza partecipazione senza
ascolto attivo, senza il necessario senso del discovering,
senza l’attenzione a quelle isole di senso che ritroviamo sul
territorio; ma, si riscontrano le dovute differenze sul piano
ontologico: la partecipazione infatti, può essere letta come
«l’espressione del rapporto vitas/urbs, e cioè
riconoscimento dell’individuo in quanto membro di una
collettività nei luoghi e negli spazi del proprio vivere e
agire…3», sintesi di un processo di consapevolezza del
proprio ruolo all’interno della città e del territorio.
L’interpretazione invece guarda al potere e all’alchimia delle
cose che ci circondano, tentando di suscitare negli
osservatori della realtà quel senso di bellezza e meraviglia
che ci permette di coglierne l’essenza; attinge ai modi e ai
registri verbali dell’arte e della creatività per risvegliare in
noi il senso del legame con i luoghi, il senso della memoria e
delle identità, anche se ciò, in ultimo, non dovesse condurre
ad una partecipazione ai cambiamenti delle cose che stiamo
osservando. L’importante quindi non è la democratizzazione
dei processi di interazione con il territorio, ma la
consapevolezza del territorio stesso e della magia che esso
racchiude.
3 Francesco Lo Piccolo e Filippo Schilleci (a cura di), “A sud di
Brobdignag: l’identità dei luoghi: per uno sviluppo locale
autosostenibile nella Sicilia Occidentale”, Franco Angeli, Milano
2001.
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Abbiamo, durante questo nostro percorso, osservato l’area
di studio con la volontà di giungere ad interpretarne
l’identità e nel fare questo, abbiamo mixato, speriamo
opportunamente, le provocazioni dell’Interpretation con
l’approccio proprio della partecipazione (almeno in alcune
fasi): un rimando costante e dovuto, è stato il lavoro di
Geddes con il gioco del piano, sintesi mirabile di
interpretazione nella partecipazione. Il suo modo di
interagire con i luoghi e con le persone attraverso il gioco
ci è stato fortemente d’esempio: nel gioco, infatti ci si
trova a dialogare anche con persone portatrici di valori e
istanze diverse, con opinioni a volte profondamente
contrarie alle proprie, ma, pian piano si entra nell’ottica che
per raggiungere gli obiettivi bisogna unire le forze e
mediare, utilizzare l’arma della diplomazia, a cui si perviene
magari dopo forti divergenze. Ciò che importa è che ognuno
partecipi con il proprio bagaglio di saperi piccoli e grandi,
risvegliando nei giocatori la voglia ad agire, ad attivarsi nella
scoperta dei luoghi e delle memorie perdute. Un alto
esempio pedagogico a cui ci siamo ispirate con le dovute
differenze: il terreno di gioco, costituito dalla nostra area di
studio, è stato il punto di incontro di giocatori virtuali,
rappresentati da i visitatori che in passato hanno osservato
questo luogo; dalle memorie che essi hanno tramandato a
noi; dalle principali azioni di cambiamento che negli anni si
sono costituite; e, di giocatori reali, bambini e anziani, che
ci hanno accompagnato in una delle fasi del nostro
processo, aiutandoci a ricostruire questo puzzle di identità.
Il « principio del “territorio educativo”, il quale inviterà i
suoi abitanti alla conoscenza e all’esplorazione,
incoraggiando rinnovi e trasformazioni autopromosse,
attraverso l’enorme potenziale educativo dell’ambiente
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naturale e culturale4», è stato fondante per il nostro
concetto di interpretazione/partecipazione portandoci alla
scelta di utilizzare il piano d’interpretazione come modello
di approccio al territorio stesso, esempio di quelle pratiche
di Pianificazione Interpretativa attuate in Europa nell’ultimo
decennio: il Piano risulta quindi il mezzo per estrarre i sensi
e i valori accumulatisi negli anni in un contesto territoriale,
filtrandone pertanto le identità. Questo il punto di partenza
del tentativo di ricostruire l’immagine-identità della nostra
area di studio, il quartiere Malaspina-Palagonia: un concetto
di identità5
che non si esaurisce nel senso di appartenenza
ai luoghi, ma, anche per quanto detto in precedenza, si
ampia divenendo una concezione creativa e attiva di
promozione delle memorie e delle immagini del territorio.
Avvicinarci a questo nuovo concetto di identità però, ha
presentato notevoli difficoltà: oggigiorno, infatti, la crisi di
certezze e valori a cui da tempo si assiste, ha contribuito a
smaterializzare ogni vissuto e ogni memoria fondativi, delle
persone e dei luoghi: «la costruzione identitaria
contemporanea è data da un processo continuo di
composizione e ricomposizione dei molti frammenti di sé
4 Carta Maurizio, Lo Piccolo Francesco, Trapani Ferdinando, Schilleci
Filippo (a cura di), “Linee di ricerca: 3° Convegno nazionale dei dottorati
di ricerca in Pianificazione Territoriale e Urbanistica”, 2000, pag. 13.
5 Come nota Maurizio Carta (2000):« alla concezione passiva
dell’identità urbana, come radicamento locale dei soggetti e senso di
appartenenza al locale, inteso esclusivamente come un patrimonio da
proteggere e conservare, si va sostituendo una concezione attiva,
creativa, per cui il patrimonio culturale della città è visto come fonte di
vantaggi competitivi e identità, da semplice senso di appartenenza,
diventa un operatore attivo di connessioni tra i soggetti per
l’inserimento della città nel grande gioco delle reti globali».
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secondo una gerarchia individuale che presenta anche dei
tratti di incoerenza6»; da qui, il nostro difficile approccio alle
identità del luogo di studio, alla sintesi delle varie immagini
che avrebbe dovuto restituirci l’essenza riconoscibile
dell’area in esame. Abbiamo quindi fatto riferimento alla
memoria evocativa della storia e della cultura del luogo,
scandagliandone le testimonianze nel passato come nel
presente, cercando quelle isole dense di significato che
hanno caratterizzato la storia dell’area di studio e che, a
volte, continuano a caratterizzare la sua immagine attuale.
Per rintracciare e ricostruire l’identità ultima della nostra
area, abbiamo dovuto comprendere quindi che non basta
«identificarsi passivamente con una terra, una categoria, un
mestiere, un lavoro, ma diventa necessario ristabilire nuove
relazioni di fiducia, costruire nuovi legami affettivi,
appropriarsi della stessa appartenenza…7» per scoprire
l’essenza del luogo e il senso della comunità.
« La città è un luogo in cui la storia è presente a livello
fisico, in cui il presente viene inondato e appagato dal
passato. Una città si delinea solo attraverso il suo alto
valore memoriale…Se perderemo la nostra memoria della
città, i luoghi che ce la fanno scoprire, smarriremo anche la
6 Daniela Poli, “La storia da contare. E la storia da raccontare”, in Carta
Maurizio, Lo Piccolo Francesco, Trapani Ferdinando, Schilleci Filippo (a cura di), Linee di ricerca: 3° Convegno nazionale dei dottorati di ricerca
in Pianificazione Territoriale e Urbanistica, 2000, pag. 155.
7 Lidia Decandia, “Il cantiere di costruzione dell’identità”, in Carta
Maurizio, Lo Piccolo Francesco, Trapani Ferdinando, Schilleci Filippo (a
cura di), Linee di ricerca: 3° Convegno nazionale dei dottorati di ricerca
in Pianificazione Territoriale e Urbanistica, 2000, pag. 216.
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nostra capacità di orientarci, cadremo vittime delle grandi
dimensioni, di ciò che è inafferrabile, onnipotente8».
8 Paolo Federico Colusso, “Wim Wenders. Paesaggi luoghi di città”,
Universali di Architettura, , pp. gg. 11-15.
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