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Ex S.S. 460 – adeguamento sezione stradale Relazione Geologica generale Tratto Pont – Sparone Interventi di completamento
STUDIO DI INGEGNERIA CIVILE, GEOTECNICA, DEL TERRITORIO
Ing. Geol. Marco Casale
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INDICE
1.0 Premessa .................................................................................................................... 2
2.0 Inquadramento geografico-geomorfologico ................................................................ 2
3.0 Inquadramento sismico ............................................................................................... 4
4.0 Inquadramento geologico ........................................................................................... 5
5.0 Pericolosità geomorfologica dell’area ......................................................................... 8
6.0 Considerazioni inerenti gli interventi proposti ............................................................ 24
7.0 Indagini disponibili ..................................................................................................... 24
8.0 Caratterizzazione geotecnica dei litotipi interferenti con le opere previste ................ 29
9.0 Stabilità degli scavi ................................................................................................... 30
10.0 Conclusioni ............................................................................................................... 31
ALLEGATI .......................................................................................................................... 32
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1.0 Premessa
Il presente studio viene redatto per conto della Provincia di Torino - Area Viabilità, Servizio
Progettazione ed esecuzione interventi Viabilità III, a supporto della progettazione
definitivo-esecutiva dei lavori di ampliamento di un tratto di strada provinciale ex SS 460,
in Comune di Pont Canavese, quasi al confine con il comune di Sparone.
L’intervento previsto interesserà circa 120 m della viabilità esistente, dalla progressiva
38km+115m alla progressiva 38km+235m, prevedendo unicamente un allargamento
dell’attuale carreggiata stradale verso valle (lato Torrente Orco), senza variare
l’andamento altimetrico e senza interessare il piede del versante sul lato di monte della
sede stradale.
In ottemperanza a quanto previsto dalle Nuove Norme Tecniche per le costruzioni, di cui al
D.M. 14/01/2008, nel seguito, partendo da un inquadramento geologico e geomorfologico
dell’area di interesse e sulla scorta delle indagini disponibili, utili alla ricostruzione
dell’assetto litostratigrafico locale, si è intrapresa una caratterizzazione geotecnica dei
litotipi presenti nell’area, sulla base di dati desunti dalla bibliografia, con particolare
attenzione alla definizione dei parametri necessari alla progettazione degli interventi.
2.0 Inquadramento geografico-geomorfologico
L’area in studio è ubicata sul fianco orografico sinistro della Valle Orco, nella porzione
occidentale del territorio comunale di Pont Canavese.
DaI punto di vista morfologico, il settore in esame è descritto nelle tavole I.G.M. foglio n.
41 e C.T.R. foglio n. 113150, nella scala 1:10.000.
Le opere in progetto insistono su di un breve tratto di torrente Orco, ove la strada
provinciale segue la sponda idrografica sinistra del corso d’acqua ed è costretta, in quella
posizione, dalla presenza di una importante falda detritica, che rappresenta localmente il
fianco sinistro della valle.
Altimetricamente, il tratto di strada interessato dall’intervento è compreso tra le quote 470
e 477 circa m s.l.m.
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Fig. 2.1: ripresa aerea dell’area interessata dall’intervento in progetto.
FOTO 1: ripresa fotografica
del tratto stradale interessato
dall’allargamento.
Tratto interessato dall’intervento
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3.0 Inquadramento sismico
Ai sensi della nuova classificazione sismica del territorio della Regione Piemonte,
aggiornata con D.G.R. n° 11-13058, in virtù di quanto disposto con l’O.P.C.M. 3519/2006,
entrata in vigore il 1° gennaio 2012, il territorio comunale di Pont Canavese risulta
classificato in zona sismica 4. A partire dalla data di entrata in vigore della nuova
classificazione, anche per la zona 4 è stato introdotto l’obbligo di progettazione
antisismica.
Ai sensi dell’articolo 7.11.3.4.2 delle già richiamate NTC 2008, la verifica a liquefazione dei
terreni sabbiosi, presenti sul sito, può essere esclusa, in quanto le accelerazioni massime
attese al piano campagna, in assenza di manufatti (condizioni di campo libero) sono minori
di 0,1g.
Per l’area in esame, risulta infatti (indipendentemente dalla categoria di suolo dalla A alla
E):
accelerazione massima al suolo = ag/g * Ss * St < 0,1g
vale a dire che l’area esaminata è caratterizzata da livelli di accelerazione massima al
suolo bassi e non sufficienti ad attivare processi di liquefazione delle sabbie.
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4.0 Inquadramento geologico
L’area in studio è compresa nel Foglio 42 Ivrea della Carta Geologica d’Italia alla scala
1.100.000, del quale si riporta di seguito un estratto significativo.
Fig. 4.1: estratto Carta Geologica d’Italia (non in scala).
Fig. 4.2: estratto legenda Carta Geologica d’Italia.
Dal punto di vista geologico regionale, l’area in esame ricade nella Zona Sesia-Lanzo , la
quale appartiene al dominio Austroalpino, ossia al settore di crosta continentale di
pertinenza della placca africana, che venne coinvolto nel processo di subduzione e fu
caratterizzato da un metamorfismo di alta pressione e bassa temperatura.
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Le litologie prevalenti sono i micascisti, gli gneiss minuti ed i micascisti eclogitici (rocce
derivate per metamorfismo da preesistenti gabbri).
Nella figura 4.3 è riportato lo schema strutturale della zona, tratto da Battiston & al. (1984).
Fig. 4.3: Schema geologico strutturale delle zona.
A) Zona Sesia Lanzo (ZSL): 1-micascisti eclogitici, 2 - gneiss minuti; B) Zona
Piemontese: 3 - unità in facies scisti verdi a dominanti calcescisti, 4 - unità ofiolitiche;
C) Unità Pennidiche: 5 - Monte Rosa (MR), Arcesa-Brusson (AB) e Gran Paradiso
(GP), 6 -Ricoprimento del Gran San Bernardo e Unità subbrianzonesi (SB); D)
Subalpino: 7 - Zona del Canavese e zona Ivrea – Verbano; LC: Linea del Canavese
(Da Battiston & al., 1984, modificato).
Più nel dettaglio, la Zona Sesia Lanzo è un sistema multifalda, formato da un elemento
inferiore e da uno superiore, separati da un’ampia zona di taglio e laminazione con
formazione di miloniti. L’elemento inferiore, in cui s’inserisce l’area in oggetto, è a sua
Area interessata
dall’intervento in esame
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volta diviso in due differenti complessi: uno interno, dei micascisti eclogitici e uno esterno,
degli gneiss minuti albitici.
Micascisti eclogitici: il complesso presenta una tipica morfologia irregolare ed è
costituito da micascisti a granato, giadeite e varietà di cloritoide ricco in magnesio.
Entro l’unità si rinvengono frequentemente lenti e letti di eclogiti e glaucofaniti. Si
tratta di derivati metamorfici da una associazione di tipo kinzingitico. In aree ristrette,
come ad esempio a Pont C.se, si ritrovano inoltre marmi cristallini e metagranitoidi
massicci.
Gneiss minuti: nel settore più esterno della Zona Sesia Lanzo affiorano rocce
tabulari grigie del complesso degli gneiss minuti albitici, che conferiscono ai versanti
una morfologia più regolare e in netto contrasto con l’unità interna dei micascisti
eclogitici. Il passaggio tra i due tipi litologici si realizza in modo graduale ed è dovuto
ad una sovraimpronta in facies scisti verdi che ha retrocesso i micascisti eclogitici in
gneiss minuti, con neoformazione di albite a spese del pirosseno sodico. Dal punto
di vista litologico gli gneiss minuti sono ricchi in albite porfiroclastica, con epidoto,
mica bianca e talora anfiboli calcici; presentano inoltre bande verdastre per la
presenza di clorite e biotite in stato di cloritizzazione e delle rare intercalazioni di
parascisti.
E’ da precisare che studi recenti (Spalla & al., 1991) rimettono in discussione la
suddivisione della zona Sesia Lanzo in micascisti eclogitici e gneiss minuti, per l’esistenza
di relitti di granuliti pre-alpine e di eclogiti eo-alpine al margine esterno della Zona.
Secondo tali studi non esisterebbe quindi nessuna differenza litologica o di evoluzione
metamorfica eo-alpina tra le parti esterne ed interne della Zona Sesia Lanzo, che
dovrebbe quindi essere considerata come unità di rocce continentali eclogitiche,
sormontate da qualche lembo di rocce kinzingitiche.
L’area in studio è caratterizzata dalla presenza, in affioramento, di gneiss minuti. Il settore
in studio è peraltro posto al passaggio tra gli gneiss minuti ed micascisti eclogitici e si
possono dunque rinvenire in affioramento, nelle vicinanze dell’area in studio, litotipi
afferenti ad entrambi i complessi.
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5.0 Pericolosità geomorfologica dell’area
Il settore di territorio in esame, dal punto di vista della pericolosità geomorfologica, è
rappresentato negli allegati, a carattere geologico, del Piano Regolatore di Pont
Canavese.
In particolare, la “Carta di sintesi della pericolosità geomorfologica e dell’idoneità
all’utilizzazione urbanistica” redatta dal Dott. Geol. Dellarole classifica l’area interessata
dall’allargamento stradale in classe IIIa “Fasce di rispetto dei corsi d’acqua. Settori di
versante inedificati che presentano caratteri geomorfologici o idrogeologici che li rendono
inidonei a nuovi insediamenti. Saranno tuttavia ammessi gli interventi di cui ai punti 6.1,
6.2 e 6.3 della Nota Tecnica Esplicativa alla Circolare PGR 7/LAP/96”. Gli interventi
ammessi sono rappresentati, nello specifico, dalle opere infrastrutturali di interesse
pubblico non altrimenti localizzabili, così come già indicato dall’art. 31 della L.R. 56/77.
Nei confronti della pericolosità geomorfologica, in senso stretto, va ulteriormente rilevato
come gli interventi previsti riguardino unicamente l’allargamento, lato Torrente Orco, della
viabilità esistente e non prevedano interventi sul versante e/o alla base dello stesso.
L’intervento in esame dunque, non interessando il versante, non ne varia le condizioni di
stabilità e/o di pericolosità, sia nei confronti dei fenomeni di caduta massi che dei dissesti
gravitativi.
Gli interventi di allargamento infatti mirano a migliorare le condizioni di percorribilità della
strada, senza variare in modo alcuno la frequenza dei transiti stradali.
Assodato che la valutazione del rischio (R) consiste nel quantificare la probabilità (P) che
si verifichi un effetto dannoso e valuta la gravità di tale evento (M), secondo la nota
formula:
R = P x M
risulta evidente che, non variando le condizioni naturali del versante e non variando la
frequenza dei transiti sulla strada, risulta invariata anche la probabilità di accadimento di
un evento dannoso, scaturito a seguito di un dissesto lungo il versante. Risulta così
invariata anche la pericolosità geomorfologica, per fenomeni di versante, del settore in
esame.
Differenti sono invece le considerazioni inerenti la pericolosità idraulica di questo tratto di
strada, legata alla dinamica del Torrente Orco.
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Da questo punto di vista infatti, un allargamento della sede stradale, verso il corso
d’acqua, ha come effetto diretto una riduzione dell’alveo del Torrente Orco e quindi un
possibile innalzamento dei livelli di piena.
Al proposito, la Provincia di Torino ha incaricato l’Ing. Noascono di effettuare un
approfondimento idraulico di tale situazione. Lo studio ha dimostrato che, in
considerazione della notevole sezione dell’alveo e del modesto restringimento della
stessa, a seguito degli interventi di allargamento della sede stradale, gli effetti indotti sui
livelli idrici di piena sono trascurabili (prossimi ai 30 cm). In sponda destra la situazione
rimane pressoché invariata e la fascia interessata dalle acque di esondazione, sia allo
stato di fatto, sia a seguito degli interventi, subisce variazioni planimetriche assolutamente
ininfluenti.
Il tratto di strada in esame invece, in sponda sinistra, risultava sommergibile già allo stato
attuale, così come accaduto durante l’evento alluvionale del 2000:
Rapporto d’evento stilato dai tecnici della Regione Piemonte - Alluvione ottobre 2000:
SS a valle fraz. Fasane
Piena torrentizia (Orco)
Tronchi e grossi blocchi abbattono 150 m di guard rail. La strada e' alluvionata con
materiali limoso sabbiosi.
A seguito degli interventi previsti, il tratto di strada in esame continuerà ad essere
sommerso, in caso di evento di piena, senza un significativo cambiamento delle attuali
condizioni di rischio.
Si riporta in ogni caso una sintesi della bibliografia consultata ai fini dello studio della
pericolosità geomorfologica dell’area, sia nei riguardi dei fenomeni di versante (dissesti
gravitativi e/o caduta massi) sia nei riguardi di fenomeni di esondazione del Torrente Orco.
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Inquadramento dell’area in studio negli strumenti di pianificazione locale:
Area oggetto di studio
Fig. 5.1: estratto CARTA DI SINTESI DELLA PERICOLOSITA’ GEOMORFOLOGICA A SUPPORTO DELLO STRUMENTO URBANISTICO allegata al PRGC di Pont Canavese
(non in scala).
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Fig. 5.2: legenda CARTA DI SINTESI DELLA PERICOLOSITA’ GEOMORFOLOGICA A SUPPORTO DELLO STRUMENTO URBANISTICO allegata al PRGC di Pont Canavese.
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Area oggetto di studio
Fig. 5.3: estratto CARTA GEOMORFOLOGICA E DEI DISSESTI allegata al PRGC di Pont Canavese (non in scala).
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Fig. 5.4: estratto legenda CARTA GEOMORFOLOGICA E DEI DISSESTI allegata al PRGC di Pont Canavese.
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Ricerca di fenomeni di versante nelle banche dati:
Area oggetto di studio
Fig. 5.5: estratto IFFI (Inventario Fenomeni Franosi in Italia)/SIFRAP e RERCOMF – Rete Regionale di Controllo dei Movimenti Franosi – Fonte ARPA PIEMONTE (non in scala).
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Fig. 5.6: legenda IFFI (Inventario Fenomeni Franosi in Italia)/SIFRAP e RERCOMF – Rete Regionale di Controllo dei Movimenti Franosi – Fonte ARPA PIEMONTE (non in scala).
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Area oggetto di studio
Fig. 5.7: estratto dissesti di versante BANCA DATI GEOLOGICA – ARPA PIEMONTE (non in scala).
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Fig. 5.8: legenda dissesti di versante BANCA DATI GEOLOGICA – ARPA PIEMONTE
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Area oggetto di studio
Fig. 5.9: estratto dissesti di versante IFFI – ISPRA (non in scala).
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Fig. 5.10: legenda IFFI – ISPRA.
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Fig. 5.11: estratto “schede sugli effetti e sui danni indotti da fenomeni di instabilità naturale”– Fonte ARPA PIEMONTE Centro Regionale per le Ricerche Territoriali e
Geologiche
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Ricerca di fenomeni di versante, di dinamica torrentizia ed inondazioni nelle banche dati:
Area oggetto di studio
Fig. 5.12: estratto dissesti di versante – Fonte PAI.
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Ricerca di fenomeni di dinamica torrentizia ed inondazioni nelle banche dati:
Area oggetto di studio
Fig. 5.13: aree inondate (in azzurro) evento alluvionale 2000. Fonte Difesa del Suolo –
Regione Piemonte. In retinatura rossa è riportata la perimetrazione dell’area a Rischio
Molto Elevato (RME – PAI), potenzialmente interessata da inondazioni con tempo di
ritorno < 50 anni.
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Area oggetto di studio
Fig. 5.14: aree inondate (in giallo) evento alluvionale 1993. Fonte Difesa del Suolo –
Regione Piemonte. In retinatura rossa è riportata la perimetrazione dell’area a Rischio
Molto Elevato (RME – PAI), potenzialmente interessata da inondazioni con tempo di
ritorno < 50 anni.
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6.0 Considerazioni inerenti gli interventi proposti
Come evidenziato in precedenza, l’allargamento della sede stradale viene previsto sul lato
di valle della stessa, senza interessare il piede del versante presente sul lato di monte.
Le opere si inseriscono in un contesto geomorfologico complesso, nei riguardi del quale
sono state compiute dettagliate analisi e valutazioni.
Ciò premesso, si può in estrema sintesi osservare che, pur sussistendo sull’area in studio
una pericolosità geomorfologica elevata, così come evidenziato dagli elaborati geologici a
supporto degli strumenti di pianificazione locale (Carta di Sintesi della pericolosità
geomorfologica allegata al P.R.G. del Comune di Ponte Canavese), che deriva sia da
situazioni di versante che da dinamiche torrentizie, gli approfondimenti geologici effettuati
in questa sede e gli studi idraulici compiuti dall’Ing. Noascono concorrono ad evidenziare
che gli interventi previsti dalla Provincia di Torino non peggiorano la pericolosità
geomorfologica del settore in studio.
Per contro, gli interventi previsti mirano semplicemente ad eliminare l’attuale strettoia
stradale che rappresenta un pericolo evidente per il transito veicolare e dunque assumono
un carattere di indubbia utilità.
7.0 Indagini disponibili
Nel marzo 2009 è stata eseguita da P.AN.GE.A. sas una campagna di indagini geofisiche
finalizzata a fornire informazioni indirette sullo spessore della falda detritica, nel tratto
interessato dall’intervento e sull’andamento del substrato roccioso, mediante la
elaborazione di sezioni interpretative del sottosuolo.
Sono state eseguite 3 linee di tomografia sismica per onde P, una delle quali disposta
lungo la direzione di massima pendenza e le restanti in direzione ortogonale,
parallelamente all’asse stradale. E’ stata inoltre acquisita una sezione di tomografia
elettrica di resistività a lato strada, coincidente con una tomografia sismica, in modo da
indagare la medesima porzione di sottosuolo, sulla base di proprietà fisiche differenti e
fornire maggiore solidità interpretativa. Si rimanda al “Rapporto sulle indagini geofisiche” di
P.AN.GE.A. sa dell’aprile 2009, per una descrizione completa dell’indagine.
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Fig. 7.1: ubicazione schematica delle indagini geofisiche realizzate.
Sinteticamente i risultati dell’indagine evidenziano quanto segue:
S1: La prima tomografia sismica corre parallela alla strada ad una quota di circa 10 m
superiore al piano stradale. La sua profondità massima di indagine è di circa 20 m.
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Questa acquisizione risente della presenza dei vuoti tra i grossi blocchi superficiali, in
quanto la mappa di copertura dei raggi sismici mostra forti disomogeneità nei primi metri di
profondità, con zone di accumulo vicine ad altre in cui l'informazione è totalmente assente.
La massima profondità di indagine è raggiunta da un numero limitato di raggi, che
permettono di ricostruire la stratigrafia con scarsa attendibilità. La sezione di velocità
mostra un aumento dei valori secondo un gradiente verticale: in superficie si osservano
valori compresi tra 500 e 1200 m/s, ottenuti come velocità media del detrito, composto da
blocchi e scarsa matrice poco o niente addensata. All'aumentare della profondità non si
osservano bruschi aumenti di velocità che possano indicare la presenza certa di un
substrato, ma fino alla profondità di 15 m si hanno valori inferiori a 2000 m/s, incompatibili
con la presenza di un substrato compatto. La presenza della roccia può essere attribuita
alla curva di isovelocità di 2500 m/s, visibile intorno ai 17 m di profondità.
Fig. 7.2: pseudosezione ricavata dalla tomografia sismica S1.
S2: La tomografia lungo pendio, trova buona corrispondenza di valori nel punto di
intersezione con S1, ma non è in grado di fornire informazioni sul substrato. La profondità
massima di indagine raggiunge i 15 m, misurati in direzione ortogonale al pendio e si
osservano velocità a fondo sezione non superiori a 1800 m/s.
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In genere la sezione acquisita secondo la direzione di massima pendenza è quella che
risente meno di effetti laterali ed è in grado di fornire le informazioni di migliore qualità
sulla stratigrafia del pendio. In questo caso S2, fino alla massima profondità di indagine
raggiunta, non individua però la presenza di un substrato roccioso.
Fig. 7.3: pseudosezione ricavata dalla tomografia sismica S2.
S3: La tomografia acquisita lungo il margine di monte della strada ha visto un buon
accoppiamento dei geofoni con il terreno e mostra un'ottima mappa di copertura. La
limitata profondità di indagine e l'elevata densità dei raggi sismici alla profondità di circa 12
m, lascia supporre con adeguata affidabilità che esista un orizzonte continuo di roccia
compatta.
La sezione di velocità mostra uno strato superficiale dello spessore di circa 5 m,
caratterizzato da velocità simili a quelle riscontrate in superficie nelle altre sezioni (500 –
1200 m/s), mentre alla profondità di 10 m si incontra la curva di isovelocità di 2500 m/s. E'
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interessante osservare valori elevati di Vp per progressive superiori a 45 m, dove si
raggiungono valori superiori a 5000 m/s con un gradiente molto elevato.
Il contrasto marcato è probabilmente indotto da un artefatto di inversione, ma è comunque
sintomo della presenza di un materiale compatto, attribuibile verosimilmente al substrato
roccioso.
Fig. 7.4: pseudosezione ricavata dalla tomografia sismica S2.
E1: La tomografia elettrica coincidente con S3 non raggiunge profondità tali da fornire
informazioni sul substrato, ma si limita a confermarne l'assenza per profondità minori di 10
m. Si osserva infatti una progressiva riduzione delle resistività con l'aumentare della
profondità, a causa della maggiore presenza di materiali fini e circolazione idrica: la
superficie mostra una certa disomogeneità nei valori, con oscillazioni comprese tra 200 e
1000 ohm*m, caratteristici di un materiale detritico asciutto, mentre il fondo sezione
raggiunge i 10 ohm*m che certamente escludono la presenza di un substrato roccioso.
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Fig. 7.5: modello inverso di resistività linea E1.
A chiusura del paragrafo sulle indagini, si può dunque concludere osservando che, pur
essendo presente il substrato roccioso a debole profondità (circa 10 m dalla quota del
piano viabile, sul lato di monte della strada provinciale), le nuove opere di sostegno,
previste a bordo alveo del Torrente Orco per consentire l’allargamento stradale,
interagiranno essenzialmente con i materiali sciolti di copertura, rappresentati nella
fattispecie da depositi alluvionali grossolani.
8.0 Caratterizzazione geotecnica dei litotipi interferenti con le opere previste
Per la caratterizzazione geotecnica dei litotipi interferenti con le nuove opere di sostegno
necessarie all’allargamento stradale, si sono utilizzate le informazioni disponibili in
letteratura o ricavate da casi analoghi a quello in esame, facendo riferimento anche alle
informazioni pseudostratigrafiche ricavabili dalle indagini geofisiche eseguite sull’area.
Le nuove opere interagiranno essenzialmente con i depositi sciolti granulari di copertura,
rappresentati, per la maggior parte dai depositi alluvionali grossolani del Torrente Orco
(Unità A).
Si possono dunque assumere i seguenti parametri, in condizioni drenate, trascurando, in
prima analisi a favore di sicurezza, il contributo fornito dalla coesione:
Unità
geotecnica Peso di volume Densità relativa
Angolo di
attrito di picco
p’
Angolo di
attrito residuo
r’
Modulo
Elastico E
“A” 19 kN/m3 40-50% 35° 25° 5-10 MPa
Per quanto riguarda la stima dell’angolo di attrito residuo, si è fatto riferimento a quanto
consigliato da Terzaghi per problemi di capacità portante:
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tan Ø’r = 0,67 * tan Ø’p
Nella verifica delle opere di fondazione si raccomanda di utilizzare i parametri residui
sopraindicati.
9.0 Stabilità degli scavi
Poiché i nuovi manufatti di sostegno verranno costruiti a bordo alveo, per consentire di
realizzare un allargamento della sede stradale esistente, gli scavi saranno limitati alla
necessità di realizzare le fondazioni delle nuove opere ed avranno un’altezza modesta,
normalmente inferiore a 1,5 m, con modesti problemi di stabilità degli stessi.
In ogni caso, gli scavi dovranno essere mantenuti aperti solo per il tempo strettamente
necessario alla esecuzione dei lavori ed i cigli dovranno essere adeguatamente protetti
con cartelli e parapetti; dovrà inoltre essere impedito il transito dei mezzi e lo stoccaggio di
materiali al ciglio.
In caso di eventi meteorici intensi e/o prolungati, le scarpate di scavo dovranno essere
protette dall’azione meteorica con teli impermeabili, onde prevenirne il franamento.
Poiché l’intervento verrà realizzato a bordo alveo, gli scavi saranno effettuati in presenza
di acqua. Dovrà essere previsto, allo scopo, un idoneo sistema di emungimento delle
acque dallo scavo.
Sia per problemi di sicurezza delle maestranze impiegate, che per la stabilità degli scavi e
del corpo stradale esistente, si dovrà evitare di aprire gli scavi in periodi caratterizzati da
previsioni meteorologiche avverse e con livelli idrici del corso d’acqua elevati.
In ogni caso, la condotta degli scavi dovrà essere tale da non ostacolare, né con le
attrezzature di lavoro, né con i cumuli di materiale di scavo, il regolare deflusso del corso
d’acqua.
In nessun caso gli scavi liberi, senza sbadacchiature provvisionali, con altezza superiore a
1,5 metri, dovranno avere un rapporto altezza/lunghezza superiore a 1/1. Trattandosi
infatti di materiali prevalentemente granulari, i crolli si possono manifestare in modo
repentino ed improvviso.
Laddove le nuove opere di sostegno si inseriranno planimetricamente con le opere
esistenti, si dovranno utilizzare tutte le cautele necessarie (sbadacchiature, limitazioni di
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transito sulla corsia di valle della sede stradale, ecc…), affinchè si garantisca la stabilità
dei manufatti esistenti e del corpo stradale.
In fase di esercizio non sono invece previste scarpate artificiali non sostenute.
Per determinare la spinta delle terre su eventuali manufatti di sostegno rigidi, si dovrà fare
riferimento al coefficiente di spinta a riposo ko, determinato secondo l’espressione
proposta da Jaky: ko = 1 – senφ.
10.0 Conclusioni
Nella presente relazione, redatta per conto della Provincia di Torino, sono state
esaminate, da un punto di vista geologico, tutte le problematiche connesse ai lavori di
ampliamento di un tratto di strada provinciale ex SS 460, in Comune di Pont Canavese,
quasi al confine con il comune di Sparone.
L’intervento previsto interesserà circa 120 m della viabilità esistente, dalla progressiva
38km+115m alla progressiva 38km+235m, prevedendo unicamente un allargamento
dell’attuale carreggiata stradale verso valle (lato Torrente Orco), senza variare
l’andamento altimetrico e senza interessare il piede del versante sul lato di monte della
sede stradale.
Sulla scorta di quanto evidenziato nei paragrafi precedenti, si delinea una situazione di
compatibilità degli interventi previsti rispetto al contesto geomorfologico dell’area in cui gli
stessi si inseriscono; questo soprattutto in virtù del fatto che, poiché gli interventi non
interessano neanche minimamente il versante ed il suo piede ed il restringimento della
sezione d’alveo del Torrente Orco risulta pressoché ininfluente, nei confronti dei livelli idrici
di piena e sulla estensione della aree inondabili, le condizioni di pericolosità
geomorfologica del settore in studio restano immutate.
Si richiamano peraltro le prescrizioni e raccomandazioni contenute nei paragrafi
precedenti.